domenica 23 dicembre 2012

Giù nell'oscurità


Donne, dirigibili e brutti contadini: XIX

Sì, la parte della medicazione è fuffa allo stato puro, e sì m'intendo di medicina quanto un ingegnere di filosofia (cioè per nulla u_u)


- Ma tu... Sanguini! -
Katherina dilatò gli occhi, coprì fulminea con lo straccio insozzato di rosso il piede mutilato.
- Non sono affari che le competano questi, commissaria. Eppoi che ci fai qui? Ti avevo chiesto di restare sullo zeppellin! -
Kelly sollevò gli occhi al cielo, alzò le braccia nella caricatura di una muta preghiera.
- Sono la tua scorta, Katherina, il tuo angelo custode e il guardiano della tua anima, alle altisonanti parole di Rehinardt, se ancora te le ricordi! Se pensi di mettermi da parte così facilmente... Per... E questo che cazzo è? -
Kelly alzò lo stivale dalla massa di globuli putrescenti e sangue umano che insozzava il pavimento, raschiò la suola in un moto inconsulto. Fazzoletto sulla bocca, osservò il corpo squarciato del contadino. I tentacoli erano stati recisi uno a uno, accumulati con meticolosità in un angolo della baracca. Il rosa lucido del fiore di carne spirava in un nauseante bianchiccio.
- Più tardi – Aggiunse Katherina – Lo porteremo a bordo dello zeppellin per un più accurato studio. Ma adesso – indicò Enrico, che trafficava con un fuocherello da campo, bollendo del liquido rosso in un pentolino – Ho questioni un tantino più importanti di cui preoccuparmi, tua disobbedienza compresa -
- Il piede? - Kelly afferrò lo straccio, ingaggiò un brevissimo tiro alla fune con Katherina, che mollò dopo pochi secondi, rilassando la schiena sul muro della casa. Sospirò affannata
- Vedi almeno di non toccare la ferita – Chiuse gli occhi, sogghignò – angioletto -
Il dito primo del piede era partito, sfracellato fino all'osso dal colpo di fucile. Un rivolo di sangue nero usciva dalla voragine slabbrata dalla polvere da sparo. La carne viva pulsava. Senza sbattere ciglio, Kelly sedette sui talloni, e osservò la ferita con interesse quasi professionale.
- Ti sei sparata sul piede, cara? Vedevo spesso feritacce del genere, quando scortavo i plotoni nelle campagne terricole. Quegl'inutili cazzoni si sparavano su piedi o mani, fino a mutilarsi intere falangi, pur di non restare a combattere. -
- E funzionava? - Chiese Katherina, alquanto perplessa.
- No – Sogghignò Kelly – Un buon medico riconosce facilmente una ferita auto inflitta  i bordi orlati di polvere da sparo, slabbrati, la posizione stessa della ferita, la complicità dei compagni... Per punizione, mandavamo quei codardi a disinfestare i campi minati. - Scosse la testa, prima di controllare con dita esperte il laccio emostatico – Saltavano in aria che era un piacere guardarli! -
" E sarei io la sociopatica? " si domandò Katherina, prima di fare un cenno con la mano al sergente.
Per non sporcare l'uniforme, Enrico aveva ricavato un grembiule d'alcuni vecchi stracci, e in ginocchio a mescolare il vino rosso nella pentola ricordava una grottesca cuoca.
- Pronta? - Domandò Enrico, avvicinando il pentolino al giaciglio, e agitando un cucchiaio.
- Versa – sentenziò l'istante prima che le svanisse il coraggio. Non era la soluzione migliore per una ferita del genere e neppure una buona soluzione. Ma se non disinfettava al più presto, rischiava la cancrena. 
Katherina deglutì amaro al pensiero.
Il sergente annuì, prese un gran respiro e infilò il cucchiaio nel vino che bolliva. Avvicinò il mestolo alla gamba di Katherina, prima di ritrarre la mano tremante.
- Forse non è l'idea migliore che...-
- Enrico!? Hai idea di quanta cazzo di adrenalina abbia in corpo, in questo momento? Versa ebbasta! -
Il sergente esitò ancora, prima di bagnare la ferita con il vino bollente.
Katherina cacciò un urlo, inarcò la schiena in epilettica metastasi.
Sbattè le palpebre, ricacciò indietro le lacrime.
Piombo fuso versato sulla carne viva, piede come un tizzone ardente.
Contrasse le dita, polverizzò convulsa la paglia del pagliericcio.
Arpionò le bende con la mano, le srotolò controllando a stento le dita tremanti.
Avvolse un primo strato di bende pulite sul piede, prima di vomitare un rantolo di sofferenza.
Il dolore era atroce, al contatto del tessuto con la ferita. Al pensiero della carne, del sangue che si attaccava, si mischiava alle bende, le girò la testa.
Un tocco sulla spalla. Uno stringere rassicurante di guanto nero.
Alzò il viso, inquadrò lo sguardo di Kelly, colmo della stessa tenerezza di un bambino nei confronti del suo peluche preferito. - Tranquilla Kathy, faccio io -
Curò la ferita in ginocchio nello sporco della baracca.

L'entrata alla miniera ricordava una vescica in via di suppurazione, una lurida architrave di legno marcescente e metallo corroso. Katherina scrutò nelle tenebre della galleria, lanciò un sasso che rotolò lontano, con sinistri rintocchi. Dopo una discesa nell'insieme dolce, si poteva scorgere alla luce della torcia una brusca svolta, e una probabile, brutale discesa verso il basso.
Enrico lavorava di pala. Scostò con un grugnito un ammasso di macerie e rifiuti, portando alla luce un carrello da miniera, arrrugginito, ma intatto. Provò a spingerlo in avanti, le ruote scivolarono nei solchi dei binari con rassicurante cigolio.
- Possiamo usarlo per portare il carbone – Annunciò trionfante. - Tu, tu e tu! Voi spingerete il carrello. -
- Dici che basterà? - Kelly inarcò un sopracciglio, indicando il carrello.
- Possiamo fare più passaggi – osservò Enrico – Abbiamo tutto il tempo che vogliamo...-
- Solo in teoria, temo – osservò Katherina – se la baracca era infestata... 
Non voglio sapere come sarà nelle miniere -
- La missione non fallisce per una semplice mancanza di carbone – Sbottò Kelly – se incontreremo altri di questi "alieni" come li chiami tu, li uccideremo! Insomma, siamo più di trenta soldati, dopotutto -
- E questo villaggio contava più di trecento abitanti, mia cara – Sibilò Katherina – Ora trecento mostri assassini: che te ne pare come confronto? -
Aveva urlato. I soldati smisero di lavorare alle torce, alzarono gli sguardi. Immobili, fissavano Katherina, che inghiottò a stento una bestemmia. Erano se possibile ancor più spaventati del solito, e più di uno guardava allo zeppellin come a meditare una fuga. 
Enrico sbraitò feroce che tornassero a lavorare, lanciò uno sguardo insofferente a Katherina.
- Ti sei rammollita, mia cara. La ferita deve averti traumatizzato, indebolita – Sibilò Kelly – Non hai più coraggio se... Ehi, aspetta, dannazione! -
Torcia accesa e pollice sul cane della pistola, Katherina era entrata a passi zoppicanti nella miniera.

giovedì 20 dicembre 2012

Lo Hobbit- Recensione


The Ballad of Bilbo Baggins
Compito difficile, questa recensione.
Considerando con attenzione la parola recensione, prescindere da un intrinseco ideale d'estrema oggettività è alquanto difficile. La recensione non esprime pareri, giudica. Non è una riflessione buttata al momento, è una condanna-promozione; e in questo senso scelgo di solito titoli più "morbidi" della semplice parola "recensione". Ma in questo caso, scrivendo l'articolo, mi sono accorto che stavo giudicando, e giudicando anche in modo piuttosto forte, per cui ho alla fine scelto questa parola.

Peter Jackson aggiornato alla versione 2.5.  o___O

All right, Lo Hobbit, un viaggio inaspettato. Iniziamo.

venerdì 14 dicembre 2012

Pipe of the week (8)


Ho scoperto con gioia che per l'impossibile esame che sto affrontando, fumare la pipa è un autentico balsamo per lo studio. Ancor più quando investigando sul filosofo oggetto del corso (filosofia teoretica, Derrida) scopro ch'era un accanito fumatore di pipa.
Certo, dopo che leggi cose del genere...


<< Imene: Nello stesso tempo (e, naturalmente, nè... nè...) verginità del velo e consumazione, velamento e svelamento, distanza e prossimità, differenza e confusione, fuori e dentro, ecc..., l'imene disfa, insieme al valore di verità (svelamento), ogni opposizione binaria e ogni riconciliazione dialettica. La scrittura, precisamente, è ciò che mette in opera questo imene fra l'uno e l'altro. >>

O quest'altra roba...

<< Può chiarire ciò che lei chiama, con una parola che potrebbe essere buona a tutti gli usi, fallogocentrismo? Qual'è la sua portata nel lavoro generale di decostruzione che lei pratica? 

- Con la parola "Fallogocentrismo" tento di assorbire, facendo inghiottire perfino il trattino che li rende reciprocamente pertinenti, da un lato ciò che ho chiamato logocentrismo, e dall'altro lo stratagemma fallocentrista, ovunque esso operi. Si tratta di un unico e medesimo sistema: creazione del logos paterno ( il discorso, il nome proprio dinastico, re, legge, voce, io, velo dell'io-la-verità-parlo, ecc) e del fallo come "significante privilegiato" (Lacan). >> (cit. Posizioni)

Cosa ci fumavi in quella dannata pipa, Derrida? Tabacco, davvero?


Al di là di tutto, la sua decostruzione spakka, onde per cui ne parlerò in futuro.
Anzi, scriverò.
Perchè devo superare la posizione metafisica logocentrica.
Quindi dovrò scrivere e non scrivere, inscrivendo fra le righe la tesi della decostruzione, che ovviamente non è una tesi altrimenti risulterebbe logocentrica, e totalitaria, come totalitario è ogni -centrismo e dunque...Sigh.
E visto che sono contrario al -centrismo del logos, alla voce viva, e al maschile che a esso associato, e che elimina ciò che è non-occidentale e femmineo, ecco a voi una donna che fuma la pipa (LoL)



domenica 9 dicembre 2012

Ombre oscure su Hobbitville


A pochi giorni dall'uscita del film "Lo Hobbit: un viaggio inaspettato" ho bene pensato di raggruppare un po' di notizie curiose, che spaziano dalle polemiche, nei cui confronti mi permetto in totale assoluta Parzialità difendere Jackson, ad alcune riflessioni sul controverso uso del treddì e dei famosi "48 fotogrammi al secondo". 

Cominciamo dal dente guasto, ovvero dalle polemiche.
La perversa macchina mass mediatica s'era alcune settimane fa messa in moto ad accusare Jackson d'inumane crudeltà sugli animali. Presentato come l'Hannibal Lecter della situazione, il regista veniva accusato della morte e sofferenza d'oltre ventisette animali. Per esattezza riporto quanto la Peta afferma (va):
 «Due cavalli si sono rotti il collo scivolando in un burrone: uno è stato sottoposto ad eutanasia, l’altro è stato trovato morto con il muso nell’acqua. A un terzo cavallo è stata cambiata improvvisamente la dieta ed è morto di coliche. Un altro, di nome Shanghai, è stato lasciato a terra con le gambe legate per oltre tre ore perché era stato giudicato troppo attivo. Pecore e capre sono morte per infestazione da vermi o cadendo in doline mentre decine di polli sono stati uccisi dai cani»
Ora, premessa che non nutro eccessiva simpatia per gli estremisti, ancor più quando sono animalisti vegani con larga esperienza in accuse false e infondate, e necessaria ancora premessa che con tutta la mia (scarsa) empatia, fatico a trovare essere una "tragedia" la morte di "decine di polli".
Tuttavia, resta necessaria una difesa.

venerdì 7 dicembre 2012

Pipe of the week (7)

Secondo Sherlock Holmes, non c'è nulla di più illuminante per capire una persona che vedere la sua pipa.
E' pulita, ben tenuta, oliata e vezzeggiata?
E' un relitto mezzo bruciato dall'uso intensivo?
E' sfregiata e malmessa?
E' una pipa dal bordo placcato in oro, impreziosita da ghirigori e decorazioni?
E' una churchwarden o una pipa in terracotta o una Dunhill o... o...
Ci siamo capiti. Una pipa rivela molto sul personaggio che la usa.
Come i cappelli e i libri, sono oggetti parlanti; e in questo senso ho provato una considerevole inquietudine quando ho visto la pipa di Stephen Fry, rinomato gentleman del movimento chap,
noto in Italia di solito per ruoli comici al cinema.

Non è una pipa, è ... E' un mostro di pipa! xD



sabato 1 dicembre 2012

Vomito ergo sum. Dalla Cina all'Italia.


Non sono un orientalista, ma risulterebbe quantomeno spiazzante negare nella storia dell'oriente l'estremo influsso e importanza della Cina. E' possibile rintracciare isolati focolai d'inventiva in Giappone, in Corea e nel Sudest della Cina: ma sia per le dimensioni che per la precoce centralizzazione, la Cina riveste un ruolo fondamentale. Il flusso di tecnologie e colture e animali d'allevamento si muove dalla Cina al "fuori" abitato dai barbari, e per secoli e secoli i popoli confinanti, quando riuscivano a mantenere un esiguo livello d'indipendenza, accettavano e imitavano i "cinesi", questo multiforme caos d'etnie unificato in un unico popolo per volontà ferrea di un'infinita serie di regnanti inflessibili. Già i primi reperti scritti del I millennio a.C. mostrano un senso di "razzismo" e disprezzo nei confronti delle popolazioni confinanti, generalmente appellati come barbari che mangiano carne cruda, non si legano i capelli e si coprono di tatuaggi.* La Corea solo negli ultimi secoli ha infine abbandonato l'antiquato e inadeguato sistema cinese a favore del suo eccellente sistema di scrittura Han'Gul, mentre nel campo dell'agricoltura la superiorità di oltre 10000 anni d'evoluzione ha dominato per lungo tempo.
Importantissimo fattore, la Cina era ai primi posti nella gara alla tecnologia. Procedeva a passo di marcia, anzi cavalcava al galoppo più sfrenato: verso il XV secolo, nel periodo arbitrariamente definito come fine del medioevo, la Cina disponeva d'un formidabile pacchetto di tecnologie pronte alla conquista: la ghisa, la bussola, la polvere da sparo, la carta e la stampa solo per citarne le più note (e utili). I cinesi progettavano complicati viaggi fino alle coste orientali dell'africa, intrattenevano relazioni diplomatiche e commerciali con le maggiori potenze diplomatiche del tempo. Perché dunque quando nell'ottocento l'Europa spartì come una gustosa torta la Cina fra le varie potenze, ad affrontare le magnifiche ironclads a vapore non si ebbero intere flotte, ma solo povere navi in giunchi?

guerre dell'oppio: grazie alle quali la regina vittoria divenne fra le più grandi pusher della storia >_>

venerdì 30 novembre 2012

Pipe of the week (6)



" I hated Tobacco. I could have almost lent my support to any institution that had for its object the putting of Tobacco smokers to death... I now feel that smoking in moderation is a confortable and laudable practice, and is productive of good. There is no more harm in a pipe than in a cup of tea. You may poison yourself by drinking too much green tea, and kill yourself by eating too many beefsteacks. For my part, I consider that tobacco, in moderation, is a sweetener and equalizer of the temper."
- Thomas Henry Huxley 

venerdì 23 novembre 2012

Pipe of the week (e qualche selvaggio) 5

Gli esami non mi stanno lasciando troppo tempo, ma sono riuscito a terminare la lettura dell'ambizioso "Armi, acciaio e malattie" di Diamond. Una tesi interessante, uno svolgimento omni comprensivo, che alla pari del mostro hegeliano non rigetta le critiche, ma se ne nutre per poi risputarle più forte di prima.
In altre parole è un libro maledettamente difficile da criticare. Eppure persistono luoghi di perplessità, a cominciare da piccoli errori storici tipici degli scienziati che s'improvvisano esperti in campi che hanno studiato superficialmente, spaziando a tesi deterministe alquanto azzardate, che sparano i loro migliori proiettili nel trattare Oceania e America, per poi incespicare nel continente nero, l'Africa.
Nel descrivere l'epica impresa dei conquistadores sono presenti evidenti errori storici, mentre la spiegazione dell'asse Nord-Sud che coadiuvato dalle barriere naturali impedisce la diffusione della tecnologia funziona solo a metà, convincendo solo nella trattazione del continente americano.
Perchè l'Africa nonostante le evidenti risorse ha fallito nella corsa alla tecnologia? Mah!
C'è un abbozzo di tesi basata sulle lingue, ma appare debole, quasi Diamond si fosse scazzato di scrivere.

A proposito della mia rubrica sulle pipe, non ho tuttavia potuto fare a meno di notare la diffusione di una tecnologia particolare: la pipa! Gli aborigeni rigettarono dei compagni maori e neozelandesi (a loro volta  indonesiani) praticamente TUTTO, ma la pipa venne rapidamente adottata.
E come dar loro torto?
E' uno splendido oggetto, indispensabile bene primario d'ogni gentlemen savage che si rispetti.

" La rotta commerciale con Sulawesi lasciò una certa eredità. Gli indonesiani piantarono alberi di tamarindo attorno ai loro accampamenti, e si accoppiarono con qualche donna aborigena. Stoffe, attrezzi di metallo, ceramica e vetro erano importati come oggetti di scambio, ma gli aborigeni non impararono mai a produrseli da soli. Di permanente, gli indonesiani lasciarono qualche parola nuova, qualche rituale, le canoe ricavate dai tronchi e l'uso di fumare la pipa. "

martedì 20 novembre 2012

Scontro al villaggio

Donne, dirigibili e brutti contadini: XVIII

Un po' d'azione! E tentacoli! (tutto migliora coi tentacoli U__u)

Katherina serrò i lacci del piastrone sul petto, mosse il braccio per controllare che l'armatura non intralciasse il movimento della spalla. Strinse con risucchio di cinghie gli spallacci, si assicurò con un'occhiata che le insegne da capitano fossero ancora dipinte sul ferro venato di fango.
Strinse nervosa le mani sulla ringhiera del ponte, spaziando con lo sguardo all'orizzonte.
- E' un errore -
- Un errore che dobbiamo correre – Ringhiò Enrico in risposta.
Il sergente controllò un passo dietro l'altro i venti soldati; grugnì soddisfatto di fronte a venti stivali lucidi. Aggiustò il colletto sciupato dell'ultimo alla fila, si voltò verso Katherina sbattendo i tacchi allineati in geometrica simmetria, alzando la mano alla fronte in perfetto saluto.
- Siamo pronti alla discesa, capitano! -

sabato 17 novembre 2012

Automa per allenarsi alla boxe francese, e altri istruttivi advertisement


Ritengo indispensabile nel tratteggiare un'ambientazione che veda una massiccia componente industriale/ vittoriana, o in ogni caso afferente all'età moderna (1600-1700-1800), ricorrere alla pubblicità, intesa nel suo senso più ampio, sia umana (strilloni, volantinaggio, uomo sandwich) che in forma di stampa, i manifesti da incollare sulle pareti, e gli inserti pubblicitari all'interno dei giornali. In tal senso interessante era un frammento della "Macchina della realtà", in cui Sybil Gerald legge alla sua prostituta compagna di stanza (analfabeta) svariati inserti pubblicitari del quotidiano:

- Hai qualcosa che ha bisogno di essere rammendato? - chiese Hetty.
- No, grazie.
- Allora leggi qualche annuncio - le chiese Hetty. - Odio quelle balle di guerra.
C'era PORCELLANA HAVILAND, da Limoges, Francia; VIN MARIANI, il tonico francese, con una dichiarazione di Alexandre Dumas, un Libretto Descrittivo, Ritratti, Autografi di Celebrità, visibili nella sede di Oxford Street; CERA AI SILICONI PER PLACCATURE IN ARGENTO, non fa graffi, non consuma, è diversa da ogni altra; il CAMPANELLO PER BICICLETTA "NUOVA PARTENZA" ha una tonalità tutta sua; l'ACQUA LITIOSA DEL DOTTOR BAYLEY cura il morbo di Bright e la diatesi gottosa; la MACCHINA A VAPORE TASCABILE "REGENT" DI GURNEY, destinata alle macchine da cucire domestiche.
Il frammento in se risulta pesantissimo da leggere (zampino di Sterling docet?), ma offre un buon esempio di come la pubblicità possa contribuire al senso d'immersione del lettore/ giocatore nell'ambientazione. Sono quel "più" che descrive una vita quotidiana spesso assente nelle trame ipertrofiche d'azione di libri e videogiochi.
Un buon espediente, insomma, con l'utile bonus d'essere involontariamente sarcastico.
Vi ricordate i poster di Fallout?
Per non parlare dei video anni 20 di Bioshock, o in tempi più recenti dell'ottimo Dishonored!
Sono tutti funzionali all'ambientazione; e non sono un dettaglio fra i tanti, ma forse IL dettaglio per eccellenza, che più s'imprime nel lettore. Inserire o menzionare la pubblicità non è dunque solo una buona idea, è piuttosto doveroso e necessario.

E a proposito di prostitute, Alan Moore nella Lega degli straordinari gentlemen offre un'infinita serie di finte pubblicità vittoriane, rivisitate alla luce del ventunesimo secolo, con una considerevole dose di cinismo e satira.



venerdì 9 novembre 2012

Pipe of the week (4)

1941.
Nella piccola Milford, in Connecticut, le giovani membri dello Young Women's Republican club association si danno per una notte alla pazza gioia. Roosevelt è al suo terzo mandato, e si addensano all'orizzonte le nubi dell'intervento americano in terra d'Europa.
All'appello due pipe, un sigaro e svariate sigarette. A giudicare dalle nuvole di fumo, non oso immaginare il livello di nicotina nella stanza :-P


Altre foto, QUI.

martedì 6 novembre 2012

Di ritorno da Lucca con lauto bottino!


Ah, Lucca comics!
Tanto ne avevo sentito parlare, ma non ero mai andato alla sacra mecca di ogni nerd che si rispetti.
Dopo un'avventuroso (sic) viaggio su treni dieselpunk affollati come treni bestiame e romantiche avventure fra cosplay pettorute sono tornato, carico di bei doni razziati dalla bellissima fiera lucchese.

il vostro belliffimo (sic) blogger nascosto dall'ennesimo
 cosplay di ezio auditore -.-

Qualche impressione sulla fiera.
Sinceramente, gli stand di fumetti e videogiochi erano sì buoni, ma nulla di veramente impressionante. Quanto vi era di raro- o vantaggioso- era già stato preventivamente saccheggiato dai soliti appassionati e non ho visto sconti che giustificassero un intero viaggio. Anzi, spesso ho notato come i prezzi fossero chiaramente rialzati. Discorso diversissimo per miniature e giochi di ruolo; lì occasioni buone c'erano, spaziando da giochi talmente di nicchia da risultare introvabili a magnifiche miniature al di fuori del monopolio dell'evil Gw.
Ma ancora una volta, una persona un minimo al passo coi tempi non fatica a trovare occasioni migliori sulla Baia, o comunque risparmia molto di più acquistando all'estero.
E quindi? Perchè venire?

Beh, per il cosplay, ovviamente.

venerdì 2 novembre 2012

Pipe of the week (3)


" For he might have been a Roosian,
A French, or Turk, or Proosian, 
or perhaps Ital-ian,
But in spite of all temptation, 
To belong to other nations,
He remains an Englishman! "

W.S. Gilbert H.M.S Pinafore

http://www.urbandictionary.com/define.php?term=jaunt

Sì, ho seri problemi mentali :-P

martedì 30 ottobre 2012

Automobili a vapore! (Castle Falkenstein)


In questi giorni avevo insolitamente voglia di tradurre dall'inglese, e allora per scrivere un nuovo articolo che trattasse- senza pretese di serietà o scientificità beninteso- lo steampunk, ho deciso di tradurre la rassegna di automobili a vapore proposte dalla " Steam Age", vetusto supplemento del gioco steamfantasy Castle Falkenstein. Come da tradizione della serie il supplemento viene proposto come l'equivalente di un'attuale rivista su automobili da corsa e motori. (Quattroruote ad esempio!)
La "Popular Invention" è fra le più autorevoli riviste nel settore, ha sede a Londra e delizia i lettori con le ultime novità nella scienza, dando particolare spazio alle innovazioni in campo militare, e nell'esplorazione. Accanto alla rassegna automobilistica, abbiamo un'abbondante messe d'invenzioni, dalle fortezze prussiane semoventi a mongolfiere e zeppelin per spaziare infine a più bizzarri prototipi come il cannone Jules Verne o il razzo-proiettile per andare sulla Luna (il mio preferito! ^__^).

Ho scelto di tradurre il capitoletto sulle automobili, perché ritengo che negli universi di fantasia sia un buon inizio partire dalle piccole cose. Nella progettazione di un ambientazione ex novo è sempre bene iniziare dal basso: innovare tanti piccoli dettagli e da questi piccoli dettagli procedere a trasformazioni sempre maggiori. In altre parole ritengo fondamentale, prima di descrivere il gigantesco robottone a vapore giapponese che sta per assediare quella data città e raderla al suolo con i cannoni tesla, chiedersi come sia stato possibile inventare quel dato automa, immaginare macchinari e scienziati e fabbriche e operai e chiedersi come una simile tecnologia, Tesla e vapore possa venire limitata a quell'unico robot.

La tecnologia è pervasiva. Ai pari di un virus (informatico?) si diffonde spesso senza controllo, filtrando inevitabilmente dalla upper crust della borghesia alle classi più povere. In altre parole condiziona e modella l'uomo; si diffonde dagli strati più alti a quelli più bassi e dunque negli universi steampunk sarebbe bene non limitarsi a prendere di base il solito assortimento corsetti+dirigibili+occhialoni, ma chiedersi realisticamente cosa succederebbe alla classica società per ceti e classi vittoriana, sotto il tallone implacabile di una tecnologia che procede sempre più veloce. Verrebbero condizionati a fondo non solo i quadri dirigenti, ma per riflesso e imitazione borghesia media e strati più umili.
Aggiungere un elemento "inusuale" e "steampunk" ad una classica ambientazione neovittoriana/ fantasy non basta. Occorre un lavoro di dettaglio dai particolari più minuti, per certi versi.

In questo senso, le automobili sono oggetti interessanti. Sono disponibili nel mondo di Nuova Europa alla borghesia "alta", ma al contempo rimangono mezzi fragili e dalla dubbia utilità.
Status Symbol, certo. Ma al contempo, basti guardare alla Steam Explorer e pensare a un carro corazzato, nuove opportunità di repressione del popolo minuto.

Per la traduzione non posso garantire sull'affidabilità. Mi sono permesso in più di un caso di adottare una traduzione molto libera, per rendere la lettura un minimo fluente. Ammetto inoltre la mia ignoranza in fatto di sterzi, sospensioni e volanti: sono ancora ben lontano dalla patente, coi costi che si alzano di anno in anno. Mi sono permesso l'invenzione di una forma di neologismo: "vapormobile" per tradurre la SteamMobile. In altri casi ho mantenuto il termine originario, per evitare ulteriori pasticci.

Per maggior informazioni, consiglio assai vivamente di leggere il testo nell'originale inglese. 



venerdì 26 ottobre 2012

Pipe of the week (2)




" A pipe is the fountain of contemplation, the source of pleasure, the companion of the wise; and the man who smokes, thinks like a philosopher and acts like a samaritan."

Edward George Bulwer- Lytton, 1st Baron Lytton


martedì 23 ottobre 2012

Bocca da latte

Donne, dirigibili e brutti contadini: XVII

Lo zeppellin beccheggiava, ancorato alle catene dei molti tralicci e aguzze punte di torre che costellavano l'orizzonte cittadino. Il profilo a becco di corvo di una gru idraulica depositava casse di munizioni, nastri di mitragliatrice, fusti di materiale infiammabile e gas mostarda. Operai fluivano dal leviatano fuori e dentro, in un'interminabile fiumana di gabbie per corvi messaggeri, spade e baionette, calici di cristallo e vino invecchiato, gallette e sardine. Katherina guardava quello spettacolo con sorrisetto soddisfatto. Aggiustò le spalline bordate d'oro, strinse l'elsa dello stocco al fianco. " In missione, finalmente! Via da questa... Sozzura. Via da questa città mortale. Via da questi piccoli, patetici intrighi, da questi uomini che si affaccendano su e giù, frenesia da formiche impazzite. " Levò gli occhi a guardare il cielo gonfio di  nuvole rossastre, filtrato dai raggi di un sole debole e malato. Esultò. Era il cielo, dopotutto, e lei adorava volare nel cielo, librarsi lontana dagli affari di quei ridicoli terricoli. 

giovedì 18 ottobre 2012

Dishonored: impressioni steampunk


"A man dishonored is worse than dead" (Miguel de Cervantes)

Sui recensori

Chiariamo fin dall'inizio alcuni particolari, che alla critica ufficiale spesso sfuggono: primo, questo NON è un videogioco Bethesda. La Bethesda persegue ormai da anni e anni una politica ahimè vincente di offrire a intervalli di due, tre anni enormi giochi free roaming privi di personalità, sterminate distese digitali il cui massimo divertimento è sterminare Npc dalle tre frasi in croce con missioncina raccogli oggetto in allegato. E le valanghe di bug? E il supporto ai modder, in realtà abile scusa per una grafica debole debole?
Per carità, giochi come Skyrim e Fallout 3 vantano un'atmosfera invidiabile. Ma nella lunga durata l'evidenza di un mondo di cartapesta, costruito con sputo, colla e sceneggiatori sottopagati emerge con chiarezza.
Quindi, Dishonored non è un gioco Bethesda. Viene prodotto dalla Bethesda, che ha piuttosto il merito d'aver supportato meccaniche in quest'unico caso innovative. Ma andrei piano con le lodi; dopotutto ha solo ficcato i soldi in saccoccia, nulla più.

qualcosa del genere...
Dishonored è un gioco dell'Arkane studios.
Sì, gli stessi di Arx fatalis. E Dark Messiah. (e del mediocre Bioshock 2, avete ragione...)
Nel team Harvey Smith era vice lead designer di Deus ex; mentre Viktor Antonov (lo stesso di Half life 2!) è level designer. Quindi se il gioco è masterpiece, il merito è loro, non Bethesda.

Secondo punto: è un gioco single player che dura tanto
La recensione Spaziogames comunicava una longevità massima di otto ore, ma è un parametro completamente sballato, come d'altronde sballato è quel sito-pubblicità, rigonfio come bubbone pronto a esplodere di recensioni che in realtà rifiutano una sana critica, preferendo mantenere toni vaghi e sorrisi entusiasti per non perdere i vari, accesi fan, talmente plagiati dalle massicce campagne marketing delle proprie serie preferite (assassin's creed docet?) da rifiutare categoricamente ogni parere contrario.
Ma sto di nuovo divagando. La breve durata della campagna in singolo era già stata contraddetta nelle anteprime in inglese, in cui si stimava la longevità sulla ventina di ore. Terminato finalmente il titolo, posso confermare. Pur adottando un misto di stealth e azione- come nel mio caso- e spesso trascurando l'esplorazione, alla terza missione avevo già accumulato dieci ore.
Senza trascurare l'infinita rigiocabilità, che spazia dall'approccio di salti sui tetti alle infinite variabili dello stealth (possessione, assassino silenzioso, hacking, condotti e cunicoli).

Dishonored, Punk nello Steam

Quando un anno e mezzo addietro lessi per la prima volta anteprime e notizie su Dishonored ero lancinato da un dubbio: possiamo considerare Dishonored gioco steampunk? Le mie perplessità erano legate all'ambientazione fantastica, alla mescolanza di magia e tecnologia e all'innovazione di un combustibile a base d'olio di balena. Ero ancora agli inizi dello studio dello steampunk, e consideravo l'elemento del vapore, del motore a vapore come tecnologia applicata in ogni campo del reale, una componente fondamentale dell'immaginario steampunk. Persino ero giunto a riflettere se Dishonored potesse andare considerato sotto l'etichetta di Oilpunk- una società che progredisce sulla base di olio e grassi animali. O se definirla Dieselpunk, tradendo tuttavia l'ambientazione novencentesca che tale etichetta sottintende.

Ancora non avevo letto l'introduzione allo steampunk del Duca, in cui chiaramente emerge come Dishonored sia steampunk nel senso più classico del termine.

Lo Steampunk è fantascienza oppure science-fantasy ambientata:(...)in mondi industrializzati di ispirazione ottocentesca diversi dalla Terra (il New Weird Steampunk Fantasy di Mieville in Perdido Street Station)


D'altra parte era chiarissima l'ambientazione vittoriana, che traspare da ogni fotogramma. Dunwall è un mortale incrocio della miglior architettura industriale di Londra ed Edinburgo, una fitta rete di canali e tubature che stritolano archittetture funzionali e grigie, raramente ravvivate dal gusto neoclassico e pomposo di nobiltà e borghesi dell'irraggiungibile upper class. Il punk è presente in larghe quantità, nell'intenzione più classica con cui la considera, non infatti punk nel senso di divergenza tecnologica, rimpianto per le tecnologie solide e funzionali dell'Ottocento, quanto piuttosto Punk nel senso di ribellione della società, di progressiva dissoluzione di un impero che ha sfruttato l'impeto della rivoluzione industriale per dare vita a un vero e proprio regime dispotico: le ferrovie militari, le barriere antisommossa, gli onnipresenti altoparlanti rimandano all'idea di un 1984 retrodatato allo steampunk.  

In particolare, nell'ambito della tecnologia è interessante il funzionamento delle barriere energetiche. Alimentate da una tanica di olio di balena distillato, sono barriere che dividono quartieri ricchi e quartieri poveri; il reale funzionamento non è ben spiegato, ma de facto la barriera elettrica permette il passaggio del nobile autorizzato e/o delle guardie, ma impedisce il passaggio di poveri, topi e appestati. Ma non sarà raro vedere cittadini protestare e tentare di passare venendo inceneriti. Sono dunque armi antisommossa, una versione leggermente più brutale delle già inventate non lethal weapons.

E d'altra parte nel giocare Dishonored non è possibile non ravvisare somiglianze fra Dunwall e il mondo occidentale, fra l'età vittoriana e la nostra. Nella distopica Dunwall la classe media non esiste.
E' stata cancellata, annientata dalla rivoluzione industriale e dalla peste. Come già avviene nell'avanzato ventunesimo secolo, il divario fra ricchi e poveri si è allargato a dismisura. Non esiste via di mezzo, fra poveri, sopravvissuti e appestati e la ricca nobiltà industriale. Se non forse per le brutali guardie, gorilla agli ordini dei potenti che vediamo spesso malmenare e taccheggiare i cittadini per estorcere loro l'elisir Sokolov unica- debole!- protezione dalla peste.
In tutto questo-suprema ironia- Corvo Attano non è un rivoluzionario, un giustiziere dei deboli, ma un sicario a pagamento, marionetta spesso di complottisti che a fatica si riescono a distinguere dai nostri bersagli. Anche se indubbiamente, accoltellare, friggere e macellare politici e preti corrotti è una gran soddisfazione, visti i tempi che corrono.

Almeno il lord reggente (a destra) aveva un certo gusto nel vestire ^^
Gameplay e prime impressioni

L'aspetto che più colpisce in Dishonored è l'estrema flessibilità dello scenario. Ogni azione comporta una reazione, ogni aspetto del gioco ha un suo preciso perchè, un suo preciso movente.
E' un orologio meccanico, un gioco a incastri, un curioso esperimenti di causa- effetto.
L'ambiente è programmato per reagire alla vostra presenza, diventa quasi personaggio a sè.
Macellate cinque guardie?
Aspettatevi tappetti di ratti grigi emergere dai tombini, e qualche cadavere in più sulla strada. Proseguite silenziosi sui tetti?
Alla vostra seconda missione aspettatevi di scorgere un sorriso sul volto dei cittadini, e maggior pulizia, sulla strada. E questo, è bene notarlo, considerando un gameplay a livello base.
Epiteliale, quasi.

A focalizzare l'attenzione sulla complessa evoluzione di personaggi principali ed Npc è interessante notare come l'evoluzione a cui di volta in volta vengono soggetti è ancora più pesantemente influenzata dalle proprie azioni. Corvo Attano è un sicario a pagamento, alla fin fine, è normale che più soldati uccida, maggiori siano i rimorsi morali dei suoi mandanti. Non credo d'esagerare nell'affermare che saranno necessari anche più di tre walkthrough per sviscerare a dovere i diversi finali e le diverse ripercussioni sui personaggi.
Siamo lontani dalla rozzaggine di molti giochi di ruolo (e di molti film, come Avatar!) in cui buoni e cattivi sono divisi nettamente, e le scelte morali risultano sempre chiare e precise.
I giochi bioware, ad esempio, hanno fondato molto del successo di Mass Effect e Dragon Age sui dilemmi morali, ma col tempo il sistema a dialoghi, rosso= cattivo, blu=buono si è rivelata la solita solfa. In Dishonored l'anima di Corvo Attano, il nostro protagonista, è grigia. I toni sono sfumati, una ragione valida per macellare ogni cosa viene sempre offerta, mentre la via più ardua, lo stealth silenzioso e pacifista viene costantemente frustata. Eppure, basta terminare le primissime missioni in modalità "violenta" e visitare i primi quartieri di Dunwall per appurare le conseguenze. Compaiono i primi tallboy, i già pochi civili per le vie sono scomparsi, abbondano ratti e cadaveri. E più si sprofonda nell'assassinio, ancor più pesanti si riveleranno le conseguenze su amici e collaboratori di Corvo, mentre lentamente la città sprofonderà nel completo degrado.
Con quello che in un romanzo definiremmo ottimo show don't tell, le conseguenze dei nostri atti ci vengono mostrate. Nessuna ridicola morale- che sarebbe inopportuna considerando poi alcune svolte inaspettate del plot. Nessun insegnamento spicciolo da parrocchia evangelica.
Solo atti. E conseguenze. E nel mezzo, il potere che inesorabilmente corrompe ogni cosa, che corrode come la peste che divora gli abitanti.

Sui ratti e su altre piccole chicche

Ho già scritto che l'ambiente sembra quasi un personaggio a sè stante? E' vero in parte, ma una menzione d'onore la meritano i ratti. Davvero, non avevo colto l'importanza di questi dolci topolini, nei video su Youtube. I ratti sono un simbolo. Aumentano e diminuiscono a seconda del degrado di protagonista e ambienti, e al contempo offrono continue sorprese, in termini di gameplay e sentimenti. Avevo letto nelle prime anteprime che hanno speso settimane lavorando sull'intelligenza artificiale casuale dei ratti. Non stento a crederlo, considerando quanto sono numerosi.
Ricordo in particolare un'occasione, in cui cercando di completare una missione stealth pacifista, avevo per errore aperto la porta di uno scantinato che ne nascondeva un'autentica marea. Rimasi discretamente traumatizzato quando divorarono le tre guardie svenute che avevo appena messo Ko.
I ratti sono forse la miglior invenzione di Dishonored. Paradossalmente queti casuali algoritimi di topi e code guizzati hanno maggior personalità di molti degli npc del gioco.

Altre piccole chicche del gameplay sono la cura estrema nelle animazioni delle mani. Corvo è il miglior protagonista di un Fps in prima persona; arrampicarsi, accoltellare, strozzare e persino nuotare risultano azioni naturali, fluide. Una piacevolezza dei comandi mai vista prima, fatta eccezione per Dark messiah. E come non menzionare la scivolata (skidding)? Inutile ai fini del gameplay regala una sensazione fantastica mentre si corre e ci si teletrasporta sui tetti, o si fugge con gran stile dalle guardie.

Merita l'ultima menzione il cuore. Simile al rilevatore per manufatti di Stalker, il cuore pulserà con velocità tachicardiaca in vicinanza di rune e potenziamenti, ma la vera chicca consiste nei consigli che è possibile chiedere in qualsiasi situazione, Si spazia da citazioni di Poe, a ulteriori rivelazioni sulla trama a o sulla città, fino ai giudizi morali nel caso sceglieremo d'assassinare quel dato bersaglio. Con voce funerea e femminile (della donna a cui il cuore apparteneva?) il cuore è quel tocco di poesia che trasforma un videogioco in un'autentica opera d'arte.

Fonti
Interessante la conversazione- recensione di Rock paper shotgun
Rapida disamina su Dunwall, di Everyeye.
Bittanti ha pubblicato una scarna recensione su Rolling Stones.  

mercoledì 17 ottobre 2012

La belle dame sans merci


Brevissimo frammento di racconto che forse in futuro amplierò. L'ambientazione è una città italiana postapocalittica, sprofondata in un cyberpunk feudale.
Se vi va commentate su come vi sembra. Confuso? noioso? Esageratamente descrittivo? Ecc. 

La belle dame sans merci

Cigola, l'armatura. Stringo la mano sull'impugnatura della spada, la sfodero con delicatezza da fanciullo: con secca stoccata la pianto nell'assise del pavimento in legno intagliato. Piego la gamba, affondo la ginocchiera nel tappeto di finissima seta. Un lento stillare d'olio antiruggine macchia il tessuto bianco.
Lentissimamente, m'inchino.

- Cavaliere -

Una parola, una grazia. 
Acuto tintinnio di cucchiaini e tazzine, lieve deglutire, schioccare soddisfatto di labbra: cauto, alzo la testa.
La Dama stringe fra mignolo e indice una tazzina di fragile porcellana cinese, sorseggia a brevi sorsi il liquido ambrato. Mantengo l'inchino, mano stretta a pugno sull'armatura, croce dinnanzi.
Ci fissiamo. Per un bel po'.
Sospira. 

- Cavaliere... Non sei nemmeno in grado di fissarmi? -

Allunga una mano dalle perfette unghie, mi alza il mento. Le sue iridi nere mi si piantano nel cranio. Scivolo con l'attenzione sulla ribelle ciocca di capelli rossa che spunta all'angolo del viso, dalla cuffia bianco latte. 
I raggi del sole dalla finestra gotica alle sue spalle le indorano il capo. Infinita aureola. 
Sospira, per la seconda volta. 

- No. Non lo sei. Dimmi, allora- appoggia il mento sottile sui palmi delle mani, cerca ancora il mio sguardo, da dietro gli occhialoni a pesante montatura. - Quali imprese hai compiuto in mio nome? -
Già, quali? Quali e quante raccontare? 

- La gang all'inizio Viale, sconfitta. Il cavaliere del tramonto, trucidatore di barboni e artisti da strada, ucciso. La Bestia del Giardino pubblico, divoratore d'innocenti passanti, scovata e distrutta. L'islamico bombarolo...-

Dilata gli occhi, si mordicchia il labbro. Splendida, ingenua apprensione. 

- E sei rimasto ferito? -

Se lo sono? Avete mai presente, dolce Dama, cosa voglia dire affrontare nell'esoscheletro arrugginito di una corporazione da quattro soldi un intero branco di drogati con mitragliatrici e pistole? Cosa voglia dire affrontare un'orda di teste di stracci islamiche, che caricano e urlano, versetti del corano sulle labbra? Cosa voglia dire ricevere dritto nel costato una lama arrugginita, sentire un proiettile dilaniare meccanismi e acciaio dell'armatura, piantarsi vigliacco nella carne, mentre ancora aspetti d'attaccare, armato della tua sola spada, perché recita il tuo maledetto codice cavalleresco, le armi da tiro son roba da codardi!

- Nulla di grave, mia Dama -

- Bene. - S'infilò su per il naso gli occhiali, raddrizzò la schiena flessuosa, strinse le mani – Ho deciso di sposare Luca, alla fin fine. Lo amo: che ne pensi? -

La bocca è secca, d'improvviso respirare diventa difficile. Mormoro, mi sforzo d'imprimere un ansito di vitalità nella voce bassa all'esagerazione:

- Intendi... il ricco mercante? Quel pallone gonfiato- l'insulto esce naturale, come se già il mio cervello l'avesse programmato con largo anticipo – che vive nelle rovine delle Torri, l'antico centro commerciale? -

La Dama annuisce, compiaciuta. Mi regala un sorriso, minuscola cattedrale d'avorio lavorato.

- Esatto, solo lui mi capisce... Ehi, hai detto pallone gonfiato? - Alza il sopracciglio, fremito all'angolo delle labbra.

- Feccia borghese, se preferisci. Affarista senza scrupoli. Codardo senza spina dorsale -

Rispondo in modo secco, affilato: con peso al cuore, mi mordo la lingua. Un po' troppo tardi, per fermare la catena d'insulti. 
La Dama trema, accende con tremito delle mani una preziosa sigaretta, portabocchino lavorato in oro. L'aroma dell'antico tabacco mi sollecita le narici, quando immersa in una boccata di fumo bianco sospira. Per la terza volta. 

- Non è un mercante, è un banchiere. E non spetta a te, Cavaliere, giudicarmi. Io l'amo. Lui è il futuro, non cigola in giro con vecchie armature e sciocchi discorsi di romanticismo -

- Banchiere- Mi spacco la faccia sporca di sangue e barba ispida in un sogghigno – Iniziò così la guerra, ne sei conscia, vero? Con la Crisi economica, e tutto per un branco di banchieri -

- Sciocchezze! - Getta la sigaretta finita a metà sul pavimento lucido, mozzicone bruciato per cui gli straccioni nelle strade s'accoltellerebbero volentieri – Sei invidioso, Cavaliere. Ma l'amore, capisci – Si china a fissarmi in faccia. Volentieri affogo, nei suoi occhi neri – Non è qualcosa che puoi comprare con belle azioni e gesti d'eroismo -

- E' vero.- Annuisco- A quanto pare, nel caso di Luca, è qualcosa che puoi comprare con i soldi. Dimmi, quanto ti costa vivere in questo modo, fra lusso e comodità? -

- Parecchio- Si tira una ciocca di capelli ribelle – Ma non è come pensi. Lo amo, Cavaliere. Non puoi comprenderlo, e darci un taglio? -

Mi fissa. La fisso. Ancheggiando con grazia, si dirige alla tastiera in plastica nero lucido, clicca con il mouse un paio di volte. La preghiera Windows 8 cinguetta in sottofondo, quando accende l'antico computer.  Scorgo la sagoma di una mappa satellitare, bianco e nero di figure che si agitano e muovono.

- Ecco, Cavaliere. Mutanti alle spiagge radioattive, al nord della città. Nuove bande di dodicenni drogati nel Centro. Una lucertola gigante avvistata nel Carso. -

- Un Drago- la correggo automaticamente.-Quegli archivi sono ancora aggiornati al vecchio mondo pre crisi -

- Che c'entra? Vai, Cavaliere e sconfiggili. E torna solo allora -

- E quando? -

- E quando sarai tornato, mi sarò già sposata, relitto arrugginito. Ma va'! - M'indica con la mano l'uscita. - Sconfiggili pure in mio nome, se ti fa sentire meglio! -

Costringo i servomeccanismi a muoversi, l'armatura, l'esoscheletro nel vecchio dizionario, lamenta ingranaggi consunti, stringhe sfilacciate, batterie al lumicino. Rinfodero la spada, fluido movimento consunto. 

- Sai, Gloriana:- assaporo il nome-  nel Medioevo ci chiamavano cavalier serventi. Poi, man mano che l'industria avanzava, diventammo l'uomo zerbino, il sognatore, l'ometto gentile, ma noioso. E furono banchieri come Luca a chiamarci così. Banchieri e mercanti, che trattavano donne e servi come oggetti d'arredamento, paramenti di cui vantarsi. Cerca di ricordartelo, prima d'ogni passo avventato -

Voltai l'armatura, mi avviai fuori.
L'istante prima d'uscire sentii una tazza di thè che veniva frantumata sul muro. 





sabato 13 ottobre 2012

Dwarf porn!


Col tempo negli ultimi due anni lo steampunk ha lentamente colonizzato ogni mio interesse per il fantasy classico, allegramente divorando elfi hippie, nani ubriaconi e coraggiosi uomini mortali.
Ho sorvolato le foreste di Bosco Atro bombardando queste arretrate popolazioni elfiche con legioni di zeppellin, portato in punta di baionetta la civiltà dell'occidente agli arretrati orchi di Mordor; costretto alle riserve, alla prostituzione e ai circhi questi ridicoli tapperonzoli ubriachi chiamati nani.

Ho faticato tantissimo per terminare l'ultimo capolavoro (?) di George RR Martin. E non certo per cadute di stile- anche se alcuni infodump sparati inaspettatamente a metà testo non hanno aiutato- ma semplicemente perché mi ero reso conto di come questo violento mondo pseudomedievale non m'interessasse più.

Ma il fantasy è duro a morire. Prima le indiscrezioni sulla produzione cinematografica de lo hobbit, poi le prime immagini e trailer così densi del trashume firmato Peter Jackson che tanto amo. Scriveva Tolkien:
Le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
et cetera, et cetera...

Nonostante pale e piccozze dei miei minatori e gli escavatori alimentati a vapore, le radici erano più profonde del previsto, e così eccoci qui, a sbavare sulle nuove avventure di piccoletti che fumano erba-pipa, vestono panciotti e si divertono con anelli rubati ai Nibelunghi.

venerdì 12 ottobre 2012

Teddy bear detective e altre storie: una recensione trasversale



Questa sarà una recensione trasversale. Trasversale nel senso che mi propongo di superare il trito binomio SI'/NO che caratterizza televisione e giornali, e proverò a spingere l'asticella della valutazione qualche pollice più in su, sia nel senso che allargherò la recensione a temi paralleli, se non per l'appunto trasversali, includendo non dunque solo la sola produzione cinematografica – o letteraria- ma spingendomi fino ai campi del fumetto, o del videogioco.
L'intento della recensione trasversale è decostruire; smontare il tradizionale, nauseante impianto della solita recensione, frutto di medium ormai sorpassati- La televisione, mostro a occhio solo, il giornale, antiquato pezzo di carta emittente- destinatario privo d'ogni discorso con il lettore.

L'oggetto della recensione trasversale di oggi è il Teddy bear. Scendendo nel particolare, il Teddy bear "cattivo"; che trascende il semplice pupazzo di peluche e diventa (s)politically correct.


domenica 7 ottobre 2012

Bella la vita con Adblock


Con il mese di ottobre, è ormai un anno che ho installato Adblock sui miei browser.
Saggissima decisione: dal momento in cui l'ho fatto la mia navigazione è diventata leggera, veloce e piacevole. I video su YouTube si caricano con velocità apprezzabile; siti e blog non sono infestati di pubblicità malevoli, fastidiosi pop pup e donnine- bot che ti aprono noiose chat.

Mi sento un po' come alcuni sindaci in età vittoriana, che pur ammettendo la prostituzione, obbligavano al pudore e al rispetto, nascondendo bordelli, mendicanti e bische dove non potessero turbare la nostra delicata sensibilità. Come affermava John Stuart Mill, con assai senso pratico:

mercoledì 3 ottobre 2012

Scambio di vedute


Donne, dirigibili e brutti contadini: XVI

Capitolo leggero, un po' breve, di collegamento all'ultima parte del racconto, che sarà piena d'azione
(a meno di drastiche modifiche dalla scaletta iniziale).

- Katherina! Calma, cazzo! -
Accoccolata in fragili lenzuola imbevute di sudore, urlava. Si calmò con un profondo sospiro. 
Sprofondò lenta la faccia fra le mani. 
- Un sogno. Tutto un maledettissimo sogno -
- Sei svenuta, Kathy. - Kelly indicò con la mano la stanza d'albergo – Mi sono fatta dare una mano da un paio di giovani volenterosi, e ti abbiamo riportata al tuo albergo – Aguzzò gli occhi, la fissò con mezzo sorriso – Deliravi a più non posso, mia cara. Ho sentito cose molto interessanti...-
Katherina si morse il labbro, tirò su le lenzuola. La stanza era come la ricordava: sporca, intrisa di fumo e tabacco. Diede una furtiva occhiata intorno, alla ricerca dei vestiti. 
- Oh, non ne dubito, commissaria. Intanto, gradirei  sapere dov'è finita la mia gonna...-

mercoledì 26 settembre 2012

Il movimento Chap: anarco dandismo in panni di tweed


Princess Crocodile

Mi sono per la prima volta imbattuto nel movimento Chap cercando adeguate immagini per futuri articoli dedicati a pipa&affini. A prima vista il movimento Chap può sembrare una versione seriosa del tradizionale cosplay, in questo caso rovesciato all'età vittoriana o spaziando, in particolare nel caso delle donne, all'età del jazz degli anni 20. Gente che si veste come raffinati gentlemen, fumando la pipa e atteggiando sguardi altezzosi; ma già nelle immagini si nota un pizzico di follia tutta inglese, un eccesso che lascia trasparire qualcosa di più serio della semplice rievocazione.

non so voi, ma lo trovo inquietante ^^

venerdì 21 settembre 2012

Primi due mesi da fumatore di pipa: qualche riflessione


Let Me Smoke My Pipe

Affermano i veterani del tabacco: si diventa fumatore di pipa al compiersi del terzo mese. Dall'acquisto nell'antiquario, al mio primo, sventurato tabacco- un gustoso ma oltremodo pesante tabacco aromatizzato- sono ormai passati due mesi e non cessa la mia voglia di fumare la pipa.
Insinueranno i salutisti: è la droga della nicotina, il lento scivolare di quest'individuo nel baratro della dipendenza- degradazione. Può forse essere, effettivamente. Ma della pipa, quanto più mi affascina, è la profonda aura di tradizione che l'avvolge. C'è storia, in questo piccolo oggetto di metallo e legno.
Tanta storia, tanto amore.
La sigaretta viene gettata via dopo secondi di fumata, condannata all'accartocciarsi sul marciapiede, bruciata fino all'osso. La pipa, viene tenuta, e si arrichisce lenta di fumata in fumata. Ho acquistato una pipa di seconda mano; in questo senso avevo già un pezzo di storia in mano nell'istante stesso in cui l'antiquario la rivestiva di fogli di giornale.
Il tipico filtro in metallo, sembra anni 80.
Profonde scalfitture come di coltello ai lati.
L'usura insignificante a dir poco, bene denunciata dalla cenere assente, e dal bocchino appena toccato dai denti.
Un buon affare, insomma.

mercoledì 12 settembre 2012

Il primo uomo che ho ucciso

Donne, dirigibili e brutti contadini: XV

Nuovo capitolo, più intenso del solito, almeno nelle mie intenzioni U_u
E' un frammento onirico, un flashback nel passato della protagonista.
Se possibile sangue e violenza sono presenti più del solito, quindi le gentili donzelle sono avvisate ^__^

- Lo scopo di un buon soldato è uno solo: obbedire. Qualunque sia l'ordine, obbedire! Non è l'uniforme a tenere un bravo soldato in vita! Non è il fucile carico! E' la disciplina! Obbedire e combattere! Non esiste reale differenza, cadetti! -

lunedì 3 settembre 2012

Ciarpame steampunk


Spesso indicati come sinomini, spazzatura e ciarpame mantengono tuttavia sottili differenze, a livello di significato. E' indubbio quanto ciarpame abbia una sua valenza affettuosa, a indicare non certo scarto d'eliminare, quanto interessante materiale, sorpassato, forse ridicolo, ma con un suo fascino retrò.
La bottiglia ai margini del sentiero E' spazzatura.
Un vecchio giradischi fracassato E' ciarpame.

Il ciarpame è il petrolio dello steampunk. A osservare illustrazioni e cosplay, il più recente steampunk si nutre letteralmente d'ingranaggi abbandonati, catene, bulloni, frammenti d'orologio... Insomma spazzatura metallica riutilizzata ad hoc.

Il buon Sterling- padre del cyberpunk sia tu benedetto nell'alto dei cieli dell'iperspazio- vedeva nel riutilizzo della spazzatura elettronica uno dei fondamentali motivi d'attrazione della moda steampunk.
Il motivo?
Il cittadino del ventunesimo secolo è di fatto circondato da vecchio materiale inutile, residui abitudinari del dopoguerra che va continuando a utilizzare, pur conscio della loro profonda- intrinseca- inutilità.
Ad esempio? Abbiamo davvero davvero bisogno della radio? Della televisione? Del telefono?
Sono dispostivi nati nel tardo ottocento, o cara eredità del secolo breve.
Verranno- stanno- venendo sostituiti da più moderni apparecchi, che siano computer multimediali, o il semplice cellulare. Only a matter of time.
E' quindi naturale che i giovani inconsciamente si sentano attratti dallo steampunk, da questa moda che si nutre d'esuberanze e inutilità, tutte finalizzate a una ruvida funzionalità che facilmente sfigura le orrende estetiche minimaliste made in Apple.
Per chi voglia approfondire, l'articolo di Bruce Sterling QUI

Ritornando al discorso iniziale, se vedete un cosplay che vi sembra una gigantesca calamita dopo un giro in discarica, ecco quella roba è spazzatura, non ciarpame.
Se invece il cosplay è riuscito nel riutilizzare materiale altrimenti destinato al macero...
Tanto di cappello (con occhialoni): hai vinto la definizione di steampunk.

spazzatura...
steampunk^^

I fumetti che vado presentando, sono dunque ciarpame. Affascinante, ma pur sempre ciarpame.
Non siamo ai livelli di capolavori assoluti, come The league of Extraordinary Gentlemen.
Al contempo, sono presenti idee interessanti, questo è indubbio.