L'aspetto che continua
a sorprendermi dei film tratti dal Signore degli Anelli è
l'incredibile grado di casualità che prevedono: da scene tagliate,
ad attori pescati all'ultimo momento, a radicali cambiamenti dal
libro, l'intera trilogia è un bric-à-brac di soluzioni tecniche e
narrative.
Si affianca un uso del
digitale per l'epoca all'avanguardia a effettacci gore e splatter che
sappiamo bene mutuati dal retroterra horror di Jackson. Se
confrontata coi film fantasy precedenti – a eccezione forse del
Conan di Milius – la trilogia di Jackson spicca per realismo di
armi e armature, eppure non vi mancano le scene tamarre, dalla gara
di orchi da uccidere, agli elefanti/olifanti digitalmente
ingigantiti, alle acrobazie con scudi/skateboard e troll impazziti.
Sono tre film certo
omogenei sul piano narrativo, molto “coesi”, eppure
straordinariamente vari nei toni e nell'atmosfera. Questo spiega
perchè tutt'ora siano film trasversali, apprezzati sia dai
professori, che dagli studenti, che dai più nerd come dagli
spettatori meno avvezzi al fantasy. Nonostante rimanga una trilogia
di lunghezza considerevole, anche a voler spezzarla in due parti o
voler preferire l'edizione “ridotta” trasmessa a suo tempo ai
cinema, i film continuano a essere visti.
A voler fare un
paragone che non intendo offensivo, Il Signore degli Anelli sta al
cinema Fantasy come Grand Theft Auto ai videogiochi. Ogni capitolo di
Gta rimane un successo annunciato, un botto negli store che cancella
ogni concorrente per diversi mesi. Ed è un videogioco difficile:
giocato a difficoltà normale presenta alcuni livelli e alcune sfide
tutt'altro che amichevoli per un giocatore che non sia assiduo.
Eppure, rimane un gioco tremendamente popolare.
Allo stesso modo e a
prescindere dal contenuto, Il Signore degli Anelli di Jackson rimane
un'opera di celluloide impegnativa, con la sua dose di spettacolo
certo, ma con un accompagnamento linguistico pesante (parole
antiquate e auliche, l'elfico, la quantità di nomi) e una durata che
sfida lo spettatore, specie nel passaggio dal cinema ai
dvd/televisione. In tema di durata, a inizio 2000 l'impatto doveva
essere notevole, considerando che un'ora e mezza era diventato il
dogma di ogni produttore, indifferentemente dall'argomento del film.
Un altro merito della trilogia: sdoganare i film di due ore e tre
quarti, tre ore. Le saghe, le trilogie, i film strettamente legati
l'uno all'altro.
Con questo quinto
appuntamento iniziamo la disamina della parte 1 del Ritorno del re,
in concomitanza con la trasmissione serale alle 21.10 su Italia 2.
Non ricordo con esattezza dove scelgono di terminare la prima parte
nella versione televisiva, ma nel caso manchino delle sezioni in
quest'analisi, rimedierò col prossimo (e ultimo) appuntamento.
Buona lettura/visione!