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giovedì 19 maggio 2016

Il Signore dei Film – Il ritorno del re parte 1 (analisi)


L'aspetto che continua a sorprendermi dei film tratti dal Signore degli Anelli è l'incredibile grado di casualità che prevedono: da scene tagliate, ad attori pescati all'ultimo momento, a radicali cambiamenti dal libro, l'intera trilogia è un bric-à-brac di soluzioni tecniche e narrative.
Si affianca un uso del digitale per l'epoca all'avanguardia a effettacci gore e splatter che sappiamo bene mutuati dal retroterra horror di Jackson. Se confrontata coi film fantasy precedenti – a eccezione forse del Conan di Milius – la trilogia di Jackson spicca per realismo di armi e armature, eppure non vi mancano le scene tamarre, dalla gara di orchi da uccidere, agli elefanti/olifanti digitalmente ingigantiti, alle acrobazie con scudi/skateboard e troll impazziti.
Sono tre film certo omogenei sul piano narrativo, molto “coesi”, eppure straordinariamente vari nei toni e nell'atmosfera. Questo spiega perchè tutt'ora siano film trasversali, apprezzati sia dai professori, che dagli studenti, che dai più nerd come dagli spettatori meno avvezzi al fantasy. Nonostante rimanga una trilogia di lunghezza considerevole, anche a voler spezzarla in due parti o voler preferire l'edizione “ridotta” trasmessa a suo tempo ai cinema, i film continuano a essere visti.
A voler fare un paragone che non intendo offensivo, Il Signore degli Anelli sta al cinema Fantasy come Grand Theft Auto ai videogiochi. Ogni capitolo di Gta rimane un successo annunciato, un botto negli store che cancella ogni concorrente per diversi mesi. Ed è un videogioco difficile: giocato a difficoltà normale presenta alcuni livelli e alcune sfide tutt'altro che amichevoli per un giocatore che non sia assiduo. Eppure, rimane un gioco tremendamente popolare.
Allo stesso modo e a prescindere dal contenuto, Il Signore degli Anelli di Jackson rimane un'opera di celluloide impegnativa, con la sua dose di spettacolo certo, ma con un accompagnamento linguistico pesante (parole antiquate e auliche, l'elfico, la quantità di nomi) e una durata che sfida lo spettatore, specie nel passaggio dal cinema ai dvd/televisione. In tema di durata, a inizio 2000 l'impatto doveva essere notevole, considerando che un'ora e mezza era diventato il dogma di ogni produttore, indifferentemente dall'argomento del film. Un altro merito della trilogia: sdoganare i film di due ore e tre quarti, tre ore. Le saghe, le trilogie, i film strettamente legati l'uno all'altro.

Con questo quinto appuntamento iniziamo la disamina della parte 1 del Ritorno del re, in concomitanza con la trasmissione serale alle 21.10 su Italia 2. Non ricordo con esattezza dove scelgono di terminare la prima parte nella versione televisiva, ma nel caso manchino delle sezioni in quest'analisi, rimedierò col prossimo (e ultimo) appuntamento.
Buona lettura/visione!

giovedì 12 maggio 2016

Il Signore dei Film - Le due torri parte 2 (analisi)


Il tempo scorre veloce e inesorabile, mi sembra ieri che scrivevo la parte 1 della Compagnia dell'anello e siamo invece a (quasi) metà maggio, con gli esami universitari all'orizzonte.
Dei tre film della trilogia jacksoniana ho sempre preferito la Compagnia, per la varietà di situazioni che presenta: dalla Contea, a Brea, a Gran Burrone, a Moria, a Lorien.
Le due torri, al confronto, appaiono di gran lunga più omogenee e circoscritte.
Da un lato Rohan, dall'altro le paludi e Faramir. Gondor e Rohan, i reami degli uomini: al di fuori della “meraviglia” degli Ent, l'elemento fantasy viene piuttosto ridotto.
Da chi non è un fanboy un appassionato di Tolkien, Le due torri è anche il film che vedo meglio sopportare, con le motivazioni che è meno dispersivo, meno confusionario, con l'attenzione di regista e attori concentrati su pochi punti. Innegabile, senza citare la lunghezza effettiva, rispetto al colosso (anche in edizione normale) che è La compagnia dell'anello.
Tuttavia, la lentezza della Compagnia, così come del primo film de Lo hobbit rappresenta per me un valore aggiunto, un lento scalare in grandezza che vede il lettore/spettatore dapprima guardare degli hobbit festeggiare un compleanno per ritrovarsi nemmeno tre ore dopo al confronto con la morte eroica di Boromir. Al confronto, Le due torri è piatto, non vede alcuna escalation reale. Intuiamo fin dall'inizio che scopo di Saruman è annientare Rohan assediando il Fosso di Helm.
Vi sono poi le scelte di design che trovo spinte all'eccessivo stereotipo, rispetto alla verosimiglianza accettabile della Compagnia: gli umani di Rohan sono un'etnia completamente bionda, neanche i norvegesi hanno una simile omogeneità genetica, mentre al contrario i soldati di Gondor hanno tutti capelli neri e un'inesauribile scorta di armature fabbricate in serie.
Con ciò, oggettivamente Le due torri è un film migliore, di facile fruizione.

Le due torri parte 2 inizia con lo scontro con i warg, che immaginavo già presente nella parte 1, per poi proseguire con Faramir e la cattura di Gollum. Le curiosità e le annotazioni che leggete sono per lo più tradotte dal saggio The Lord of the Films, di J. W. Braun. 
Sono errori, curiosità di regia, finezze di Peter Jackson invisibili ai profani.
In teoria, La parte 2 dovrebbe venire trasmessa stasera, su Italia 2, alle 21.10.
Buona lettura/visione!

giovedì 28 aprile 2016

Il Signore dei Film - Compagnia dell'anello parte 2 (analisi)


Il giovedì della scorsa settimana avevano dato in televisione su Italia 2 la prima parte dell'edizione estesa del Signore degli Anelli, come mi hanno comunicato ormai usano fare ogni quattro mesi.
Stranamente, spot pubblicitari a parte, era davvero la parte 1 della Compagnia dell'Anello ed era davvero la versione estesa.
Questa serie di articoli vorrebbe accompagnare ogni giovedì con una carrellata di curiosità, appunti
filmici e osservazioni pungenti sulla trilogia jaksoniana.
Di proposito, ho depennato le osservazioni relative alla fonte cartacea, preferendo invece un'analisi puramente sulla celluloide.
Rivedendo La Compagnia dell'Anello parte 1, il primo appunto che mi è balzato all'occhio è la scelta di chi l'ha trasmesso di tagliare al Concilio di Elrond. Scelta che lascia perplessi perchè ero convinto che sarebbero arrivati fino a Moria, ma che dal punto di vista “cronologico” ha il suo senso, essendo due ore per giovedì.
Pertanto, ho recuperato dall'articolo precedente la sezione sul Caradhras e su Moria, arricchendola già che c'ero con qualche nuovo appunto.
Un altro errore dalla mia parte, è una certa confusione tra nomi originali inglesi e traduzioni italiane, che spesso alterno senza rifletterci. Essendo l'articolo in italiano, ha senso che lo siano anche i nomi, sebbene nel caso degli appunti geografici mi venga naturale usare il termine inglese!
Lothorien è un buon esempio! Non appena avrò più tempo a disposizione, ricontrollerò e nel caso correggerò eventuali aporie della parte 1.

La versione estesa dello scorso giovedì conferma la mia impressione che Jackson, dovendo tagliare, abbia di proposito tagliato l'aspetto più fiabesco della storia, sacrificando Tom Bombadil e la volpe “parlante” dei primi capitoli a favore di una maggiore introspezione psicologica.
Scelta saggia, perchè mi sembra ovvio che fossero “residui”, influenze di scarto de Lo Hobbit che nel Signore degli Anelli anche cartaceo non avrebbero mai dovuto avere spazio.
Scelta dunque e certo non casuale, se si osserva che tutti gli altri eventi, dall'incontro con gli elfi dopo Hobbiton, ad alcuni dettagli della festa di Bilbo, alla stessa Brea sono riprodotti o accennati tutti: ogni passaggio che sembrava “tagliato” dalla versione normale qui ricompare.
Tranne Bombadil, per ovvia e giustissima scelta ideologica.

giovedì 21 aprile 2016

Il Signore dei Film - Compagnia dell'anello parte 1 (analisi)


Un mio collega d'università che possiede la televisione (o è la televisione a possedere lui? Ahimè...) mi ha subito informato sollecito che stasera trasmettono la parte uno della Compagnia dell'Anello nell'extended edition di Peter Jackson, su Italia 2, alle 21.10. 
Certo, potremmo addurre ottime argomentazioni per spiegare come non ci sia alcun sprone a guardare un film sulla televisione, sopportando l'ingestione forzata di nauseabonde pubblicità, caroselli, tagli e interruzioni inopportune, per non rammentare gli usuali sbagli nell'alternare le diverse parti (parte 2 prima della parte 1 ecc ecc).
E allo stesso modo, potremmo scrivere il solito articolo di cinquecento parole o meno in cui spieghiamo senza conoscenza di cinema, perchè cinematograficamente Il Signore degli Anelli è un brutto film, o in cui argomentiamo senza aver letto nulla di fantasy come Tolkien sia un “autore banale”. Purtroppo l'offesa senza valide argomentazioni a supportarne l'evidenza è quel genere di caratteristiche dei blogfamosi” che non riesco a replicare, come non mi diverto a gettar letame sui passanti quando passeggio in campagna.
Una lamentela pungente, un buon discorso non impedirà mai a una buona porzione della popolazione di sedersi in poltrona e guardare nonostante tutto il film dalla televisione, pur conscio di blu-ray spesso in svendita o delle opportunità sui Torrent. 
Quindi, perchè non approfittarne?
Di recente, cercando saggistica su Tolkien per un progetto, ho letto un saggio di curiosità sul making off della trilogia filmica, che spezzetta i movies in sequenze che analizza, offrendo per ciascuna i commenti del pubblico al cinema, le informazioni erudite, le curiosità più eccentriche, gli errori e le incongruenze sul set.

The Lord of the FilmsThe Unofficial Guide to Tolkien's Middle-Earth on the Big Screen è solo una raccolta di curiosità scritta da un fan per i fan, probabilmente pubblicata all'epoca in una qualche edizione piena di foto colorate e scritte sgargianti. Sono allegate curiosità sul merchandising, interviste a comparse ed effettisti, persino guide ai segreti sui dvd in vendita ai primi '2000.
L'aspetto davvero interessante sta proprio qui: The Lord of the Films proprio in virtù dei sui difetti, del suo essere “basso” è un ottimo termometro per l'atmosfera fantasy che si respirava tra la fine dei nineties e l'inizio di questo nuovo, perfido secolo. Sono nato nel '92, quindi potete comprendere che ora, nel 2016, passato un decennio dall'uscita del Ritorno del re (2003) mi sembra sia giunto il momento per giudicare chi/cosa/come salvare di quel periodo.
In altre parole, The Lord of the Films non interessa in quanto dice sul Signore degli Anelli, ma in quanto dice sui fan del Signore degli Anelli a inizio '2000.
Per citare un esempio tra i tanti, l'autore non sa ancora se Jackson dirigerà Lo Hobbit, che immagina un'eventualità a dir poco impossibile. Considerando l'orrido risultato, sarebbe stato meglio se il progetto fosse rimasto davvero impossibile...

Il rilascio ogni giovedì della trilogia sulla televisione dovrebbe pertanto permettermi un nuovo appuntamento settimanale, in cui commentare spezzone dopo spezzone la trilogia, usando quest'Unofficial Guide per mostrarvi dettagli che io per primo non ho mai notato.
Se non ci saranno imprevisti, ci si darà appuntamento per 6 settimane di fila.


lunedì 7 marzo 2016

J. R. R. Tolkien: Autore del secolo, di Tom Shippey.


Difendere Tolkien vuol spesso significare difendere il Medioevo: i critici favorevoli all'autore anglosassone se non percorrono il viottolo spicciolo dell'interpretazione cattolica, preferiscono il rurale, la campagna, quel medioevo certo così violento, eppure così incontaminato.
In realtà, è Tolkien stesso a specificare nel Signore degli Anelli il suo amore per gli oggetti creati dall'uomo, per le invenzioni belle, ma ingegnose, per l'artigianato così come per l'industria.
Gli anelli magici, che siano elfici, dei nani o degli uomini sono in primo luogo tecnologie, manufatti di artigianato che vengono creati e forgiati grazie all'abilità di un artista inventore, quale Celebrimbor.
In occasione del compleanno di Bilbo, i giocattoli dei nani sono considerati “meravigliosi”, al punto che i giovani hobbit “scordavano di mangiare”, perché sono oggetti di natura meccanica. Come chiaramente spiega il narratore onnisciente, la grande capacità ingegneristica dei nani permette giocattoli semoventi, parzialmente automatizzati.
Saruman, in tal senso, non è cattivo perchè usa la tecnologia; al contrario, perchè la usa eccessivamente, sfruttandola all'esagerazione, pervertendola allo solo scopo militarista.
E' l'(ab)uso della tecnica, l'incriminato per Tolkien.
Tom Shippey, in J. R. R. Tolkien autore del secolo (XX, si intende...) argomenta in modo magistrale questo punto:
La prima interpretazione è sicuramente l'ingegnosità meccanica, un artigianato che si trasforma in abilità ingegneristica. Barbalbero dice di Saruman che ha “un cervello fatto di metallo e ingranaggi”: i suoi orchi impiegano una specie di polvere da sparo al Fosso di Helm; e in seguito usa contro gli Ent qualcosa di molto simile al napalm, forse (secondo le memorie belliche di Tolkien) un Flammenwerfer. Dal punto di vista etico tutto questo potrebbe rimanere neutro, e Tolkien ha sempre avuto nella sua vita una forte simpatia per i comportamenti creativi (si pensi alla forgiatura dei Silmaril e “l'amore per le cose belle costruite dalla mano e dall'ingegnosità e dalla magia”, il “desiderio dei cuori dei nani” che Bilbo comprende per un istante ne Lo Hobbit).

sabato 13 ottobre 2012

Dwarf porn!


Col tempo negli ultimi due anni lo steampunk ha lentamente colonizzato ogni mio interesse per il fantasy classico, allegramente divorando elfi hippie, nani ubriaconi e coraggiosi uomini mortali.
Ho sorvolato le foreste di Bosco Atro bombardando queste arretrate popolazioni elfiche con legioni di zeppellin, portato in punta di baionetta la civiltà dell'occidente agli arretrati orchi di Mordor; costretto alle riserve, alla prostituzione e ai circhi questi ridicoli tapperonzoli ubriachi chiamati nani.

Ho faticato tantissimo per terminare l'ultimo capolavoro (?) di George RR Martin. E non certo per cadute di stile- anche se alcuni infodump sparati inaspettatamente a metà testo non hanno aiutato- ma semplicemente perché mi ero reso conto di come questo violento mondo pseudomedievale non m'interessasse più.

Ma il fantasy è duro a morire. Prima le indiscrezioni sulla produzione cinematografica de lo hobbit, poi le prime immagini e trailer così densi del trashume firmato Peter Jackson che tanto amo. Scriveva Tolkien:
Le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
et cetera, et cetera...

Nonostante pale e piccozze dei miei minatori e gli escavatori alimentati a vapore, le radici erano più profonde del previsto, e così eccoci qui, a sbavare sulle nuove avventure di piccoletti che fumano erba-pipa, vestono panciotti e si divertono con anelli rubati ai Nibelunghi.