Sono da tre
mesi che leggo
Providence nella edizione in volume
proposta dalla Panini Comics, che raccoglie le prime quattro storie di una serie di
dodici tutt'ora in svolgimento.
E continuo a
sorprendermi.
Sono come un
minatore con una piccozza e una lanterna, che scoperto un filone
continua a scavare, e scavare e scavare... all'infinito. Esagero, ma
la quantità di materiale che è possibile trarre anche solo da
questo secondo numero di Providence, The Hook, è incredibile.
L'elemento
orrorifico, inteso come spavento puro e semplice del lettore, è
presente: anche a una lettura sfogliata, disattenta, saltando qui e
lì le nuvolette di dialogo, si fanno di certi balzi sulla sedia...
Lo spavento non è confinato a un elemento splatter, che pure con
Burrows funzionerebbe assai bene, ma attraverso l'uso delle vignette,
i contorni (!) delle stesse, i giochi di luce, le inquadrature.
A
differenza di molti suoi colleghi, Moore semplifica (nella sua
complessità) la sua composizione della tavola: vignette orizzontali,
classiche, quattro per pagina nei momenti di “calma”; vignette
verticali, squadrate, tre per pagina nei momenti di “inseguimento
del mostro”.
Almeno a
livello personale, trovo che ci sia tanto da imparare in una
scenografia così attenta sommata però a una simile semplicità di
vignette.
Certo che
non lo è.
Richiede
tanto dal lettore, sia in attenzione che in cultura.
Richiede,
obbligatoriamente, di conoscere Lovecraft e i suoi racconti, per lo
meno nella sua ultima versione pop degli ultimi anni.
Richiede,
obbligatoriamente, di accettare un fumetto molto “verboso” che
alterna paragrafi di pure spiegazioni a passaggi del tutto “visivi”
senza nemmeno un'onomatopea.
Richiede,
non è fondamentale ma quasi, di aver letto il racconto cui di volta
in volta Alan Moore si basa per la sua avventura: nel caso di The
Yellow Sign, Aria fredda, in questo The Hook, L'Orrore a Red Hook.
Richiede di
fare qualche ricerca via Internet, o per lo meno di leggere le note
dei fan inglesi, come per Jess Nevins e la Lega, a costo di avere
dettagli della storia che restano insoluti.
Tuttavia, se
queste condizioni sembrano restrittive, al contempo non c'è momento
migliore per attuarle: la Rete permette di aggiornare le annotazioni
e le osservazioni dei critici all'istante, gestendo un lavoro di
gruppo da parte dei fan impensabile negli anni '80 e '90.
Inoltre, mai
Lovecraft è stato così popolare: che un'occasione del genere si
ripresenti è difficile, probabilmente siamo negli anni migliori per
lanciare sul mercato un fumetto del genere (e di genere) e sperare
venga recepito, compreso e apprezzato dal pubblico.
A proposito
di questo secondo numero di Providence,
The Hook, valgono le
spiegazioni già date in The Yellow Sign, che se non avete letto vi
consiglio di fare: le citazioni che traggo da Lovecraft provengono
dai Grandi Tascabili Economici Newton, le annotazioni sono tradotte
dall'incredibile sito di appassionati inglese,
Facts in the case of Alan Moore's Providence.
La
numerazione delle pagine segue dalla copertina delle rispettive
storie, in poi: la copertina di Hook è pagina 0, la pagina che segue pagina 1 e così via.
Se la guida
vi è stata utile, condividetela e passatela a chi sta per leggere (o
rileggere) Providence...
Se ci sono
errori, commentate direttamente sotto, ho perso diversi Punti Follia
per scrivere certi nomi “lovecraftiani”...
The Hook