Alzi la mano chi si
ricorda di Clive Barker.
Io no, ad esempio.
Rammento che doveva rubare
lo scettro dell'horror a Stephen King tra la fine degli anni Novanta
e i primi del Duemila, ma da allora la sua produzione letteraria è
progressivamente scesa, prima di spegnersi negli ultimi anni. Il buon Clive è un
esempio di quelli che in America vengono considerati “artisti
rinascimentali”: scrive romanzi, disegna (con abilità notevole,
per altro), sceneggia film – la farina di quanto c'è di buono nei
primi due Hellraiser è sicuramente merito suo – compone poesie e
ha addirittura fondato una sua casa editrice di fumetti, la Razorline, dalle cui
fauci infernali sono uscite serie come Ectokid e Saint Sinner.
Pubblicata nel 1984, sarà la prima di sei antologie di racconti pubblicate nel brevissimo lasso di due anni d'iperattività. Sarà da questo nucleo iniziale, che Clive comincerà a delineare la sua personale mitologia.
Dal punto di vista dello
stile l'elemento che può dare più fastidio è la pigrizia di un
Clive ancora giovane.
Se possiamo sorvolare sull'infodump,
fastidiosissimo è invece il modo in cui si salta dal punto di vista
del protagonista al punto di vista di un personaggio secondario,
senza né preavviso, né cambio di paragrafo. Ci si orienta, questo è
certo, ma ci si sente, più che spaesati, presi in giro. La conosco
quella sensazione: sei a tal punto entusiasta di quanto scrivi, che
scegli di volta in volta il personaggio che ti permette di progredire
il più velocemente possibile.
L'ansia di raccontare è
una bella cosa, ma va imbrigliata.
Il libro di sangue
Racconto che ha la
funzione di un prologo, dove una ricercatrice del Paranormale è
stata gabbata da un falso medium che finge di saper scrivere le
parole che gli dicono i morti. Problema: hanno scelto come luogo
dell'esperimento la tipica casa in stile georgiano gravida di
violenze e anime frustrate.
Dopo settimane che il
medium inganna la ricercatrice i morti s'incazzano e decidono di
usare la pelle del malcapitato per scriverci le proprie storie.
Trama che funziona come anticipo della storia principale. C'è qualche descrizione suggestiva,
infodump a palate e un certo qual tono onirico. Le storie scritte
sulla pelle umana dell'uomo costituiscono “Il libro di sangue” e i racconti che seguono le vicende che i morti volevano tramandare.
Macelleria Mobile di
Mezzanotte
Mahogany è il prescelto
dei Padri di New York, lovecraftiane entità che strisciano nel
sottosuolo della città. Per nutrirle e nutrire i loro sacri figli,
bianchi esangui cannibali, va a caccia ogni giorno. Sceglie le
vittime con cura, le sveste, le depila e le smembra, per caricarle
poi sulla metropolitana che a mezzanotte conduce il carico di carne
umana ai suoi spaventoso avventori. Tuttavia, più gli anni
passano, più Mahogany è stanco: alcool, fumo e obesità rendono la
ricerca di giovani sani e muscolosi sempre più difficile...
Kaufman amava New York con
tutto sé stesso. Il grande sogno realizzato, il giardino delle
delizie dove tutto è possibile. Ora, dopo anni di lavoro in ufficio
è solo l'ennesimo uomo stanco che prende la metropolitana
sbagliata... E si ritrova a fronteggiare Mahogany.
Circolava in quella garenna l'alito rigurgitato di un milione di viaggiatori a mescolarsi con l'alito di creature assai più antiche; cose con voci molli come argilla e appetiti abominevoli. Come ci stava bene. Nell'odore, nel buio, nel tuono.
Nelle recensioni
Macelleria Mobile di Mezzanotte viene etichettato come “splatter”.
Tuttavia, lo è molto in relativo: c'è azione e c'è sangue, e ci
sono smembramenti assortiti, ma non c'è quella carica grottesca che
dovrebbe caratterizzare il genere.
Piuttosto, narrando la
discesa di un uomo comune (Kaufman) negli Inferi (il sottosuolo di
New York) dove verrà a contatto con entità sovrumane che governano
la città (uno Cthulhu cattivo, non quelle descrizioni manierate e
artefatte che sono ormai la moda) possiamo parlare di un racconto lovecraftiano.
Dobbiamo maneggiare quest'aggettivo con cura, perché
ormai è di moda definire “lovecraftiano” qualunque cosa.
Tuttavia, leggendo la descrizione del Padre del sottosuolo alla fine
del racconto, la sensazione è quella giusta: orrore primordiale,
schiacciante, insopportabile.
Il Ciarliero e Jack
Il Ciarliero, un demone
minore, è stato incaricato da Belzebù in persona di far impazzire
un uomo qualunque, Jack Polio, un importatore di cetrioli. I suoi
poteri sono limitati: non può toccare Jack, non può uscire di casa,
deve comportarsi come un poltergeist, corrompere Jack e comprare la
sua anima. Ma Jack Polio non è l'idiota che sembra...
Un racconto comico,
completamente narrato dal punto di vista di un demone stressato dalla
noia, che tenta di mese in mese ogni stratagemma per esaurire la
pazienza della sua resistentissima vittima. Prendete Neil Gailman e
il suo tono “fiabesco”, sporcatelo di sangue&cattiveria: otterrete Il Ciarliero e Jack.
Mai dire maiale
Redman è un poliziotto.
Redman è un insegnante. Redman è il maiale, così lo chiamano i
ragazzi del Riformatorio dove è giunto a lavorare. Maiale, perché
poliziotto. Ma non è l'unico. Tra bullismo e scontri tra bande, il
Riformatorio cela una piccola, nascosta, fattoria e in questa
fattoria c'è un altro maiale, vero e spaventosamente affamato, verso
cui i ragazzini sembrano provare una strana venerazione...
Questo racconto è il
piatto forte della portata. O meglio, è senza dubbio il piatto di
carne del banchetto di Clive. Macelleria Mobile era splatter, ma era
splatter in modo convenzionale: qui invece abbiamo a che fare con
un'atmosfera malata e riuscitissima. Clive cucina a puntino il suo
racconto, versandoci tanto, tanto sangue.
Il riformatorio viene
raramente descritto in toto, ma trasuda sudore rancido,
violenza repressa e un atmosfera veramente febbricitante, da mosche
che girano sulla carcassa. Inoltre è l'unico racconto col punto di
vista bello fisso sul protagonista, Redman, fattore che aumenta il
senso di disorientamento e nausea.
Sesso, morte e stelle
Terry è il direttore di
una scalcagnata compagnia teatrale dove sono tutti pessimi attori, il
palco verrà chiuso a giorni dopo la loro ultima rappresentazione e
il ruolo più importante è affidato alla sua amante Diane, una donna
con meno talento di una bambola di gomma. La visita di un misterioso
benefattore, tuttavia, ribalterà le carte in tavola: questo
spettacolo s'ha da fare, pena una terribile punizione...
Tranquilli, non è un
racconto sulla merendina pandistelle.
Questo è un raccontato
teatrale, nel senso che è un affettuoso omaggio al potere dell'Arte
e in questo caso dello spettacolo teatrale. Tale che farebbe
resuscitare i morti. E non stiamo parlando di metafore, in questo
caso. I morti di Clive sono i tipici non-morti di molti film
dell'animazione; dispettosi, cattivi (uccidono e anche con gusto)
tuttavia alla fin fine mattacchioni, “liberi” dalle convenzioni
dei vivi.
In collina, le città
Una coppia in viaggio,
Mick e Judd, scelgono come luna di fiele miele una traversata
nell'Europa balcanica. Judd è fissato con la politica, un uomo “alla
destra di Attila l'Unno” rozzo e pragmatico. Mick al contrario è
un appassionato di chiese e d'arte rinascimentale, disinteressato a
tutto il resto. Di battibecco in battibecco la coppia penetra sempre
più nella Jugoslavia (il racconto è del 1984) fino a incappare
nello scontro millenario di due paesi che combattono con dei
giganti... Dei giganti di carne umana.
Racconto conclusivo, molto
lento nell'incipit, che include diverse scene superflue (un po' di
sesso, descrizioni da cartolina, qualche incontro “inquietante”)
che se non altro ti permettono d'avere un certo attaccamento per i
protagonisti. Un altro problema del racconto è che non ha una vera
trama: Mick e Judd finiscono intrappolati in qualcosa più grande di
loro, e letteralmente sballottati di qua e di là. Quanto invece
salva il racconto è l'idea dei giganti combattenti, che non posso
approfondire a meno di rovinarvi il piacere della lettura. Basta
dirvi che l'idea è davvero inquietantissima e svelata con perizia
solo a poco a poco.
Senza dubbio il secondo
miglior racconto, dopo “Mai dire maiale”.
E' difficile tirare le
somme su “Infernalia”.
Mi aspettavo
qualcos'altro, qualcosa più “alla Hellraiser”.
Invece questo Clive Barker
ha un grande amore per i sogni e le invenzioni fantastiche, per
quanto annegate nel sangue. Proverò a trovare qualche altro “Libro
di sangue” per farmi un'idea migliore.
Fonti:
Nell'ultima ristampa, il primo libro del sangue è stato pubblicato nel 2012, con il titolo Le stelle della morte.
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