Diventa sempre più difficile distinguere realtà e fantasia.
Non perché la grafica nei videogiochi assomigli sempre più al mondo reale, ma perché le pubblicità stanno diventando sempre più ingannevoli. C'è sempre stata una notevole distanza tra quanto veniva presentato come "gioco" e quanto alla prova del fuoco ti trovavi installato sul pc.
Spezzoni di gameplay chiaramente pompati graficamente, giochi only console che girano tuttavia su pc costruiti apposta per la fiera, innovazioni che misteriosamente scompaiono al momento dell'uscita del gioco.
Negli ultimi anni l'escalation di falsità è aumentata ancora e ancora e pertanto quando guardo un video gameplay di un gioco che deve ancora uscire sono ormai scettico. E' un'operazione deprimente, ma occorre sempre ridimensionare il proprio hype e peggiorare mentalmente grafica e animazioni di un abbondante 50%.
Perché per quanto dovrebbero rappresentare la realtà del gioco, spesso non sono che roba preparata apposta per farti sbavare stile Cagnolino di Pavlov.
Quindi, con cauta disillusione, ecco qualche pensiero sui titoli proposti...
- Fuffa pura.
La fuffa, per chi non lo
sapesse, erano batuffoli di cotone/scorie tessili che durante la
rivoluzione industriale annegavano i polmoni dei poveri operai. Erano
in altre parole, spazzatura, spazzatura inutile e pericolosa. Alcune
conferenze erano fuffa pura. Promesse gettate lì, spazzatura che
molti avranno mangiato con gran gusto. La Bioware è stata senza
dubbio la peggiore, in questo. Di concreto non hanno presentato nulla
di nulla. Da Mass Effect 2 (che per quanto splendido aveva i suoi bei
problemi) sono andati avanti così, promesse dopo promesse, sempre
distrutte dalla prova dei fatti. Ho ancora in bocca il saporaccio
acre e disgustoso del finale di Mass Effect 3, della completa
inconsistenza e frettolosità che avvolgeva Dragon Age 2: non ho
intenzione di rinnovarlo. Sono pieno di pregiudizi: sì, cazzo sì,
ma come sanno chi studia psicologia, i pregiudizi sono funzionali e
in questo caso più che in altri. Dragon Age Inquisition, forse sarà qualcosa di diverso, qualcosa in cui ancora brilla una luce di
speranza. Tuttavia, ancora una volta... Guardate l'unico (sottolineo
l'unico) video di gameplay presentato: la modalità tattica non viene
mai utilizzata, l'hack and slash domina prepotente. Chiaramente si
vuole accontentare un po' tutti, che sarà pure un intento nobile, ma
che da mondo è mondo e videogioco è videogioco, ha sempre portato a
una profonda sciatteria di fondo. De facto, una modalità prevale
sempre sull'altra.
E Mass Effect 4? Vogliamo
ridere? Ridiamo.
Zero dettagli certi, solo
un “ci stiamo lavorando” e “sarà bellissimo”.
A Leopardi, il
cantore dell'Indefinito e del Vago, tutto ciò piacerebbe un sacco; a
me un po' meno.
- Il Witcher è rob(b)a
solida.
Lo so che a molti sia il
primo Witcher che il secondo non piacciono. E va bene così; la
mitologia slava, un protagonista così fortemente caratterizzato
quale Geralt, il sistema di dialoghi senza faccine a indicare lo
stato d'animo, il complicato sistema di scelte multiple. Occorre una
certa pazienza e una certa sensibilità letteraria per
apprezzare giochi di così ampio respiro, specialmente il primo.
Però, anche così, il Witcher 3 spazza la concorrenza. Lo fa,
paradossalmente, senza proporre grandi innovazioni: semplicemente si
limita a prendere gli elementi buoni del primo e del secondo capitolo
ingrandendoli cinque, dieci, cento volte. Non a caso, nelle due
sequenze gameplay proposte, il combattimento di Geralt presenta
vantaggi e difetti sostanzialmente identici allo Witcher 2. Guardate al di là degli schizzi di sangue, del luccichio dei nuovi effetti
speciali: il pattern di combattimento è uguale. Non farsi
accerchiare da più di un soldato (altro che Assassin's Creed), uso
dei segni, piroette e schivate laterali. Nulla di nuovo.
Speriamo in un po' di sana Lesbomancy (chi ha giocato il secondo capirà coff coff) |
- Assassin's Creed Unity è
una sorpresa.
Non è storicamente corretto, perchè nel 1789 ancora
non avevamo sollevazioni popolari nel senso dato dalla Demo: una
parte considerevole della nobiltà era coi rivoluzionari, non si
prevedeva di destituire il monarca e la situazione era orribilmente
molto più complessa di come la propone la Ubisoft, o il cinema.
La crisi sociale dell'antico regime è una contestazione totale dell'ordine costituito: in quanto tale essa è diffusa a tutti i livelli. Ma si scopre in modo evidente in certi settori, come ad esempio per ciò che riguarda il declino dell'aristocrazia nobiliare (…) La constatazione vale sia per l'alta nobiltà parassitaria della corte di Versailles, che dipende dai favori reali, sia per una parte della media nobiltà provinciale, talora antica, ma decaduta. Si può certo obiettare che esiste una nobiltà dinamica, che investe nei settori più aperti della produzione, nelle miniere e nelle ferriere, così come partecipa all'armamento marittimo o s'interessa, a Parigi, della speculazione immobiliare. Gli storici americani sono stati i primi ad attirare l'attenzione su questo punto, che rimette in discussione il pregiudizio di una nobiltà parassitaria contrapposta a una borghesia produttiva. (…) nello stesso ambito nobiliare si possono scoprire casi di rifiuto di solidarietà di casta fra i declassati, come quello di Mirabeau o … del marchese di Sade.
Di solito lo stereotipo
della Rivoluzione francese è di due tipi: un'immane tragedia, un
bagno di sangue dove a farne le spese sono i buoni (?) aristocratici
e il generoso (??) monarca Luigi XVI; oppure la rivoluzione di un
popolo insofferente contro un tiranno e una masnada di parassiti.
Ammetto d'avere in sincero disprezzo la prima opzione, e ammetto che
l'idea che avevo di un Assassin's creed dove comandi le fila di
nobili intenti a dirottare la rivoluzione, o peggio di spingerla sul
canale più moderato possibile, fosse disgustosa. Ormai, se guardiamo
alle produzioni filmiche e videoludiche degli anni passati, il
distacco nei confronti della folla è notevole: una volta dalla
connotazione neutra, ora è invariabilmente un “negativo” . Puoi
protestare per i più puri principi, ma ti troverai inevitabilmente
dal lato sbagliato della barricata. Quindi l'idea d'essere un
assassino che supporta il popolo- o meglio la folla che lo
rappresenta – è veramente molto attraente. Ovviamente americani e inglesi stanno già piagnucolando che dovevamo stare dalla parte della nobiltà, che la Rivoluzione inglese è stata la migliore, che la Ubisoft è francese e che dunque sta distorcendo la "giusta" realtà storica.
Ha perso la testa, poverino. |
La rivoluzione inglese non
è mai stata Bloodless. A voler esser davvero corretti, va dal 1640,
quando il primo monarca viene decapitato dal Parlamento, al 1688,
quando viene invitato e incoronato il nuovo monarca, Guglielmo
d'Orange. Nel mezzo domina una guerra civile guidata dai puritani
sanguinosissima, che si conclude con diversi eccidi in Irlanda a
opera di Cromwell, ed esaurita la spinta rinnovatrice del
Puritanesimo, nella restaurazione dell'ordine vigente. Tutto cambia
perché nulla cambi.
Inoltre a voler comparare le stragi e le
carestie causate dal re sole e dai suoi successori sorprende quanto
sinceramente basse appaiano le cifre raggiunte da Madama
ghigliottina. Non che mi aspetti che il videogioco segua la realtà
storica, o che provi a mostrare Robespierre sotto una luce
imparziale, ma ciò non di meno sono stranamente fiducioso. Dovesse
anche risolversi in un bizzarro elogio nazionalista della Rivoluzione
francese, sarei quantomeno divertito dal vedere le reazioni degli
inglesi.
Sul lato squisitamente
tecnico, la resa della folla è molto buona, “calda”, verosimile,
con campanelli di persone, reazioni umane e buona varietà.
Inoltre
ci si può accucciare! Incredibile! >___<
- Lords of the Fallen.
Mi dicono io sia un
piccolo hipster e non posso che cercare di rassicurarvi nei vostri
caldi stereotipi. Nessuno ad esempio ha prestato grande attenzione a
questo gioco, and It's a pity, a real pity. Il produttore è Tomasz
Gops, che aveva lavorato coi Cd Projeckt, e il gioco è di produzione
slava. Con franchezza disarmante, Tomasz ammette che sì, il gioco
nell'ispirazione e nel gameplay è una copia carbone di Dark Souls,
ma a quest'ultimo sembra aggiungerci una storia dal setting
interessante e un livello di sfida quasi modulare, strutturato con
raffinatezza rara.
Ad esempio, nella demo
proposta, ad un certo punto s'affronta un miniboss, un tradizionale
guerriero forzuto coperto di ferro da capo a piedi. A questo punto il
giocatore ha due scelte: affrontare la sfida e recuperare punti
esperienza e loot, oppure correre indietro e far cadere il miniboss
in una trappola al centro dell'arena, una buca coperta da legno
marcio che crollerà sotto il peso del colosso. A quel punto, tuttavia,
non si guadagnerà per quanto ovvio alcun loot. La bellezza di questa
soluzione sta nel fatto che nessun tutorial, bagliore o freccia
t'indirizzano verso la buca: devi essere tu a prestarci un minimo
d'attenzione e trarne la conseguenza logica che c'è un modo più
intelligente di risolvere lo scontro... Se vuoi perdere il bottino,
ma andare avanti velocemente.
L'idea di una scelta del genere, fight
hard and gets your reward, o usa l'intelligenza e procedi comunque è
piuttosto interessante.
Il protagonista è inoltre
un antieroe, prescelto per sconfiggere i demoni suo malgrado: in una
società dove ogni peccato grave viene tatuato sulla pelle, il nostro
eroe è letteralmente ricoperto da capo a piedi di segni e memento.
Un tipaccio, insomma...
- Far Cry 4.
Gioco su cui piovono
critiche che francamente lasciano perplessi per la loro ingenuità.
Ad esempio, che il protagonista di un fps sia un maschio. E' così da
anni, la novità dov'è? Non che sia una bella cosa, ma perché
svegliarsi adesso? Oppure: l'antagonista è un promettente
dittatoruncolo psicopatico omosessuale. Ancora una volta, dov'è la
novità? E' dai tempi del disgustoso Ian Fleming con James Bond, che
il “cattivo” viene considerato tale perchè gay, o come nel caso di Rosa Klebb, "sovietica e lesbica".
La porta della stanza da letto si aprì e “quella Klebb” apparve sulla soglia. “Che cosa ne pensate di questo, mia cara?” Il colonnello Klebb spalancò le tozze braccia e si rigirò sulle punte dei piedi come un’indossatrice. Poi si mise in posa, con un braccio teso e l’altro appoggiato alla vita (…) Il colonnello Klebb indossava una
camicia da notte trasparente di crêpe de Chine arancione, con la scollatura bassa e quadrata e delle lunghe maniche fluttuanti. Sotto la camicia si poteva intravedere un reggiseno formato da due rose di seta artificiale e
un paio di mutande vecchio stile pure di seta artificiale, con gli elastici sopra le ginocchia. Da un’apertura della camicia sporgeva un ginocchio rugoso, simile a una noce di cocco giallastra, spinto in avanti in una
posa classica da manichino (…) Alzò un braccio e accese una lampada rossa sostenuta da una statuetta di vetro che rappresentava una donna nuda. Poi batté leggermente sul divano, accanto a sé.
«Spegni la luce centrale, mia cara. L’interruttore è vicino alla porta. Poi vieni a sederti accanto a me. Dobbiamo conoscerci meglio.»
E' uno dei tanti motivi
per non leggere Fleming, ma se la critica deve iniziare da qualche
parte, deve partire dall'inizio, non fingere che Far Cry 4 sia
“un'eccezione”.
Far Cry 3 era molto più offensivo, se dobbiamo
analizzare il trattamento che riservava alle minoranze: il
protagonista, anonimo bianco borghese alla fine sfruttava (e
sacrificava!) la società tribale dell'isola per cercare una
rigenerazione personale. Come già avviene in altri film (es Avatar)
la cultura “diversa” serve solo come benzina per riaccendere il
motore della personalità depressa del protagonista.
Inoltre per chi
conosce la saga, non ha molto senso criticare la personalità del
protagonista: l'eroe di Far Cry è sempre un giovane piuttosto
anonimo, un recipiente in cui il giocatore butta dentro quanto
preferisce. Di solito l'unico tratto caratteriale è una certa
timidezza/ goffaggine, che scompare man mano che procede
nell'avventura. E' l'eroe democratico inglese, la persona very
common, anonima e sbiadita, ma proprio per questo adatta alla
serie.
Non è un difetto, anzi.
E' una scelta probabilmente consapevole di sceneggiatura.
By the way,
l'Himalaya sembra un ambientazione inconsueta, di solito usata solo
in avventure pulp.
Il quadretto bucolico
quando a metà della demo si plana sui campi di riso è davvero
delizioso. Un po' come essere dentro un articolo del National
Geographic, ma con un 100% di violenza in più.
E gli elefanti! Non
dimentichiamo gli elefanti!
- Steampunk!
Una tendenza
che tutti ignorano bellamente, ma che non è da sottovalutare è la
rivincita dell'Ottocento vittoriano sul Fantasy tradizionale. Dei
giochi presentati, la percentuale di steampunkaggine è salita
notevolmente. Stiamo pur sempre parlando di un movimento – lo
steampunk – di nicchia, che tutti superata l'ondata del 2007 davano
per morente. E invece dal modellismo ai videogiochi continua a
(ri)comparire e (ri)affermarsi.
Abbiamo rispettivamente
Codename S.T.E.A.M, Hunt: Horrors of the Gilded Age, Bloodborne e
ovviamente The Order: 1886. Non voglio dire che questi giochi siano
“steampunk” ma tutti indistintamente propongono elementi se non
neo-vittoriani almeno tardo settecenteschi.
The Order 1886, ad
esempio, presenta molti degli elementi dello steampunk, all'interno
di una ricostruzione ragionata e complessa. Le armi, la
metropolitana, la patina di fantascienza retro.
La cosa più buffa, è che
lo sviluppatore del gioco ha risolutamente negato che il suo gioco
possa dirsi steampunk:
If "steampunk" is the "s" word, then "fantasy" is the "f" word – Ready at Dawn isn't interested in creating an exaggerated, fantastical world full of things that could never exist. Weerasuriya wants The Order to challenge the validity of our real history, proposing an alternate timeline of events in Europe, specifically London, directly after the Industrial Revolution.
"What if everything you know today and the events that happened did happen, but they didn't happen for the reason that you believe?" he asked. "What could be different in the way that we view our world? It's full of mystery and it's fun to see where those mysteries lie."
Concordo. |
Lo steampunk non è cosa
seria, insomma.
Dopo questa secchiata gelida, incattivito non posso
che osservare quanto la demo presentata all'E3 sia debole. Alla fin
fine The Order 1886 è uno sparatutto su binari con grafica
potenziata. E nelle sequenze di gameplay uccidi dei poveracci di
Whitechapel che esasperati dalla povertà crescente hanno deciso di
protestare contro la Regina. D'altronde povero=cattivo,
folla=cattivo, come abbiamo già analizzato. Bei tempi quando compito
di un cavaliere era proteggere i deboli, non ammazzarli!
- Alien
Questa è l'ultima chance.
Se si fallisce qui, si fallirà sempre, e l'Ip di Alien sprofonderà
nel suo passato anni ottanta. Sarebbe un peccato, perché dal primo
capitolo passando specie al secondo, la saga di Alien è sempre stata
potentissimamente videoludica, davvero sembra “adatta” per
eccellenza a un tie-in. Gli ultimi tentativi tuttavia, non sono stati
incoraggianti, e questo è l'ultimo canto del cigno.
Un punto di forza che
nessuno sottolinea di questo nuovo adattamento è senza dubbio Dan
Abnett come Lead Writer; per chi non lo sapesse, è uno scrittore di
fantascienza in Inghilterra piuttosto famoso, un “artigiano onesto”
in gradi di confezionarti una trama coi controfiocchi. In Italia è
noto per i romanzi tratti dal Background di Warhammer 40000, ma col tempo
ha preso una strada tutta sua. Sul fronte della sceneggiatura
possiamo star sicuri.
Sul fronte del gameplay,
ogni elemento sembra volerci riportare alla claustrofobia del primo
film di Ridley Scott, sancendo chiaramente l'impossibilità di
uccidere l'alieno con armi convenzionali.
Considerando le polemiche
sul protagonista di Far Cry 4 sarebbe interessante operare un
confronto con Alien, dove la prospettiva è ugualmente in prima
persona, ma il personaggio è femminile (la figlia di Ripley).
Sembrerà di giocare la stessa persona, l'androgino essere incorporeo
di molti sparatutto? O riusciranno a trasmettere qualcosa di diverso,
nelle movenze delle mani o di quel poco che permette di scorgere la
visione a Fps?
Nella nuova demo
presentata colpisce la tecnologia arretrata, dimessa ma funzionale:
schermi verdi e minuscoli, armi fatte in casa, androidi (nemici di
livello inferiore, a quanto pare), bombe raccogliticce e perfino un
revolver!
Secondo gli sviluppatori una tecnologia così poco
sofisticata dovrebbe mettere a disagio il giocatore abituato a raggi
laser e armature potenziate, ma dissento abbastanza. Anzi, dirò che
una tecnologia così meccanica, quasi “analogica” mi genera una
maggiore fiducia; intuitivamente capiamo tutti come funziona un
lanciafiamme, una chiave inglese, una mina autocostruita. E' roba su
cui abbiamo messo le mani, alla nostra portata; non è la “magia”
della tecnologia moderna, ultradelicata e incomprensibile se non per
i tecnici.
Che ne pensate?
Quali giochi vi hanno colpito? Quali aspettate di più?
Ho scelto di non trattare molti altri titoli che avrebbero meritato una menzione, ma d'altronde,
gli esami non concedono checkpoint...
Fonti
Per la saggistica, "Il romanzo di formazione, di Franco Moretti", sull'idea dell'eroe inglese.
La citazione del paragrafo su Far Cry 4 è tratto da "La storia della bruttezza di Umberto Eco"
Per Assassin's Creed Unity il testo citato è "La Rivoluzione francese, di Vovelle".
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