lunedì 9 gennaio 2017

Caitilìn R. Kiernan sulla fantascienza: "Sono troppo impegnata col meraviglioso."


Qualcuno si ricorda delle citazioni, prima del web? 
Cioè – meglio – prima che si diffondessero i social
Non sono sicuro fossero così diffuse. Certo, si sottolineavano i testi, magari si annotavano le espressioni più interessanti, come non poteva mai mancare lo studente di classico che citava il detto latino per dimostrare una sua (inesistente) superiorità. Non c'era però quella mania di citare e strafare che ora si ritrova nelle bacheche di un amico su due. Tutti citano tutto, e non c'è nulla di male nel farlo. Capita spesso che quanto si voglia esprimere sia già stato detto con termini e argomentazione di gran lunga migliore; tanto vale prendere la scorciatoia e citarlo direttamente. 

Detto ciò, anche nell'arte della citazione esistono diversi gradi. C'è chi cita banalità, chi cita oscure frasi criptiche, chi condivide citazioni altrui, chi condivide citazioni inesistenti – Einstein e Pertini, un classico. Le citazioni andrebbero affiancate agli aforismi, alle barzellette e alla saggezza popolare: tutte presenti in larghe quantità sui social, a dimostrare che si trattano di luoghi “popolari”, un po' come la piazza di mercato di una cittadina medievale. Volerle considerare luogo letterario, o elevato, o segno di chissà quale decadenza della civiltà è assurdo. 

Ultimamente, facendo alcune ricerche su Caitlin Kiernan, ho trovato una bella intervista sul Nightmare Magazine, dove l'autrice, pubblicizzando il suo nuovo romanzo, Blood Oranges, coglie l'occasione per lanciare violente frecciatine verso i colleghi e i lettori di genere. 

E' deprimente quanti autori, compresa la Kiernan, che scrive con uno pseudonimo, si siano dati allo Young Adult per portare a casa la pagnotta. Senza dubbio è una nicchia che vende e che non è la fine del mondo, perchè molti Youg Adult sono anche decenti, roba godibile senza dover perdere neuroni. Se lo Young Adult vende così tanto, vuol dire anche che viene letto così tanto: un segnale incoraggiante! Piaccia o no, lo Young Adult è qui per restare. 

Tuttavia, è incredibile che autori affermati dagli anni '90, con un lungo curriculum alle spalle e con un fedele gruppo di lettori, debbano comunque ricorrere a pubblicare contenuti annacquati, per ragazzi, solo per tirare avanti. 
Eppure, non doveva la Rete dare più libertà agli scrittori? 
Non doveva permettere contenuti audaci, forme innovative, narrazioni anti-convenzionali? 
Non dovevano gli ebook “liberare” dalla necessità di piacere a tutti, permettendo di trovare i “proprilettori? Non doveva Amazon e l'autopubblicazione... Mi fermo per pietà. 
Ovviamente è successo l'esatto opposto e oggigiorno se si guardano le classifiche degli ebook primeggiano i titoli più banali: se la copertina o il titolo ricordano un film o una serie tv di successo, la gente lo compra. Se già si capisce qual'è l'argomento, la storia, il finale, la gente lo compra. Bisogna avere coraggio per leggere qualcosa di diverso, vederselo imporre sugli scaffali, venire un minimo “spinto”: attualmente, per come funzionano le statistiche e gli algoritmi, ognuno vuole restare nella sua stupida nicchia. Il fantasy con il fantasy, lo Young Adult con lo Young Adult. 

venerdì 6 gennaio 2017

Il sapore d'assenzio della New Orleans di Poppy Z. Brite


Schizzo di Giampaolo Frizzi
La Independent Legions sta pubblicando un'interessante serie di libri, sia ebook che cartacei.

Il 2017 sarà infatti l'anno in cui Clive Barker torna sui nostri scaffali, dopo letteralmente un decennio di assenza: The Scarlet Gospels (con protagonista Pinhead!) e Mr. B. Gone (horror meta narrativo). Sono paradossalmente curioso più di leggere il secondo che il primo, anche se si tratta di una breve storia con la media di una stelletta e mezzo su Goodreads. 

Di recente, dopo aver apprezzato largamente Alyssa Wong, che è stata anche tanto gentile da retwittarmi, ho provato altre due uscite della casa, Danze Eretiche Volume 1 e Il Cimitero dei Vivi, raccolta di Poppy Z. Brite

Danze Eretiche riunisce tre racconti, rispettivamente “Un buon Posto Segreto”, di Richard Laymon, “Risvegli” di Poppy Z. Brite e “Carousel Raiser” di Paolo Di Orazio. 

martedì 3 gennaio 2017

La ragazza che sapeva troppo/The girl with all the gifts, di Mike Carey


La ragazza che sapeva troppo è un esempio perfetto di un libro ben scritto, ma uscito nel peggior momento e con il peggior marketing possibile.

Quando si verifica una moda culturale, un trend, se volete, assistiamo alla classica curva sinusoide: all'inizio le opere sono poche, ma buone, magari con un paio di classici di riferimento e un paio di nuovi romanzi/film a guidare il revival. Seguono le prime imitazioni, un'apertura mainstream, magari il passaggio dalla carta alla celluloide, con una nuova ondata cinefila. In un periodo del genere, basta che compaia la parola chiave nel testo e ci si auto-garantisce vendite superiori a quanto lo scrittore meriterebbe: un anno fa bastava citare l'aggettivo “lovecraftiano”, per garantirsi un retweet, una condivisione, una pubblicità entusiasta. Il Solitario di Providence raccoglieva entusiasmi. All'alba di questo 2017, la popolarità di H. P. accusa stanchezza, anche se un'opera come Providence gli garantisce fiato sufficiente per correre ancora qualche anno. Inizia la discesa lungo la curva; le recensioni diventano cattive, i critici si dichiarano “stufi”, la qualità scende per colpa di ultimi arrivati che cercano rapidamente di farsi una fama.