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lunedì 28 luglio 2014

Nemo - Le Rose di Berlino: traduzioni dal tedesco e annotazioni di Jess Nevins


Chi mi segue, sa che rispetto Alan Moore.
Non ne sono un fan, piuttosto un ammiratore
Il fan abbraccia con fervore fondamentalista ogni più piccolo prodotto del suo Dio, verso cui prova una prostrazione ai limiti del masochismo. L'ammiratore, invece ne ammira le qualità, senza tuttavia disumanizzare il suo mentore.
Io ammiro l'anarchia di Moore, la sua abilità di forgiare immagini dalle parole, la sua immensa cultura sia alta che bassa, spesso intrecciata senza soluzione di continuità. Ne ammiro perfino l'aspetto, uno dei pochi che tenta un'apparenza e un abbigliamento che si stacchino dalla comune massa di sceneggiatori e disegnatori in maniche di camicia, t-shirt e pantaloncini di bambinetti invecchiati.
Per dirvi, fino a che punto in qualità di ammiratore, si spinge per l'appunto la mia ammirazione: di Alan Moore apprezzo perfino il vestiario! Quell'aura di artista pazzo che tutti ritenevano smarrita nelle nebbie della Londra di fine 800.
Non a caso, è comparso
nel Movimento Chap!

Tuttavia, proprio perché ammiratore e non fan, non mi faccio problemi ad ammettere che alcune sue opere sono peggiori di altre. Nemo: le rose di Berlino è un albo sottotono, rispetto alle sue opere maggiori. Sembra più di guardare il tuo musicista preferito che tira una schitarrata per farti contento, ma senza reale convinzione. Non c'è nemmeno quella rabbia opprimente dell'ultimo capitolo della Lega, “2009”. Nemo: le rose di Berlino rimane comunque un'opera incastonata in una sceneggiatura ferrea, da promuovere e comprare senza riserve; tuttavia la lode giunge a sorpresa per merito dell'artista, Kevin o Neill, che ritrae con pazienza certosina il miglior omaggio fumettistico alla Metropolis di Lang mai disegnato.

Quest'impressione s'è accentuata rileggendo per la terza volta il volume, onde compilare questa lunga lista di Note prese dalla versione inglese di Jess Nevins. I piccoli dettagli che sono emersi erano tutti visivi, nessuno relativo a sorprese nell'ambito dei dialoghi.
Jess Nevins, esperto di cultura pulp e retrofantascienza, è un autentico luminare delle opere di Moore.
Le sue guide, disponibili gratuitamente in inglese, esaminano ogni singola tavola, ogni singola vignetta delle opere di Moore, scandagliando a fondo i riferimenti alla cultura alta e bassa, al pulp, alla letteratura vittoriana, alle curiosità e agli easter egg dispersi tra le righe. Non c'è da vergognarsi che, specie nel caso della trilogia di Nemo, questa gustosa “seconda lettura” sia fondamentale, per realmente apprezzare il lavoro di Moore. I riferimenti sono sempre più astrusi, i personaggi noti a malapena: una guida è indispensabile.

Come se non bastasse, in Nemo: rose di Berlino, un terzo dei dialoghi sono in tedesco.
Non qualche riga, qualche esclamazione: intere vignette, balloon su balloon. Non avendo amici teutonici, ho tradotto dall'inglese di Nevins, con tutti i problemi che ve ne possono derivare. Il mio livello d'inglese è artigianale e in questo caso abbiamo dialoghi dal tedesco tradotti in inglese e infine ritradotti in italiano.
Non so quanto l'operazione abbia funzionato. Ad ogni modo, adesso avete una sorta di traduzione dal tedesco di Nemo: rose di Berlino.

Per sicurezza, per ogni informazione, non solo il tedesco, fate riferimento alla versione originale in lingua inglese di Nevins. La mia è la traduzione di un appassionato, con qualche nota aggiunta; gli errori sicuramente possono incorrere. Ora, aprite il vostro volumetto della Bao a pagina 1, accendetevi la pipa, versatevi un bicchiere di cognac e vediamo d'iniziare...


Pag 1: L'immagine ricorda molto gli scheletri che si abbracciano in Watchmen.

Pag 2 (dal tedesco): "Capitano Nemo: Pirata Scienziato e Macellaio"
Poster di propaganda tedesco, che raffigura Janni Nemo mentre nei panni di una novella Scilla&Carridi affonda una Nave della Croce Rossa. L'appellativo "macellaio" viene inoltre utilizzato dalla stessa Nemo, nei confronti delle persone che tengono prigionieri Hira e Armand. Come osserva Padraig o Mealoid, è tutta una questione di prospettive.

Pag 5 Vignetta 1: La doppia "X X" è il simbolo delle forze Tomaniane di Adenoid Hynkel.
Verrà più volte ripetuto nel corso della storia.

Vignetta 2: "Heil Hynkel."

Come già scritto nella recensione, non c'è un vero e proprio Adolf Hitler nel mondo degli straordinari Gentlemen, esattamente come non ci sono Mussolini e altre importanti figure storiche. In cambio, abbiamo i loro analoghi letterari o filmici. In questo caso, Hitler è stato rimpiazzato da Adenoid Hynkel, l'alter ego di Hitler nel capolavoro Il grande dittatore di Charlie Chaplin (1940). Ambientato nello stato inventato di Tomania, il Grande Dittatore ritrae l'inarrestabile ascesa al potere di Hynkel.

(dal tedesco, Hynkel) "Sì, sì (Ja ja!). "Quando quei negri lassù si saranno stancati di bruciare
le loro mummie, penso che potremmo fare a meno delle formalità. Che cos'ha
da dire sua maestà reale, riguardo il nostro piano?"

Uno dei modi più dispendiosi per difendersi dalla freddissime notti nel deserto era di bruciare vecchie mummie per tenersi al caldo. Tessuti secolari e friabili, imbevuti di antichi oli... un'ottima esca per il fuoco!


mercoledì 23 luglio 2014

Nemo: le rose di Berlino


Inizialmente Janni Drakkar, dalla sua prima comparsa nel volume "1910", non mi piaceva per niente. 
Molto cliché – la fuga dal padre, l'incontro col mondo selvaggio e brutale della città, la vendetta finale – e molto convenzionale. Era un elemento d'attrito interessante che Nemo avesse desiderato un figlio maschio, l'avesse anzi dato per scontato e avesse poi ricevuto un'unica figlia femmina
Ma la trilogia spin off della Lega, con Janni come protagonista, sarebbe stata ambientata un bel po' di anni dopo la morte di Nemo, ormai anziano. Dunque, non era su Nemo, pardon, Janni, che puntavo le carte, ma sull'ambientazione. E invece.

Se il primo volume Cuore di ghiaccio brillava proprio per una protagonista determinata, ma ancora giovane, quasi "ingenua", questo secondo volume mostra una Nemo ormai irrigidita, qualche anno prima che si avvii alla mezz'età. E' forte, quasi "virile" nella sua determinazione ad assumere il mantello del padre ("è solo questo mantello... E' troppo grande e pesante, alle volte" cit. Nemo: cuore di ghiaccio) ma quest'implacabile tenacia a perseguire i propri obiettivi s'esplica in un personaggio molto chiuso in sé stesso.
Nel corso di questa seconda avventura gli sprazzi di emotività e sentimento vengono tutti relegati al vice (e amante) in comando, Broad Arrow Jack. E' Jack a commuoversi per la disgrazia che colpisce a inizio volume, è Jack che commenta disgustato gli orrori del regime di Hynkel, è Jack che sceglie di reagire con rabbia e furore agli antagonisti, mai prima d'ora così crudeli.
Il peso della responsabilità di Lincoln Island, del Nautilus e dei delicati rapporti geopolitici in cui sono invischiati porta Janni a una freddezza che cela un profondo dolore. 
Personaggio, a differenza della Mina Murray, meno generalista e dunque più difficile d'approcciare.

Janni, in questo secondo volumetto, è caduta in una trappola.
La figlia, Hira, s'è sposata con Armand Robur, figlio dell'omonimo Robur costruttore della micidiale aeronave "Il Terrore". Essendo Robur un bravo francese patriottico, Janni ha scelto dunque di schierarsi dalla parte di francesi e inglesi contro la potenza di Tomania, guidata dal fanatico Adenoid Hynkel
Moore nei volumi della Lega gioca con letteratura alta e bassa mescolandola agli eventi storici. Conseguentemente, nel mondo di Nemo non esiste Hitler, ma esiste Hynkel, il dittatoruncolo di Chaplin del film "Il Grande dittatore". Allo stesso modo ci si riferisce a un certo Benzino Napaloni, alter ego del nostro già buffonesco Benito Mussolini. Hynkel regna sulla Tomania, che affianca la Germania imperiale, che a sua volta ha accettato la dittatura di Hynkel.
Inoltre, a complicare le cose, l'inventore delle macchine di “Metropolis”, Rotwang, si è qui dedicato in prima persona alle ristrutturazioni architettoniche per cui era famoso il film; di conseguenza troviamo sia la bella Maria-Robot, lo strumento di "propaganda" donna-macchina, sia i ritmi e gli edifici nello stile Bauhaus.
 E ancora; dovendo citare la cinematografia dell'avanguardia espressionista tedesca, non poteva mancare il dottor Caligari e il criminale Mabuse.
Il primo è tra i prediletti di Hynkel e comanda uno spietato commando di Narco-soldati. Implacabili macchine di carne, mosse dalla potenza del sonno ipnotico saranno un osso duro per gli scontri a fuoco di Nemo. Il secondo, invece nel nome del crimine aiuterà a sorpresa Janni, spezzando così lo stereotipo dei tedeschi tutti-sempre-cattivi.
Con una mossa a sorpresa, Hynkel annuncia d'aver abbattuto il terrore di Robur e aver catturato la coppia di sposini; la lotta contro la pirateria di Janni è infatti voluta dall'alleata africana di Hynkel, l'immortale Ayesha già presente in Cuore di ghiaccio. Un'infuriata Nemo corre a salvare la figlia dalle grinfie dei nazisti... Oops, dei Tomaniani!

Le inquietantissime truppe di Narco-commando

Per certi versi è difficile distinguere oggettivamente se questo volume sia migliore del primo, o costituisca un passo indietro. Le mie preferenze storiche vanno tutte all'età tardo vittoriana, o al primo Novecento. Conseguentemente, Nemo: cuore di ghiaccio per me non può che essere superiore a questo pur profumatissimo Rose di Berlino. C'è inoltre d'osservare come più ci si avvicini all'età contemporanea, più scompaiono i riferimenti letterari e pulp, a segnalare la progressiva discesa per la cuna tipica della cultura di massa.

D'altronde, sul piano della trama quest'episodio fila molto più veloce e divertente del primo.
Siamo nel campo della classica avventura spara-spara contro i cattivi Nazi.
 I dialoghi sono ridotti all'osso, i personaggi agiscono, senza molto discutere. Molte delle linee di dialogo tra Nemo e Jack sono battute, domande brevi e frasi interrotte. Visivamente Kevin O' Neill regala alcuni scorci mozzafiato. Non è da tutti coniugare Metropolis con la Gestapo, o reinventare i toni chiaroscurali di questa Berlino mai così grigia, mai così mefitica. E' come se Alan Moore avesse deposto la penna e consegnato completa carta bianca al suo disegnatore di fiducia. Considerando che vi sono molti più appassionati della Seconda Guerra Mondiale che degli anni 20', l'avventura è molto più abbordabile rispetto a Cuore di ghiaccio.

Io la odio questa gente! (cit)

Alcuni personaggi poi spiccano particolarmente.
Mabuse, Caligari e Hynkel rimangono sullo sfondo, ma Maria-Robot è uno splendido Villain.
Ayesha, invece è il prototipo della stronza arrogante, ma svolge il suo ruolo con efficacia, con tanto di epico duello finale.
Ho già inoltre scritto di Janni, che trovo un personaggio femminile di Moore più riuscito di altri; o se non altro meno maltrattato. In effetti tutta l'avventura è al (quasi) completo femminile; tra Maria-Robot, Ayesha, Hira e Janni Drakkar tutti i personaggi che mettono in moto il plot sono femminili.
Questo lascia tanto più perplessi, quando a un certo punto nella storia, c'è un gratuito ingresso in un “Bordello di stato Tomaniano” in un continuo display di seni e ghiandole mammarie. E' difficile dire, se sia fan service dovuto a Moore che invecchia o un riferimento al postribolo che visita Maria-Robot in Metropolis. Propendo per la seconda ipotesi; c'è inoltre da dire che lo stile graffiante di Kevin O' Neill riesce a rendere aguzze e rettangolari anche le tette, per cui l'elemento “sensuale” risulta praticamente assente.
Gustosissimo infine l'inserto “finto-giornalistico” finale, con le consuete strizzate d'occhio, dall'olezzo della “gigantesca scimmia in decomposizione” (King Kong!) al resoconto di questa seconda guerra mondiale alternativa, con la popolazione di “pacifici troll della Norvegia” perseguitati dai Tomaniani, o con l'abbattimento della “Dinastia Ubu” polacca, i fabbricanti “di candele verdi”.

Promosso, dunque? Sì, sì, ma con riserva. C'è meno carne al fuoco, ma questo per molti costituirà un punto a vantaggio. D'altronde, a ripensare e palpeggiare certe splendide scenografie, certe innovazioni, per non citare la Maria-Robot... Ci si sorprende a consegnare l'ennesima Lode. 

mercoledì 7 maggio 2014

Nemo Propheta in Antartide


Nemo - Cuore di ghiaccio- Guida alla lettura

I testi di Moore non sono mai testi facili.
Specie la saga degli Straordinari gentlemen, che si presenta stratificata a più livelli, con un gran numero di dettagli che vanno facilmente persi. Ad aggravare il tutto, se i primi due volumi della saga ambientati nell'Ottocento sono godibili senza troppe difficoltà interpretative, è negli ultimi volumi che Moore dispiega un armamentario di metafore, simbologie e riferimenti che spesso sovrastano il puro piacere della storia.

E' il caso di Nemo, cuore di ghiaccio.

Primo volumetto di un'agile trilogia, per il momento mi ha colpito più per il personaggio di Janni che per la sceneggiatura in sé. Nel volume Century - 1910 della Lega era un personaggio ancora in fieri, in una trama di rape&revenge. Nella nuova trilogia è invece un personaggio femminile forte, nel senso positivo del termine. Non forte fisicamente, ma con una psicologia ben delineata, determinata e se vogliamo giocare al piccolo multiculturalista americano, un capitano femminile di nazionalità indiana a capo di un equipaggio di pirati-reietti di ogni angolo del globo. Non male, no?
Già l'idea in sé di un'eroina indiana cozza violentemente contro le attuali protagoniste, improntate al biancore abbronzato degli Stati Uniti, del pallore svedese, se non albine in alcuni casi. A voler leggere davvero Alan Moore, invece che piagnucolare su articoli di giornalisti-scarafaggi, è davvero difficile considerarlo un violento esagitato; si riscontra invece la continuità con la linea anarchico-comunitaria di Michael Moorcock, volta a decostruire prima il “buono” impero coloniale inglese, poi il “libero” (mercato?) dell'Americanismo. Ma per carità, questa è solo una mia opinione...

Dal punto di vista della lettura, Nemo, cuore di ghiaccio rimane tuttavia un'opera stancante, molto cripitca nel gioco citazionista imbastito da Moore.
Ci viene allora in soccorso Jess Nevins, esperto di cultura vittoriana e pulp, la cui cultura enciclopedica si dispiega in fenomenali articoli su Io9. Conoscevo Jess Nevins per la definizione che forniva di steampunk
"Steampunk is What Happens when Goths discover Brown"
Ma sembra che non sia nuovo a compilare appunti sulle opere di Moore; sua è infatti è una guida interpretativa ai primi due volumi (esatto, quelli ultimamente ri-pubblicati in formato tascabile dalla Bao) che con mia grande sorpresa è anche stata tradotta dalla Delos. (La Lega/ Vol. 1 Eroi e mostri). Cercherò di procurarmela in futuro. Le guide sono comunque facilmente rintracciabili su Internet, a disposizione di tutti per volontà dell'autore. Il riferimento alle pagine inglesi mette in difficoltà, ma le sto trovando illuminanti; sembra finalmente di avere una chiave d'accesso a qualcosa che guardavi dall'esterno restandone affascinato, ma senza capirci troppo.
Utile, insomma.

Nel caso di Nemo, cuore di ghiaccio avevo promesso una guida e ho così deciso di cannibalizzare il lavoro di Nevins, riorganizzandolo in riferimento alle pagine e alle vignette dell'edizione della Bao: Nemo Cuore di ghiaccio. Spero possa esservi utile. Non ho tradotto e riportato tutto quello che diceva Jess Nevins, ed eventuali errori sono tutti dovuti alla mia incapacità. Per una visione estensiva e completa, consiglio vivamente di leggere le notazioni nel testo in inglese (Annotations/Nemo's Heart of Ice).
Pagina 1.
In alto, il motto "Mobilis in Mobili" è il tradizionale motto di Nemo nel Nautilus Verniano, di Ventimila Leghe sotto i mari.

Pagina 2.
Locandina pubblicitaria.
Kor è il nome di una capitale di una civiltà decadente e morta da tempo presente nei romanzi vittoriani di H. Rider Aggard, quelli con protagonista Allan Quatermain, membro "umano" della Lega degli Straordinari Gentlemen.

White Star – Linea Titan

Nella versione "storica" esisteva una Linea Star, una compagnia commerciale britannica che possedeva il Titanic. Nel mondo "alternativo" di Moore, il Titanic non è mai affondato, e in cambio domina la linea Titan, colossale trasporto passeggeri.
Non deve ovviamente sorprendere nessuno ch'esista un romanzo scritto nel 1889 in cui la linea Titan affonda colpita da un iceberg: Futility, or the Wreck of the Titan di Morgan Robertson.
Colori e stile della finta locandina riprendono un'iconica locandina art Deco di quei tempi (Normandie poster)


venerdì 11 gennaio 2013

Moore, un po' di Lovecraft e un nuovo volume della LDSG: Nemo, Cuore di ghiaccio


O la leggenda degli uomini straordinari. O the league of extraordinary gentlemen, valenza inglese che preferisco per una sua intrinseca eleganza, rara nella lingua barbara delle isole britanniche.
In ogni caso, tenevo d'occhio la notizia con una certa costanza, prima che sia divenuto ufficiale: esce a febbraio un nuovo volume della saga della lega, Nemo: Heart of Ice.

Il nuovo volume sicuramente non è tre cose: primo, non è il seguito della LDSG, già degnamente conclusa sulle note dell'allucinato "2009"; secondo, non è nemmeno un volume "tipico" della saga, uno spin off qual'era lo strambo, ma apprezzabile "Black Dossier"; terzo, è un volume di "sole", 56 pagine, dunque un lavoro certo apprezzabilissimo, ma piuttosto contenuto.

La trama ruota attorno alle disavventure della figlia di Capitano Nemo, Janni Drakkar, che dopo i traumatici eventi di "1910", s'avventura in una decade di razzie e anarchica distruzione. In cerca di redenzione, desiderosa di riconquistare almeno un'esigua parte del consenso dell'Europa, intraprende una missione nella quale persino suo padre, Nemo, aveva fallito: esplorare l'Antartide, favoleggiata terra di ghiacci e tesori. 

Secondo le poche informazioni a nostra disposizione incontrerà nel suo percorso tre geniali inventori americani (?), assoldati da un famoso magnate (Charles Foster Kane?) per rintracciare e recuperare le spoglie di una regina africana, congelate nella morte bianca del Polo. Ma oltre a questo, basta un'attenta sbirciata alla cover, per scoprire la fonte principale d'ispirazione: Lovecraft. E più nello specifico il racconto-romanzo a cui forse Lovecraft teneva di più, ovvero " Alle montagne della Follia".
Alan Moore contro Lovecraft, ancora una volta?
Un'eroina dal cuore di ghiaccio- Janni- i classici eroi pulp gettati a combattere nel crudo mondo reale, e infine- dulcis in fundo! - mostri Cthuloidi?

You sold it, Alan Moore. You sold it.

sabato 17 novembre 2012

Automa per allenarsi alla boxe francese, e altri istruttivi advertisement


Ritengo indispensabile nel tratteggiare un'ambientazione che veda una massiccia componente industriale/ vittoriana, o in ogni caso afferente all'età moderna (1600-1700-1800), ricorrere alla pubblicità, intesa nel suo senso più ampio, sia umana (strilloni, volantinaggio, uomo sandwich) che in forma di stampa, i manifesti da incollare sulle pareti, e gli inserti pubblicitari all'interno dei giornali. In tal senso interessante era un frammento della "Macchina della realtà", in cui Sybil Gerald legge alla sua prostituta compagna di stanza (analfabeta) svariati inserti pubblicitari del quotidiano:

- Hai qualcosa che ha bisogno di essere rammendato? - chiese Hetty.
- No, grazie.
- Allora leggi qualche annuncio - le chiese Hetty. - Odio quelle balle di guerra.
C'era PORCELLANA HAVILAND, da Limoges, Francia; VIN MARIANI, il tonico francese, con una dichiarazione di Alexandre Dumas, un Libretto Descrittivo, Ritratti, Autografi di Celebrità, visibili nella sede di Oxford Street; CERA AI SILICONI PER PLACCATURE IN ARGENTO, non fa graffi, non consuma, è diversa da ogni altra; il CAMPANELLO PER BICICLETTA "NUOVA PARTENZA" ha una tonalità tutta sua; l'ACQUA LITIOSA DEL DOTTOR BAYLEY cura il morbo di Bright e la diatesi gottosa; la MACCHINA A VAPORE TASCABILE "REGENT" DI GURNEY, destinata alle macchine da cucire domestiche.
Il frammento in se risulta pesantissimo da leggere (zampino di Sterling docet?), ma offre un buon esempio di come la pubblicità possa contribuire al senso d'immersione del lettore/ giocatore nell'ambientazione. Sono quel "più" che descrive una vita quotidiana spesso assente nelle trame ipertrofiche d'azione di libri e videogiochi.
Un buon espediente, insomma, con l'utile bonus d'essere involontariamente sarcastico.
Vi ricordate i poster di Fallout?
Per non parlare dei video anni 20 di Bioshock, o in tempi più recenti dell'ottimo Dishonored!
Sono tutti funzionali all'ambientazione; e non sono un dettaglio fra i tanti, ma forse IL dettaglio per eccellenza, che più s'imprime nel lettore. Inserire o menzionare la pubblicità non è dunque solo una buona idea, è piuttosto doveroso e necessario.

E a proposito di prostitute, Alan Moore nella Lega degli straordinari gentlemen offre un'infinita serie di finte pubblicità vittoriane, rivisitate alla luce del ventunesimo secolo, con una considerevole dose di cinismo e satira.



martedì 6 novembre 2012

Di ritorno da Lucca con lauto bottino!


Ah, Lucca comics!
Tanto ne avevo sentito parlare, ma non ero mai andato alla sacra mecca di ogni nerd che si rispetti.
Dopo un'avventuroso (sic) viaggio su treni dieselpunk affollati come treni bestiame e romantiche avventure fra cosplay pettorute sono tornato, carico di bei doni razziati dalla bellissima fiera lucchese.

il vostro belliffimo (sic) blogger nascosto dall'ennesimo
 cosplay di ezio auditore -.-

Qualche impressione sulla fiera.
Sinceramente, gli stand di fumetti e videogiochi erano sì buoni, ma nulla di veramente impressionante. Quanto vi era di raro- o vantaggioso- era già stato preventivamente saccheggiato dai soliti appassionati e non ho visto sconti che giustificassero un intero viaggio. Anzi, spesso ho notato come i prezzi fossero chiaramente rialzati. Discorso diversissimo per miniature e giochi di ruolo; lì occasioni buone c'erano, spaziando da giochi talmente di nicchia da risultare introvabili a magnifiche miniature al di fuori del monopolio dell'evil Gw.
Ma ancora una volta, una persona un minimo al passo coi tempi non fatica a trovare occasioni migliori sulla Baia, o comunque risparmia molto di più acquistando all'estero.
E quindi? Perchè venire?

Beh, per il cosplay, ovviamente.