sabato 25 maggio 2013

Piombo (racconto)

Ucronia Storica/ Racconto Steampunk.



Piombo


Pete appoggiò il Lee-Enfield alla parete della trincea, prese la tazza di the fra pollice e indice.
Una brodaglia ambrata che sciaguattava sul fondo bianco porcellana. Sbuffò.

- Eddai, non fare quella faccia schifata -.


- Gin, George. Perché non ci danno quello piuttosto che questa... -.
- Se ci dessero gin, Pete... – Una pacca sulla spalla, un sorriso gioviale.


- Tenente William – Sospirò Pete – Non era mia intenzione lamentarmi -.


- Se ci dessero del gin, soldato, vorrebbe dire che stiamo per assaltare la trincea dei crucchi. E nessuno vuole farlo, vero? - .


- No, signore. Non senza supporto pesante, almeno. Non senza i mech, o le talpe -.


- Esatto! Noi siamo fanteria, Pete! Difendiamo e -.


- E moriamo – Completò George al suo posto - Lo sappiamo. Sono dieci anni, ormai -.


Pete stava per intervenire, quando sentì la dolce voce di Lily.


- Signore, comunicazioni dall'alto. Sembra che ci sia... - La donna tacque, poi batté l'indice sull'apparecchio. Scosse la testa.


- Allora? - Chiese William.


- Solo statica. Possibile assalto nemico, credo. Reparti speciali, qualcosa del genere -.


La voce di William tremava. Gesticolò verso Lily. - Richiamali. Digli che devono mandarci rinforzi, subito! -.


- Le comunicazioni sono interrotte, signore. Non ricevo, non comunico -.


- Forse è il tempo - Buttò lì George, gocce di sudore sulla fronte.


- O forse è il nemico. - Inveì Pete, caricando il Lee-Enfield.


Il fango era attraversato da minuscole onde. Pete abbassò l'orecchio a pochi centimetri dal fango in cui sguazzavano le caviglie dei compagni. Vibrazioni. Rollii.
Come in un terremoto. Come se qualche forza primordiale scavasse là sotto, masticasse e avanzasse.


- C'è una fottuta Talpa, qua sotto! C'è una...-


Il pavimento della trincea esplose. Una gigantesca trivella affiorò fra le gambe di George, dilaniò la trincea come carta velina. La talpa schizzò in avanti, il corpo d'ottone segmentato che ricordava un serpente metallico.
Trapassò George con la testa-trivella. William afferrò la pistola, alzò il cane.
La talpa svelò il torace con sferragliare d'ingranaggi, esibì una ronzante miscellanea di strumenti chirurgici.
Stracciò il tenente in una doccia di sangue.
Pete alzò il fucile, sparò. Un colpo, due. Tre. La talpa si voltò nella sua direzione, poi affondò nel terreno e puntò verso Lily. Pete urlò.


- No, bestia! Sono qui! Qui! -.

Il bambino alzò i pugni, i soldatini di piombo rotolarono sul pavimento.


- Hai perso, hai perso! - Cantilenò il ragazzo più grande.


- Ma uffa! - Il bambino cominciò a metter via i soldatini – Perdo sempre! -.


- Lo sanno tutti che la fanteria non ha speranza contro le talpe, fratellino -.


- Ma allora... -.


- Sì? -.


- Quando ti arruolerai come nostro padre, se incontrerai le talpe... -.


Il ragazzo sorrise, lanciò un buffetto al bambino. - Non preoccuparti, Sam. Questa guerra finirà prima o poi, no? Magari non sarà nemmeno necessario che mi arruoli... Dopotutto
– Avvicinò il calendario, abbozzò un sorriso amaro – È appena il 1924! -.


domenica 19 maggio 2013

Tripodi marziani all'attacco (Castle Falkenstein)


Ieri, scorrendo le lettere arrivate attraverso quella meraviglia della tecnica chiamata posta pneumatica, e scartato lo spam consistente rispettivamente in un gattino randagio che si era infilato nel tubo, in una bomba artigianale dei malvagi socialisti della bloggosfera e in un pacchetto di cure dimagranti per le gentildonne obese della Bavaria, ho finalmente potuto scambiare qualche sano colpo di penna con il mio corrispondente inglese, un lord terriero che vive nel Sussex, landa ancora incontaminata dal progresso dei Monocicli e delle SteamMobili che già inquinano le nostre belle strade italiane.



Mi aspettavo succosi aggiornamenti sul corteggiamento che bonariamente sopporta dalla sua domestica di fiducia, Emma, quando ho invece trovato questo ritaglio del giornale "Steam Age" supplemento dedicato alle più ultime novità nel campo della scienza meccanica.
Il ritaglio in questione era a tal punto scottante, a tal punto agghiacciante, che non ho potuto fare a meno di tradurlo e condividerlo con voi, fedeli lettori.

Non è la prospettiva di un tripode marziano a terrorizzarmi; è la prospettiva di un tripode marziano che non rispetti le più elementari regole della cortesia umana, attaccando nell'ora del Thè, o incenerendo il coraggioso cittadino borghese prima che possa addobbarsi con la bombetta e la marsina che sono l'unico degno indumento con cui morire.
Se mostri simili non fossero atterrati nella verde e civilizzata Inghilterra, ma nella tirannia papale chiamata Stato italiano, dubito assai che il nostro superstizioso popolo sarebbe riusciti a sconfiggerli, arretrati e submissivi quali sono nei confronti delle più basiche regole di vita of the true gentleman.

Nuova (piccola) tornata di traduzioni.

martedì 14 maggio 2013

Un salto in edicola (rant videoludico)


Per un motivo o per l'altro, quando una settimana fa sono giunto in edicola chiedendo l'ultimo numero di The Games Machine, mi sono improvvisamente reso conto che non acquistavo una rivista da almeno, sei mesi? Uno, due anni, non considerando qualche occasionale quotidiano, subito accartocciato nel cestino vicino alla scrivania.

Insomma, un bel po' di tempo.
Come per i libri cartacei, sarebbe ingiusto incolpare solo internet, che pure nel campo videoludico ha da tempo soppiantato le tradizionali riviste; diciamo pure che sia la mancanza di tempo che denaro aveva svolto un ruolo fondamentale. Allo sfogliare la rivista avevo sostituito il surfare i blog di turno, all'aggiornarmi sulle ultime mirabolanti anteprime su riviste come Giochi per il mio computer, ero passato a più soddisfacenti aggiornamenti in tempo reale. Insomma, è il progresso, dopotutto. 

rip in peace :-(
Una gestione ubriaca, ai limiti dell'idiotico, spesso francamente incomprensibile di molte testate avevano
completato l'avvilente quadretto: ricordo ancora con malcelata sofferenza gli ultimi mesi d'uscita di quella che un tempo era fra le mie riviste preferite, Giochi per il mio computer.
Costretta a un'anoressia di pagine sempre più forzata, continuamente storpiata dalle politiche della Sprea, inutilmente appesantita dal videogiochi (in)scatolati che proprio in quegli anni subivano la massiccia offensiva via Steam, Giochi per il mio computer era scomparso come un desaparecidos in terra messicana.

Ricordo quanto si allungassero sempre più i ritardi, fino a quando... la rivista svanì.
Come vento nel deserto. O qualcosa del genere.
Certo, lo scorpione Sprea ci aveva messo di suo un pungiglione avvelenato, nel terminare la rivista, e tuttavia leggendo gli ultimi numeri, sottrarsi da una chiara sensazione di stanchezza generale, era piuttosto difficile.

Ad ogni modo, ricordo Giochi per il mio computer con affetto. Nel valutare recensioni e anteprime spesso il giocatore-lettore si preoccupa di voti, numeri e immagini; tuttavia in Gmc c'era una cura nel linguaggio, nella costruzione delle frasi che sebbene sarebbe ardito definire raffinata era lontana dai modelli caciaroni che ora propongono- con criteri che sarebbe imbarazzante definire criteri! - youtubers dalla bocca sporca di latte (e disinformazione). Nel frattempo, impianti come Multiplayer mantengono il tradizionale assetto da sito video ludico con novità e recensioni, ma in cambio, mascherandosi dietro la facciata gratuita, rifiutano di pagare qualsiasi volenteroso freelancer.


giovedì 9 maggio 2013

Fulgoris Umbra (Fumetto a Pordenone Comics)


Stabilire con esattezza quando ho cominciato ad appassionarmi ai fumetti indie mi risulta difficile. Forse ho avuto il primo imprinting a Lucca 2012, forse molto prima.

fulgoris umbra
I motivi che mi spin(sero)gono alla ricerca del fumetto di "nicchia" sono in sostanza la ricerca della novità, dell'originalità e non ultimo di un minimo di contatto dal disegnatore al pubblico, quel genere di sensazione che la tua opinione, se ben motivata, svolge un suo piccolo, impercettibile peso. Nel fumetto tradizionale, in modo simile a quanto avviene nella scena dei videogiochi, il prodotto è ormai eccessivamente standardizzato. Nella produzione di massa si rincorrono i grossi numeri a tutti i costi, l'opinione dei fan è considerata valere meno di nulla; EA, anyone?
Mi confessava con sincerità un fan della Marvel: seguire, mantenere il filo logico in continui reboot, capovolgimenti e colpi di scena risulta ormai impresa impossibile.

A tal punto si è spinto l'acceleratore sul pedale dello "Wow!" che ormai si stenta a nascondere uno sbadiglio, mentre ci si tenta di raccapezzare per l'ennesimo personaggio ucciso, che sia Spiderman o qualcun'altro, che importa? Tanto lo tireranno comunque fuori dal cilindro, qualche numero successivo! 
Oh, che sorpresa! Oh, che originalità!

Mi sono lasciato piuttosto trasportare dal rant, torniamo all'oggetto dell'articolo, ovvero i fumetti indie. 
Una scena tanto vasta quanto variegata, che nasconde il più delle volte innumerevoli perle.

lunedì 6 maggio 2013

Motociclette a vapore! (Castle Falkenstein)


Ogni tanto, svolgo attività di volontario/ guida turistica alla Centrale Idrodinamica di Trieste. L'impianto attivo dal 1890 in sostanza pompava acqua sotto pressione per azionare montacarichi dei magazzini e gru idrauliche, sul numero del centinaio verso i primi anni del 900.

operai nella centrale, sala caldaie del modello Cornovaglia
L'aspetto interessante dello stabilimento, era il suo doppio funzionamento; se da un lato infatti era l'energia idraulica che azionava le macchine nel porto, dall'altro le motopompe nella sala macchine, deputate all'invio dell'acqua nell'ampio sistema di tubature, erano a loro volta azionate da una serie di caldaie, che pompavano vapore sotto pressione. Vapore, che a sua volta tramite un'interno sistema di tubature tornava acqua, pronta per essere riscaldata dai muscoli guizzanti di operai spala-carbone. 
Energia a vapore, al servizio dell'energia idraulica. 
Pressapoco. 
Vedo un paio d'ingegneri ansiosi di picchiarmi, andiamo avanti...


Ad ogni modo, è chiaro come la traduzione italiana sia un caso di pubblicità ingannevole; idrodinamica tace completamente l'accezione del vapore, che invece viene resa assai bene nell'originale inglese, in cui viene aggiunta la specificazione steam-powered. Steam=vapore. Ai britannici, basta aggiungere questa piccola particella Steam, e inevitabilmente diventa tutto a vapore.
E' facile, è rapido, è suggestivo.

In questo senso, mentre per esercizio (e diletto) ogni tanto traduco pezzetti di Castle Falkenstein, in particolare dell'espansione steampunk Steam Age, non posso fare a meno d'incappare in queste continue difficoltà di traduzione, dove ai rapidi, pragmatici termini inglesi, corrispondono traduzioni letterali ampollose e ripetitive, che alla lunga nauseano.

In questo caso, la rivista Popular Inventions si è addentrata nella recente moda dei Monocicli a vapore, o come li chiamano i ragazzacci, Vaporcicli! (Steam Unicycle!)

Non posso fare a meno d'immaginare un versione steampunk in bombetta, sigaro e marsina stracciata de Il Selvaggio con Brando: elementi novecenteschi traslati in chiave grottesca nell'ottocento vittoriano.
Oh yeah! Vaneggiamenti a parte, motocicli, biciclette potenziate a vapore e Monoruote non sono una novità nel panorama steampunk. Al di là dell'orrido Steam Boy, dove salva il protagonista in un lungo inseguimento, una Penny Farthing Bicycle compare nella serie a episodi del Kickstarter World of Steam mentre in ambito italiano giova ricordare l'opera in miniatura di Stefano Marchetti, la Modern Monobike 1896.
Dunque non certo un elemento fondante, ma piuttosto ricorrente, e con un certo peso nei molti meme a tema. 

Ma vediamo d'analizzare più da vicino le portentose virtù di queste motociclette che ormai sciamano a Londra peggio che mosche fastidiose. Ah, i bei tempi dei cavalli e dell'aristocrazia terriera! ^__^

mercoledì 1 maggio 2013

Folgorato come Lovecraft sulla strada di R'lyeh



Nell'approcciare i testi di Lovecraft è davvero, davvero difficile allontanare la maledizione della coppia Gianni Pilo&Sebiastiano Fusco. Sulla cui sapienza nel campo non posso certo dubitare, e tuttavia confesso che dopo anni che leggo Howard, Lovecraft, Tolkien e in tempi più recenti Clark Ashton Smith, trovare in ogni singola prefazione la loro firma, la loro caratteristica impronta, cominciava a stancarmi.
Per anni infatti gli unici brandelli di biografia che continuavo a trovare sulla vita di Lovecraft erano affidati alla loro penna; in trite biografie che per quanto inizialmente interessanti tendevano a una certa ripetitività.

In tempi recenti la situazione non è andata migliorando; il fatto che prefazioni e considerazioni sul testo vengano ora svolte d'autori totalmente estranei all'ottica lovecraftiana- come un maestro di Thriller quale Altieri! - o affidate alla lente distorcente e ai vaneggiamenti dei Wu Minghia... Se possibile la situazione è dunque scivolata in un mare di fango ancor più vischioso.

In ogni caso, Lovecraft.
Mi ha sempre incuriosito la vita del Solitario di Providence, ma nella prefazione di ogni testo ho sempre sbattuto i denti sull'interpretazioni, sulle biografie interessanti, ma ridotte di Pilo; mentre nelle più recenti ristampe, le stramberie intellettualoidi di letterati palesemente non all'altezza- meticci idrofobi per usare le parole del buon Hp- mi hanno sempre tenuto lontano.

In questo senso, la biografia di Houellebecq su Lovecraft, Contro il mondo contro la vita, non risolve la situazione; è un palliativo, un sorso di calmante che fornisce un sollievo alla curiosità che mi assaliva, senza tuttavia risolverla completamente. 

Cos'ancora più grave, Houellebecq è molto chiaro nello spiegare come analizzi Lovecraft con l'ottica deformante del suo cinismo, in altre parole con il rispetto e l'adorazione di un fan che possa finalmente esigere un autografo dal suo idolo.

Houellebecq quando scrive non eccede certo in sobrietà, quindi per meglio comprendere il tono della biografia, ho estrapolato alcuni spezzoni dove trapela il doppio stile; houellebecquiano e al contempo lovecraftiano. Due in uno; e possano arridervi i cuccioli di Shub Niggurath!