venerdì 22 settembre 2017

L'utopia di Blade Runner


Sarebbe ingenuo pensare che la storia proceda a cicli che si ripetono ogni tot anni/decenni/secoli, o che al contrario sia una linea retta che procede dal punto A al punto B, mirando a un indefinito paradiso/progresso/ultima soluzione. In realtà, più si studia storia, più ci si rende conto che l'umanità procede per balzi e brusche frenate, ricordando la guida a singhiozzo di un nervoso neopatentato.

Nel campo tecnologico, l'utilizzo di un nuovo strumento, o lo sviluppo dello stesso, non sono necessariamente razionali, ma obbediscono a quanto l'utente percepisce come “l'esigenza” dello stesso, lo scopo per cui è stato creato. 
Pertanto fino a cinque anni fa, ad esempio, si era convinti che le diverse funzioni ora riassunte in uno smartphone fossero meglio esplicitate da diversi, separati strumenti; rispettivamente per la musica, i video, internet, ecc ecc. Un'idea intelligente e con le sue buone ragioni – tutt'ora un lettore ebook è notevolmente più comodo di uno smartphone – ma che dalla gran parte degli usufruitori era percepito come “arretrato”: si desiderava avere un cellulare multiuso, che parodiasse i gadget avveniristici degli ultimi cinquant'anni di fantascienza. In effetti, se si osserva al microscopio lo sviluppo tecnologico degli ultimi vent'anni, risulta sorprendente osservare in quanti e quali modi le interfacce utente, la “leggibilità” delle app e in generale le modalità di utilizzo di una tecnologia siano state legate a doppio filo all'ispirazione derivante dai film e dai libri di sci fi. Una scoperta scientifica che possiede le potenzialità di svilupparsi in una tecnologia di massa diventa tuttavia tale solo quando viene filtrata dalla rielaborazione di artisti e designer, che la rendono “comprensibile” per l'uomo comune. Il saggio Make it So. Interaction Design Lessons from Science Fiction (2012) muove proprio da queste premesse, dimostrando l'influenza di film come Minority Report e Blade Runner sulla tecnologia di ogni giorno. Le schermate touch, le icone, le dimensioni e le forme dei cellulari sono state radicalmente trasposte dalla fantascienza recente, cercando di realizzare le invenzioni degli artisti e degli sceneggiatori. Il punto su cui occorre soffermarsi è come non fosse affatto scontato che ad esempio il tablet e lo smartphone prendessero la direzione che hanno preso, che seguissero quella tipologia, quel genere di rapporto con l'usufruitore. Si è dato al cliente quanto si aspettava sulla base di quello che pensava fosse il futuro – ma era un futuro inventato, non necessariamente un destino ineluttabile.



venerdì 15 settembre 2017

Lo scrittore nerd deve sparire


Il termine “nerd” non è un concetto filosofico, non è una parola scientifica che denomina una precisa classe di oggetti, non è il prodotto di uno studio di sociologia weberiana. 
Nerd è semplicemente un appellativo che ci si lancia a vicenda, una rete acchiappa-definizioni, un pallone da spiaggia che si calcia malevoli, colpendo il malcapitato di turno. Chiunque definisce nerd chi vuole: è letteralmente impossibile dare una definizione precisa. 
Nerd può essere (era, oggigiorno?) l'appassionato di computer. O il programmatore vero e proprio. O l'appassionato di videogiochi. O il pirata informatico (esistono ancora?). Ma nerd è anche il giocatore di ruolo. Di giochi da tavolo. Di giochi di miniature. Il neckbeard che assembla modellini. 
Nerd è anche l'appassionato di cultura pop. Di fumetti. Di film di supereroi. Di film di genere. Di film horror. Di librigame. Di... certo, c'è un minimo comun denominatore, ma con lo sdoganamento e la conseguente popolarità della cultura di genere e pop(olare) il termine è più che mai volatile


venerdì 8 settembre 2017

Alan Moore su Trump, la magia e tante altre cose


Alan Moore recentemente è stato intervistato dalla televisione francese, con una miniserie di otto video, dove nell'arco di pochi minuti riassume le sue posizioni e le sue riflessioni sul mondo, la politica, il cinema e ovviamente, la magia. Come H. P. Lovecraft, Alan Moore è quel genere di scrittore che trovo interessante tanto – se non a volte di più – delle sue opere. Ormai mi è impossibile capire se ho anch'io le sue stesse opinioni perchè la penso allo stesso modo, o semplicemente perchè l'ho talmente letto e ascoltato che l'ho interiorizzato e lo ripeto a memoria (!).
Ad ogni modo, visto che la trasmissione è in inglese con sottotitoli in francese, ho pensato di tradurla per mio conto e pubblicarla qui; ovviamente non è tutto e alcune espressioni mi erano indecifrabili. Consiglio, as usual, di rivolgersi alla versione originale, che è anche bene diretta. I francesi hanno una cultura in campo popolare invidiabile – saranno una manica di arroganti in altri campi, ma nell'arte e nella scrittura non li posso che invidiare.


mercoledì 6 settembre 2017

"La pubblicità è il nuovo carbone": Tristan Harris su Internet e i social


La politica americana non è la politica italiana e alcune volte la partecipazione emotiva degli italiani a quanto avviene negli States rasenta il paradosso. La morte di alcune star o di alcuni attori rappresentano occasioni di commemorazione grottesche, che stento a giustificare considerando i macelli di civili e non-civili nel resto del mondo. Tuttavia, è innegabile che per la posizione di equilibrio e controllo geopolitico, tenere un occhio aperto sulle attività nella Casa Bianca non fa mai male, specie per l'interconnessione delle tecnologie digitali che derivano ancora in gran parte dal villaggio (globale) della Silicon Valley. Internet – se si può ancora parlare di Internet – rimane nei suoi server e nella sua struttura di base in territorio americano. Teoricamente, come osservava il fondatore di PirateBay, è ancora possibile “staccare la spina”. Allo stesso modo, decisioni prese negli States possono influenzare le grosse proprietà dei social.
But thanks to the centralization of the internet, (possible) censorship or surveillance tech is a whole lot harder to get around. Also, because the internet was an American invention, they also still have control of it and ICANN can actually force any country top level domain to be censored or disconnected. For me that's, a really broken design. (intervista del 2015 a Peter Sunde, Vice). 

lunedì 4 settembre 2017

Jakabok: Il demone del Libro o nel Libro? Il diavolo sta nei dettagli...


Esperienza davvero insolita per Clive Barker. Il maestro dell'horror autore di Infernalia e de Il Gioco Dannato e regista di Hellraiser, come da prassi per molti autori, stava firmando agli acquirenti le copie del suo ultimo romanzo Cabal alla famosa Forbidden Planet di New York, quando un suo ammiratore gli si è parato davanti con un rasoio e si è tagliato il braccio chiedendo di avere un autografo con il sangue.
In una intervista pubblicata il giorno dopo dal Washington Post Book World lo scrittore di Liverpool ha detto di aver preso la cosa come uno scherzo e di imputare l'atteggiamento... impulsivo del fan al caldo e alla lunga fila.
La copia di Cabal è stata firmata comunque con il sangue, proprio come da esplicita richiesta...