martedì 31 marzo 2015

Basta supereroi, please


In origine Batman non era un supereroe, ma un investigatore. Proprio così, esatto.
Negli anni quaranta/cinquanta, le avventure di Batman erano dei gialli: occorreva trovare un colpevole sulla base d'un certo numero di indiziati, scovare gli indizi e infine scatenare una “sana” scazzottata. Certo, Batman era un investigatore con mantello, calzamaglia e orecchie da pipistrello. Ma pur sempre un supereroe investigativo. Se il furfante, o la malvagia mafia italiana, osava reagire a volte usava una pistola, o qualche primo “bat-aggeggio”.
Se non mi credete, prima di sputare sentenze leggetevi i fumetti dell'epoca, gratuitamente disponibili sul ComicBookPlus, come sul Open Culture. Scott McCloud, il noto decano del fumetto, sottolinea chiaramente nella monumentale opera “Reinventare il fumetto” le reali origini di Batman:




Le origini del nostro giustiziere mascherato sono dunque chiare: poliziotto vigilantes, sul fascistoide andante. Per l'epoca, tolte quella sospensione dell'incredulità per le orecchiette di gomma, è un normale eroe da fumetto. Non differisce significativamente dal tipico eroe pulp mascherato, quale gli anni quaranta e cinquanta continuavano a sfornare senza sosta. L'oracolo Jess Nevins ve ne saprebbe elencare molti altri, alcuni certo più intelligenti e interessanti del nostro Batman.
L'uomo pipistrello è figlio dunque d'un epoca diversa dalla nostra, quella degli anni cinquanta.
Maccartismo, americanismo rampante, guerra fredda, misoginia&tabagismo, colonialismo del dollaro oltreoceano... Una mentalità puritana che privilegia gli scontri Bene vs Male, dove il Bene è lo status quo e il Male micidiali concentrati di fobie socialiste.
Nulla di piacevole e nulla di particolarmente aggiornato ai giorni nostri.
L'americano dei primi anni cinquanta è una creatura profondamente diversa dall'americano della liberazione sessuale degli anni settanta; così come quest'ultimo inorridirebbe di fronte all'americano repubblicano dell'epoca di Reagan; e questi pure brontolerebbe più di un anatema al vedere la tanto decantata “fine della storia” smentita dal terrorismo dell'ultimo decennio.
Chi la storia la studia, si rende rapidamente conto quanto cambino gli uomini e quanto cambino usanze&società. Questi cambiamenti non si misurano in secoli, ma in decenni. Cercare un filo rosso comune alle vicende storiche o pretendere che, alla base, l'essere umano rimanga uguale è profondamente sbagliato. La storia non ripete sé stessa, non è maestra di vita. E' ingannevole immaginare che l'uomo con pipa e giornale degli anni cinquanta ragioni e agisca come l'uomo collo smartphone e la t-shirt del ventunesimo secolo.
Persone diverse, epoche diverse.
L'americano degli anni cinquanta non è l'americano d'oggi e allo stesso modo i supereroi degli anni cinquanta non possono essere i nostri.
Eppure, qui il meccanismo si inceppa.
Nonostante ci separi infatti un abisso in termini di mode&mentalità dal secondo dopoguerra, ci ostiniamo a leggere Batman. Nonostante ci separi un crepaccio inenarrabile dagli anni sessanta e dagli x-men, ci ostiniamo a leggere di Wolverine. E badate. Non è la distanza o l'interesse che spinge a leggere questi supereroi: non abbiamo con loro la distanza (il gusto?) mentale che abbiamo coi classici quali Dickens, Melville, Poe ecc ecc Non li leggiamo, perché li sentiamo capostipiti. Piuttosto, leggiamo Batman perché lo riteniamo un nostro eroe, un supereroe del nostro tempo. Ma non è del nostro! E' degli anni cinquanta. Un giustiziere mascherato da pipistrello non è un'idea moderna. Non potrà mai esserlo. Trascinati, costretti fuori dal loro naturale ambiente questi supereroi letteralmente impazziscono. Un pensionato vede il mondo cambiare e diventa un feroce reazionario, non per la direzione verso cui il mondo cambia, ma per la paura del cambiamento stesso.
Allo stesso modo, gli attuali supereroi sono pensionati; gli aggiornamenti si limitano a cambi di make up, di trucco e tecnologie, ma in nuce restano supereroi d'un altro secolo. Sono feroci, reazionari... Un po' frustrati, ammettiamolo. Il Batman filmico di Nolan è un Batman violentemente conservatore, come osservava Zizek; e questo non per voluta scelta di Nolan, ma perché un giustiziere del genere, nel ventunesimo secolo, con un'ideologia del genere, deve per forza essere reazionario. Se prendiamo i valori degli anni cinquanta e li trasportiamo nel ventunesimo secolo sembreranno tragicamente antiquati. L'unico modo per imporli risulterà la violenza. Il fascismo, non a caso, è il tentativo di fissare “per fermi” un set di valori e un modello patriarcale di società, pur mantenendo l'accelerazione tecnologica caratteristica della modernità. Batman fa proprio questo: si aggiorna nelle tecnologie, ma continua a venire dal lontano 1939. E li mantiene quei valori! Nonostante alcune opere geniali, come il Batman rincoglionito di Frank Miller e il Batman fiabesco e ingenuo di Burton, il supereroe della DC è risolutamente conservatore.




Vogliamo parlare della Marvel? 

Gli x-men potrebbero sembrare un esempio positivo, ma non lo sono. Emarginati, incompresi e temuti dal normale essere umano, gli x-men vivono segregati dal mondo. Sono simbolo di tolleranza e nonostante l'odio che li circonda soccorrono sempre il “fratello uomo”. Tuttavia, ancora una volta la pervicacia di trasportare valori degli anni sessanta nel ventunesimo secolo ha prodotto risultati aberranti: chiarissimo ad esempio, come gli x-men sostanzialmente siano segregati. Una forma di apartheid durissima, dove non è consentito mescolarsi agli esseri umani. La scuola “speciale”, l'estraniarsi dal razzismo “umano” sono per il ventunesimo secolo sconfitte: perché significano che non c'è stata integrazione tra esseri umani e mutanti.
Gli x-men negano la possibilità di mescolare le razze, negano la possibilità – pure attualissima – di coesistenza tra persone diverse. Chi possiede handicap se ne deve filare. In un'altra classe, in un'altra scuola. Un'idea di tolleranza sì, ma degli anni sessanta!
Il discorso vale in generale sia per i film che per i fumetti. Il film ovviamente farà riferimento all'archetipo per eccellenza del supereroe in questione e per forza di cose ne reitererà i valori. Esistono certo eccezioni, il già citato Burton, e Sam Raimi per la trilogia di Spiderman. Tuttavia il passaggio alla celluloide ha sostanzialmente eliminato quei pochi progressi fatti negli anni; riportando tutto alle origini. Again.
Non voglio ovviamente suscitare sensi di colpa. Non c'è nulla di male nei fumetti di supereroi e c'è molto di buono nella produzione sia passata che attuale. Se il lettore “tipico” di supereroi è ostile per principio al nuovo non è perchè intrinsecamente cattivo.
E' perchè costretto a leggere avventure sorpassate di supereroi sorpassati.
E' perchè costretto a leggere avventure reazionarie in un universo immobile e stagnante.
E' perchè costretto a leggere solo fumetti di supereroi, come se il fumetto non possa essere altro... Se non era per i manga – che poi andrebbero chiamati fumetti giapponesi – anch'io avrei continuato a pensare che Fumetto = Supereroe.
Se ci pensate, Marvel&DCComics sopravvivono dal secondo dopoguerra.
Mezzo secolo di supereroi stantii. Non sarebbe ora di finirla?
Di dare alle nuove generazioni linfa vitale, senza per forza dover rivitalizzare il vecchio?
Siamo nel ventunesimo secolo, diamine. Dobbiamo superare quanto hanno fatto i nostri predecessori. La società, sia europea che americana attuale è tra le più complesse, delicate e mescolate siano mai state create. Non abbiamo più l'omogeneità etnica, sociale, politica che avevamo nella guerra fredda. E per quanto ci sforziamo, non l'avremo mai.
Come possiamo pretendere che supereroi tanto semplicistici riescano a catturare le masse?
Come possiamo pretendere di dar voce a società tanto complesse e delicate con adolescenti spara-ragnatele e uomini pipistrello?
Dobbiamo abbracciare la molteplice visione di culture e società che vengono oggi presentate. Abbracciarle e sfruttarle come un'opportunità più unica che rara di creare qualcosa di nuovo.
Nessuno vuole che il ventunesimo secolo sia un'imitazione da discount del ventesimo.
Credo meriti di meglio.
Un certo Alan Moore, nel lontano 2013, lo spiegò piuttosto chiaramente:

AM: Yeah, that was it. I was seven, seven or eight, something like that, and they were fine, they were brilliant entertainment for children of that age. But it seems to me that – surely the people of the 21st Century deserve something of their own, something that was actually crafted in their times, with their sensibilities in mind.I don’t really see – I mean, much as I would love to just recycle the 1960s forever – we need never have bothered with another decade, in my opinion, if we’d have just rerun it every ten years, that would have been great. But – that is actually what we’re doing, and I don’t think it’s very good.
I really don’t see that – why we should be rerunning variations upon the music of the sixties and seventies. Yeah, I loved it, but this is 2013, you know. It’s – that’s not good enough. This century needs its own music, it needs its own comics, it needs its own concepts, and I – I am also a little worried that perhaps – I mean, I have said that, in the 1980s, comics didn’t actually grow up. I know that there were all those newspaper articles that said ‘Bam! Sock! Pow! Comics have grown up,’ but actually Bam! Sock! Pow! No they haven’t. No, it’s – what they did was, I think, and this might be a controversial statement, but, I think they met the emotional age of the general public, coming the other way. It’s like – there has been a retreat, I think, in this century. I think that because of the burgeoning levels of complexity that assail the entirety of our culture – yes, this is understandable. It’s too much for a lot of people. We were not designed to take complexity like this, and no previous human generation has ever had to take complexity like this. I can understand why people would want to retreat from that. I could understand why they would perhaps be more comfortable with the things that they enjoyed when they were children in simpler times. I can understand all of this. I just don’t think that it is what is best, either for people individually, or for culture. And also, I really just hate to see people having a good time, and enjoying themselves. [audience laughter]


Questa frattura Supereroi Vs Realtà era magari accettabile negli anni ottanta, ma ora in un 2015 mai prima d'ora così complesso e variegato risulta grottesca. Certo, come osserva Moore, un mondo complesso richiede narrazioni complesse, e narrazioni complesse richiedono maggiore impegno dal lettore e dallo scrittore. E in un'epoca dove tutto cospira per privilegiare la doppietta velocità+semplicità, dove il passatempo preferito sembrano le serie tv e dove si continua ostinatamente a fingere di vivere negli anni ottanta (!) questo appello risulta fastidioso.
A scanso di equivoci: non sono contro i supereroi.
Sono contro personaggi vecchi e stravecchi, che provengono dal fondo dell'abisso stantio del fumetto americano e pervicacemente continuano a fare appello a una fascia di lettori sempre più chiusa.
Un vero supereroe del ventunesimo secolo dovrebbe rivolgersi in primo luogo alla sua prima fascia d'età, i bambini. E proporre supereroi adatti a chi è nato negli anni duemila. Non negli anni cinquanta, non negli anni sessanta, non nei stramaledetti anni ottanta. Per chi è nato adesso. Questo non impedirà a chi è adulto di apprezzarli comunque, come non cancellerà quanto di stupendo ha prodotto il fumetto americano nelle ultime decadi. Tuttavia, un cambiamento radicale è necessario.
La Marvel ci sta provando, a “rammodernare” il parco-macchine dei suoi supereroi. Si sa, Captain America afroamericano, Ms Marvel musulmana ecc ecc. Un'uguale svolta l'ha intrapresa la DC, ripartendo da zero con tutte le sue serie. Tuttavia ancora una volta questi non sono che palliativi.
Non basta ridipingere la facciata di un edificio a pezzi per farla sembrare nuova: occorre demolirlo pezzo per pezzo e ripartire dalle fondamenta. Al nocciolo, anche dopo questa (falsa) ripartenza, i fumetti di supereroi che vedono continuano a essere i soliti, mentre le nuove leve di fine anni novanta sono, se possibile, ancor più in minoranza.
Ma naturalmente, che parlo a fare! Chi osa criticare i supereroi è automaticamente contro i supereroi e contro il fumetto, esattamente chi osa criticare alcuni aspetti dei videogiochi è automaticamente “contro” questi medium emergenti.
Non tange nessuno che, perchè un medium venga riconosciuto, lo si deve rendere oggetto di critica. Il mondo dei romanzi non sarebbe quello che è senza secoli di critica letteraria, esattamente come la cinematografia, la musica, l'arte... perchè il medium cresca occorre la maturità di accettarle, alcune critiche. Di accettare che non è perfetto, che c'è molto da migliorare.
Ma d'altronde, avendo citato Moore, sono gli stessi che amano il Bardo di Northampton per Watchmen e V per vendetta e quando gli citi il bellissimo The Swamp Thing, o Prometethea, o Tom Strong spalancano gli occhi ingenui...

Articoli correlati: Vomito ergo sum

Fonti:
Citazione dalla serata londinese trascritta dall'eccellente Pádraig Ó Méalóid:
Lance Parkin’s Magic Words: An Evening with Alan Moore – A Transcription

lunedì 23 marzo 2015

Il Trono della Luna Crescente, di Saladin Ahmed


Dhamsawaat è una grande città nel mezzo del deserto: una metropoli araba sul modello di Samarcanda, o delle innumerevoli città che costellavano il medioriente nel basso medioevo. Nasce attorno a una fonte d'acqua, si sviluppa in un confuso agglomerato di casupole e minareti dalle alte guglie sulle fondamenta di civiltà più antiche, di probabile matrice ellenistica/egiziana (gli dei morti). E' retta da un potere centrale, il Califfo, con una sua corte di maghi, indovini e sacerdoti. Il Califfo governa Dhamsawaat con pugno di ferro, grazie al potere conferitogli dal trono della luna crescente.
Adoulla Makhslood è un uomo anziano, membro dell'ordine dei Cacciatori di Ghul. E' un esperto nelle arti mistiche, a suo agio a combattere contro demoni e mostri partoriti dall'adorazione dei vecchi dei pagani. Lo aiuta Raseed, un giovane derviscio esperto nel combattimento a mani nude e con la scimitarra. D'agilità spaventosa, è tuttavia poco più di un ragazzo cresciuto come un monaco guerriero. Raseed aiuta Adoulla nei combattimenti, mentre Adoulla aiuta Raseed nelle occasioni sociali, cercando di sciogliere un po' la rigida mentalità del ragazzo.
Proprio mentre Adoulla gusta una tazza di tè al cardamomo riflettendo d'essere troppo vecchio per questo genere d'imprese, scopre una terribile minaccia all'ordine di Dhamsawaat. Una coppia che viveva nelle paludi è stata brutalmente assassinata, l'unico sopravvissuto il figlio, che racconta balbettando di demoni soprannaturali, altrimenti chiamati ghul. Sul luogo dello scontro, Adoulla e Raseed vengono salvati da un'imboscata di ghul solo per intervento di Zamia, una selvaggia dalle tribù del deserto. La ragazza è l'unica sopravvissuta della tribù, massacrata dagli identici nemici soprannaturali che devono affrontare Adoulla e Raseed. Zamia inoltre è una mutaforma, in grado di trasformarsi in una leonessa ringhiante, le cui zanne sono tra le rare armi in grado di ferire un ghul. E' ormai chiaro che c'è la mano di un mago votato all'Angelo Traditore, in tutto questo...


lunedì 16 marzo 2015

Il Rinascimento nero di Nova Aetas, il post apocalittico di The Edge e altre meraviglie soldatesche


Ero piuttosto indeciso se continuare a scrivere di modellismo e miniature qui sul blog, considerando le diverse tematiche che tratto di solito. E' vero, c'è un chiaro nesso tra molti appassionati di fantasy e fantascienza e giochi tridimensionali, ma all'opposto c'è anche una vasta maggioranza di persone che all'idea di giochi di miniature&dadi comincia a schiumare e sbraitare “immaturo!”, “rimbambito!” e altri antipatici epiteti. 
D'altronde, basta visitare un negozio di modellismo storico per sperimentare la spiacevole sensazione che per la fascia (anziana) di modellisti, non esista altro che la seconda guerra mondiale, l'età napoleonica e ovviamente i trenini. Dal lato opposto della barricata, i giocatori da tavolo considerano i giocatori di miniature collezionisti monomaniacali e non hanno nemmeno torto!
Ad ogni modo, rant a parte, penso che un articolo mensile di segnalazioni sia una bella idea. Non ingombra il fulcro del blog, ovvero libri e scrittura, ma permette una divagazione leggera. L'ultimo esperimento in tal senso è stato debitamente apprezzato: vi segnalavo il kickstarter di Conan, che mi sembrava promettente. Non mi sbagliavo affatto, perché il progetto di gioco “filologico” ha avuto un successo straordinario, ben oltre le mie aspettative quando ve ne parlavo. Hanno (abbiamo!) raccolto oltre 3 milioni di dollari! Non male per un giochino di soldatini ispirato a un'ambientazione violenta e immatura con un barbaro protagonista (cit.) Ancora una volta, al di là dell'irrealistica data di consegna, che dovete immaginare rimandata di almeno 6 mesi, vi consiglierei di nutrire basse aspettative verso le miniature in questione. E' vero, dalle foto sembrano splendide e gli sculpt sono di una maestria rara... Epperò sono solo prototipi in resina, non il prodotto finale. L'amalgama di plastica e resina che hanno deciso di utilizzare sembra buono e conterrà un buon livello di dettagli. Sarebbe tuttavia stupido aspettarsi una qualità altissima, pari alle foto mostrate. Purtroppo i progetti di Kickstarter sono pieni di questo generi di trucchetti, di detto-non detto.
E' lecito, se contenuto entro certi limiti.

Dopo un mese sonnacchioso, marzo si sta rivelando semplicemente esplosivo.
Solo nella scorsa settimana il numero di giochi di miniature lanciati è stato altissimo per gli standard del genere. Sono per lo più piccole case di produzione, ormai specializzate a usare il crowdfunding come volano pubblicitario e formidabile mezzo di marketing. Va da sé che più “ricca” è la società che ci sta dietro, più immorale è il tutto. Andrebbe giudicato caso per caso, valutando con attenzione. Non andrebbe ad esempio mai supportata un'azienda che non ha ancora consegnato il prodotto di un precedente kickstarter e ne apre invece un altro. In quel caso, tranne per le aziende più grandi come la Mantic Games, vi stanno fregando: il precedente kickstarter ha richiesto più soldi del previsto e si cerca di “rattoppare” i debiti usando i clienti di kickstarter come una banca. Della serie, “raccogliamo i soldi e si vedrà...” Sono casi rari, ma insegnano come sia sempre bene non investire grandi somme, a meno di progetti che non stiano veramente a cuore.
Io sono al verde – sai che novità – quindi mi limito a guardare e analizzare.


Il primo progetto di Kickstarter ha l'onore d'essere italiano!
Lanciato il 4 marzo a mezzanotte, è un gioco da tavolo con miniature con sistema di crescita progressivo e una sofisticata intelligenza artificiale al posto del master. Ogni giocatore controlla un eroe e la banda nel suo insieme affronta diverse avventure in una campagna appositamente scalata. E' tutto incluso nella scatola, dagli scenari alle case, persino gli alberi!

lunedì 9 marzo 2015

Conan! (Fantacollana 13)


Ho letto per la prima volta Conan quando avevo tredici anni e ho passato, come con Lovecraft, il mio periodo di Conan-mania, in cui leggevo tutto quello che riuscivo a trovare sull'irsuto barbaro di R. E. Howard.

Negli ultimi tempi, in concomitanza col kickstarter del gioco da tavolo di Conan e dopo aver rivisto il film di Milius, che non assaporavo da tanti anni, ho deciso che era giunto il momento per una sana rilettura. Quando lessi Conan, lo lessi nelle edizioni della Fantacollana, comodi volumetti con aggiunte spurie del grande Sprague de Camp. Già all'epoca introvabile, si poteva tuttavia prendere a prestito in biblioteca ed è in effetti proprio quello che feci. Per questa rilettura mi son detto: perché non rifarlo? Dopotutto, non ho certo intenzione di spendere denaro su denaro per rintracciare ogni singolo racconto in ogni singola edizione in cui è attualmente dispersa la produzione di Howard. Sono baldanzosamente andato nella stessa biblioteca in cui andavo da piccolo, ho svolto una piccola ricerca e voilà, i libri erano ancora disponibili dopo tutti questi anni. E' un piccolo miracolo, detto considerato che solitamente urania&fantasy sono i primi libri a venire eliminati dal catalogo, Cthulhu solo sa perchè... (1)

Spezzetterò questa rilettura di Conan in diversi articoli man mano che, compatibilmente con altre letture e altri impegni, progredisco nelle avventure della magnifica Hyboria. Seguiremo la suddivisione della mitica edizione della Fantacollana, di conseguenza analizzeremo prima le avventure del Conan giovane, poi del Conan mercenario, re, pirata ecc ecc
Andremo pertanto in ordine di anzianità. Non mi limiterò a citare i racconti howardiani puri, ma andremo a leggere anche le rielaborazioni e pastiche di Sprague de Camp&soci. Sono normalmente contrario alla fan fiction, ma Sprague de Camp è tanto bravo quanto deplorevolmente ignorato dai lettori.
Questa prima tappa coprirà pertanto le avventure del Conan giovane e inesperto, che s'improvvisa ladro e confida nella pura forza e istinti del barbaro per raggiungere la vittoria.