sabato 28 aprile 2012

Gioco di specchi


I vantaggi della scrittura risiedono senza dubbio nella gratificazione immensa che ti si spalanca quando alla domanda "Cosa fai nella vita?" rispondi con aristocratico sussiego " Scrivo".
Se siete in un bar, col gomito poggiato sul bancone, un calice di vino in mano e una ragazza leggermente brilla che vi fissa adorante non esiste risposta migliore.
Ed ecco palesarsi l'immagine di questo scrittore che fra mille tormenti scrivendo di notte su un'antiquata macchina da scrivere forgia un magnifico romanzo.
Magnifico! Magnifico!
- E di te cosa posso leggere?-
E qui casca il palco, e con gran fragore. Perchè, ti rimprovera la coscienza non hai ancora pubblicato nulla, nel vasto mondo cartaceo. E quanto al tuo microcosmo di racconti e abbozzi di romanzo? Cosa far leggere? Forse il lungo racconto di una capitanA piscopatica in una sfilacciata ambientazione dal sapore vagamente ottocentesco? Diverse strambe e grottesche fan fiction ambientate in un mondo fantasy che sarebbe decisamente troppo nerd nominare?
Serve a questo punto un racconto portfolio.
Il racconto portfolio (definizione del buon Forlani) deve rispondere ai seguenti requisiti:
  • Relativamente breve... Il lettore casuale fatica a leggere su schermo di pc/ prova un istintivo timore a stampare qualsiasi documento sputacchi internet, anche se consigliato.
  • Complesso quel tanto affinchè avvinca il lettore; preferibilmente la tematica deve contenere traccia di poesia, riflessione sulla scrittura stessa (opzionale) temi intimisti/ pseudofilosofici/ strappalacrime; questo perchè indifferente quanto sia infondata come diceria fantascienza e fantasy sono dalla larga maggioranza considerati, la prima argomento ammuffito fermo ad Asimov, la seconda "roba poco seria" buona per bimbetti e ragazzotti non troppo svegli.
  • Offire comunque un buon esempio di stile e tematiche che ci sono care, pur ringhiando di fronte alla necessità di mantenersi nei limiti dell'angusto politically correct.
Insomma ho quest'idea di un racconto che vada bene per tutti, fratelli, nonne, vecchi professori in pensione, amici, compagni di corso universitario, fratelli di bevute, ecc ecc
Da parte mia avevo recentemente partorito "Gioco di specchi". Compare la tematica- assai abbozzata per essere sinceri- dell'artista che incontra la propria opera d'arte; la protagonista è femminile e soffre di vaghe psicosi/ turbe asociali (un mio classico); inizia in media res, tanto per uncinare il lettore nella narrazione; le forze dell'ordine appaiono spietati carnefici (ah la cara vecchia paranoia! xD)
Volete la verità? Trovo sia dannatamente banale come scritto, e pure pretenzioso. Però dovunque lo posto piace, per cui il mio personale racconto portfolio devo averlo azzeccato.
E voi? Qual'è il vostro racconto "tipo"?

La sciarpa! La sciarpa!

sabato 21 aprile 2012

Duello nelle tenebre

Donne, dirigibili e brutti contadini IX

Come sempre, se vi sono passaggi che risultano poco chiari commentate. I combattimenti in questo senso risultano spesso un delirio.

Il buio avvolgeva le strade, tranne per l'ordinata illuminazione dei lampioni a gas e l'occasionale baluginio degli occhi di qualche gatto randagio. Katherina sostò presso la luce, ascoltando con smorfia all'angolo del viso i lamenti di un mendicante tormentato dal freddo.
"Troppa feccia, per le strade. Ma con simili pusillanimi al potere, non mi meraviglia che nessuno abbia il fegato di fare un po' di dannata pulizia". 

giovedì 12 aprile 2012

Lo scrittore macchina e qualche riflessione


Viene spesso naturale paragonare Internet a un mare sterminato da cui attingere secchi d'informazioni e conoscenza, ma nella mia opinione un paragone ben più azzeccato è reso dal pentolone della strega, in cui si mescolano e rimescolano ogni genere d'ingredienti, per giungere a volte a saporite minestre, a volte pasticci inguardabili, per non citare le sfortunate occasioni in cui a riemergere sono occhi di pecora, o vecchi scheletri vaporizzati.

Un piatto alquanto saporito che ho invece trovato qualche gorno addietro è stata la traduzione (amatoriale, ma nell'insieme ben fatta) delle lezioni di scrittura di Chuck Palahniuck.
Ormai, da quando ho deciso che la scrittura non era dono divino, ma semplice materia scientifica ho letto più manualistica possibile sull'argomento, incominciando con l'autobiografia On Writing, spaziando all'ottimo "Smettetela di piangervi addosso: scrivete un best seller", leggiucchiando infine Writing Fiction for Dummies.
Ti accorgi dopo un paio di letture che se cambia la forma o la chiarezza nell'argomentazione gli argomenti di base rimangono spesso gli stessi; Show don't tell, niente avverbi, descrizioni dinamiche, ecc ecc


Palahniuck è diverso? Certo che no. La chiarezza tuttavia con cui di volta in volta tratta i diversi argomenti rimane magistrale e meriterebbe comunque una lettura: laddove King si sbrodola in cinque pagine di spiegazione, anneddoti e divagazion, Chuck opta per poche incisive frasi, condite da esempi tanto violenti quanto calzanti.

Riguardo lo show dont't tell, ecco cosa consiglia:

E’ ok usare un verbo di pensiero per essere più brevi, per esempio quando hai cose importanti da fare? E disfare il verbo distoglierebbe l’attenzione dal focus?

Risposta: Per i prossimi 6 mesi no. Trova il tuo vero focus e stai con quello. Se hai bisogno di usare verbi di pensiero per spiegarti, potresti non essere chiaro abbastanza su quello che vuoi mostrare. Ancora, fai finta di essere una macchina fotografica, una distinzione minimalista chiamata “angelo registratore”, che deve dimostrare tutto con l’azione. Non puoi spiegarla.
Sul "Mostrare, non raccontare" ne ho sentite tante, ma imperativi così forti rimangono unici. Lo scrittore macchina fotografica/ telecamera è una definizione da scolpirsi in testa a lettere di fuoco U__U

La più comune conseguenza dello show don't tell consiste nell'(in)evitabile allungarsi della trama, dovuta alla ripetuta e ossessiva descrizione di ogni singola azione, in lunghe liste che presto annoiano il lettore.
Ecco la soluzione.

Ok, Chuck. Ho applicato la tecnica “spacchettamento” a una storia e la lunghezza di questa é raddoppiata. Ed era già troppo lunga. Dopo averci pensato sopra per un paio di giorni, mi é uscita questa domanda: scrittori come te, Denis Johnson e Bret Easton Ellis sembrano sapere esattamente quali dettagli includere in una short story e quali tagliare. Quali parti di una storia ricevono più enfasi di altre. Io sembro enfatizzare ogni cosa per paura che il lettore non abbia il quadro completo. Quale regola, trucco o guida puoi dare per aiutare me e altra gente che potrebbe avere questo problema?
Grazie per l’aiuto. Questo workshop é mega.

Risposta: Trova un modo per raccontare la tua storia in UNA pagina. Poi in due pagine. Aggiungi quello di cui hai bisogno. Scrivi per rendere la tua storia il più breve possibile - con poche o nessuna descrizione - solo un sacco di azione fisica. Fidati che il lettore seguirà l’azione e inventerà la sua argomentazione dietro quella. La gente seguirà l’azione. Poi fidati e smetti di provare a controllare troppo. Ma prima di tutto, TU sai cosa succede nella storia? Troppo spesso gonfiamo la storia perché stiamo nascondendo una mancanza di eventi. O perché questi eventi non sono forti abbastanza per reggere una storia intera. Questo é il perché buone short stories fanno buoni film, perché l’azione é compressa e succede bam-bam-bam in breve tempo.
Dopo aver letto buona parte del workshop di scrittura viene naturale chiedersi se davvero Chuck applica i suoi stessi insegnamenti alle proprie opere. La risposta sarebbe un deciso "Ni": nei romanzi finora letti (Cavie, Fight Club, qualche racconto, Survivor) viene spesso adottato un io in prima persona che rende superfluo (e vano) buona parte del discorsetto dell'oggettiva "macchina fotografica". Inoltre una certa  ripetitività dei temi di fondo, uniti a un turpiloquio grottesco m'impedisce di promuoverli a pieni voti. Anzi azzarderei a dire che se da un lato lo stile di scrittura di Palahniuck è decisamente rivoluzionario, dall'altro spesso gli mancano le idee necessarie per giungere la capolavoro con la C maiuscola.
Unica luminosa eccezione, Fight Club.

Chiudo con una domanda che ho trovato rivelatoria su un classico che ritengo mostruosamente sopravvalutato.

Cosa pensi de ‘Il giovane Holden’ (Salinger. Ndt)?

Risposta: Mi dispiace, non ho letto ‘Il giovane Holden’ dai tempi delle superiori, e quel mondo di scuole private e hotel di città non ha senso per me. Non c’erano strade ‘dentro’ al libro per un ragazzo di una casa roulotte a Burbank, Washington. Dunque, non uno dei miei preferiti.

ma che faccino intelligente ^^

venerdì 6 aprile 2012

Missione Ricerca&distruzione

Donne, dirigibili e brutti contadini VIII parte

Nuovo piccolo capitolo di quest'umile racconto. Manco a farlo apposta, è un interminabile dialogo.
Oh well, suppongo sia venuto più leggibile di certi wall of text, che a volte mi capita di commentare sui forum di scrittura. Nello stile d'ora in poi inserirò i pensieri di Katherina fra "virgolette". Niente più verbi di pensiero, saranno pure utilissimi per chiarire la situazione, che di volta in volta si presenta, ma davvero li trovo imho pesantissimi da leggere in un testo.

- L'aspettavo diversa, capitano. Più materna, forse-
La voce era giunta da uno dei numerosi angoli bui della stanza. Katherina sentiva che gli ultimi effetti dell'erba stavano svanendo e con essa ogni traccia d'allegria. Sciocca senza cervello, pensò rendendosi conto dell'imprudenza che aveva commesso. Il sindaco era un pusillanime, ma non di meno ora questi conosceva una sua debolezza, e non smetteva di rimproverarsi per questo. Ne era a corrente il sindaco, lo conosceva il senatore.
- Immagino sia dovuto alla conformazione degli zeppellin. Quelle forme tondeggianti, conducono a pensare che li guidino donne altrettanto formose e materne.-
- Impressione errata signor...-