Non sono un orientalista, ma
risulterebbe quantomeno spiazzante negare nella storia dell'oriente
l'estremo influsso e importanza della Cina. E' possibile rintracciare
isolati focolai d'inventiva in Giappone, in Corea e nel Sudest della
Cina: ma sia per le dimensioni che per la precoce centralizzazione,
la Cina riveste un ruolo fondamentale. Il flusso di tecnologie e
colture e animali d'allevamento si muove dalla Cina al "fuori"
abitato dai barbari, e per secoli e secoli i popoli confinanti,
quando riuscivano a mantenere un esiguo livello d'indipendenza,
accettavano e imitavano i "cinesi", questo multiforme caos
d'etnie unificato in un unico popolo per volontà ferrea di
un'infinita serie di regnanti inflessibili. Già i primi reperti
scritti del I millennio a.C. mostrano un senso di "razzismo"
e disprezzo nei confronti delle popolazioni confinanti, generalmente
appellati come barbari che mangiano carne cruda, non si legano i
capelli e si coprono di tatuaggi.* La Corea solo negli ultimi
secoli ha infine abbandonato l'antiquato e inadeguato sistema cinese
a favore del suo eccellente sistema di scrittura Han'Gul, mentre nel
campo dell'agricoltura la superiorità di oltre 10000 anni
d'evoluzione ha dominato per lungo tempo.
Importantissimo fattore, la Cina era ai
primi posti nella gara alla tecnologia. Procedeva a passo di marcia,
anzi cavalcava al galoppo più sfrenato: verso il XV secolo, nel
periodo arbitrariamente definito come fine del medioevo, la Cina
disponeva d'un formidabile pacchetto di tecnologie pronte alla
conquista: la ghisa, la bussola, la polvere da sparo, la carta e la
stampa solo per citarne le più note (e utili). I cinesi progettavano
complicati viaggi fino alle coste orientali dell'africa,
intrattenevano relazioni diplomatiche e commerciali con le maggiori
potenze diplomatiche del tempo. Perché dunque quando nell'ottocento
l'Europa spartì come una gustosa torta la Cina fra le varie potenze,
ad affrontare le magnifiche ironclads a vapore non si ebbero intere
flotte, ma solo povere navi in giunchi?
guerre dell'oppio: grazie alle quali la regina vittoria divenne fra le più grandi pusher della storia >_> |
Nell'intervallo fra 1440 e 1453 abbiamo
resoconti di ben sette grandi spedizioni, mirate al contatto e
l'esplorazione con Africa orientale, l'India e con ogni probabilità
in futuro mirate alla circumnavigazione del capo di buona Speranza,
come era già nelle intenzioni del Portogallo.
E quindi? Perché i cinesi non ci
raggiunsero?
E' presto detto: lotte di potere, e in
definitiva, beghe burocratiche. Nell'immensa regione che prendeva il
nome di Cina, la politica veniva gestita da due opposte fazioni di
corte: gli eunuchi e i loro avversari. Gli eunuchi mostrarono negli
anni grande favore nei confronti della tecnologia, incoraggiando ogni
sforzo possibile in questa direzione: dobbiamo alla loro dinastia
illuminata filatoi e orologi ad acqua, bussola e navigazioni
transoceaniche. Ma nel XV secolo gli eunuchi persero terreno, e i
loro avversari presero le redini del potere. Per riflesso, la nuova
dinastia risultava interessata poco alla tecnologia meccanica,
sgradita eredità degli eunuchi Ragionando col cazzo- è il caso di
dirlo- la nuova fazione proibì le navigazioni transoceaniche,
passando poi decennio dopo decennio a bandire selettivamente ogni
innovazione tecnologica. Sparì un po' tutto, e assai velocemente! Nel XVI secolo, la Cina era tornata a livelli medievali, e cominciava
un lungo, lunghissimo periodo di stagnazione culturale, economica e
politica, caratteristica fondante di quella malattia dello stato
chiamata Dispotismo assoluto.
Simili regressi tecnologici possono
venire rintracciati in altre nazioni, sebbene Mai con effetti così
devastanti: ricordiamo il rifiuto del Giappone di archibugi e armi da
fuoco, e il periodo di lungo isolazionismo che ne conseguì; o su
scala minore l'isolazionismo statunitense nel corso delle due grandi
guerre, spezzato solo nell'istante in cui chiaro era il corso del
conflitto. O in ambito vittoriano, il netto rifiuto londinese di
sostituire illuminazione dei lampioni a gas, con quelli elettrici.
Piccoli casi, piccoli regressi.
Il motivo è spesso d'ordine culturale;
ma nel caso più macroscopico, la responsabilità non è di ordine
culturale, bensì burocratica. Fu per colpa di una generazione di
cazzoni, se la Cina rimase indietro.
Fu nemmeno colpa in definitiva
della dinastia regnante, bensì della burocrazia di corte.
E scrivo
burocrazia nel senso più denigratorio del termine, intendo sì,
quell'ampia schiera di scarafaggi in cravatta e giacca che ci
sommergono di cartacce e fogli, bolli e documenti.
In questo senso, il paragone fra Cina e
Italia sorge naturale. E' dagli anni 90, che larviamo immobili nel
brodo d'una burocrazia e politica asfissiante, lentamente annegando
ogni istanza di progresso.
Esattamente come la Cina, ci stiamo
aprendo le vene in piena autonomia, una goccia dietro l'altra.
Non si
può nemmeno dire che sia colpa nostra in fondo. Approfondendo il
paragone, non ho scelto io l'attuale classe politica, e non cesso di
chiedermi come si sia arrivati a una burocrazia così tragicamente
inefficiente e confusionaria. I milioni di cinesi che obbedirono alla
nuova fazione non erano burattini obbedienti, ma persone come noi; ma
sotto lo stivale ferrato di un feroce dispotismo assoluto, il
dissenso non poteva venire tollerato. Nel nostro caso invece la
situazione è uguale diversa, in quanto viviamo in una dittatura
economica democrazia. E d'altro canto, i regnanti presentavano questo
regresso come ritorno alla tradizione; e chiunque abbia vissuto in
Italia sa bene quanto pesante possa risultare il giogo della
tradizione, della vecchiaia, della persona che ha ragione perché SI', perché avendo venti, trenta, cinquanta anni più di te- Ah! -
allora è per forza più saggia. Chissà, forse è vero, forse no.
Certamente stando alle statistiche, sono gli anziani a preferire il
normale, l'usuale, lo più sfrenato conservatorismo. E questo senza
limitarsi alla politica, o alla cultura alta. Basti pensare al mondo
dei romanzi o alla fantascienza; dove se fosse per loro la
fantascienza sarebbe nient'altro se non una parossistica ripetizione
delle astronavi e dei robot di Asimov, sopprimendo così il
figlioletto cyberpunk, per non parlare dell'amato steampunk, bambino
in culla che fra imitatori idioti e fanatici di questa fantomatica
fantascienza "pura", è un miracolo sopravviva.
In conclusione, sia in Cina che in
Italia, alimenta (va) il regresso l'accoppiata
tradizione+burocrazia+classe politica ritardata. Senza trascurare un
popolo ben disposto alla tradizione, addomesticato a dovere, pronto
alla lamentela, ma alieno dall'azione.
Come si può spezzare questo continuo
stato di stagnazione, perpetuo regresso che è l'antitesi più forte
alla vita?
Risposta: non lo so.
Un articolo come questo è inutile,
anzi dannoso. Ammesso che il lettore medio comprenda e superi
l'iniziale introduzione storica e ammesso sempre che concordi con la
critica avanzata, si sentirà soddisfatto e svanirà parte della sua
frustrazione. Per non menzionare proteste e scontri, che sono fra le
valvole di sfogo più efficaci per tenere sotto controllo una
popolazione.
Si forma una protesta. Gli studenti
urlano, stracci di bandiere di ideologie marcescenti e volgarizzate.
Qualche scontro, qualche piccolo ferito. Ogni rabbia o preoccupazione si spegne lentamente.
E intanto il regresso continua,
inesorabile.
Alla Cina servirono cinquecento anni,
prima di recuperare con scosse e improvvisi balzi il gap tecnologico.
Aspetto decisamente più inquietante, come nel caso del Giappone, la
spinta a uscire dallo stato di minorità che si era auto-imposta fu
una spinta violenta, il traumatico incontro-scontro con le potenze
occidentali. In altre parole, ne più ne meno che una guerra.
Dobbiamo sperare in un conflitto, affinché l'Europa, ma io aggiungerei anche l'America, progredisca di
nuovo, bruci nuovo carbone sulle rotaie del progresso? Forse.
Un lettore attento a questo punto
obietterebbe che una guerra già consuma l'occidente, ed è la guerra
al terrorismo. Ma per quanto sia il primo a non essere ferrato nel
vastissimo argomento, è impossibile non constatare come la guerra al
terrorismo alimenti la fornace della guerra, ma senza sufficiente forza a produrre il vapore del progresso. In altre parole, a
differenza della guerra fredda non scuote la stagnazione in cui siamo
immersi, bensì consuma solo risorse e materiali.
A contempo una guerra fra potenze
mondiali risulterebbe folle e apocalittica, e la popolazione non
resisterebbe all'improvvisa escalation di violenza. Anche il
progresso uccide.
In un mondo globalizzato, si perviene a
una sola soluzione: un nemico esterno. Esterno nel senso che deve
venire dallo spazio; in altre parole per quanto bizzarro sia,
bisognerebbe auspicare un'invasione aliena.
La fantascienza in questo senso offre
spesso esempi del genere. Mi viene in mente Impostor, dove la guerra
contro gli alieni diventava nuova spinta propulsiva all'azione e alla
ricerca. Ma sia nella letteratura che al cinema esistono maree di
esempi del genere.
Nell'epoca del villaggio globalizzato, un
conflitto globale rivolto all'esterno è l'unica speranza possibile.
In altre parole, dobbiamo sperare nei
marziani.
* Quest'ultima usanza è assai in voga
nell'idiota adolescenza occidentale :-P
Fonti:
Armi, acciaio e malattie, di Diamond.
Storia moderna, di Carlo Capra.
Libri di Robida sono presenti su
Gutenberg, ma solo in lingua francese, da quanto ricordo.
Sull'invasione cinese, c'è qualcosa
QUI (i deboli di stomaco farebbero bene ad astenersi...)
La soldatessa astronauta è tratta dal fumetto Heavy metal.
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