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lunedì 21 novembre 2016

La bella vita del legionario: Giochi Africani, di Ernst Junger


Giochi Africani, di Ernst Junger, è forse una delle sue opere più leggibili.
Heliopolis è una distopia raffinata, ma decisamente invecchiata cogli anni – lo scienziato alla Steve Jobs è un italiano, per dire – mentre Boschetto 125 è una versione letteraria e pesante delle Tempeste d'acciaio: al contrario Giochi Africani è un vero romanzo, che possiamo rintracciare al genere picaresco. Il nostro protagonista, un alter ego di Junger, è uno studente di sedici anni appassionato di romanzi d'avventura e storie di esplorazione in Africa. Il suo passatempo preferito consistere in leggere, leggere e leggere, immedesimandosi nei protagonisti di queste dime novels di inizio '900. Quando coltivare queste perversioni letterarie non basta più, decide di sfruttare la retta annuale del collegio per fuggire dalla famiglia, comprarsi una pistola e viaggiare in Francia a Metz, con la confusa idea di arruolarsi nella Legione straniera.
La realtà del colonialismo francese e del Marocco in particolare si rivelerà ben'altra cosa...

sabato 1 dicembre 2012

Vomito ergo sum. Dalla Cina all'Italia.


Non sono un orientalista, ma risulterebbe quantomeno spiazzante negare nella storia dell'oriente l'estremo influsso e importanza della Cina. E' possibile rintracciare isolati focolai d'inventiva in Giappone, in Corea e nel Sudest della Cina: ma sia per le dimensioni che per la precoce centralizzazione, la Cina riveste un ruolo fondamentale. Il flusso di tecnologie e colture e animali d'allevamento si muove dalla Cina al "fuori" abitato dai barbari, e per secoli e secoli i popoli confinanti, quando riuscivano a mantenere un esiguo livello d'indipendenza, accettavano e imitavano i "cinesi", questo multiforme caos d'etnie unificato in un unico popolo per volontà ferrea di un'infinita serie di regnanti inflessibili. Già i primi reperti scritti del I millennio a.C. mostrano un senso di "razzismo" e disprezzo nei confronti delle popolazioni confinanti, generalmente appellati come barbari che mangiano carne cruda, non si legano i capelli e si coprono di tatuaggi.* La Corea solo negli ultimi secoli ha infine abbandonato l'antiquato e inadeguato sistema cinese a favore del suo eccellente sistema di scrittura Han'Gul, mentre nel campo dell'agricoltura la superiorità di oltre 10000 anni d'evoluzione ha dominato per lungo tempo.
Importantissimo fattore, la Cina era ai primi posti nella gara alla tecnologia. Procedeva a passo di marcia, anzi cavalcava al galoppo più sfrenato: verso il XV secolo, nel periodo arbitrariamente definito come fine del medioevo, la Cina disponeva d'un formidabile pacchetto di tecnologie pronte alla conquista: la ghisa, la bussola, la polvere da sparo, la carta e la stampa solo per citarne le più note (e utili). I cinesi progettavano complicati viaggi fino alle coste orientali dell'africa, intrattenevano relazioni diplomatiche e commerciali con le maggiori potenze diplomatiche del tempo. Perché dunque quando nell'ottocento l'Europa spartì come una gustosa torta la Cina fra le varie potenze, ad affrontare le magnifiche ironclads a vapore non si ebbero intere flotte, ma solo povere navi in giunchi?

guerre dell'oppio: grazie alle quali la regina vittoria divenne fra le più grandi pusher della storia >_>