Qualcuno si ricorda delle citazioni, prima del web?
Cioè – meglio – prima che si diffondessero i social?
Non sono sicuro fossero così diffuse. Certo, si sottolineavano i testi, magari si annotavano le espressioni più interessanti, come non poteva mai mancare lo studente di classico che citava il detto latino per dimostrare una sua (inesistente) superiorità. Non c'era però quella mania di citare e strafare che ora si ritrova nelle bacheche di un amico su due. Tutti citano tutto, e non c'è nulla di male nel farlo. Capita spesso che quanto si voglia esprimere sia già stato detto con termini e argomentazione di gran lunga migliore; tanto vale prendere la scorciatoia e citarlo direttamente.
Detto ciò, anche nell'arte della citazione esistono diversi gradi. C'è chi cita banalità, chi cita oscure frasi criptiche, chi condivide citazioni altrui, chi condivide citazioni inesistenti – Einstein e Pertini, un classico. Le citazioni andrebbero affiancate agli aforismi, alle barzellette e alla saggezza popolare: tutte presenti in larghe quantità sui social, a dimostrare che si trattano di luoghi “popolari”, un po' come la piazza di mercato di una cittadina medievale. Volerle considerare luogo letterario, o elevato, o segno di chissà quale decadenza della civiltà è assurdo.
Ultimamente, facendo alcune ricerche su Caitlin Kiernan, ho trovato una bella intervista sul Nightmare Magazine, dove l'autrice, pubblicizzando il suo nuovo romanzo, Blood Oranges, coglie l'occasione per lanciare violente frecciatine verso i colleghi e i lettori di genere.

Tuttavia, è incredibile che autori affermati dagli anni '90, con un lungo curriculum alle spalle e con un fedele gruppo di lettori, debbano comunque ricorrere a pubblicare contenuti annacquati, per ragazzi, solo per tirare avanti.
Eppure, non doveva la Rete dare più libertà agli scrittori?
Non doveva permettere contenuti audaci, forme innovative, narrazioni anti-convenzionali?
Non dovevano gli ebook “liberare” dalla necessità di piacere a tutti, permettendo di trovare i “propri” lettori? Non doveva Amazon e l'autopubblicazione... Mi fermo per pietà.
Ovviamente è successo l'esatto opposto e oggigiorno se si guardano le classifiche degli ebook primeggiano i titoli più banali: se la copertina o il titolo ricordano un film o una serie tv di successo, la gente lo compra. Se già si capisce qual'è l'argomento, la storia, il finale, la gente lo compra. Bisogna avere coraggio per leggere qualcosa di diverso, vederselo imporre sugli scaffali, venire un minimo “spinto”: attualmente, per come funzionano le statistiche e gli algoritmi, ognuno vuole restare nella sua stupida nicchia. Il fantasy con il fantasy, lo Young Adult con lo Young Adult.