lunedì 24 novembre 2014

Vivi la tua vita, non sprecarla davanti al computer


Credo sia nel momento in cui ho frequentato per la prima volta una lezione d'informatica alle elementari, su dinosauri con nient'altro che Paint e programmi Word, che ho sentito per la prima volta la leggenda metropolitana dell'uomo che sta troppo al computer.
Secondo questa variopinta leggenda, intere generazioni (specie maschili) di giovani smarrisce la Retta Via del Signore perdendo troppo tempo a lavorare sul computer. E' un motivo ricorrente, per l'appunto, dagli anni novanta come minimo, ma lo si può far risalire a molto più in là.
La leggenda di solito parte con una narrazione di tipo autobiografico: lo sfortunato soggetto, ovviamente anonimo, racconta singhiozzante una vita sprecata sul computer.
Poteva correre sui prati a raccogliere fiorellini e danzare con Heidi.
Poteva entrare in una prestigiosa azienda e diventare manager, capo aziendale. Prestigioso dirigente alto-borghese.
Poteva afferrare l'opportunità della vita e fare un viaggio intorno al mondo, alla scoperta di meraviglioso luoghi esotici e gente fantastica: Caraibi, Iran (ah no, loro non vanno bene!), Sud America (loro nemmeno), Corea del Nord (orrore!), Papua, Nuova Guinea, Cambogia, sapete, quei luoghi lì. Magari su una barca a vela, intrepido in un' avventura nel mondo reale.
Poteva – diamine, me ne stavo scordando – scoprire l'amore della sua vita, sposarsi, fare tanti figli e vederli crescere amorevolmente con zero opportunità lavorative, aspettative peggiori dell'Unione Sovietica post-crollo e una criminalità dilagante. Invece che spegnere il suo amore a colpi di fazzoletto davanti al triste schermo di un Pc.
Poteva, insomma, diventare una persona di successo, perchè è noto: tutto è possibile se si possiede forza di volontà! Si può diventare tutto, ma quel tutto deve per forza identificarsi nel successo, e quel successo nel successo economico e quel successo economico nell'esacerbare, distruggere e rovinare altri tuoi sottoposti. 
Ma sorvoliamo su questi dettagli insignificanti ed esaminiamo piuttosto quante cose poteva diventare quest'uomo. Non vi piange il cuore, lettori? Sniff, sniff! Un produttivo cittadino dello Stato sprecato in tal modo. E tutto perché stava troppo sul computer.

Un cittadino maschio, bianco, benestante, e terribilmente viziato. Che diamine hai da deprimerti?
Ora, credo sia necessario sottolineare un primo punto debole della leggenda metropolitana.
Nessuno infatti si premura mai di sottolineare cosa facesse, l'uomo sul computer.
Giocava a Wow? (Probabile).
Chattava su Facebook (E su cosa? Per cosa? Quando? E perché l'argomento del chattare dev'essere per forza basso? Può anche essere che chattasse di qualcosa d'importante, no?).
Cos'altro faceva? Ovviamente, non viene detto. L'importante è che il singhiozzante colpevole dichiari che perdeva tempo perché stava sul Pc, e così si è perso le meravigliose, fantastiche opportunità della vita. Passava giorno dopo giorno trascorrendo il suo tempo sul Pc, o meglio al Pc, ma la grammatica di queste leggende è sempre confusa, capirete, l'emozione... il nostro lamentoso eroe, in vena di queste auto-confessioni calviniste, racconta come passasse settimane e mesi ad aspettare un momento, un segno. Qualcosa che dall'esterno cambiasse la sua vita. Invece, da vero self made man, avrebbe dovuto attivarsi, diventare qualcuno. Perchè si può diventare tutto, a patto che quel tutto sia un uomo di successo, e che quell'uomo di successo sia... Mi sto ripetendo.



Sorvoliamo sul problema delle ore quantitativamente, effettivamente spese sul computer. Non si hanno mai dati certi, d'altronde nonostante lo si neghi, questa è una leggenda metropolitana.
Il dato invece certo che a metà anni Novanta una persona che trascorresse più di un'ora alla settimana su Internet venisse considerata “Internet-dipendente” fa sorridere, e dovrebbe spingerci alla prudenza, prima di giudicare.
Molto più desolante invece accorgersi di come nel pieno e futuristico (Ah!Ah!Ah!) 2014, si continui a considerare il lavoro su pc, come un stare al computer, come un cazzeggio inferiore al lavoro manuale. Il computer si è diffuso dai centri militari degli anni 70' alle università scientifiche, alle scuole, alle biblioteche. Ha invaso le aziende, si è rimpicciolito, si è ingrandito. Secondo Bruce Sterling il computer fisso di queste leggende metropolitane sta scomparendo, è un dinosauro destinato all'estinzione. Eppure, nonostante tutto questo, ancora non si riesce a considerare la persona al computer come un lavoratore. 
Continua a mancare la specificazione di cosa, effettivamente, sta facendo la persona al computer. Sta scrivendo un rant per il suo piccolo, inutile blog in difesa dell'uso sul computer? Non è che starà forse lavorando, o scrivendo, o leggendo. O comunque un insieme di attività che traslate dal digitale alla carta incenseremmo come culturali, ed alto livello. Ma non ci si arriva. L'idea che si possa lavorare al pc, con Internet, non entra nel cervello. E' frustrante e non è solo proprio dell'Italia; spesso queste testimonianze vengono tradotte dai paesi anglosassoni.
Un secondo punto fondamentale di quest'argomentazione consiste nell'idea di “perdere tempo”. Sprecare il proprio tempo è un male e su questo non possiamo transigere. Tuttavia, vorrei rassicurare questo povero uomo: è possibile perdere il proprio tempo anche nella vita reale. Ho perso il conto dei preziosi minuti della mia vita persi mentre tentavo di accedere al sito dell'università. All'aspettare alle Poste. All'aspettare al supermercato. All'aspettare in banca. E che dire, della nobile Pubblica istruzione? Dei vecchi banchi di scuola? Ma gettare sozzura su queste cose è troppo facile. Perché non si parla mai delle vite sprecate davanti alla televisione? Intere generazioni masticate e risputate dal behemot catodico. Lì, davvero, c'è da chiedersi quali potenzialità siano state seppellite a fondo sotto cumuli di spazzatura di veline&telegiornali&quiz.
Perchè allora non mettere sotto processo anche lo sport
I fanatici dell'attività fisica citano male e a sproposito il detto mens sana in corpore sano, ma trascurano sempre la prima opzione.
Sembra, a sentirli, che dalla ginnastica scaturisca naturalmente una mente sana. Allenarsi allo spasimo farà sorgere da muscoli gonfi (e goffi?) una mente intelligente e formidabile. La citazione latina invece predicava la non-disgiunzione di mente e corpo, ma chiariva bene come la mente fosse una mente forgiata dall'istruzione. Nell'idea di Giovenale, è la mente a venire nel corpo, non il corpo a creare la mente. Distruggervi le caviglie a correre, vincere il campionato di calcio vi renderà più forti e in salute, ma non per forza migliori. E avrete perso tempo. Questa volta, sì, in un'attività celebrata spesso proprio per la stupidità: la tenacia di correre dritti e passivamente per una maratona, l'abilità per colpire una palla, gesto primitivo per eccellenza. Attività come il canotaggio, spesso ripetitive, che se applicate al Pc susciterebbero grandi proteste. 
Cosa c'è di più alienante, che vogare su e giù?
Nel mondo contemporaneo è una blasfemia, ma l'idea che fare sport sia una perdita di tempo è un fatto oggettivo. Proviamo a sostituire le ore trascorse a a fare sport con le ore trascorse a leggere libri: il raffronto sarebbe sorprendente.
La leggenda dell'uomo che sprecava il suo tempo al Pc deriva dunque da un semplicissimo sentimento di luddismo verso la tecnologia: mi diverto, è nuovo (un nuovo media), dunque dev'essere cattivo, far male. L'equiparazione del peccato al piacevole d'altronde bene si accompagna a questo genere di confessioni, nello stile puritano del protestantesimo. Il fatto che queste testimonianze vengano trasmesse principalmente sui vecchi media (Televisione, radio, giornali) o sui nuovi che ricordano tuttavia i vecchi (Youtube, Facebook) ci conferma la paura per la nuova tecnologia. Nuova per modo di dire, perché il computer casalingo è in giro da decenni. 
E' la solita storia della lotta tra i media: i vecchi contrastano i nuovi e provano, con successo a quanto pare, a inglobarli nei loro vecchi schemi di pensiero. Ecco Internet diventare dunque un rotocalco, una televisione. Questo genere di narrazioni vi avverte che se usate internet in modo “diverso”, finirete male. Sprecherete la vostra vita, la butterete via. Siete liberi di sprecare la vostra vita in mille modi, insomma, ma per carità, non sprecatela su Internet, non sia mai che vi vengano nuove idee, nuovi spunti, che maturiate idee alternative all'establishment...  

3 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

La tesi di laurea della mia ragazza era su un progetto scolastico di integrazione fra matematica e tecnologia. Prima che sulla sicurezza dello strumento utilizzato (su internet), la preoccupazione dei genitori era che non perdessero tempo con il pc. Che conseguenze può avere questo atteggiamento? I giovani, crescendo, vedranno internet (ormai più pervasiva del vecchio PC) come fonte di cazzeggio e ricreazione?

(In realtà non credo. I nativi digitali, in fondo, non hanno mai visto un mondo senza computer.)

Marco Grande Arbitro ha detto...

I tempi cambiano e diventano di merd...
Io lo vorrei veramente buttare il pc: ma il lavoro mi costringe a starci sopra ore!
Chissà come cresceranno (male) i nostri figli...

Coscienza ha detto...


@Salomon Xeno
E' esattamente quello che temo: che venga trasformato in un campo giochi, dove tutto è carino, puccioso e sicuro, ma dove l'effettivo potere dell'utente è molto limitato.

Tesi impegnativa, cmq, diamine O__o

@Marco Grande Arbitro Giorgio
Mah, ti dirò, avendo fratelli più piccoli, non se la passano così male. E' vero, perdono tanto tempo al pc (cosa che anch'io faccio, eh, non sono certo un virtuoso) ma alla fine svolgono quell'insieme di attività che una volta avremmo "spezzato" in attività diverse.

Per fare un esempio: invece che leggere il giornale, leggo le news sul sito web; invece che ascoltare musica dal lettore di cd, l'ascolto da youtube; invece che scrivere sul tavolo, scrivo dal pc (e così via...)

Quello che mi preoccupa è piuttosto l'evoluzione dell'Internet attuale, che punta sempre più a rendere passivo l'utente e a sommergerlo con una marea d'informazioni inutili in cui lentamente affoga...