Knights of Badassdom |
Per distrarsi dalla recente rottura con la fidanzata, il cantante heavy metal Joe si fa convincere dai suoi amici a partecipare ad un raduno di giocatori di ruolo dal vivo. Ma durante la "battaglia" il gruppo evoca accidentalmente una sanguinosa succube. Con in dotazione solo armi finte, il gruppo unisce le forze con altri giocatori di LARP per sconfiggere la creatura maligna che hanno liberato.
Nell'Americano convivono
due anime piuttosto ben distinte, ma facilmente riconoscili in lungo
e in largo. Nella prima anima, c'è il protestante puritano,
l'anglicano, il rousseauiano per cui il successo nel lavoro non è altro che il simbolo della grazia divina, il raggio di luce che ci rivela come Dio ci abbia scelto nel novero degli eletti. Da
quest'impostazione ultra-religiosa tipicamente calvinista derivano
un'amore smodato per il lavoro, per il successo, per l'accumulare
denaro solo per reinvestirlo, in quanto ricchezza e santità si
identificano. Si pensi ai tanti racconti del self made man, che sorge
dal nulla e armato di Bibbia e perseveranza giunge al successo. Guadagnare denaro per il gusto di guadagnare, per
poi reinvestirlo ancora e ancora.
Nella seconda anima, c'è
una forte tendenza nell'americano all'amore per i travestimenti. Non
stiamo parlando dei cosplay e del Larp del film sopracitato, ma a
livello più vasto del gusto infantile dell'Americano per i
travestimenti, specie se vistosi, specie se variopinti. I pochi
gruppi nazisti in America sembrano prediligere il nazismo per una
pura questione di stile: le uniformi naziste sono cool.
Protagonisti dei fumetti americani sono per l'appunto i supereroi;
gente travestita, mascherata dal suo bravo mantello, dalla mascherina
nera, dal vestito da pipistrello. L'uomo ragno non si traveste solo
perché deve, ma perché si diverte. Si fa foto, ama il suo
travestimento con tutto il cuore. E spostandoci alle piantagioni di
cotone del caro, vecchio Sud? C'è davvero bisogno per Il Ku Klux Klan di vestirsi con quei ridicoli cappucci bianchi, così scomodi,
come bene decostruisce Tarantino in Django? Ovvio che no. E' ancora
una volta il gusto americano per il travestimento.
Fondamentalmente, se
dovessi scegliere, preferirei la seconda anima dell'americano, forse
più infantile, ma in fondo molto più sana, molto più feconda,
specie sul versante artistico. La quantificazione che domina la prima
anima è il motivo per cui in sostanza gli Stati Uniti sono tanto
scarsi dal punto di vista artistico: se miri innanzitutto alla
massimizzazione dei profitti, è difficile che t'impegnerai in un
prodotti di qualità, considerando quanto ormai le masse divorino
ogni merda che si produca, a patto che sia sbrillucicosa e bene
pubblicizzata.
Il che ci porta
indirettamente a Knights of Badassdom, che è dichiaratamente un film
autoprodotto, in origine nel progetto iniziale molto più vasto di
quant'è stato effettivamente realizzato. L'anima del travestimento
domina infatti tutto il film, a partire da un protagonista che come
in ogni classica nerd love story viene lasciato dalla fidanzata impegnata sulla via del successo, che non può sopportare
un ragazzo “bambinone” che ama il metal e ha scelto di lavorare
in un'officina pur possedendo una laurea più che prestigiosa.
Insomma, anima del travestimento contrapposta all'anima calvinista
del profitto. Drogato a tradimento, viene introdotto dai suoi amici a
un gigantesco raduno Larp (Evermore), dove sperano dimentichi l'amore
passato. Ma come annunciato nella sinossi, a causa di un finto
incantesimo fin troppo ben riuscito, evocheranno una creatura
infernale che metterà alla prova dell'acciaio le abilità D&d
del gruppo di protagonisti.
Il rituale |
In questa trama
nell'insieme straccia e prevedibile, vengono tuttavia inseriti
diversi elementi interessanti.
In primis, la presenza eccezionale di
un Peter Dinklage fantastico, intestardito al centopercento nel ruolo
di un nanerottolo esaltato, sinceramente convinto di essere un eroe
pronto alla pugna. Mescolando in modo spassoso insulti e citazioni
Shakespeariane, è un elemento fondamentale in una panoplia di attori
altrimenti sciapetta. Game of Thrones ha lasciato il suo segno, e la
scena del combattimento fra Mr Dinklage e la succube ha un respiro
epico che batte a mani basse i ridicoli giochi acrobatici de Lo Hobbit.
La Succube ammazza sul
serio. Il tono è quello di uno slasher, in alcune parti; e
paradossalmente funziona di gran lunga meglio come slasher che come
film ironico sul Larp. L'anima del film, molto in fondo, rimane
horrorifica, innervando la sceneggiatura con un po' di sostanza, che
agli altri film di questo genere manca totalmente. Non siamo in
presenza di una versione migliorata di The Gamers 3.
{ A proposito di The Gamers
3: evitatelo come la peste! Nonostante la massiccia campagna su
kickstarter, è il film peggiore della trilogia, che abbandona la
strada di Dungeons&Dragons per imbarcare una bieca operazione
commerciale. Again: l'anima quantificatrice che trionfa sull'anima
del travestimento, annullando qualsiasi originalità. }
La Succube dunque. Nel
corso del film attraversa una trasformazione che la vede mutare da
dolce demone tentatore in un pupazzo di gomma e plastilina nerboruto
e mostruoso. In entrambe le versioni funziona magnificamente: sia
come demonessa ultraviolenta, che affascina le sue vittime per poi
mangiarne il cuore, sia come Mostro alto diversi metri, chiaramente
fatto con pochi soldi, ma proprio in virtù di questo, simpatico,
perché “concreto”. L'uso del computer, se c'è, è talmente rozzo
da ricordare gli anno Novanta, e il mostro ha una pelle, delle
fattezze talmente gommose da dare un'impressione di “ruvido”, di
gigantesco pupazzone.
Non so voi, ma preferisco
questo tipo di mostri all'abuso di Cg.
Un terzo elemento che
funziona in Knights of Badassdom è il modo con cui viene risolta la
trama. Senza fare troppi spoiler, non c'è quella crescita del
personaggio che si può invece riscontrare in molti, troppi
asfissianti Bildungsroman. Il protagonista non sceglie la vita
reale, abbracciando l'anima quantificatrice. Al contrario, i suoi
problemi vengono risolti proprio in virtù dell'anima del
travestimento. E' solo nel momento in cui pienamente accetta di
diventare Cavaliere Larp, che può sconfiggere il mostro. E nella
carrellata finale, la parte di vita “reale” dei personaggi viene
totalmente tagliata, come se il reale level up fosse avvenuto
proprio nella finzione del campo Larp. E' un rovesciamento più
interessante di quanto si possa pensare.
Quarto elemento. Steve Zahn.
Assieme a Peter Dinklage, è un'altra icona che si presta a recitare
un ruolo di spalla dell'eroe principale. E' un eterno Peter Pan che vive in un castello che mi ha davvero ricordato visivamente tantissimo la villa dei divertimenti dove Richard Garriott
negli anni Ottanta/Novanta abbozzava i primi esempi di videogiochi di ruolo
per il pc. Britannia Manor! L'immortale Ultima! Una strizzata d'occhio, o un riferimento
casuale?
Quint'ultimo elemento:
alla negatività femminile della donna tentatrice della Succube non
poteva mancare un controcanto nel personaggio di Gwen, una ragazza più
che capace di maneggiare la spada. In realtà, Gwen (alias Summer Glau) è un personaggio
stereotipato, una superdonna simpatica, affascinante, nerd-ma-non-troppo che spoilero volentieri, finirà a letto con il
protagonista. Tuttavia, è l'ennesimo riferimento significativo del
film: il protagonista trova la sua nuova sistemazione proprio nel
luogo che nelle trame tradizionali avrebbe dovuto rifiutare per
“crescere”.
Cosa? Una recensione che rifiuta di recensire? Lunga più di 500 parole? Heresy! |
Fonti:
Il Male americano, di Alain de Benoist.
Non vorrei creare troppe
attese, con questa recensione. Il film, se non siete appassionati di
Larp, gioco di ruolo, o Fantasy può risultare noioso e a tratti
impacciato. Gli effetti speciali restano mediocri- Ehy, It's not
Hollywood, baby!- e oggettivamente è un film bruttino. Tuttavia mi sono divertito, cosa che con i film attuali mi capita alquanto di rado, per usare un eufemismo.
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