I pirati del cielo (Retribution Falls) |
Chris Wooding in
Inghilterra è l'autore di una lunga serie di romanzi di genere
steampunk, che hanno come capostipite d'esordio il formidabile
Retribution Falls. Tradotto dalla Fanucci con il più accattivante "I
pirati del cielo", è disponibile da qualche mese in libreria, e
ogni volta che incespicavo nel settore fantasy, me lo rigiravo, lo
sfogliavo per bene e alla fine rinunciavo a comprarlo. Dal rosso
della copertina, al titolo generico per arrivare al formato tascabile
tutto puzzava di Young Adult, genere che odio perché né carne né
pesce. O sei bambino o sei adulto, non esiste la stazione intermedia
del “Giovane Adulto”. Tuttavia, nel formato ebook, il romanzo
veniva spesso offerto al prezzo abbordabile di 2.99, per cui mi son
detto che dai, sì, potevo rischiare.
E ho fatto bene! I pirati
del cielo è un ottimo romanzo, perché mescola avventura e
worldbuilding senza nient'altro interesse che intrattenere il
lettore. Nessun intento moralista, nessun intento politico, nulla di
nulla: divertimento puro distillato all'ultima goccia.
I Pirati del titolo sono
la piaga di questo mondo technofantasy di Wooding, dove una speciale
sostanza, l'Aerium, permette, raccolta in grandi cisterne, di far
volare grossi macchinari. In un certo senso è un idrogeno
infinitamente più potente, che funziona da motore per diverse navi
volanti, aerovascelli descritti come una via di mezzo tra
un'astronave terrestre, un aerostato e una nave volante. La
terminologia come da tradizione in finzioni del genere è
strettamente marinara e de facto le nuvole, i cieli grigio
cenere del regno di Varda non sono troppo lontani dagli oceani
tempestosi dell'Atlantico, dei Caraibi, dell'arcipelago della
Tortuga.
Si naviga nelle nuvole.
" Jez esaminò con sguardo critico l'aeronave parcheggiata sulla piattaforma d'atterraggio che avevano di fronte. Un Ironclad modificato, proveniente dalle officine di Wickfield, se non andava errata. La Ketty Jay era un affare brutto e sgraziato, gobbo come un avvoltoio, con un naso smussato e due grossi propulsori montanti in alto sulle fiancate. C'era anche un tozzo gruppo di coda, la calotta di una postazione di fuoco e ali in grado di muoversi su e giù. Sembrava indecisa se essere una nave cargo leggera o un caccia da battaglia pesante, per cui non sarebbe stata un granché in nessuno dei due ruoli. "
Il livello tecnologico di
questo mondo, per quanto raffazzonato è tuttavia molto alto; abbiamo
fucili a leva, protano (benzina allo stato grezzo), caccia e aerei
monoposto che vengono ospitati nel ventre dei Vascelli per poi
gettarsi nello scontro. La tecnologia che ora definiremmo digitale
viene supplita dall'uso di Demoni addomesticati, che possono
funzionare come auricolari, potenziamenti di armi e armature.
Senza
dimenticare i cari, vecchi Golem.
Un esempio di Golem? (Bessy?) |
Non è un panorama molto omogeneo;
il fantasy ama le contraddizioni e la regola della figaggine sulla
praticità: incontriamo infatti spadoni, asce bipenni, armature a
piastre (Ma se c'è la polvere nera, a che diavolo servono?) mentre
l'abbigliamento sfuma continuamente da tricorni di fine 700 a cuoio e
armature di maglia. Nell'insieme però l'ambientazione è progettata
con attenzione e non ci sono anacronismi degni di sorta. Non abbiamo
razze come elfi e nani, al massimo strani umanoidi frutto di
modificazioni genetiche e con ruolo marginale alcuni mostri simili
agli zombie.
Nonostante il punto di
vista spesso oscilli di paragrafo in paragrafo sui diversi membri
della ciurma, il vero protagonista resta il capitano. Darian Frey è
un uomo che attraverserà nel corso della storia una piccola
evoluzione degna di nota; un ubriacone che vive di pirateria
spicciola, piccoli affari e che tira ad arrancare come può, ma che
spinto dall'avidità di un “colpo grosso” resterà invischiato in
un intrigo più grande di lui. Perseguitato da forze micidiali, dovrà
scegliere se diventare per una buona volta acciaio, o spezzarsi come
ferro scadente.
La ciurma, nonostante sia stereotipata, vanta una
buona differenziazione. Di tanto in tanto qualche flashback permette
di approfondire alcuni dettagli della vita dei singoli membri, che
inevitabilmente affiorano come relitti spiaggiati, personaggi
distrutti dalle circostanze avverse, che troveranno nel capitano
della nave Ketty Jay, un'occasione di rivincita. Personalmente, ho
apprezzato molto il personaggio del Demonista Crake, un esperto di
intrappolare demoni e fabbricare oggetti magici. Un ex aristocratico
indolente e perseguitato, con un demone del Fascino intrappolato nel
dente d'oro. Piccole trovate di cui è pieno il romanzo, che
aggiungono divertimento a divertimento.
Lo stile è buono. Poco
personale, sacrifica tutto per per l'azione, come ogni buon romanzo
dovrebbe fare. L'incipit è l'esatta riproduzione di come debba
essere strutturato ogni buon Incipit: c'è un gancio nella battuta di
esordio, che lascia con il fiato sospeso di voler sapere come
proseguirà l'avventura. C'è una tensione forte, qualche momento
indovinato. E poche frasi permettono l'immedesimazione nel
personaggio del Demonista Crake, in questo caso.
" Il contrabbandiere teneva la pallottola alzata tra pollice e indice, studiandola nella fioca luce del magazzino. Sorrise aspro.
<< Provate a immaginare>> disse. <<provate a immaginare la sensazione di una di queste che vi attraversa il cranio.>>
Grayther Crake non voleva immaginare niente del genere. Stava cercando di non vomitare, visto che si era coperto di ridicolo già una volta quella mattina... "
Verso la metà del romanzo
quest'attenzione allo stile comincia a sfumare e c'è qualche
digressione di troppo. In particolare il crescendo dell'azione è
strutturato alla perfezione, ma nel finale l'ultimo scontro viene
neutralizzato per un Happy Ending nell'insieme forzato. Se all'inizio
dell'avventura la ciurma è un branco di tagliagole malmessi, verso
la fine vengono lavati col Perlana, sembrano più buoni dei buoni
stessi della vicenda. Una tinta più cupa, la morte di qualche
personaggio “buono” avrebbe permesso al finale di picchiare
maggiormente. Pazienza. Fino a quel momento, ogni minaccia affrontata
dal capitano resta una tacca sopra la minaccia precedente, con una
struttura quasi livellistica.
Avevo anche una seconda
ragione per leggere Pirati del Cielo, ed era confrontarlo con quanto
sto scrivendo io, ovvero l'infinibile (sic!) romanzo Katherina. Avevo
notato qualche similitudine con la mia idea non propriamente
originale, ma ho tirato un sospiro di sollievo al termine della
lettura. D'accordo certe somiglianze, ma qui ci troviamo di fronte
alla classica storia di pirati, solo declinata intelligentemente in
un contesto diverso. Il pirata buono la sua ciurma spassosa e OhOhOh
viva la Libertà! Il mio concetto di guerra aerea invece è più
istituzionale, e nella sua missione Katherina è solo un ingranaggio
particolarmente delicato dell'esercito Repubblikano. Burocrazia,
petrolio e sangue. E nella parata di facce anonime dei soldati
imbarcati sugli zeppellin non ci sarà spazio per atti “coraggiosi”
né per “generosità” né per “battutine piratesche”.
Fonti:
Oltre che in Libreria, ho per la prima volta letto di quest'opera nella recensione del blog Parietaria Officinalis.
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