martedì 25 febbraio 2014

I Pirati steampunk di Chris Wooding

I pirati del cielo (Retribution Falls)

Chris Wooding in Inghilterra è l'autore di una lunga serie di romanzi di genere steampunk, che hanno come capostipite d'esordio il formidabile Retribution Falls. Tradotto dalla Fanucci con il più accattivante "I pirati del cielo", è disponibile da qualche mese in libreria, e ogni volta che incespicavo nel settore fantasy, me lo rigiravo, lo sfogliavo per bene e alla fine rinunciavo a comprarlo. Dal rosso della copertina, al titolo generico per arrivare al formato tascabile tutto puzzava di Young Adult, genere che odio perché né carne né pesce. O sei bambino o sei adulto, non esiste la stazione intermedia del “Giovane Adulto”. Tuttavia, nel formato ebook, il romanzo veniva spesso offerto al prezzo abbordabile di 2.99, per cui mi son detto che dai, sì, potevo rischiare.

E ho fatto bene! I pirati del cielo è un ottimo romanzo, perché mescola avventura e worldbuilding senza nient'altro interesse che intrattenere il lettore. Nessun intento moralista, nessun intento politico, nulla di nulla: divertimento puro distillato all'ultima goccia.


I Pirati del titolo sono la piaga di questo mondo technofantasy di Wooding, dove una speciale sostanza, l'Aerium, permette, raccolta in grandi cisterne, di far volare grossi macchinari. In un certo senso è un idrogeno infinitamente più potente, che funziona da motore per diverse navi volanti, aerovascelli descritti come una via di mezzo tra un'astronave terrestre, un aerostato e una nave volante. La terminologia come da tradizione in finzioni del genere è strettamente marinara e de facto le nuvole, i cieli grigio cenere del regno di Varda non sono troppo lontani dagli oceani tempestosi dell'Atlantico, dei Caraibi, dell'arcipelago della Tortuga. 
Si naviga nelle nuvole.
" Jez esaminò con sguardo critico l'aeronave parcheggiata sulla piattaforma d'atterraggio che avevano di fronte. Un Ironclad modificato, proveniente dalle officine di Wickfield, se non andava errata. La Ketty Jay era un affare brutto e sgraziato, gobbo come un avvoltoio, con un naso smussato e due grossi propulsori montanti in alto sulle fiancate. C'era anche un tozzo gruppo di coda, la calotta di una postazione di fuoco e ali in grado di muoversi su e giù. Sembrava indecisa se essere una nave cargo leggera o un caccia da battaglia pesante, per cui non sarebbe stata un granché in nessuno dei due ruoli. "

Il livello tecnologico di questo mondo, per quanto raffazzonato è tuttavia molto alto; abbiamo fucili a leva, protano (benzina allo stato grezzo), caccia e aerei monoposto che vengono ospitati nel ventre dei Vascelli per poi gettarsi nello scontro. La tecnologia che ora definiremmo digitale viene supplita dall'uso di Demoni addomesticati, che possono funzionare come auricolari, potenziamenti di armi e armature. 
Senza dimenticare i cari, vecchi Golem. 
Un esempio di Golem? (Bessy?)
Non è un panorama molto omogeneo; il fantasy ama le contraddizioni e la regola della figaggine sulla praticità: incontriamo infatti spadoni, asce bipenni, armature a piastre (Ma se c'è la polvere nera, a che diavolo servono?) mentre l'abbigliamento sfuma continuamente da tricorni di fine 700 a cuoio e armature di maglia. Nell'insieme però l'ambientazione è progettata con attenzione e non ci sono anacronismi degni di sorta. Non abbiamo razze come elfi e nani, al massimo strani umanoidi frutto di modificazioni genetiche e con ruolo marginale alcuni mostri simili agli zombie.

Nonostante il punto di vista spesso oscilli di paragrafo in paragrafo sui diversi membri della ciurma, il vero protagonista resta il capitano. Darian Frey è un uomo che attraverserà nel corso della storia una piccola evoluzione degna di nota; un ubriacone che vive di pirateria spicciola, piccoli affari e che tira ad arrancare come può, ma che spinto dall'avidità di un “colpo grosso” resterà invischiato in un intrigo più grande di lui. Perseguitato da forze micidiali, dovrà scegliere se diventare per una buona volta acciaio, o spezzarsi come ferro scadente. 
La ciurma, nonostante sia stereotipata, vanta una buona differenziazione. Di tanto in tanto qualche flashback permette di approfondire alcuni dettagli della vita dei singoli membri, che inevitabilmente affiorano come relitti spiaggiati, personaggi distrutti dalle circostanze avverse, che troveranno nel capitano della nave Ketty Jay, un'occasione di rivincita. Personalmente, ho apprezzato molto il personaggio del Demonista Crake, un esperto di intrappolare demoni e fabbricare oggetti magici. Un ex aristocratico indolente e perseguitato, con un demone del Fascino intrappolato nel dente d'oro. Piccole trovate di cui è pieno il romanzo, che aggiungono divertimento a divertimento.

Lo stile è buono. Poco personale, sacrifica tutto per per l'azione, come ogni buon romanzo dovrebbe fare. L'incipit è l'esatta riproduzione di come debba essere strutturato ogni buon Incipit: c'è un gancio nella battuta di esordio, che lascia con il fiato sospeso di voler sapere come proseguirà l'avventura. C'è una tensione forte, qualche momento indovinato. E poche frasi permettono l'immedesimazione nel personaggio del Demonista Crake, in questo caso.
" Il contrabbandiere teneva la pallottola alzata tra pollice e indice, studiandola nella fioca luce del magazzino. Sorrise aspro.
<< Provate a immaginare>> disse. <<provate a immaginare la sensazione di una di queste che vi attraversa il cranio.>>
Grayther Crake non voleva immaginare niente del genere. Stava cercando di non vomitare, visto che si era coperto di ridicolo già una volta quella mattina... "

Verso la metà del romanzo quest'attenzione allo stile comincia a sfumare e c'è qualche digressione di troppo. In particolare il crescendo dell'azione è strutturato alla perfezione, ma nel finale l'ultimo scontro viene neutralizzato per un Happy Ending nell'insieme forzato. Se all'inizio dell'avventura la ciurma è un branco di tagliagole malmessi, verso la fine vengono lavati col Perlana, sembrano più buoni dei buoni stessi della vicenda. Una tinta più cupa, la morte di qualche personaggio “buono” avrebbe permesso al finale di picchiare maggiormente. Pazienza. Fino a quel momento, ogni minaccia affrontata dal capitano resta una tacca sopra la minaccia precedente, con una struttura quasi livellistica.

Avevo anche una seconda ragione per leggere Pirati del Cielo, ed era confrontarlo con quanto sto scrivendo io, ovvero l'infinibile (sic!) romanzo Katherina. Avevo notato qualche similitudine con la mia idea non propriamente originale, ma ho tirato un sospiro di sollievo al termine della lettura. D'accordo certe somiglianze, ma qui ci troviamo di fronte alla classica storia di pirati, solo declinata intelligentemente in un contesto diverso. Il pirata buono la sua ciurma spassosa e OhOhOh viva la Libertà! Il mio concetto di guerra aerea invece è più istituzionale, e nella sua missione Katherina è solo un ingranaggio particolarmente delicato dell'esercito Repubblikano. Burocrazia, petrolio e sangue. E nella parata di facce anonime dei soldati imbarcati sugli zeppellin non ci sarà spazio per atti “coraggiosi” né per “generosità” né per “battutine piratesche”.

Fonti:
Oltre che in Libreria, ho per la prima volta letto di quest'opera nella recensione del blog Parietaria Officinalis.

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