Mentre giocavo l'ultimo episodio appena
uscito della saga The wolf among us, riflettevo che se la Telltale
piace tanto, è perché alla fin fine è riuscita a diventare
quell'anello di congiunzione tra televisione e videogiochi che tanto
paventava il giornalismo.
Nuove scene cinematografiche... E' come un film interattivo... E' roba seria... Come una serie Tv...
In un certo senso, la Telltale ha fatto
centro in un'impresa che più che ricordare Darwin, ricorda
Frankenstein: ha innestato sul tronco sterile della serie televisiva
piatta, unidirezionale, la struttura a bivi di una visual novel
moderna, con un tocco di azione e Qte che non guasta mai.
Quindi giungiamo a un vero e proprio
paradosso: abbiamo alla base la flessibilità di scelte e azione di
un videogioco, spolverato in superficie con gli accessori “estetici”,
“inutili” del tubo catodico: i titoli di testa, la struttura a
episodi televisivi, la sigla, i trailer-riassunti a inizio visione.
Questi elementi danno l'idea di una serie televisiva, ma il nocciolo
centrale resta quello di un videogioco, con obiettivi da perseguire,
checkpoint, controllo (ridotto) dell'ambiente.
Cosa? Una recensione? Senza spoiler? Di un blogger? E senza ne voti ne stelline e più di 500 parole di testo? |
Il primo episodio della serie risolveva
il problema gettando addosso al giocatore molte scene di azione e
combattimento, che “oliavano” le porzioni investigative, e per
quanto semplicistiche (Solo con l'avvento delle Console un meccanismo
di gioco tanto stupido ha potuto diffondersi) acceleravano il
gameplay, avvicinandolo a quel genere Noir/ thriller a cui idealmente
The Wolf among us dovrebbe avvicinarsi.
Nel secondo episodio c'è un
solo combattimento, e scompaiono totalmente gli inseguimenti; non è
ancora visual novel solo perché di tanto in tanto compare qualche
autopsia, qualche combinazione di oggetti, dove tuttavia non è
richiesta grande intelligenza logica, quanto piuttosto un certo
intuito... poliziesco?
Dominano dunque i dialoghi, ma fatta eccezione
per qualche buona battuta di tanto in tanto, il livello cala di
diverse tacche rispetto al primo episodio. A leggere i dialoghi, spesso si fa fatica, si procede lentamente. Alcuni personaggi sono a tal punto
reticenti da risultare frustranti. L'interrogatorio a inizio episodio
è una scena vista fin troppe volte nei videogiochi, e si svolge
secondo le solite, vecchie meccaniche che ci si poteva aspettare:
pestoni, trucchetti verbali, spesso con l'impressione netta che le
risposta vengano selezionate dal computer completamente per caso,
senza premiare né il primo né il secondo approccio. Per chi abbia
giocato Mass Effect 2, la scena risulterà fastidiosamente familiare.
Questa sensazione che manchi controllo sull'ambiente non si arresta,
e domina gran parte dell'episodio. Il povero Lupo protagonista vaga
qua e là, insultato, insultando a sua volta e ottenendo brandelli
d'informazione; ma per quanto non mi sembra di aver giocato male, né
di aver esagerato nella violenza, le risposte erano sempre vaghe,
insoddisfacenti.
Ovviamente dal punto di vista
dell'ambientazione, The Wolf among us resta a dir poco fenomenale. La
cura del mondo fumettistico di Bill Willingham è ottima,
coloratissima, ma al contempo estremamente cupa. Nuovi personaggi
come Barbablù, che già si presenta come uno psicolabile con manie
di onnipotenza, o Georgie, principe fiabesco ora magnaccia sfrontato,
corpo sottile con più tatuaggi che pelle.
Per non parlare di
sottigliezze come le pubblicità alle pareti, gli avvisi “gatto
sperduto”, il gusto nelle ombreggiature, nei giochi di luce e
ombra.
"The Woodland Building New York City" |
Bigby fuma Huff&Puff, una gamma di
sigarette totalmente inventata, ma che viene fedelmente pubblicizzata
all'interno di un bar, esattamente come manifesti delle bande Metal
in chiave fiabesca, gli avvisi di spettacoli di spogliarello e molto
altro. Sono dettagli che molta gente nemmeno guarda, ma che danno
reale consistenza a un mondo fiabesco altrimenti improvvisato in
poche ore di gioco.
Il Manifesto dietro... |
Lo spogliarello davanti... |
Un altro perno su cui si basa The wolf
among us è la storia, o visto che siamo in quello strano campo
grigio a metà fra cinema e videogiochi, la sceneggiatura. Nonostante
molte pecore belanti che non hanno giocato altro che sparatutto,
insistono nel citare la frasetta di Carmack che …
La trama in un videogioco, è come la trama in un film porno. Ti aspetti che ci sia, ma in fondo non serve a niente.
In The Wolf among us la sceneggiatura è
tutt'altro che accessoria, anzi è il motore stesso della vicenda.
Non è affatto detto che per forza il gameplay debba superare in
importanza la storia. Nella Telltale, la storia modella il gameplay,
e non per questo il gameplay risulta monotono o forzato. E si
potrebbe proseguire questo discorso analizzando i giochi di ruolo in
single player, che dai tempi del glorioso isometrico continuano a
confezionare giochi con ottime storie e ottimi gameplay, ben lontani
dalle “catene di montaggio” a cui ormai assomigliano troppi
giochi online.
Poi, contro Carmack, si potrebbe
argomentare semplicemente che denigrare i videogiochi a porno non
aiuta molto a emancipare il genere stesso, già fin troppo alle prese
con prostitute a go go ovunque e maschilismi varii...
Dunque, è consigliabile giocare The wolf
among us- Smoke and Mirrors? Io dico di sì. Paradossalmente tenta di essere molto
più “avventura grafica” che l'episodio precedente e proprio in
questo sta la sua debolezza. Inoltre, proprio come temevo, abbiamo
aspettato mesi su mesi per la release, e chissà quanti ci toccherà
aspettare per il prossimo... E non stiamo valutando giochi di otto,
dodici ore, ma della miseria di due, tre ore risicate di gameplay.
Forse aspettare un annetto per comperare l'edizione con tutti gli
episodi da giocarsi tutto d'un fiato non sarebbe stata una cattiva
idea...
Anche i rospi indossano cappelli a cilindro! E voi? |
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