martedì 22 ottobre 2013

Dracomachia (racconto)


Racconto scritto a inizio settembre, inizialmente per un concorso con tema  "La Fiaba".
Temo che finirò per riscriverlo, perché i miei usuali lettori mi hanno segnalato come sia troppo "oscuro" nello svolgimento... u.u

Dracomachia


Il vescovo pone la corona sulla chioma bionda della regina, nell'applauso di mille mani. 
Un araldo suona la tromba, proclama l'avvenuta incoronazione. 
Dagli alti coni dorati di cardinali e prelati, una cerchia di aristocratici in velluto poggiano il ginocchio destro a terra, inchinano il viso e battono con vigore il pugno destro sul petto. 
Un sottile cordone di soldati dai pettorali insozzati punta le alabarde, tiene a distanza una vasta folla di contadini e straccioni, mercanti e artigiani. Che urlano, lanciano pugni di fango. Applaudono. 

- Mi aspettavo più... Gioia -

Il giornalista mi fissa, mantello sporco, una casacca di rosso sdrucito. Cincischia con penna di pavone e cartaccia. Aspiro dalla pipa in salice, sbuffo una nuvola verde smeraldo. Il giornalista con fare che è tipico dei miopi afferra, palpa, giunge a scuotermi per la spalla. Concedo attenzione, riluttante. 
Blatera. Un monologo tutto suo. 


- Dopotutto, perché tanto malumore? - Indica i popolani che lanciano pietre e terra, gli sputi. Un contadino avanza un piede di troppo. Soldati intervengono, l'afferrano. Scompare in un mare di casacche municipali. Un soldato calcia con lo stivale ferrato un mutilato che strisciava, le gambe moncherini fasciati. - Non è forse la vostra legittima regina? La malvagia matrigna è finalmente morta, presto la vostra monarca sposerà il principe azzurro -

- Principe azzurro. Colore araldico della casata sotto cui militate, giornalista -

Si morde quel labbro verrucato, scrive un paio d'annotazioni sulla carta.

- Ma che centra? - Elude, rozzamente – E' vero, il mio signore ha sempre voluto dominare le vostre terre, e ora le possiede, per legame dinastico di suo figlio con la ragazza ora divenuta vostra regina... Ma questo è noto a tutti. Piuttosto, è desiderio del mio giornale scrivere una cronaca di questi giorni... -

- Che aspetti, allora? - Controbatto. Vattene via, disgraziato, imploro. - La principessa dopo vent'anni di sonno è stata infine risvegliata dalla sua bara di ghiaccio dal bacio del principe azzurro, per poi eliminare la matrigna con la valida mano del suo consorte... Et cetera, et cetera. Contento della bella fiaba? -

- Ma perché dunque tanto odio per le strade, signore? Perché tanto dolore per quella tiranna puttana della matrigna! Succhiava con la sua corte di ebrei il sangue dei bambini cristiani, cacciava i preti, tassava... -

La pipa che stringo tra pollice e indice viene percorsa da minuscole crepe quando contraggo le dita, all'insulto. Ansimo all'improvviso. Sento gli artigli farsi strada nella carne. La pelle è in fiamme. Calmo il respiro. Assaporo l'aroma dolciastro della miscela di tabacco. 
Spreco un fiammifero per rinfocolare il braciere. 

- Per favore. Se proprio vuoi, parliamo, ma se ci tieni a quella larva che tu chiami vita, non mormorare parole contro la Mia regina. Non abbiamo mai mutilato nessuno, nel Regno. E la regina si circondava sì d'ebrei, ma perché erano i più versati nelle arti meccaniche, nella medicina e nella matematica. Insomma: gli unici scienziati che avessimo -

- Cazzate. I rifugiati che abbiamo accolto dalle vostre terre ci hanno raccontato per dettaglio tante di quelle torture e tanti di quegli orrori che stentavamo a crederci. Neppure nei gironi dell'inferno, saremmo giunti a pensare tanta malvagità. Povere donne  incinte che vengono sventrate, la pancia tagliata. Infanti sbattuti contro i muri, massacrati. Nel nome di quella "scienza" che lei nomina, tanti parroci di campagna furono esiliati e cacciati. In villaggi una volta tranquilli la tua regina – Calzò il voce sulla tua – ordinò che a tutti venisse iniettato sangue di vitello infetto. Mostruosità. Schifezze che solo una figlia di Satana poteva concepire -

Sospiro. Sento la bocca arsa dal calore della pipa. 
Conto fino a cinque, poi fino a dieci. Stai calmo, intimo. Non abboccare all'amo... 

- A volte penso che non esista cosa più velenosa che l'invidia di un predicatore. E' vero, come hai detto: con appositi strumenti chiamati "siringhe" iniettavamo sangue di vacca in donne e bambini. Ma era sangue appestato dell'innocua peste che colpisce solo i bovini, che sull'uomo mai attecchisce, se non in forma di leggera febbre. E infatti, l'anno successivo mentre il morbo decimava i paesi vicini, noi restavamo al chiuso delle nostre case, a giocare e constatare che gli esperimenti della Corte avevano in un solo anno portato maggiori benefici che secoli di preghiere. -

- Blasfemia! Porre l'uomo sopra Dio. Spero ti renda conto di quanto dici, parlando così bene di questo rimedio pagano... -

- Non è pagano. E' stata una delle prime conquiste della nostra sovrana, che l'ha prontamente ribattezzato col termine "vaccino"-

- Non c'è prova che questo "vaccino" come l'hai chiamato, funzioni davvero. Fortuna, nient'altro. O forse la Regina aveva stretto un patto con il demonio, un'alleanza con Satana per salvarvi. Un mezzo subdolo perchè il popolo la sostenga, considerando che non aveva mai ricevuto ufficiale incoronazione. -

- La mia regina era una persona semplice, che voleva il meglio per i suoi sudditi. Non ha mai sostenuto nessun Satana, esattamente come non si sarebbe mai umiliata a chiedere l'aiuto di qualsivoglia Dio. Credevamo nel progresso, nella scienza -

- Parole oscure, ancora. Parole blasfeme, rampognerebbe il mio maestro di Teologia. Ragione, curiosità e desiderio di conoscenza conducono solo a Disperazione e Peccato -

- Per questo, infatti, decidemmo di cacciare i preti. Uno sbaglio, considerando quanti danni può fare un moralista meschino -

- Resta il fatto che furono questi esiliati, questi torturati anima e corpo a raccontarmi le barbarie della vostra regina. Non è forse vero che tagliavate la pancia alle donne incinte? Per la "scienza", per crudeltà solamente! -

- Si chiama parto cesareo – Fumo con molta calma, gustandomi l'aureola di fumo verdastro sulla fronte. Il giornalista tossisce. - Davvero non lo conoscete? - 

Scuote la testa, urla. – Gallieno non ne parla, eretico. Lì c'è tutto quello che si deve sapere sulla medicina, ebbasta -

- Sarà. Comunque il parto cesareo è una semplice procedura di chirurgia, che porta a tagliare la pancia della donna nella parte inferiore, per salvarne il bambino. Una miscela di oppiacei permettono alla donna di svenire e se l'operazione è svolta da mani esperte, sopravvivono sia madre che figlio -

- Se Dio non voleva che quel figlio nascesse naturalmente, ci sarà stato un buon motivo. Chi siete per andare contro Dio? -

- Non c'è nessun Dio. Solo le lacrime di gioia di una madre che sarebbe altrimenti morta. -

Stavolta è lui a sospirare. Stringe i pugni, mi fissa con occhi percorsi da venuzze rosso sangue.

- Ma chi cazzo ti credi di essere? Vai pure avanti a parlare così e verrai giustiziato, com'è successo con quella puttana della tua Regina -

Mi mordo la lingua. A fondo. Con i denti- cerco di non pensare con le zanne- insozzate di sangue, parlo lentamente, a piccoli periodi. 
A stento riesco a mormorare qualcosa che non suoni troppo una minaccia. 

- Te l'ho già detto, spazzatura. Insultami pure se devi: ma non disonorare il suo nome -

- Non tengo rispetto a chi stringe patti con Satana, signore. Cattura fulmini dal cielo, costringe la luce degli angeli nelle boccette e vive con il verme -

- Il verme? Intendi il drago, forse? -

- Drago, verme? Quale differenza? Cercherai adesso di negare, nascondere che la Regina vivesse con quel mostro, vero? Tutti sanno come il Drago fosse il suo custode, il suo amante, il suo consigliere -

- Verissimo. Il verme, come lo chiami, era un drago. Corpo di lucertola, due grandi ali. - Sogghigno, nelle volute di fumo verdastro – Un muta forma in grado di passare dalla forma animale alla forma umana. E sì, proteggeva la Regina. La matrigna, come la chiami. L'amava teneramente -

Misericordiosamente, il giornalista tace per qualche secondo. 
L'ammissione l'ha sorpreso, stupefatto. Penso di levarmi da quel poggiolo, scendere in taverna. 

- Non era dunque una fantasia, un prodotto della scienza? -

- Niente affatto. Era un drago. Coda, ali e scaglie: uno sputafuoco. -

- E mangiava vergini -

- Quasi esatto: mangiava carne umana. E con grande voracità -

- Quindi cazzo! - Esulta, ringaluzzito -Davate in pasto i vostri stessi cittadini, a quella bestia!-

- Mangiava prigionieri, volontari e vecchi. Hai mai pensato quante persone s'impiccano ogni giorno, o vanno di parente in parente mormorando che non hanno più voglia di vivere. Gli offrivamo un'intera settimana nel palazzo, con ogni lusso che mente potesse immaginare. E al termine, se ancora persistevano nel suicidio il drago li mangiava... Saporitissimo pasto invero -

- All'inizio, devo ammettere che temevo che molte di queste "voci" fossero false. Solo ora comprendo come la situazione fosse assolutamente peggiore del previsto. L'inferno in terra, e voi dannati convinti che fosse il paradiso, come si comporta l'uomo perso di senno nel manicomio! -

- Pazzi perchè per una volta venivamo governati da una regina che pensava più al suo bene che alla sua borsa? Pazzi per questo? -

- Pazzi perchè la vostra regina pensava più al vostro corpo che alle vostre anime! -

- Anima? Me la sai definire, questa parola? Sai: una volta, mentre da giovane andavo in Chiesa, venni colto da un dubbio, impietrito. Pensai all'improvviso al significato dei sentimenti, delle parole che andavo pronunciando nel cieco gregge. E mi accorsi- oh quanto mi accorsi! - che non avevano alcun senso. Erano schermi, paraventi per tic e nevrosi, ossessioni e avidità. Scegliere la ragione fu allora doloroso, ma necessario -

- Scegliere la ragione? Scegliere il diavolo, piuttosto. Ma dimmi – Il giornalista alza il capo, allunga la mano verso un involucro giallo che pende nella stanza collegata al terrazzino. Una goccia di vetro sottile, al cui interno diversi fili di rame e oro sprigionano una luce intensa. Il complicato aggeggio è appeso per mezzo di un sostegno chiamato "lampadario" mentre una sottile filamentosa collana di corde e cavi lo collega al resto dell'edificio. - Mi saprai spiegare questo, ad esempio? Com'è possibile che la Scienza abbia prodotto questa diavoleria? - Stringe le dita sull'involucro, strilla – L'ennesima prova, come se non bastasse! Brucia! Dannazione, brucia! -

- L'ebreo che l'ha inventata ha deciso di chiamarla "lampadina" . Nemmeno io saprei spiegarti come funziona l'elettricità, non è il mio campo. In ogni caso, ti assicuro che sì è scienza e no, non abbiamo catturato nessun angelo per costringerlo in ogni lampadina della città. Solo voi bifolchi idioti dell'Università classica potreste congegnare simili ingenuità. Esattamente come non sono serviti miracoli per ripulire la città e inventare un nuovo sistema fognario. Si chiama ragione. A volte semplice buon senso. Migliora la vita. -

- E ti precipita nella dannazione. Ma visto che sai tanto, messere. - Usa il termine con tono spregiativo, beffardo – Mi spieghi perché la scienza non riuscì a salvare la Regina? -

- Fu la Regina a scegliere di morire, piuttosto che combattere la figlia. La principessa puttana che ora incoronate era giunta armata, con il suo frocietto azzurro e la sua scorta di mercenari al soldo. Il Drago era lontano, a difendere le mura. Un errore. La Regina era brava nell'usare lo stocco, ma uccidere la riempiva di disgusto... E uccidere la sua stessa figlia... Non era il mostro che temevate. Scelse di fuggire, ma il frocietto azzurro che tu servi strappò una balestra al mercenario più vicino e la trafisse alla schiena. Un colpo vigliacco. Agonizzò lungamente, prima di spirare. Il drago venne colpito all'ala sinistra da tre colpi di balista, il legame che condivideva con la regina si spezzò alla sua morte. Riprese forma umana e fuggì. -

- Un ottimo riassunto. Ma non hai accennato alla forma umana che assumeva il drago, o così si mormora. Un vecchio con la barba, mantello grigio e una pipa di salice. Tabacco colorato, dalle volute verdastre -

Il fumo che stavo per aspirare mi sale in gola. Soffoco. 
Esalo vapore ardente, sottili arabeschi di fumo e saliva verdastra. 

- Non sei un giornalista – Balbetto.

- Agente delle forze speciali, mostro! Venite fuori! – Urla.

Dalla stanza vicina irrompe un romorio di passi, calzari ferrati che percuotono il pavimento. Cigolio di balestre che vengono caricate, sbattono le spade nella custodia. Una trappola. Una spia. Una fottuta trappola. Naturale, naturale... La cerimonia, la rabbia. Ho perso la prudenza. I passi si avvicinano. In ginocchio, tossisco. Vomito sostanza verde. 

- Razza di stupido! Abbiamo avvelenato ogni oncia di tabacco aromatico nel regno, messere. O forse dovrei chiamarti col tuo vero nome, Drago? E sei all'interno di una casa in pietra, schifoso mostro! Prova a trasformarti e vedrai il tuo corpo blasfemo sfasciarsi contro le pareti. -

Vomito ancora. La porta dell'appartamento sul terrazzo sbatte, dilaniata dai cardini. Si sfascia, rovina sbilenca. Irrompe il primo soldato, che con un unico gesto fluido sfodera la spada. 
La spia mi afferra per la barba, espone la gola. Vi punta uno stiletto sottile.

- Il principe azzurro ha espressamente ordinato la tua testa impalata, Drago! -

In quell'istante, sento l'ultima oncia di tabacco uscire dalla gola in fiamme. Sogghigno, sfregio di zanne che si allungano sul viso. Ridacchio. La pelle comincia a sfaldarsi, perde consistenza. Le prime scaglie affiorano nella carne viva. Sento le orecchie allungarsi, mentre un corno mi erompe dalla fronte, come un vulcano marino. Sento la mia faccia esplodere, i frammenti di quella patetica maschera di pelle e plasma schizzare tutt'intorno, in un lago di sangue. La spia molla di mano lo stiletto, quando il mio corpo nella trasformazione diventa incandescente, metallo fuso in continuo movimento. Col viso di una mostruosa lucertola, spalancò una lunga fila di zanne nel sorriso di un coccodrillo gigante. 

- Posso trasformarmi quanto voglio, messere! -

Vomito fuoco. Chioma avvolta nelle fiamme, la spia barcolla indietro. Fissa allucinato i primi due soldati che entrano, puntano le balestre. - No! - Implora. Muore trafitto.
Gli stivali ormai più non contengono le zampe artigliate e scoppiano, le cuciture tese allo spasimo che partono in aria, quando la mia intera ossatura s'allarga e alleggerisce. Con mani ormai manopole fuse in una massa di carne e scaglie, afferro il bordo del terrazzino. Uno scampolo di ali crescono, lacerano i resti delle vertebre della ormai vecchia schiena umana. 
Mi lancio nel vuoto. 
E con ogni grammo della mia volontà, la coda serpeggia in aria, frusta quel vento mattutino. Delizioso aroma di fuoco, e carbone che brucia e nuove industrie. Spalanco come un'aliante di quel genio, Da Vinci, gigantesche ali di sottile membrana. E sulle teste di migliaia di fedeli sudditi alla vera regina, ruggisco. E stavolta, applaudono sul serio. 

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