venerdì 25 ottobre 2013

3Narratori di Argonauta Xeno, qualche veloce impressione

3Narratori è un ebook auto prodotto dal blog di Argonauta Xeno, che raccoglie sei (brevi) racconti fantastici attentamente selezionati attraverso un concorso bandito un anno fa.
La raccolta è completamente gratuita, l'editing e la sistemazione digitale del prodotto a buoni livelli.
Ero distrattamente incappato nel concorso per segnalazione di Forlani, ma per pigrizia troppo studio l'ho lasciato perdere, accontentandomi di guardare come s'evolvesse.

Nell'insieme la tematica "fantastica" ha portato una buona varietà, pur mantenendosi nei canoni del Fantasy Classico, senza troppe incursioni nel Weird o nell'ucronia storico/scientifica.
Passiamo dal polveroso diario di un antropologo intrappolato nelle terre selvagge a supereroi mascherati a incursioni (in Derowen e La Locanda) nel Medievale alla Dragonlance.

La raccolta è breve (anche troppo!) e scorre piacevolmente, con qualche intoppo ogni tanto. Non sono incappato in errori di battitura o formato, sebbene sia più attento sulla carta che sul kindle.

Di seguito, qualche specifica impressione sui singoli racconti.


- Pochi anni scelti della mia vita
Stralci dal diario di J. M., antropologo, ritrovato sull’isola di Guadalcanal in condizioni psicofisiche precarie
Di Alessandro Madeddu- Frottole -

La narrazione diaristica non è la mia preferita, in quanto lenta, "esterna" alla vicenda narrata. Veicola un'impressione di polveroso, d'anticaglia ammuffita. Tuttavia, può trasmettere bene sensazioni di una certa vaghezza, indefiniti palpiti d'orrore. Non a caso veniva talvolta usata da Mastro Lovecraft. Così, nelle prime pagine, il racconto di Madeddu fatica a ingranare, con rari sbalzi di qualità, come:
Parla di un ‘sasso’ luminoso come un incendio, che è passato sopra la foresta, là dove i rami, meno fitti, permettono di vedere qualche frammento di cielo. Ho chiesto cosa intendesse dire con ‘sasso’, e lui ha raccolto un sasso da terra e, alquanto interdetto, mi ha spiegato che i sassi sono come i sassi. Ho ringraziato per la precisazione e ho precisato a mia volta che mi interessava molto sapere quanto era grande il sasso che, avvolto dalle fiamme, ha solcato il cielo. «Come un sasso» è stata la risposta. Mi deve aver preso per cretino. Indagare ulteriormente, in queste condizioni, è inutile.
Verso la fine, la narrazione più si spezzetta più diventa affascinante, chiudendosi con un'immagine sicuramente lovecraftiana, che vista attraverso gli occhi "civilizzati" dell'antropologo trasmette una discreta impressione.

- Re della notte
Di Moreno Pavanello- Storie da birreria

Partivamo risentiti, perché le frasi a effetto, i periodi brevissimi, i verbi lasciati soli e soletti per meglio incidere nella narrazione spesso fatico a sopportarli, li trovo sfibranti, più adatti al fumetto che alla narrazione pura e semplice. Inoltre, odiavo sinceramente lo stucchevole tono auto compiaciuto del vigilantes mascherato.
Ed è lì che lui interviene. Nel buio. Nella paura. Nel dolore. Lui arriva, ma non porta la luce.
Perché il suo buio è più oscuro di quello della città stessa. Lui non porta la speranza, ma la disperazione.
Ma la porta solo ai colpevoli, a chi ha commesso il peccato di lasciarsi andare alla violenza e al crimine. Per questo, per gli altri, lui è l'Eroe.
Nel passaggio all'intervista il racconto accelera per approdare al colpo di scena finale, descritto con un certo gusto splatter che mi ha fatto rivalutare quanto avevo letto inizialmente.
Spunto originale, insomma.  

- Derowen
Di Maria Cristina Robb

Mi dispiace dirlo, perchè alcune frasi sono davvero ben scritte, ma è il racconto che più ho faticato a portare a termine. Nutro una certa antipatia per certi clichè frequenti nel fantasy, e la contrapposizione fra la Dea, femminile, benevola e ambientalista e i "malvagi monaci" con il loro dio (cristiano?) crudele e guerresco è uno dei più odiosi.
«Non era così un tempo. Da quando quei monaci hanno portato il loro Dio tra la mia gente, tutto è cambiato.» (...) «Prima seguivamo la legge della Dea: amore, sostegno reciproco, giustizia. Adesso invece non riescono a pensare ad altro che alla forza e al potere.» La voce di Derowen si incrinò. «Stanno persino considerando di attaccare il villaggio vicino, senza un vero motivo, solo per conquistare le loro terre e portare via le loro donne.»
Conan disapprova. 
Donne e ricchezze? Ma non esiste motivo più valido *__*
Una protagonista incolore non aiuta, ma viene in soccorso una buona descrizione, in particolare del mostro, evocativa al punto giusto.
Il viso squadrato e olivastro era contornato da un alone scomposto di capelli scuri e lanosi e sotto la fronte ampia si aprivano due enormi occhi allungati, con un taglio che ricordava le foglie del lauro. Il bulbo era completamente nero e luccicava sotto i raggi del sole come fosse di onice. Un corto muso ferino con due fosse al centro a sostituire il naso sotto cui si apriva una bocca larga senza labbra.
- Denocciolato
Di Marco Migliori
La bestia denocciolatrice sbuca da un angolo. Quattro salti veloci su quell'unica gamba metallica, aggirando la gente a cui ha svuotato la testa ma che ancora è in piedi, e ce la troviamo di fronte.
Io sono davanti, Antonio è dietro di me.
Già vedo la lingua a tubo saettare fuori dal quel corpo a forma di scaldabagno sdraiato e piantarsi nella mia testa.
La bestia salta di lato, mi aggira.
Neanche faccio in tempo a voltarmi che già sento quel rumore metallico seguito dal risucchio.
Antonio è come gli altri, adesso. La testa sembra un'oliva denocciolata: la faccia allungata da assonnato perenne non c'è più, sostituita da una cavità in cui si vede l'interno del cranio fino alla nuca, e in basso i buchi della trachea e dell'esofago. Come un'oliva denocciolata, manca solo la croce in fondo.
Fin dalle prime righe mi ha impressionato la qualità della scrittura: diretta nell'azione, pulita, senza fronzoli. Purtroppo, la narrazione fluida e l'ambientazione bizzarra sembrano scoppiare in un finale onirico che lascia, se non perplessi, certamente con un senso d'insoddisfatto.

- Lezione di botanica
Di Alessandro Forlani- Il grande Avvilente

C'è questa tendenza in Stephen King dove lo scrittore si serve di personaggi che sono a loro volta scrittori. Così non sorprende che in questo racconto di Forlani sia protagonista un editor, che regala alcune scene piuttosto spassose, dove a far da contrasto all'orrore della minaccia vegetale, c'è una doppia satira dell'autore fantasy classico che va venendo riscritto e dell'editor che spietatamente lo massacra eliminando parole che egli stesso confessa di non aver voglia d'imparare.
Con un gesto libidinoso e cattivo cancellò col pennarello rosso gli aggettivi, i sinonimi e gli avverbi che infarcivano quel paragrafo di piattume sword & sorcery, lo ridusse all’abbiccì: ce n’erano di così astrusi che non li aveva mai letti, e si stizzì del vaniloquio del bimbominchia aspirante Michael Moorcock: si strinse nelle spalle, si grattò gli attributi, lasciò il vocabolario a impolverare su uno scaffale.
Personalmente avrei preferito più "orrore", ma resta una storia piacevole. 

- La locanda 
Di Mauro Ruggieri- Suoni dal sole

L'ambientazione della locanda è talmente stereotipizzata da risultare Kitch.
Un insieme di convenzioni che non è difficile prevedere verranno presto ribaltati. 
E' difficile parlare del racconto senza finire nello spoiler, ma nell'insieme la vicenda funziona, nonostante le motivazioni del locandiere non siano molto solide, siamo sul territorio del "perchè sì".
La taverna l'ho costruita qui perché è una bella zona di passaggio, avventurieri, mercanti, viandanti. Loro sono di passaggio. (...) Smancerie, deve esserci del tenero, lei deve essere una strega o un' indovina. Ne ho viste molte passare di qui. Il suo compito, nel gruppo, è quello di consigliare e condurre e, se possibile, scaldare, perché l'amore è una chimica inevitabile, se ci sono i presupposti. Comunque è bella, giovane e quando si leva il pesante mantello trapuntato rivela il corpo atletico di chi trascorre la giornata a viaggiare o combattere.
Quello che credo sia il capo è di corporatura possente, dalla schiena sporge l'elsa di una spada che richiede forza e abilità per essere brandita.
Gli altri due sono uomini giovani ma dall’atteggiamento sicuro e determinato, dagli abiti e dalle armi sembrano essere di nobili natali o comunque ricchi, il che significa che quello che fanno lo fanno per la gloria. Almeno credo.
Uno è alto e con braccia forti, l'altro è basso e asciutto, dall’aria pensierosa e il corpo nervoso e scattante.
Osservando lo sguardo e il comportamento del loro condottiero, capisco che un giorno quell’uomo potrà essere chiamato eroe.
Piuttosto che gettare il vostro tempo a leggere le minchiate di Volo e Parodi, muovete quelle vostre manine nerd, chiudete il sito porno che stavate guardando e gustatevi una buona raccolta fantasy gratuita. 


6 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Che dire, grazie per la bella rece-segnalazione!

Coscienza ha detto...

Di nulla ;)

Alessandro Cassano ha detto...

Ho amato il racconto del buon Madeddu (sono un fan del "diario" dai tempi della blitzkrieg). Per il resto, concordo con la recensione :)

Coscienza ha detto...

Il racconto di Madeddu ha un finale indubbiamente impressionante, che non so quanto bene avrebbe raggiunto senza il diario ^^

Alessandro Forlani ha detto...

"del'editor"

sei proprio un bimbominchia aspirante Michael Moorcock! :-D :-D :-D

grazie della segnalazione carissimo!

Coscienza ha detto...

Corretto! E per questo, già vedo la Mia Musa ispiratrice tirar fuori il frustino :-D