Ultimamente vado molto al cinema.
Il multisala è lento, macchinoso. La
prenotazione è spesso fallace, abbondano i furbetti che occupano le
ultime file. Dalle mie parti, forse per economizzare spazio, lo
schermo appare praticamente incollato alla faccia. E c'è sempre un
silenzio da sepolcro egizio. Non una parola. Tutti zitti, a fissare e
sgranocchiare.
Ci avete mai pensato quanto sia innaturale?
Ma come,
insorgeranno critici e intenditori, il male del cinema E' proprio la
gente che parla in sottofondo!
Well, non mi trovo così d'accordo. Nel
senso che trovo piacevole ogni tanto scambiare una battuta con
l'amico vicino, o gesticolare animosamente a determinate scene.
Insomma, ci dev'essere un rapporto attivo con il film. Starsene
immobili per due, tre ore a mo' di mummia egizia, con tutto che
spesso il film è quello che è, mentre la poltroncina ti morde le
chiappe e tu pensi che a quel'ora potevi andare avanti a rigiocarti
per l'ennesima volta the witcher...
Insomma, non sono lo spettatore ideale.
Dinosauri con ampie sale,
posti che ti piazzi dove Vuoi, cinque euro a biglietto e spettatori
al contagocce.
E alla fine ho ceduto; certo l'immagine è spesso
sgranata, a volte persino scattosa.
Ma alla resa dei conti importa
poi tanto?
Come si dice coi videogiochi... Non si gioca per la
grafica, ma è il gameplay che conta.
Lincoln, in questo senso non fa
rimpiangere il multisala. E' un film con più attori che comparse, in
cui Spielberg ha chiaramente giocato al risparmio. Le diverse vicende
che si susseguono funzionano come altrettante scene a teatro, dominate
di volta in volta da politici con grandi barbe, o dalla figura a
spaventapasseri di Lincoln, un anoressico gigante dal cappello a
tuba.
Non è un brutto film, Lincoln. Fossi
un americano al termine della visione starei probabilmente a urlare
Freeeedommm e ad agitare una bandierina a stelle e strisce Ma ho
avuto la sventura di nascere in Italia, e cosa ancora più grave di
non apprezzare la pesante e barocca retorica di Spielberg. In film
come "Salvate il soldato Ryan" se non altro le scene di
battaglia supplivano alla morale di ferro che dall'alto del suo
pulpito impartiva il regista; ma Lincoln in questo senso non concede
assolutamente Niente.
E' tutto un combattersi all'interno del
Parlamento, un perdere e comprare voti. Ci sono i cattivi che non
vogliono far votare sto benedetto tredicesimo emendamento perchè sono in
realtà razzisti e corrotti. Ci sono i buoni, c'è Lincoln con il suo
cappello a tuba che pronuncia i suoi bravi discorsi e gioca con il
figlio perché non sarebbe un film di Spielberg se non saltasse fuori
qualche tragedia familiare, e non si trattasse il "difficile
rapporto genitori-figli"(sic).
C'è qualche intuizione geniale, di
tanto in tanto. In primis i "negri" non sono mai
autenticamente presenti sulla scena. Nessuno, all'interno del
Parlamento, siano favorevoli o contrari, si degna di chieder loro
un'opinione; se vogliano davvero diventare liberi (?) o sia questo il
modo giusto.
Tranne per un pesantissimo discorsetto ingozzato a forza
all'inizio del film, il popolo nero Non c'è.
Se compare, è solo attraverso
fotografie sbiadite, od occasionali comparse di scarso valore.
Un discorso simile investe la guerra di
secessione. Viene nominata, discussa, è il perno fondamentale di
ogni dibattito. Ma de facto sta guerra non viene mai mostrata, se non
nella brutale – e gustosa- scena iniziale. Spielberg finisce dunque
per verbalizzare un film che per la sua stessa struttura già si
presentava eccessivamente parlato. E questo, in un medium come il
cinema, è un EPIC FAIL.
Come non citare in questo senso i
gratuiti infodump sparsi a larghe mani un po' ovunque, dall'incipit iniziale, alla gratuita noncuranza con cui Spielberg sommerge lo
spettatore dei nomi dei diversi parlamentari, tutti per giunta
vagamente simili.
A voler spezzare una lancia in difesa
del film, Daniel Day Lewis è – prevedibilmente?- bravo, e regge
con una certa maestria il ruolo di presidente. E in generale il cast
di attori recita come ci si aspetterebbe, e cioè bene. Ma non
bastano buoni attori per salvare un film, quando la sceneggiatura è
un autentico inno al buonismo.
Regina Vittoria, semper fidelis.
2 commenti:
Però i tre tipi inviati a corrompere deputati e comprare voti erano fikissimi, dài :-D
Sì sì! Adoravo quei tre tizi. Sporchi, immorali e simpatici :-D
però insomma, il film viene presentato come kolossal, però di scene degne di un kolossal dei bei vecchi tempi non ce ne sono u.U senza per questo ovviamente far torto agli attori che mi sono tutti sembrati piuttosto bravi.
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