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martedì 10 settembre 2013

Convergenze (1)

Passo estrapolato dallo Zibaldone (1606, 2 settembre 1821).
L'anima de' partiti è l'odio. Religione, partiti politici, scolastici, letterarii, patriotismo, ordini, tutto cade, tutto langue, manca di attività, e di amore e cura di se stesso, tutto alla fine si scioglie e si distrugge, o non sopravvive se non di nome, quando non è animato dall'odio, o quando questo per qualunque ragione l'abbandona. La mancanza di nemici distrugge i partiti, e per partiti intendo pur le nazioni ec. ec.
Lo so, lo so: vi sto già annoiando. 
E' interessante osservare cosa succede se applichiamo il passo in questione ai blog e per così dire costringiamo l'analisi di Leopardi alla materia pulsante della bloggosfera. 
Di getto, credo se ne possano trarre tre considerazioni, l'una connessa all'altra. 
  1. L'anima del blog scoperta nell'odio spiega con una certa facilità il successo, specie nostrano, delle recensioni completamente negative, che mirano a squartare arto dopo arto il corpo del soggetto, che sia un videogioco, un libro, un film, un album musicale. 
    Contrariamente a quanto si potrebbe inizialmente pensare, non mi sto riferendo ai soliti triti oggetti di polemica, ma vorrei porre l'attenzione alle psicosi di gruppo che spesso investono giornalisti, pagine facebook, microgalassie di blog settoriali.  
    Il prodotto viene attaccato, spesso in maniera piuttosto velleitaria da un primo soggetto per poi venire imitato, mentre un utente dopo l'altro scopre difetti su difetti. 
    Un pestaggio di gruppo è il trattamento che sta ricevendo Lost Planet 3, che per quanto videogioco banale non meritava certo una simile accoglienza. Il soggetto preso in questione spesso non è ne indie ne ultrafamoso, di conseguenza si presta a venire attaccato.
    Mi viene da paragonarlo ai pogrom russi di fine ottocento, dove il linciaggio contro gli ebrei nascondeva la volontà degli zar di celare un sistema ormai al collasso. 
    Distogliere l'attenzione. Deviare l'incompetenza. 
    Nel caso dei Youtubers, il fenomeno appare evidentissimo, lapalissiano. 
    Osservatori obiettivi? Onda critica? Ma per favore. 
    Uno Youtuber famoso riceve i giochi in anteprima, scarta le edizioni ultralimitate, insomma è un bravo consumatore che non esita a mostrare trionfante quanto ha speso, quant' è contento d'aver speso.  Dov'è l'attenzione, in ciò? Dov'è la critica?
  1. Mi sento un po' stupido a scriverlo, ma l'ovvio passo successivo è la distruzione, la scomparsa dell'oggetto di tanto odio. Nel momento in cui si smarrisce l'argomento (per consunzione, per esaurimento, per aver grattato troppo a fondo il barile) occorre cambiare bersaglio. Il recensore, che sia un blogger, un giornalista, uno youtuber, passa dal micro al macro: allarga il reticolo, comincia a bombardare i nemici più vicini. Non ci si può più accanire su un unico bersaglio, la soluzione è guerra su larga scala. La critica si diluisce ulteriormente in un mare di banalità, mentre quanto importa è fissare dei paletti, dei punti fermi che diventeranno dogmi inamovibili. Tuttavia, questo è il fuoco di paglia che spesso prepara un brusco ridimensionamento, se non l'abbandono totale.
  1. Per riflesso, essendo mosso dall'odio, il lettore non può sopportare le recensioni positive. 
    E' un normale riflesso umano. 
    Ho ricevuto sincere parole d'odio per aver osato scrivere una recensione tanto entusiasta di Pacific Rim. Eppure, che altro potevo fare? A me quel film piace. L'ho rivisto a distanza di settimane, l'adoro. Ha un valore artistico altissimo, nella scelta dei colori, degli accostamenti, degli scenari. 
    Acido in movimento. Masturbazione visiva. E in un tale contesto, le menate nolaniane, i sensi di colpa, le psicologie arzigogolate. Per favore. Teneteli lontano. 
    Ma questo non serve! La recensione è positiva, quindi in un bizzarro boomerang l'odio proviene dai lettori. 
Uno simpatico hater in età.
Ti hanno pagato per scriverla!! Gomblotto, gomblotto!!1 Altro che blog liberi!
Quindi per esulare dalla parentesi cinematografica, un blog che tenti di essere completamente positivo soccomberà facilmente, dovrà sopportare la condanna di pochi commenti e poche condivisioni. Ma questo non vuol dire che si debba seguire l'altra strada. 
Semplicemente, mischiare entrambe le cose. 
Senza arrendersi a chi urla e condanna senza fonti, senza ricerca, senza stile. 

venerdì 8 febbraio 2013

Lincoln


Ultimamente vado molto al cinema.

Il multisala è lento, macchinoso. La prenotazione è spesso fallace, abbondano i furbetti che occupano le ultime file. Dalle mie parti, forse per economizzare spazio, lo schermo appare praticamente incollato alla faccia. E c'è sempre un silenzio da sepolcro egizio. Non una parola. Tutti zitti, a fissare e sgranocchiare. 
Ci avete mai pensato quanto sia innaturale? 
Ma come, insorgeranno critici e intenditori, il male del cinema E' proprio la gente che parla in sottofondo!
Well, non mi trovo così d'accordo. Nel senso che trovo piacevole ogni tanto scambiare una battuta con l'amico vicino, o gesticolare animosamente a determinate scene. 
Insomma, ci dev'essere un rapporto attivo con il film. Starsene immobili per due, tre ore a mo' di mummia egizia, con tutto che spesso il film è quello che è, mentre la poltroncina ti morde le chiappe e tu pensi che a quel'ora potevi andare avanti a rigiocarti per l'ennesima volta the witcher...
Insomma, non sono lo spettatore ideale.

Tuttavia, non esistono solo i multisala. Esistono anche i vecchi cinema.
Dinosauri con ampie sale, posti che ti piazzi dove Vuoi, cinque euro a biglietto e spettatori al contagocce.
E alla fine ho ceduto; certo l'immagine è spesso sgranata, a volte persino scattosa. 
Ma alla resa dei conti importa poi tanto? 
Come si dice coi videogiochi... Non si gioca per la grafica, ma è il gameplay che conta.

Lincoln, in questo senso non fa rimpiangere il multisala. E' un film con più attori che comparse, in cui Spielberg ha chiaramente giocato al risparmio. Le diverse vicende che si susseguono funzionano come altrettante scene a teatro, dominate di volta in volta da politici con grandi barbe, o dalla figura a spaventapasseri di Lincoln, un anoressico gigante dal cappello a tuba.