Ultimamente vado molto al cinema.
Il multisala è lento, macchinoso. La
prenotazione è spesso fallace, abbondano i furbetti che occupano le
ultime file. Dalle mie parti, forse per economizzare spazio, lo
schermo appare praticamente incollato alla faccia. E c'è sempre un
silenzio da sepolcro egizio. Non una parola. Tutti zitti, a fissare e
sgranocchiare.
Ci avete mai pensato quanto sia innaturale?
Ma come,
insorgeranno critici e intenditori, il male del cinema E' proprio la
gente che parla in sottofondo!
Well, non mi trovo così d'accordo. Nel
senso che trovo piacevole ogni tanto scambiare una battuta con
l'amico vicino, o gesticolare animosamente a determinate scene.
Insomma, ci dev'essere un rapporto attivo con il film. Starsene
immobili per due, tre ore a mo' di mummia egizia, con tutto che
spesso il film è quello che è, mentre la poltroncina ti morde le
chiappe e tu pensi che a quel'ora potevi andare avanti a rigiocarti
per l'ennesima volta the witcher...
Insomma, non sono lo spettatore ideale.
Dinosauri con ampie sale,
posti che ti piazzi dove Vuoi, cinque euro a biglietto e spettatori
al contagocce.
E alla fine ho ceduto; certo l'immagine è spesso
sgranata, a volte persino scattosa.
Ma alla resa dei conti importa
poi tanto?
Come si dice coi videogiochi... Non si gioca per la
grafica, ma è il gameplay che conta.
Lincoln, in questo senso non fa
rimpiangere il multisala. E' un film con più attori che comparse, in
cui Spielberg ha chiaramente giocato al risparmio. Le diverse vicende
che si susseguono funzionano come altrettante scene a teatro, dominate
di volta in volta da politici con grandi barbe, o dalla figura a
spaventapasseri di Lincoln, un anoressico gigante dal cappello a
tuba.