Quante ricchezze si possono scoprire
curiosando nella baia svedese! Autentico ciarpame seedato d'anonimi
benefattori, scannerizzato da vetuste paginone anni ottanta. Sto
parlando ovviamente di fumetti, e più nello specifico fumetti
firmati Alan Moore. Curiosare sul nuovo volume della LDSG mi aveva
(in) volontariamente auto-hypato, e così ero andato allo scandaglio
delle prime produzioni Alan Moore. Verso gli anni Ottanta e novanta,
curiosando qua e là sono giunto a scoprire la sua collaborazione con
la rivista so british 2000 AD, famosa fra gli appassionati per
la saga fantascientifica Rogue Soldier e il più noto Judge Dredd,
che fra quelle pagine di scarsa qualità ha consumato le sue migliori
avventure.
La Ballata di Halo Jones è un'opera
dalle sfaccettature spesso multiformi, per quanto "semplice",
quasi grezza se confrontata alle opere omnie di Alan Moore. La quarta
di copertina è un'imbarazzante dimostrazione di quali eccessi possa
raggiungere l'editoria, quando conscia che l'opera in questione- non
essendo famosa- deve colpire più lettori possibili con poche frasi.
Nessuna accusa beninteso; il lettore bisogna pur convincerlo!
Tuttavia...
La Magic Press è fiera di
presentare il grande classico La ballata di Halo Jones, una
space opera femminista scritta dalla leggenda del fumetto Alan
Moore (V for Vendetta, La lega degli straordinari Gentlemen) e
disegnata da Ian Gibson (Robo-Hunter, Star Wars).
Halo Jones è annoiata
dalla sua vita nel Cerchio, un mondo futuristico in cui il lavoro è
scarso e l'eccitazione
inesistente. Decide così di vedere la galassia ad ogni
costo. Ma riuscirà a soppravvivere agli alti e bassi che incontrerà
lungo la strada, tra cui un interminabile periodo come hostess a
bordo di una cosmonave di linea e un turno di servizio in una
terribile guerra che sfida la fisica dello spazio e del tempo?
Incominciamo dal tarlo maggiore, ovvero
l'etichetta di "femminista". La ballata tessuta d'Alan
Moore non è più femminista di quanto sia ogni altra opera con
protagonista una donna; e più nello specifico era nelle intenzioni
stesse di Moore inquadrare un personaggio comune, un cittadino di un
futuro non troppo lontano. Halo certo mostrerà più di una volta
d'essere di pasta alquanto coriacea, ma siamo lontani sia dalle
psicopatiche ai limiti dell'asessualità a cui spesso arrivano certe
produzioni fanta/sy/scientifiche (emblematico Alien in tal senso, sia
per quanto riguarda il maggiore Vasquez che per Ripley) D'altra parte
non si può nemmeno affermare che Halo sia la classica Damsel in
mistress, non tanto per il suo carattere, quanto perché per un libro
e mezzo non compaiono uomini, volendo anche citare pochi sparuti
alieni di vago sesso maschile.
A voler citare un'opera di Moore
"femminista" ( ma cosa designa un'opera femminista? E cosa
vuol dire quest'etichetta? E a che serve?) menzionerei piuttosto quel
formidabile manifesto a metà fra la magia / filosofia/ che era
Promethea, ma non certo questa bizzarra ballata.
L'incipit di Halo è un autentico inno
allo show don't tell più sfrenato. Il lettore viene cacciato nella
New york fantascientifica di Halo con un calcio alla schiena, senza
preamboli, senza spiegazioni. Aggiungiamo a questo che leggevo
l'opera in inglese originale, e arriverete forse a comprendere una
certa sensazione di spaseamento.
Moore sommerge nel primo libro il
lettore con una marea d'invenzioni a metà fra lo sciocco e il
geniale; abbiamo le "zenade", granate zen che portano il
bersaglio alla non-violenza, e alla più completa meditazione, i
glombies- tradotti in italiano con botteristi- setta che si
spara musica ritmata nel cervello, diventando simil-zombie, abbiamo
il cane compagno di Halo, Toby, uno "scannatore", cyber-
cane parlante, incaricato di proteggere le ragazze dai molti,
brulicanti pericoli del Cerchio. La costruzione fantastica regge bene
anche a successive riletture, sebbene abbisogni dei paragrafi
d'approfondimento a fine libro per venire compresa appieno.
Si viene così a conoscenza dello slang
che usano i cittadini del Cerchio, un esperanto rielaborato in un
gibblerish spesso incomprensibile. O si viene a conoscenza del
Cerchio stesso, una città di ciclopiche tubature sospesa sull'Oceano
Atlantico.
come detto, è un fumetto dai personaggi pittoreschi ^^ |
Poi, nel terzo libro, Halo sceglie
d'arruolarsi nell'esercito.
E il fumetto da mediocre-buono diventa
ottimo. O in altre parole, Alan Moore si rimette il cappello a punta
da stregone e ti lancia in faccia una palla di fuoco da restarci
secchi.
La guerra è nel settore Tarantula. E
non è una guerra contro una "nazione", quanto una sporca
guerriglia contro popolazioni ribelli e arretrate. E' in altre parole
un Vietnam su scala planetaria.
Che la guerra sia una sporca faccenda
anche nel futuro non era certo una novità neppure negli anni 80; ma
gettare una protagonista "normale", che per ammissione
stessa di Moore è " la tipica donna che trovi in fila al
supermarket" in un conflitto tanto brutale e sanguinoso... Hell
yeah, è un bel cambio di marcia.
I sergenti istruttori sono dei bastardi
arroganti, i ribelli sono terroristi senza volto, la guerra consuma
risorse su risorse, Halo e le sue compagne non sono accolte come
forze di liberazione, ma sommersi da sassate e sputi. Ricorda
qualcosa? Il miglior Alan Moore emerge sempre quando distorce fantasia e realtà, dissacrando con spirito punk un genere anodino
come la fantascienza classica.
Ultima chicca... Non avrei mai
conosciuto l'opera se non mi fosse giunta tramite Torrent(e), ed è
assai probabile che prima o poi raccatterò l'edizione cartacea.
Quindi per paradosso che sia la pirateria ancora una volta non
danneggia le vendite, piuttosto nel mio psicolabile caso le
raddoppia.
La pirateria come "minaccia comunista allo spazio reale"? Parliamone.
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