sabato 2 febbraio 2013

La Ballata di Halo Jones


Quante ricchezze si possono scoprire curiosando nella baia svedese! Autentico ciarpame seedato d'anonimi benefattori, scannerizzato da vetuste paginone anni ottanta. Sto parlando ovviamente di fumetti, e più nello specifico fumetti firmati Alan Moore. Curiosare sul nuovo volume della LDSG mi aveva (in) volontariamente auto-hypato, e così ero andato allo scandaglio delle prime produzioni Alan Moore. Verso gli anni Ottanta e novanta, curiosando qua e là sono giunto a scoprire la sua collaborazione con la rivista so british 2000 AD, famosa fra gli appassionati per la saga fantascientifica Rogue Soldier e il più noto Judge Dredd, che fra quelle pagine di scarsa qualità ha consumato le sue migliori avventure.

La Ballata di Halo Jones è un'opera dalle sfaccettature spesso multiformi, per quanto "semplice", quasi grezza se confrontata alle opere omnie di Alan Moore. La quarta di copertina è un'imbarazzante dimostrazione di quali eccessi possa raggiungere l'editoria, quando conscia che l'opera in questione- non essendo famosa- deve colpire più lettori possibili con poche frasi. Nessuna accusa beninteso; il lettore bisogna pur convincerlo! Tuttavia...

La Magic Press è fiera di presentare il grande classico La ballata di Halo Jones, una space opera femminista scritta dalla leggenda del fumetto Alan Moore (V for Vendetta, La lega degli straordinari Gentlemen) e disegnata da Ian Gibson (Robo-Hunter, Star Wars). 

Halo Jones è annoiata dalla sua vita nel Cerchio, un mondo futuristico in cui il lavoro è scarso e l'eccitazione inesistente. Decide così di vedere la galassia ad ogni costo. Ma riuscirà a soppravvivere agli alti e bassi che incontrerà lungo la strada, tra cui un interminabile periodo come hostess a bordo di una cosmonave di linea e un turno di servizio in una terribile guerra che sfida la fisica dello spazio e del tempo?

Incominciamo dal tarlo maggiore, ovvero l'etichetta di "femminista". La ballata tessuta d'Alan Moore non è più femminista di quanto sia ogni altra opera con protagonista una donna; e più nello specifico era nelle intenzioni stesse di Moore inquadrare un personaggio comune, un cittadino di un futuro non troppo lontano. Halo certo mostrerà più di una volta d'essere di pasta alquanto coriacea, ma siamo lontani sia dalle psicopatiche ai limiti dell'asessualità a cui spesso arrivano certe produzioni fanta/sy/scientifiche (emblematico Alien in tal senso, sia per quanto riguarda il maggiore Vasquez che per Ripley) D'altra parte non si può nemmeno affermare che Halo sia la classica Damsel in mistress, non tanto per il suo carattere, quanto perché per un libro e mezzo non compaiono uomini, volendo anche citare pochi sparuti alieni di vago sesso maschile.
A voler citare un'opera di Moore "femminista" ( ma cosa designa un'opera femminista? E cosa vuol dire quest'etichetta? E a che serve?) menzionerei piuttosto quel formidabile manifesto a metà fra la magia / filosofia/ che era Promethea, ma non certo questa bizzarra ballata.


L'incipit di Halo è un autentico inno allo show don't tell più sfrenato. Il lettore viene cacciato nella New york fantascientifica di Halo con un calcio alla schiena, senza preamboli, senza spiegazioni. Aggiungiamo a questo che leggevo l'opera in inglese originale, e arriverete forse a comprendere una certa sensazione di spaseamento.

Moore sommerge nel primo libro il lettore con una marea d'invenzioni a metà fra lo sciocco e il geniale; abbiamo le "zenade", granate zen che portano il bersaglio alla non-violenza, e alla più completa meditazione, i glombies- tradotti in italiano con botteristi- setta che si spara musica ritmata nel cervello, diventando simil-zombie, abbiamo il cane compagno di Halo, Toby, uno "scannatore", cyber- cane parlante, incaricato di proteggere le ragazze dai molti, brulicanti pericoli del Cerchio. La costruzione fantastica regge bene anche a successive riletture, sebbene abbisogni dei paragrafi d'approfondimento a fine libro per venire compresa appieno.
Si viene così a conoscenza dello slang che usano i cittadini del Cerchio, un esperanto rielaborato in un gibblerish spesso incomprensibile. O si viene a conoscenza del Cerchio stesso, una città di ciclopiche tubature sospesa sull'Oceano Atlantico.

come detto, è un fumetto dai personaggi pittoreschi ^^
I primi due libri scorrono tranquilli, forse anche troppo per i fanatici dell'azione; intrighi, un po' di sangue, qualche amore. Insomma Halo cresce, matura. Nulla d'entusiasmante.

Poi, nel terzo libro, Halo sceglie d'arruolarsi nell'esercito.
E il fumetto da mediocre-buono diventa ottimo. O in altre parole, Alan Moore si rimette il cappello a punta da stregone e ti lancia in faccia una palla di fuoco da restarci secchi.
La guerra è nel settore Tarantula. E non è una guerra contro una "nazione", quanto una sporca guerriglia contro popolazioni ribelli e arretrate. E' in altre parole un Vietnam su scala planetaria.
Che la guerra sia una sporca faccenda anche nel futuro non era certo una novità neppure negli anni 80; ma gettare una protagonista "normale", che per ammissione stessa di Moore è " la tipica donna che trovi in fila al supermarket" in un conflitto tanto brutale e sanguinoso... Hell yeah, è un bel cambio di marcia.
I sergenti istruttori sono dei bastardi arroganti, i ribelli sono terroristi senza volto, la guerra consuma risorse su risorse, Halo e le sue compagne non sono accolte come forze di liberazione, ma sommersi da sassate e sputi. Ricorda qualcosa? Il miglior Alan Moore emerge sempre quando distorce fantasia e realtà, dissacrando con spirito punk un genere anodino come la fantascienza classica.

Ultima chicca... Non avrei mai conosciuto l'opera se non mi fosse giunta tramite Torrent(e), ed è assai probabile che prima o poi raccatterò l'edizione cartacea. Quindi per paradosso che sia la pirateria ancora una volta non danneggia le vendite, piuttosto nel mio psicolabile caso le raddoppia.

La pirateria come "minaccia comunista allo spazio reale"? Parliamone.

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