venerdì 9 febbraio 2018

Altered Carbon: segreti e citazioni della serie tv


Fan Art di Hidrico Rubens
La serie di Takeshi Kovacs, di Richard K. Morgan, è una trilogia di libri cyberpunk che smentisce lo snobismo e il rimprovero d'eccessiva letterarietà del genere. 
William Gibson è stato spesso accusato di scrivere con uno stile incomprensibile, Bruce Sterling si diletta con barocchismi; il tutto non fa che evidenziare la povertà stilistica della fantascienza, dove il riferimento e l'esplicita ripresa di un canone “alto” allontana il lettore di genere, mentre la struttura fantascientifica allontana il lettore mainstream.

Richard K. Morgan, in tal senso, si pone dentro un'altra tradizione, ovvero quella del pulp.
I suoi libri sono una formidabile macchina narrativa dove il motore è un action muscolare, la benzina un ritmo forsennato, la carrozzeria descrizioni attente e feticistiche, mentre infine a trattenere questo bolide della velocità cyberpunk ci pensa un guardrail tanto noir quanto di fantascienza hard. 
In altre parole Richard K. Morgan è un autore che sfrutta il cyberpunk per spingere il pulp verso una terra incognita di estremi raramente toccata da qualsiasi categoria.
Come ho scritto in altre occasioni, se c'è una narrativa sotto steroidi, è questa. Il cuore letterario batte debole, rischia più di una volta un infarto, ma i muscoli del genere brillano alla luce del neon.

La serie tv uscita nella scorsa settimana, nella sua prima stagione, Altered Carbon, riprende e allarga le vicende narrate nella “Bay City” del primo libro. Vi sono evidenti variazioni e nuovi comprimari inediti dalla storia originale, ma gli argomenti e sopratutto il tono – fondamentale nel cyberpunk – rimane lo stesso. I sotto generi -punk hanno sempre fatto dello stile sulla sostanza il proprio baluardo: non conta cosa fai, conta come lo fai. E se Altered Carbon devia dal tracciato di Morgan, tuttavia lo fa nello stesso stile, nella stessa maniera un po' sghemba e un po' sfottente.

La critica ovviamente si è risentita: Altered Carbon non è stato bocciato per le sue (tante) lacune narrative, per i suoi (tanti) buchi di sceneggiatura, per le sue (tante) mancanze attoriali.
No, Altered Carbon è stato criticato per essere Altered Carbon.
Per essere, in altre parole, cyberpunk. O pulp. O per essere fantascienza hard, dalle premesse, all'architettura, alle (troppe) scene di nudo. E' lecito criticare l'eccessiva violenza nella televisione e nel cinema, sebbene si tratti d'una lamentela vecchia di almeno cinquant'anni. Tuttavia trovo altamente immorale – oh, l'ironia! - criticare qualcosa solo in virtù di quello che è. Il cyberpunk raffigura una realtà deprimente. Non sarebbe tale se non fosse noir, se non fosse cupo, se non fosse intrinsecamente violento. Sarebbe come pretendere da un giallo di non avere un delitto al suo centro. Dopotutto, non è certo immorale che esista un intero genere quale il giallo interamente dedicato alla soluzione di un assassinio? Indelicato a dir poco.
Si potrebbe a ragione argomentare come Altered Carbon sia banalmente violento e altrettanto banalmente nudo. La serie tv sfrutta i due elementi senza troppo discernimento, rovesciando addosso allo spettatore diverse scene che non hanno uno vero scopo nella trama se non lo shock puro e semplice. In quest'ambito siamo più nel campo di Spartacus che di Westworld. 
La linea argomentativa tuttavia ha preferito nascondere un pregiudizio morale dietro la maschera di un giudizio oggettivo. Un film senza violenza non è inerentemente migliore di un film violento. Se anche trovassimo un'adeguata definizione di violenza, questa in Altered Carbon rimane un elemento della narrativa pulp di Richard K. Morgan. E' un elemento dello stile, non una riflessione morale. E' un'altra componente accanto alle droghe, la pioggia, le sigarette e i dialoghi taglienti. La serie non è stata pertanto criticata per i suoi difetti, che sono tanti, ma per essere “adulta”, anche se il concetto di adulto esibito dagli sceneggiatori è curiosamente adolescenziale...

Tralasciando i critici nostrani che amano criticare Netflix salvo in seguito elogiare Transformers e Xander Cage, alcune delle critiche statunitensi evidenziano, ancora una volta, l'incapacità di comprendere le metafore. L'innovazione tecnologica alla base di Altered Carbon postula la possibilità di salvare la propria identità – la propria mente se si preferisce – dentro una pila corticale impiantata alla base del cranio. In altre parole è possibile trasferire la propria mente dentro un oggetto e in seguito re-inserirla dentro un nuovo corpo, a seconda del proprio budget sintetico o propriamente “umano”, coltivato da tessuti e muscoli in laboratorio. Il protagonista, Takeshi, è uno Spedi: era abituato nell'esercito a saltare di corpo in corpo a seconda dell'incarico nell'esercito e della missione affidata. Il suo addestramento mentale gli permette di adattarsi alle nuove custodie senza alcun periodo di “adattamento” o trauma psicologico. Una possibilità del genere chiaramente annulla ogni differenza di pelle o genere, perchè la mente può venire trasferita dove si preferisce, anche se la stragrande maggioranza della popolazione è strangolata dalla povertà e come tale non può permettersi una nuova “custodia”. Il messaggio appare chiaro: conta la mente, non il corpo. Il sangue, lo sporco, le ossa rotte nei combattimenti, così come la disinvolta nudità dei protagonisti esibita più e più volte hanno lo scopo di accalappiare lo spettatore, ma rivestono anche il fondamentale ruolo di mostrare un mondo dove il corpo è solo un oggetto in vendita tra i tanti.
La recensione del Time, in tal senso, è quanto di più lontano dalla realtà si possa immaginare, quando critica la serie perchè “il trattamento di razza, genere e classe è senza speranza retrogrado... questo è un pastiche di James Bond che trasmette il sesso e la violenza di 007 senza alcuno del suo stile o della sua sostanza”. Quanta cecità interpretativa, quale straordinaria miopia. 
Altered Carbon ha esattamente lo scopo di dimostrare come fuori dai propri corpi non esistano differenze reali di genere e “razza”, mentre il mystery alla base dei 10 episodi ruota proprio attorno alla fortissima divisione di classe che permea l'ambientazione. I “Mat”, dal biblico Matusalemme, opprimo le classi inferiori perpetuando lo status quo attraverso una longevità innaturale. La divisione tra coloro che vivono nelle strade a là Blade Runner e le ville tra le nuvole dei “Mat” è talmente auto-evidente che scrivere che non c'è “trattamento (…) di classe” perplime alquanto.
Senza considerare dunque come l'intera premessa dello show sia esattamente di nullificare le differenze di genere e razza, si deve anche rilevare come la co-protagonista di Takeshi, la luogotenente Kristina Ortega, sia di etnia spagnola, mentre il suo collega di lavoro, Abboud, è un musulmano moderato. La scrittura dei dialoghi è mediocre, ma azzecca quella combinazione di lingue caratteristica di una città portuale, dove nomi e parole straniere si confondono e vengono riutilizzate come più conviene: un magnifico dialogo tra Ortega e Abboud vede i due passare senza soluzione di continuità dall'inglese, allo spagnolo, all'arabo. E' straordinario come quegli stessi critici che amano la diversità hanno poi criticato questo “pidgin” fantascientifico perché irrealistico e confuso. Mai sentito parlare del cinese di Taiwan? Di Hong Kong? Diamine, basterebbe una visita a un qualsiasi porto europeo. Genova, Trieste... persino nei nostri porti si avvertono tracce di una commistione linguistica.

Il cyberpunk sviluppatosi dagli inizi del '2000, sulle fondamenta del pastiche di Matrix, si caratterizza per diluire le tematiche del genere all'interno di un'ambientazione contemporanea.
Le metropoli pesantemente decorate di Blade Runner diventano le città americane, i detective con il trench diventano i luogotenenti della polizia, i gadget ingombranti e avveniristici scompaiono a favore di scanner e cellulare. Non esiste più un'ambientazione cyberpunk, quanto piuttosto un'ambientazione “normale” con elementi fantascientifici. Si desidera volutamente immergere lo spettatore dentro un “luogo” urbano a lui familiare. C'è una certa ironia nella constatazione come questo genere di “normalità”, propria della fine degli anni '90 e degli anni pre crisi 2008, sia ora totalmente aliena e come con gli anni '80, così presto si parlerà di “anni '2000”.
Altered Carbon, al contrario, si colloca nell'ambito di un recupero del cyberpunk delle origini: come Blade Runner 2049 e come il prossimo Cyberpunk 2077 della CD Projekt, è una rielaborazione integrale dello cyberpunk considerato come parte integrante del setting, non solo appendice, contorno o elemento di modernità. Altered Carbon non è il futuro di Fukuyama, ovverosia l'ennesima democrazia liberale con una tecnologia aggiornata al 21' secolo. Altered Carbon è un futuro radicalmente diverso, dove le conseguenze di un'evoluzione tecnologica propria di un sistema capitalista hanno prodotto l'inevitabile conseguenza di un ancient regime immutabile, dove un'élite governa su di un vasto e sofferente popolo della gleba assoggettato alle corporazioni.
E' come se i responsabili ai costumi e alle scenografie avessero preso tutte le caratteristiche visive che avevano reso grande Blade Runner e le abbiano trasposte a Blade Runner 2049 e Altered Carbon. Non dobbiamo tuttavia confondere la “trasposizione” con la copia, perchè gli elementi tradizionali del cyberpunk vengono radicalmente innovati dall'interno, nel contempo mantenendo il legame ombelicale con i capostipiti del genere.

La recitazione degli attori della serie tende ad essere altalenante, ma trovo che sia ingiusto rimproverare eventuali doti recitative: si tratta di cattiva scrittura, sia nella costruzione dei singoli episodi, che nella redazione dei dialoghi, davvero privi del mordente e della raffinatezza necessaria. Qualche battuta intelligente trapela di tanto in tanto, ma predomina un tono o eccessivamente volgare, o eccessivamente artefatto. James Purefoy, come Matusalemme, assolve al suo ruolo senza difficoltà, trasmettendo quel senso d'innata superiorità propria della nobiltà di sangue.
Joel Kinnaman è uno strano caso: l'attore a tutti gli effetti recita come se fosse nel corpo di un'altra persona, atteggiamento che lascio allo spettatore giudicare se geniale o semplicemente una paresi facciale. Kinnaman ha il merito inopinabile d'avere quella facciada schiaffi” che era propria di Harrison Ford: gira per tutti e 10 gli episodi con quella faccia di bronzo che sembra volersi prendere un cazzotto (cosa che succede tanto e volentieri). L'abitudine di tenere gli occhi bassi, la mania della sigaretta continua all'angolo delle labbra, la faccia continuamente spaccata in due... riveste bene il ruolo dell'investigatore, anche se nel confronto con il romanzo è un personaggio molto più positivo e meno amorale. Il marchio distintivo del personaggio, più della pistola e del coltello avvelenato, è lo zainetto acquistato dallo spacciatore: un unicorno sugli arcobaleni con lo sfondo rosa. Il riferimento – ironico quanto volete – è all'unicorno del primo Blade Runner del 1982. Deckard nella Director's Cut sogna un unicorno nella tradizione fantasy e nel finale l'origami di Gaff è un perfetto unicorno, a simboleggiare la possibilità che il sogno di Deckard sia stato impiantato come la memoria di un replicante, quale forse è, o forse non è. In tal senso l'animale simboleggiava l'ambiguità del film, ma nella serie tv di Altered Carbon è un simbolo “sacro” volutamente citato e dissacrato, -punkizzato se volete. Un omaggio a metà tra il dito medio e la sofisticazione.


Sempre nell'ambito di simboli e riferimenti, la serie tv traspone nella sua totalità il lessico e la storia della trilogia originale: il worldbuilding è ricco e profondo, anche se trasmesso allo spettatore con la delicatezza di un martello pneumatico nel cranio. Proposizione 653, neo-cattolici, dipper, needle-cast, grounders, aerium, meth... la ricchezza del mondo cyberpunk finanziata da Netflix brilla per quantità e qualità, anche se nelle forme di un medium mediocre.
Il calderone ribollente di nomi e linguaggi trova una sua divertente ripartizione per classe, con la poliziotta Ortega tra i “borghesi” e i neo-cattolici, Takeshi Kovacs con la sua mescolanza di giapponese e ungherese e ovviamente le diverse diramazioni di anglo-americano, cinese, giapponese e arabo. Ovviamente le forze dell'ordine galattiche del Protettorato prediligono il tedesco. Cliché...

Un vasto arsenale ha sempre caratterizzato l'action di Morgan, che eccelle nella descrizione perversa del dettaglio minuto, non importa quanto irrealistico. Un altro elemento videoludico reso bene nell'adattamento televisivo, con la “Philips a compressione”.

«Va bene.» Restituii l'arma.
«E qualcosa di più maneggevole?»
«La Philips a compressione.»
Clive frugò in una cassa aperta, cercò tra i pezzetti di plastica, poi la sua mano riemerse con una snella pistola grigia, circa la metà delle dimensioni della Nemex.
«Solida struttura in acciaio. Usa un acceleratore elettromagnetico. Totalmente silenziosa, precisa fino a venti metri circa. Niente rinculo, e il generatore offre l'opzione dell'inversione di campo, il che significa che a cose fatte si possono recuperare i proiettili dal bersaglio. Il caricatore ne contiene dieci.»
«Le batterie?»
«Garantite dai quaranta ai cinquanta colpi. Dopo di che si perde velocità d'uscita a ogni sparo. Nel prezzo sono comprese due batterie di ricambio e un kit di ricarica compatibile con gli impianti elettrici domestici.»
«Avete un poligono? Un posto dove possa provare le armi?»
«Sul retro. Tutte e due queste bambine sono vendute con un disco di combattimento virtuale per l'addestramento ed esiste una perfetta parità tra performance virtuali e reali. Lo assicura la garanzia.»

Un fucile a rotaia miniaturizzato alle dimensioni di una pistola, se ho bene compreso.


Il gestore dell'arena clandestina dove non si registra nulla, se non su antiquate vhs, è un terrificante Matt Frewer: un incrocio tra Jim Carrey, il Joker e un'eccessiva dose di plastica facciale.
E' il secondo riferimento al cyberpunk delle origini dopo l'unicorno: in questo caso Matt Frewer era anche l'attore che animava il volto digitale di Max Headroom, incorporea entità annunciatrice della serie tv del 1985 “Max Headroom: Venti minuti nel futuro”. 
In Altered Carbon si è fatto carne, anzi plastica sintetica.
Un attore tira l'altro e vogliamo parlare di Matt Biedel? Il concetto delle custodie permette una stupefacente flessibilità attoriale: nel giro di meno di tre episodi Matt Biedel recita la parte di uno stupratore condotto nella stazione di polizia, di un'arzilla nonnina e di uno psicopatico dalla personalità multipla. Il tutto nel corpo/custodia di un muscoloso teppista tatuato. Un raggiungimento notevole, con il solo ausilio del tono di voce, le mani e un minimo di faccialità (limitata dalla barba e dall'anello al naso). Tra i tanti omaggi musicali, si segnala infine il Waltz n. 2 di Shostakovich, già ripreso nell'Eyes Wide Shut di Kurbrick, nella scena di combattimento del terzo episodio.


Mentre il cyberpunk degli inizi del '2000 si limitava alla falsa equivalenza città = città americana, Altered Carbon ha imparato la lezione di Blade Runner e ricerca attivamente scenari e stili architettonici corrispondenti alle diverse sezioni urbane, senza limitarsi a cemento armato e vetrate, il mortale connubio che ci viene inflitto dall'architettura contemporanea dagli anni '70.

I Meth, ovviamente, vivono nella meraviglia dell'art déco del 1920/30.
Colori caldi, con una vasta tonalità di nocciola, oro, argento e bronzo, oltre che l'avorio proprio della classe alta. La ricerca geometrica nell'ascensore e sulle pareti emana un senso di tranquillità contraddetto dai torbidi della famiglia. La serie riprende in questo contesto lo stereotipo ormai vetusto dell'arte decadente come arte dei decadenti: come i film del 1930-50 consideravano l'art nouveau di inizio '900 qualcosa di kitsch e perverso, degno dei suoi ricchi abitanti, così Altered Carbon presenta l'art déco come una prerogativa del potere. Un ovvio collegamento videoludico all'immortale Bioshock, con il quale la serie condivide la critica all'ideologia di Ayn Rand.


La polizia appare alloggiata all'interno di una chiesa sconsacrata, nello stile neo gotico, con sotterranei, vetrate a mosaico e persino antichi confessionali. Questo sottolinea e rimarca la fede dei neo-cattolici di Ortega, così come ribadisce la funzione della polizia, unico organo statale nell'altrimenti corporativa società di Bay City. Ortega è l'ultima rappresentante del potere sacro dello stato dentro un futuro distopico dove il potere di questo è ormai scomparso o si è diluito nelle forme di dominazione dittatoriale del Protettorato.

La casa di Ortega è a sua volta un sotterraneo che sembra ricavato da un edificio brutalista: un luogo sorprendentemente confortevole, come lo sono tanti edifici bistrattati di quel periodo, ma nel contempo con quell'austerità e severità di ambienti che ricorda la chiesa/stazione di polizia. Un luogo dove riposa un lavoratore, contrapposto invece alle librerie e agli ozi di Bancroft.


Al di sotto dei “grounders”, come Ortega, che hanno un proprio lavoro, la gran parte della popolazione vive dentro container accatastati l'uno sull'altro, una caotica periferia pesantemente decorata. Mentre i Meth preferiscono quell'odioso minimalismo nell'arredamento proprio delle classi agiate, la baraccapoli di Bay City appare ingombra di uomini e cose.

Takeshi Kovacs, al momento di scegliere dove alloggiare, preferisce il passato.
Il “Raven” è costruito e arredato come un albergo vittoriano e il suo gestore è un'intelligenza artificiale convinta d'essere niente meno che Edgar Allan Poe.


Le intelligenze artificiali dovevano essere una moda alcuni secoli prima, alla pari oggigiorno delle criptomonete e delle blockchain. I gusti cambiano e in Altered Carbon come nel presente, rimangono solo le rovine delle mode passate. Il “Raven” è uno di queste, un malinconico inno al passato. L'Hotel non riceve ospiti da secoli e considera Takeshi un cliente da proteggere e aiutare qualsiasi il costo. Il luogo è un edificio con quella combinazione irresistibile di arredamento “pesante” caratteristico della seconda metà dell'ottocento, dagli scrittoi sterminati, al riscaldamento di ottone e ghisa, al banco reminescente della sala bar di Shining, all'ascensore tappezzato di rosso. Il sistema di difesa è un'assurdità steampunk di gatling montate su pedane e occultate nel soffitto, mentre la forma “umana” dell'Hotel, cioè Poe, è un uomo nervoso e sardonico, capace all'occorrenza di bere un bicchiere e imbracciare uno shotgun con i muscoli di nanobot via ologramma. 
In un futuro lontano e distopico l'età vittoriana è una speranza e il personaggio letteralmente più umano e compassionevole è una dannata intelligenza artificiale.
  

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Cit: "La critica ovviamente si è risentita: Altered Carbon non è stato bocciato per le sue (tante) lacune narrative, per i suoi (tanti) buchi di sceneggiatura, per le sue (tante) mancanze attoriali."

Ugh.
Sei riuscito a spaventarmi :p
Quando sono gravi le lacune narrative e i plot hole? Da sbuffata, da roll-eyes o da rottura della sospensione dell'incredulità con bestemmione carpiato?

Coscienza ha detto...


Caro "Anonimo",

i difetti sono purtroppo tanti, inutile negarlo. Altered Carbon per quanto mi riguarda è una serie obbligata per l'amante del cyberpunk, ma presenta diverse lacune gravi sotto il profilo dell'ossatura nuda e cruda degli episodi. Siamo dunque nel campo della "sbuffata" (tanto e volentieri).

In ordine:

- I primi 5 episodi, che non a caso seguono fedelmente il libro, sono notevolmente superiori agli ultimi 5. Dettaglio non trascurabile, c'è un episodio letteralmente "filler", che sembra raccogliere i peggiori difetti degli anime.

- Renée Elise Goldsberry è un'attrice disperatamente inadatta al ruolo di terrorista e/o leader messianico e/o filosofa di Quellcrist Falconer. La recitazione non regge, non è credibile, i dialoghi le si sfaldano tra le mani.

- I diversi episodi sono decisamente aritmici, con alcune parti dove letteralmente non succede nulla e altre, come il primo episodio, dove si spinge il pedale sulla narrazione tanto da bruciare i copertoni.

- I comprimari e lo stesso protagonista sono abbozzati e non evolvono in maniera decisiva. Sono "fissi"; questo oggettivamente è un difetto, ma trovo che rifletta bene la fissità dei personaggi di Neuromante, dove viene più e più volte negata ogni ascesa sociale al protagonista, eternamente scazzato.
Si veda a questo proposito la riflessione di Neon Dystopia:

https://www.neondystopia.com/cyberpunk-movies-anime/neuromancer-counterpoint-to-1980s-popular-culture/

- I dialoghi sono spesso mediocri: si passa dalla volgarità opportunamente esagerata alla riflessione più o meno banale. C'è da dire tuttavia che la serie sfrutta la "voce narrante" nella stessa tradizione della versione da cinema di Blade Runner, prima che venisse rimossa nella Director's Cut.
Un altro elemento del tutto ignorato dai critici, ma si sa...

Anonimo ha detto...

""I primi 5 episodi, che non a caso seguono fedelmente il libro...""
La serie tv rimane fedele al libro per 9 minuti e 15 secondi, titoli di testa compresi.

;-)

Coscienza ha detto...


Caro "Anonimo 2",

solo le anime ingenue considerano la fedeltà di un adattamento nella misura in cui il regista segue alla lettera le vignette/scene del fumetto/libro.
La serie tv cattura bene le atmosfere e le tematiche proprie della trilogia (perchè sono tre i libri, se li hai davvero letti ;-) e questo è quanto importa. Altrimenti si va a finire con Snyder e il suo Watchmen fedelissimo all'originale, ma proprio per questo disagiato oltre ogni descrizione.

Peter Pan ha detto...

Salve. Se Altered Carbon presenta così tanti (?!) difetti, le sarei grato se potesse citare delle serie che ne siano, o quasi, prive.
Per quanto riguarda Altered Carbon, aspetto ansiosamente una seconda stagione.
PS: buchi narrativi?

Coscienza ha detto...

@Peter Pan.

L'articolo è un elogio della serie tv, di conseguenza non comprendo a chi si riferisca. Quanto agli innegabili difetti, sono elencati qui sopra e possono essere riassunti in problemi di tonalità narrativa tra i diversi episodi, d'incapacità attoriale e di premesse fantascientifiche in alcuni casi improbabili.

Inoltre, solo perchè le altre serie tv hanno gravi difetti, questo non preclude dalla critica Altered Carbon (ma ripeto, l'intero articolo è una difesa della serie, che io ho apprezzato... se lo ha davvero letto)