Dopo il mistero del primo capitolo, A message from the dead, le vacanze natalizie ci regalano il secondo numero dell'avventura spaziale della saga Shadow Planet, A nightmare in space.
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L'esclamativo in calce a ogni titoletto, così come la scelta dell'inglese comunicano anche prima delle immagini il carattere -retrò del fumetto, mirato in modo esplicito a rileggere in chiave horror le avventure spaziali degli ingenui anni '50 e '60 (Pianeta Proibito, tra tutti).
Una navetta della Federazione riceve una richiesta d'aiuto dalla goletta E/Rico, secondo gli archivi persa da trent'anni: l'equipaggio scende pertanto a investigare sul luogo dell'allunaggio, Gliese 667, una desolata palla di roccia senza apparente segno di vita. A guidare la missione, la capitana Jenna, una virago affiancata da Nikke, l'addetta alle comunicazioni e Vargo, un astronauta cowboy mancato. In A message from the dead, i nostri protagonisti avevano scoperto uno sopravvissuta della spedizione, una ragazzina balbettante insulsaggini, mentre nel frattempo un assassino dentro una tuta da palombaro spaziale aveva iniziato le sue uccisioni. L'avventura si era conclusa con Vargo che spalava le tombe della precedente spedizione della goletta, per scoprire quale fosse vuota...
Il ritmo di questo secondo numero è di gran lunga più concitato e schizofrenico, sia nelle vignette che nei dialoghi, concitati e nervosi: A nightmare in space testimonia la disgregazione della psiche dell'equipaggio, tra tradimenti, ricatti e colpi di scena. Con alcune scelte si ha l'impressione che lo sceneggiatore, Giovanni Barbieri, abbia tirato un po' troppo la corda, perché alcuni cambiamenti sono poco spiegabili. Tuttavia, essendo la storia ancora all'inizio, è tutto giustificabile dal carattere soprannaturale dell'ambientazione: chissà quali malvagie influenze sta passando Vargo per agire così...
Forse il maggiore cambiamento è la scelta, non so quanto azzeccata, di spostare il focus dalla capitana Jenna a Vargo, che diventa in questo numero l'autentico protagonista. Resta invece ancora scialba e incolore la luogotenente Nikke. Ho anche una mia teoria sui membri dell'equipaggio rimasti nello spazio, in orbita intorno a Gliese: sono un riferimento meta-narrativo agli autori stessi del fumetto. Se guardate bene, ricordano le facce di un disegnatore, degli stessi Blasteroid Bros...
Ok, sto come sempre aggiungendo sottotesti superflui!
Lesbiche e robot guardoni: cosa c'è da non amare? ^^ |
La padronanza dei colori è eccellente, come da tradizione di Alan d'Amico: particolarmente apprezzabile il colore rosso/rosa vintage nel caso delle scene “calde”, la padronanza della nebbia – disegnata benissimo da Pagliarani – e lo sfondo giallo per le scene di violenza.
Alcune inquadrature e colori, oltre all'ovvio riferimento a Carpenter, mi hanno ricordato Planet of the Vampires, di Mario Bava.
Ci sono alcune sequenze che si potevano tagliare, alcuni dentro-fuori dall'astronave che aumentano la confusione senza però far progredire la trama, mentre alcune battute sono un po' stantie, “sono troppo stanco per questa merda”. Debole la scusante del freddo per non far decollare l'astronave. Alcune delle vignette più efferate – in senso buono! – mi hanno ricordato la rivista “Splatter” che sto leggendo in questo periodo: è in effetti incredibile che Gianluca Pagliarani disegni roba ultra violenta come Crossed 3D per la Avatar, passi poi a Dragonero della Bonelli, per approdare infine a progetti di nicchia come questo. Il tratto, al di là della resa ultradettagliata di tubi e ingranaggi, è sempre molto “corposo”, con volumi e muscoli bene in evidenza. Oltre al movimento dei corpi, provate a guardare l'automobile spaziale, la Moonette, che qui finalmente compare in azione:
La vera sorpresa però di A nightmare in space sono le sequenze oniriche. Buon dio, se mi hanno sorpreso! Mi aspettavo qualcosa sull'esempio dell'incipit di A message from the dead, ma si è rivelato qualcosa di molto più schizzato di quanto onestamente mi aspettassi.
Abbiamo dei mostriciattoli ributtanti, alla Jean Giraud, mischiati a un'atmosfera da dei aztechi strafatti di peyote, senza dimenticare una disinvolta copia del Re Giallo (solo nell'aspetto).
Senza far altri spoiler, dateci un'occhiata:
Cosa vorrà dire, secondo voi? Vargo sta rivivendo le memorie della civiltà che una volta abitava Gliese? Si tratta di una società aliena divisa in caste, una degenerazione umana, o qualcosa di ancora più lovecraftiano? E perché il pozzo sacrificale?
Per queste e altre domande toccherà aspettare il terzo capitolo, che a giudicare dalle ultime vignette promette avventure sottoterra...
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