giovedì 29 dicembre 2016

Rivoluzione steampunk dalla Francia con "April and the Extraordinary World"


Sull'orlo della guerra franco-prussiana, un agitato Napoleone III visita i suoi laboratori, dove lo scienziato Gustav Franklin sta lavorando a una razza di invincibili supersoldati. Disgustato dalle mostruosità che lo scienziato ha creato, Napoleone spara e per errore causa un'esplosione che lo uccide: il successore di Napoleone III, un brufoloso giovinetto, si affretta a fare la pace con la Prussia. La dinastia, evitata perciò la sconfitta militare e la successiva Comune rossa, può continuare a regnare.

Nel frattempo, nei sessant'anni successivi, tutti gli scienziati più intelligenti del mondo, da Einstein a Fermi, vengono misteriosamente rapiti da una sconosciuta organizzazione; come conseguenza, il progresso tecnologico si arresta. Sembra, a tutti gli effetti, che chiunque faccia una nuova scoperta nella tecnica o nella scienza in generale, venga ucciso o scompaia senza lasciare traccia.

Privato di elettricità, motori a scoppio, radio, televisione, aerei ecc ecc il mondo non può che risolversi a usare il vapore: dopo anni di sfruttamento senza sosta, dal carbon fossile si passa al carbone di legna e lentamente l'Europa si spopola in una landa desolata, dove l'umanità si raccoglie dentro città sempre più sporche e inquinate.
Nel 1931, l'Impero di Francia muove guerra alle foreste vergini del Canada, difese dall'Impero Britannico. I pochi scienziati rimasti, non particolarmente brillanti, si limitano ad applicare il vapore su larga scala, tra teleferiche, automobili e automi.

Intanto, a Parigi, il figlio ormai anziano del Gustave Franklin ucciso nell'esplosione, ProsperPop”, il nipote Paul, la moglie, Annette, e la loro figlia bambina, April, lavorano in segreto su un siero che dovrebbe dare l'immortalità: le loro scoperte nel campo della chimica hanno già donato la parola al gatto di April, il sornione Darwin. Proprio quando sembra che stiano per perfezionare il siero, la polizia imperiale li scopre. Il nonno Pop riesce a fuggire, April viene catturata, mentre Paul e Annette vengono rapiti da un congegno volante mimetizzato da nuvola in tempesta.


Salto temporale al 1941. April è ormai una giovane che vive rubando in strada e studiando per suo conto la formula per il siero dell'invulnerabilità. Vive dentro la statua di Napoleone III, un'ironica presa in giro di Tardi della Statua della libertà, assieme al gatto Darwin, che l'ha cresciuta d'autodidatta. A loro insaputa i due sono seguiti da una spia, Julius, al servizio della polizia.

In seguito a una fortunata serie di eventi, April viene a sapere dove si trova Pop, che è ancora vivo nell'underground di Parigi: il nonno sa infatti qualcosa che può, potenzialmente, rovesciare le sorti di un mondo ormai preda del collasso ambientale. Ma Julius ha già avvertito i superiori...

Per lo steampunk gli scrittori hanno citato così tanto la Londra vittoriana, che si è giunti all'involontaria parodia. Leggete ad esempio la seguente sinossi di un'autopubblicata di questi mesi:
Nella Londra vittoriana di fine ‘800, si nasconde una realtà occulta, ignota agli occhi dei suoi abitanti. Guinevere “Ginny” Patel sta per scoprire nel modo più spaventoso quanto siano reali le creature delle leggende e gli esseri sovrannaturali. Ha sempre pensato che fantasmi e mostri fossero solo sciocchezze e il suo lavoro è proprio imbrogliare i creduloni. Il giorno più importante per l’avvio della sua attività di spiritista è anche quello in cui capirà quanto siano reali. Una cosa è conoscere i segreti di questo mondo oscuro e un’altra è entrare a farne parte. Horror Fantasy Gotico e avventuroso nella Londra Vittoriana.

Non vi batte forte il cuoricino di fronte a tanta originalità?
Londra di fine '800! Fantasmi! Mostri! Fantasy Gotico?! Wow! Sarebbe così originale, se non fosse che è dalla seconda metà del XIX secolo che si pubblicano opere gotiche ambientate a Londra. Ho pescato questo volume tra i tanti, senza nemmeno intento offensivo verso l'opera in sé, solo come esempio di quanto siano arteriosclerotiche queste storie vittoriane ambientate, guarda caso, sempre a Londra. Sempre. Così nel gotico, così nello steampunk (e quanto va di moda buttar dentro "opera con suggestioni steampunk"?) Sempre a Londra. Non c'è letteralmente uno straccio di originalità dentro queste storie: sono letteralmente Frankenstein di pezzi rubati qua e là e riassemblati come capita, con le solite etichette vittoriano-gotico-steampunk intercambiabili a piacere.
Come con le storie di zombie, sono convinto che una buona parte di questi lettori comprino e apprezzino queste storie proprio perchè vogliono gli stereotipi che vi si trovano, vogliono l'atmosfera fumosa, l'ennesimo Jack lo squartatore, l'ennesimo detective di Scotland Yard, l'ennesima eroina, l'ennesimo licantropo/vampiro/medium ecc ecc E' una letteratura di consolazione, dove si sa già cosa si legge e cosa si vuole leggere: fatta con lo stampino, penosa oltre ogni definizione. E non me la prendo nemmeno con chi la scrive: è roba che vende, posso capire.

Lo steampunk francese, invece, ha sempre tratto una lezione dalla storia che lo distanzia dai suoi cugini europei, tutti più o meno imperiali e patriottici: odia la monarchia. Pur consapevole dei difetti delle alternative che propone, lo steampunk francese è sempre repubblicano. Risulta inconcepibile per i francesi una visione nostalgica della dinastia, come succede con gli inglesi, con gli americani anglofili, con i cloni nostrani. L'idea di rimpiangere gli Zar, come succede spesso con la letteratura russa di “storia alternativa”, disgusterebbe questi scrittori nel profondo.


Boheme, di Mathieu Gaborit, è ambientato in un est europa sotto il tallone di ferro di un totalitarismo russo, dove si prepara da tempo una rivoluzione. Il fumetto Hauteville House, ambientato in Messico con pesanti ingerenze di Napoleone III, è fortemente repubblicano: tutti i protagonisti "buoni" sono esplicitamente a favore della democrazia, senza che questo comporti un alleggerimento dell'azione o della complicatissima storia. Passando dallo steampunk al dieselpunk, La Brigata Chimera è un'incredibile saga supereroistica con degli eroi -retrò usciti dritti dalla prima guerra mondiale. Con intelligenza, la Brigata Chimera se la prende con tutti, dimostrando nelle ultime puntate il tradimento dell'alleanza della Russia sovietica con il Behemot nazista: gli unici eroi positivi sono gli scienziati socialisti francesi, Marie Curie in testa. Ora, non ho letto Boheme e certo non basta una manciata di titoli per definire la nazionalità di un genere, ma ritengo di essere nel giusto affermando che lo steampunk francese è repubblicano e originale, di contro alla marea di imitazioni anglosassoni.

Per questo “cartone animato”, April and the Extraordinary World, vale la regola dello steampunk francese: si tratta di un film magnifico, dalla regia artistica di quel genio di Jacques Tardi, quasi violentemente repubblicano, nei personaggi e nell'ambientazione.

La protagonista è una ragazza, determinata, fiera, scostante: ogni “buono” è uno scienziato, in un modo o nell'altro, persino April stessa, che studia per suo conto in un mondo dove la tecnologia è ferma al 1870. E' interessante come April sia una protagonista per molti versi “sgradevole”, perchè non ha né siparietti comici, né momenti canterini: tutto il cartone è realistico nei personaggi e nella trama. April nell'antefatto perde entrambi i genitori (e il nonno) e finisce all'orfanotrofio: nei successivi anni non c'è nessuna famiglia a seguirla, è la vita di un randagio in strada, dentro una Parigi mai così brutta e inquinata. 
Il film riesce nel paradosso, unico, di risultare leggero da guardare, perchè rimane un cartone animato, con sequenze di azione e inseguimento da Tom&Gerry e nel contempo un film dark, con sorveglianza di massa, retate della polizia e un mondo distrutto.
April in questo è un personaggio tutto tondo, con le sue idee, i suoi obiettivi, i suoi ideali. Siamo lontanissimi dai protagonisti dei cartoni attuali di Disney, Pixar e Dreamwork, dove la schizofrenia dei movimenti corrisponde alla schizofrenia dei personaggi, involucri vuoti, gusci senza personalità.

Infatti i recensori inglesi, anche quando hanno apprezzato il cartone, l'hanno accostato a Miyazaki: peccato che di quest'ultimo April non abbia in comune nulla, se non essere disegnato a mano. Questa è l'ennesima prova di come sia desolato il panorama critico oltreoceano. C'è un tale monopolio – benefico o meno, non importa – che basta avere un film disegnato a mano per venire accostati a Miyazaki, che bontà divina, è bravo sì, ma smettiamola di divinizzarlo.

Immagine di uno Youtuber Soldato scimmia di Napoleone III
Il realismo di April investe anche il compagno animale, che certo, è una spalla comica, per molti versi, ma per altri è un gatto di strada anche lui, un animale disegnato come arruffato, un po' stronzo, devoto fino al fanatismo ad April. A inizio film sta invecchiando, ha l'influenza, le occhiaie, tossisce nel fumo di Parigi: stringe il cuore vederlo soffrire. “Darwin” funziona come contrapposizione ad April anche per i diversi caratteri: il gatto è un romantico, amante dei libri, gran lettore. E al di là di tutto, è un gatto parlante in un'ambientazione steampunk: già qui il film è 5 stelle su 5.

La tecnologia, nonostante l'errore di passare al carbone di legna, che è altamente improbabile, funziona, trasmettendo bene l'immagine di un mondo sferragliante, rugginoso, dove la lentezza del cartone animato si somma bene alla lentezza dei macchinari. Al di là della statua di Napoleone, dei velivoli, ho apprezzato la steampunkizzazione dell'ambientazione civile, dalle solite vapormobili, ai ristoranti sulle aeronavi, alle maschere antigas con i vestiti vittoriani.
Momento di follia steampunk poi la casa del nonno inventore, trasformabile in un veicolo a vapore alla transformers. Se vi piacciono gli ingranaggi e le creazioni ciclopiche di gusto vittoriano troverete pane per i vostri denti.

I difetti, certo, non mancano. Jacques Tardi è un dio del fumetto, ma nel cartone animato i suoi personaggi si affidano solo agli occhi e al viso per comunicare emozioni, sono molto “statici”. C'è una spaccatura visiva tra i due terzi del film cupissimi e l'ultimo terzo, colorato, “vivo”. Verso la fine, inoltre, come a contrastare la distopia precedente, abbondano i momenti comici, mentre i nemici finali si rivelano fin troppo ridicoli, se comparati al “realismo” precedente.


Al di là di Darwin, di April e del setting, il punto di forza del film è il suo messaggio pro scienza: invece che presentare un mondo inquinato a causa della tecnologia, il cartone presenta un mondo inquinato per assenza della stessa! Non ci sono novità, bene, continueremo a inquinare alla vecchia maniera... Quest'aspetto si riflette bene nei “buoni”, tutti in un modo o nell'altro scienziati, mentre gli unici “altri”, la polizia imperiale, sono dei fessi. Aver finalmente superato lo stereotipo “Natura vs Tecnologia” depone a favore del film, che propone invece qualcosa di più ambiguo: tutto dipende dall'uso che se ne fa, come dimostrato dall'utopico finale. La stagnazione e il regresso non sono una soluzione, anzi, aggravano il problema: anche in questo April è un'opera steampunk assai poco nostalgica, una rarità nel campo...
  

2 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

La miseria! L'ho capito solo a metà che è un film, pensavo fosse una graphic novel!
Me lo segno, grazie della segnalazione :D

Coscienza ha detto...

E' tratto da un fumetto e per essere un film, è molto "statico" per cui non sei andato tanto lontano dal vero... :D