Sull'orlo della guerra
franco-prussiana, un agitato Napoleone III visita i suoi laboratori,
dove lo scienziato Gustav Franklin sta lavorando a una razza di
invincibili supersoldati. Disgustato dalle mostruosità che lo
scienziato ha creato, Napoleone spara e per errore causa
un'esplosione che lo uccide: il successore di Napoleone III, un
brufoloso giovinetto, si affretta a fare la pace con la Prussia. La
dinastia, evitata perciò la sconfitta militare e la successiva
Comune rossa, può continuare a regnare.
Nel frattempo, nei
sessant'anni successivi, tutti gli scienziati più intelligenti del
mondo, da Einstein a Fermi, vengono misteriosamente rapiti da una
sconosciuta organizzazione; come conseguenza, il progresso
tecnologico si arresta. Sembra, a tutti gli effetti, che chiunque
faccia una nuova scoperta nella tecnica o nella scienza in generale,
venga ucciso o scompaia senza lasciare traccia.
Privato di elettricità,
motori a scoppio, radio, televisione, aerei ecc ecc il mondo non può
che risolversi a usare il vapore: dopo anni di sfruttamento senza
sosta, dal carbon fossile si passa al carbone di legna e lentamente
l'Europa si spopola in una landa desolata, dove l'umanità si
raccoglie dentro città sempre più sporche e inquinate.
Nel 1931, l'Impero di
Francia muove guerra alle foreste vergini del Canada, difese
dall'Impero Britannico. I pochi scienziati rimasti, non
particolarmente brillanti, si limitano ad applicare il vapore su
larga scala, tra teleferiche, automobili e automi.
Intanto, a Parigi, il
figlio ormai anziano del Gustave Franklin ucciso nell'esplosione,
Prosper “Pop”, il nipote Paul, la moglie, Annette, e la loro
figlia bambina, April, lavorano in segreto su un siero che dovrebbe
dare l'immortalità: le loro scoperte nel campo della chimica hanno
già donato la parola al gatto di April, il sornione Darwin. Proprio
quando sembra che stiano per perfezionare il siero, la polizia
imperiale li scopre. Il nonno Pop riesce a fuggire, April viene
catturata, mentre Paul e Annette vengono rapiti da un congegno
volante mimetizzato da nuvola in tempesta.
Salto temporale al 1941.
April è ormai una giovane che vive rubando in strada e studiando per
suo conto la formula per il siero dell'invulnerabilità. Vive dentro
la statua di Napoleone III, un'ironica presa in giro di Tardi della
Statua della libertà, assieme al gatto Darwin, che l'ha cresciuta
d'autodidatta. A loro insaputa i due sono seguiti da una spia,
Julius, al servizio della polizia.
In seguito a una
fortunata serie di eventi, April viene a sapere dove si trova Pop,
che è ancora vivo nell'underground di Parigi: il nonno sa infatti
qualcosa che può, potenzialmente, rovesciare le sorti di un mondo
ormai preda del collasso ambientale. Ma Julius ha già avvertito i
superiori...
Per lo steampunk gli
scrittori hanno citato così tanto la Londra vittoriana, che si è
giunti all'involontaria parodia. Leggete ad esempio la seguente
sinossi di un'autopubblicata di questi mesi:
Nella Londra vittoriana di fine ‘800, si nasconde una realtà occulta, ignota agli occhi dei suoi abitanti. Guinevere “Ginny” Patel sta per scoprire nel modo più spaventoso quanto siano reali le creature delle leggende e gli esseri sovrannaturali. Ha sempre pensato che fantasmi e mostri fossero solo sciocchezze e il suo lavoro è proprio imbrogliare i creduloni. Il giorno più importante per l’avvio della sua attività di spiritista è anche quello in cui capirà quanto siano reali. Una cosa è conoscere i segreti di questo mondo oscuro e un’altra è entrare a farne parte. Horror Fantasy Gotico e avventuroso nella Londra Vittoriana.
Non vi batte forte il
cuoricino di fronte a tanta originalità?
Londra di fine '800!
Fantasmi! Mostri! Fantasy Gotico?! Wow! Sarebbe così originale, se
non fosse che è dalla seconda metà del XIX secolo che si pubblicano
opere gotiche ambientate a Londra. Ho pescato questo volume tra i
tanti, senza nemmeno intento offensivo verso l'opera in sé, solo
come esempio di quanto siano arteriosclerotiche queste storie
vittoriane ambientate, guarda caso, sempre a Londra. Sempre. Così
nel gotico, così nello steampunk (e quanto va di moda buttar dentro
"opera con suggestioni steampunk"?) Sempre a Londra. Non
c'è letteralmente uno straccio di originalità dentro queste storie:
sono letteralmente Frankenstein di pezzi rubati qua e là e
riassemblati come capita, con le solite etichette
vittoriano-gotico-steampunk intercambiabili a piacere.
Come con le storie di
zombie, sono convinto che una buona parte di questi lettori comprino
e apprezzino queste storie proprio perchè vogliono gli stereotipi
che vi si trovano, vogliono l'atmosfera fumosa, l'ennesimo Jack lo
squartatore, l'ennesimo detective di Scotland Yard, l'ennesima
eroina, l'ennesimo licantropo/vampiro/medium ecc ecc E' una
letteratura di consolazione, dove si sa già cosa si legge e cosa si
vuole leggere: fatta con lo stampino, penosa oltre ogni definizione.
E non me la prendo nemmeno con chi la scrive: è roba che vende,
posso capire.
Lo steampunk francese,
invece, ha sempre tratto una lezione dalla storia che lo distanzia
dai suoi cugini europei, tutti più o meno imperiali e patriottici:
odia la monarchia. Pur consapevole dei difetti delle alternative che
propone, lo steampunk francese è sempre repubblicano. Risulta
inconcepibile per i francesi una visione nostalgica della dinastia,
come succede con gli inglesi, con gli americani anglofili, con i
cloni nostrani. L'idea di rimpiangere gli Zar, come succede spesso
con la letteratura russa di “storia alternativa”, disgusterebbe
questi scrittori nel profondo.
Boheme, di Mathieu
Gaborit, è ambientato in un est europa sotto il tallone di ferro di
un totalitarismo russo, dove si prepara da tempo una rivoluzione. Il
fumetto Hauteville House, ambientato in Messico con pesanti ingerenze
di Napoleone III, è fortemente repubblicano: tutti i protagonisti "buoni" sono esplicitamente a favore della democrazia, senza che
questo comporti un alleggerimento dell'azione o della complicatissima
storia. Passando dallo steampunk al dieselpunk, La Brigata Chimera è un'incredibile saga supereroistica con degli eroi -retrò usciti
dritti dalla prima guerra mondiale. Con intelligenza, la Brigata
Chimera se la prende con tutti, dimostrando nelle ultime puntate il
tradimento dell'alleanza della Russia sovietica con il Behemot
nazista: gli unici eroi positivi sono gli scienziati socialisti
francesi, Marie Curie in testa. Ora, non ho letto Boheme e certo non
basta una manciata di titoli per definire la nazionalità di un
genere, ma ritengo di essere nel giusto affermando che lo steampunk
francese è repubblicano e originale, di contro alla marea di
imitazioni anglosassoni.
Per questo “cartone
animato”, April and the Extraordinary World, vale la regola dello
steampunk francese: si tratta di un film magnifico, dalla regia
artistica di quel genio di Jacques Tardi, quasi violentemente repubblicano,
nei personaggi e nell'ambientazione.
La protagonista è una
ragazza, determinata, fiera, scostante: ogni “buono” è uno
scienziato, in un modo o nell'altro, persino April stessa, che studia
per suo conto in un mondo dove la tecnologia è ferma al 1870. E'
interessante come April sia una protagonista per molti versi
“sgradevole”, perchè non ha né siparietti comici, né momenti
canterini: tutto il cartone è realistico nei personaggi e nella
trama. April nell'antefatto perde entrambi i genitori (e il nonno) e
finisce all'orfanotrofio: nei successivi anni non c'è nessuna
famiglia a seguirla, è la vita di un randagio in strada, dentro una
Parigi mai così brutta e inquinata.
Il film riesce nel paradosso,
unico, di risultare leggero da guardare, perchè rimane un cartone
animato, con sequenze di azione e inseguimento da Tom&Gerry e nel
contempo un film dark, con sorveglianza di massa, retate della
polizia e un mondo distrutto.
April in questo è un
personaggio tutto tondo, con le sue idee, i suoi obiettivi, i suoi
ideali. Siamo lontanissimi dai protagonisti dei cartoni attuali di
Disney, Pixar e Dreamwork, dove la schizofrenia dei movimenti
corrisponde alla schizofrenia dei personaggi, involucri vuoti, gusci
senza personalità.
Infatti i recensori
inglesi, anche quando hanno apprezzato il cartone, l'hanno accostato
a Miyazaki: peccato che di quest'ultimo April non abbia in comune
nulla, se non essere disegnato a mano. Questa è l'ennesima prova di
come sia desolato il panorama critico oltreoceano. C'è un tale
monopolio – benefico o meno, non importa – che basta avere un
film disegnato a mano per venire accostati a Miyazaki, che bontà
divina, è bravo sì, ma smettiamola di divinizzarlo.
Il realismo di April
investe anche il compagno animale, che certo, è una spalla comica,
per molti versi, ma per altri è un gatto di strada anche lui, un
animale disegnato come arruffato, un po' stronzo, devoto fino al
fanatismo ad April. A inizio film sta invecchiando, ha l'influenza,
le occhiaie, tossisce nel fumo di Parigi: stringe il cuore vederlo
soffrire. “Darwin” funziona come contrapposizione ad April anche
per i diversi caratteri: il gatto è un romantico, amante dei libri, gran lettore. E al di là di tutto, è un gatto parlante
in un'ambientazione steampunk: già qui il film è 5 stelle su 5.
La tecnologia, nonostante
l'errore di passare al carbone di legna, che è altamente
improbabile, funziona, trasmettendo bene l'immagine di un mondo
sferragliante, rugginoso, dove la lentezza del cartone animato si
somma bene alla lentezza dei macchinari. Al di là della statua di
Napoleone, dei velivoli, ho apprezzato la steampunkizzazione
dell'ambientazione civile, dalle solite vapormobili, ai ristoranti
sulle aeronavi, alle maschere antigas con i vestiti vittoriani.
Momento di follia
steampunk poi la casa del nonno inventore, trasformabile in un
veicolo a vapore alla transformers. Se vi piacciono gli ingranaggi e
le creazioni ciclopiche di gusto vittoriano troverete pane per i
vostri denti.
I difetti, certo, non
mancano. Jacques Tardi è un dio del fumetto, ma nel cartone animato i suoi
personaggi si affidano solo agli occhi e al viso per comunicare
emozioni, sono molto “statici”. C'è una spaccatura visiva tra i
due terzi del film cupissimi e l'ultimo terzo, colorato, “vivo”.
Verso la fine, inoltre, come a contrastare la distopia precedente,
abbondano i momenti comici, mentre i nemici finali si rivelano fin
troppo ridicoli, se comparati al “realismo” precedente.
Al di là di Darwin, di
April e del setting, il punto di forza del film è il suo messaggio
pro scienza: invece che presentare un mondo inquinato a causa della
tecnologia, il cartone presenta un mondo inquinato per assenza della
stessa! Non ci sono novità, bene, continueremo a inquinare alla
vecchia maniera... Quest'aspetto si riflette bene nei “buoni”, tutti in
un modo o nell'altro scienziati, mentre gli unici “altri”, la
polizia imperiale, sono dei fessi. Aver finalmente superato lo
stereotipo “Natura vs Tecnologia” depone a favore del film, che
propone invece qualcosa di più ambiguo: tutto dipende dall'uso che
se ne fa, come dimostrato dall'utopico finale. La stagnazione e il
regresso non sono una soluzione, anzi, aggravano il problema: anche
in questo April è un'opera steampunk assai poco nostalgica, una
rarità nel campo...
2 commenti:
La miseria! L'ho capito solo a metà che è un film, pensavo fosse una graphic novel!
Me lo segno, grazie della segnalazione :D
E' tratto da un fumetto e per essere un film, è molto "statico" per cui non sei andato tanto lontano dal vero... :D
Posta un commento