Harry
Potter, invecchiato, è ora capo dell'Ufficio Applicazione Legge
sulla Magia, del Ministero. In altre parole ha fatto carriera nello
stato, ha seguito un percorso burocratico: va a merito delle
istituzioni inglesi come questa scelta non sembri ne arrivismo, ne
carrierismo statale. Ron Weasley ha sposato Hermione, Ginny ha
sposato Harry. Il figlio di Harry, Albus, è al primo anno della
scuola di Hogwarts. Sul treno, ancora una volta che non suoni
ridicolo è una prova della bontà dei treni inglesi, del binario 9.45 incontra un fragile ragazzo con cui stringe subito amicizia,
Scorpius. Maliziosi che non siete altro, non è un riferimento al
nostro Skorpio, ma il nome del figlio di Draco Malfoy, ora redento
dal suo passato oscuro. Le cose si mettono difficili già dalle prime
pagine; al momento dello Smistamento, il Cappello Parlante designa
per Albus la casa di Serpeverde. Harry è incredulo, suo figlio
pure: l'amicizia nata con Scorpius attenua il trauma di una scelta
che sembra decisamente sbagliata. E' la prima incrinatura di una
crisi tra padre e figlio. Albus, si scopre, non è affatto bravo a
volare sulla scopa, non s'impegna a lezione e coltiva un cinismo
decadente. Il vincitore di Voldemort e il suo inetto figlio sono
peraltro perseguitati dallo spettro della morte di Cedric Diggory, al
Torneo Tre Maghi. Uno splendido giovane, morto innocentemente per
consentire alla risurrezione del Signore Oscuro nel quarto numero
della saga. La consapevolezza, il peso di quella morte è tale da
schiacciare Albus e a spingerlo, assieme al fedele Scorpius, a
viaggiare indietro nel tempo. L'obiettivo è usare una GiraTempo,
sabotare il Torneo e salvare Cedric... tutto allora si aggiusterà.
Diventeranno eroi come il padre e i suoi amici, verrà rimesso a
Grifondoro e riuscirà a dare una svolta a una vita altrimenti
inconcludente.
Ovviamente,
come sanno i miei lettori appassionati di Ritorno al Futuro, non si
dovrebbe mai pasticciare con il passato, nemmeno con le più buone
intenzioni. I corsi e ricorsi nel tempo di Albus e Scorpius causano
un disastro dopo l'altro, svelando nel frattempo un'oscura congiura
che minaccia di vanificare quanto è stato raggiunto con gli oltre
sette libri della Rowling.
Per poter
recensire Harry Potter e la maledizione dell'erede occorre prima di
tutto liberarsi da certe bugie suscitate ad arte dal marketing. Non
è, ad esempio, un seguito dei romanzi della Rowling. Non è l'ottavo
libro della saga e non è neppure un romanzo. E' la messa su carta
della sceneggiatura teatrale per l'omonimo spettacolo di un anno fa
al Palace Theatre. In altre parole, è un'operazione di riciclo: è una storia
che circola già da un bel po' in Inghilterra, su cui la Rowling non
ha versato una goccia d'inchiostro e il cui reale autore è Jack
Thorne. Questo malinteso costituisce sia il maggior difetto che la
miglior difesa per l'opera in questione.
Da un lato,
è inaccettabile che si sia spacciato Harry Potter e la maledizione
dell'erede come un nuovo seguito, un romanzo ex novo; le
sceneggiature vanno accluse gratis come bonus ai dvd, vanno messe in
coda a un volume come surplus, vanno distribuite gratuitamente su
Internet. E' inammissibile che lo si stampi e metta in vendita come
se avesse dignità di romanzo. Una sceneggiatura è splendida quando
il film, l'opera teatrale da cui è tratta: non si vende la chiave
inglese con cui costruisci la macchina, si vende l'automobile. Non
interessano i piani di progettazione, le mappe, le carte topografiche
dell'appartamento: si vuole il prodotto finito, l'opera reale.
La
sceneggiatura è uno strumento con cui realizzare qualcosa. Un
vademecum, una (indispensabile) guida per il regista. E' fondamentale
scrivere una buona sceneggiatura, si può anche scrivere un
capolavoro di sceneggiatura, ma il suo fine non è la carta stampata,
ma il medium cui è destinata, che sia fumetto, teatro, cinema ecc
ecc Un lettore che legga una sceneggiatura è (quasi) sempre o un
fan, o un creatore interessato ad imitarla. E' per questo che leggo
ad esempio gli script di Alan Moore, ma sempre nella
consapevolezza che il vero capolavoro è il fumetto.
La sceneggiatura
è in potenza, il film/fumetto/dramma è in atto. Al
supermercato compriamo le uova, non la gallina che le cova.
Dall'altro,
proprio che non sia un'opera della Rowling è un vantaggio, un punto
a favore. Harry Potter e la maledizione dell'erede infatti ha una
trama straordinariamente complessa, una storia con un suo indubbio
spessore. I personaggi crescono, cambiano, vi sono interessanti
capovolgimenti e colpi di scena. L'assenza di Voldemort è un
vantaggio, non un ostacolo; costringe infatti Jack Thorne a creare
cattivi credibili, ad ammorbare personaggi “puliti” come Harry
con sentimenti meschini. La ragione per cui la storia viene tanto
odiata dai fan di Harry Potter è per il modo irrispettoso con cui
travolge gli originari personaggi della saga. E' proprio questa
disinvoltura di Jack Thorne a permettere tuttavia all'opera di
risaltare. La Rowling, pur riversando ogni genere di ostacolo contro
Harry, l'aveva sempre mantenuto puro e casto, un cavaliere che compie
la scelta giusta e cerca sempre il bene. L'Harry Potter di Thorne, al
contrario, è un padre arcigno e imbranato, a tratti possessivo. E'
vero che la scusa inventata da Thorne non funziona: Harry non ha
avuto un padre, ma non gli sono certo mancate figure parentali,
vedasi Hagrid, Silente, Lupin, Sirius ecc ecc Tuttavia quest'Harry
possessivo, quasi superstizioso è chiaramente un personaggio fuori
dalle corde della Rowling. Tanto di cappello, pertanto, a Jack
Thorne, cui auguro di scrivere altro, perchè sembra avere le
competenze per scrivere una buona storia.
Harry Potter profugo dalla Berlino Est, a giudicare dai vestiti e dal filtro grigio dell'Apparato... |
Ginny
– Staranno bene, vero? –
Hermione
– Hogwarts è grande –
Ron
– Grande. Meravigliosa. Piena di roba da mangiare. Darei qualunque cosa per tornarci.
Piena di
roba? Wtf? Cos'è diventato Ron, un ogre di Warhammer? Un orco
fantasy?
La Rowling,
attraverso la scelta di un copia-incolla di nomi nostalgico
nell'ultimo capitolo dell'ultimo libro ha creato così condizioni
impossibili per gli autori di sequel: ci si confonde troppo
facilmente, la girandola di nomi è veramente assurda. Con alcune
scene occorre distinguere tra Albus (figlio), Albus menzionato da
Harry nel ricordo e nel frattempo l'Albus Silente nel quadro (che per
complicare, partecipa alla conversazione).
I recensori
hanno goduto nel dare ogni responsabilità dei difetti a Jack Thorne,
ma per quanto mi riguarda il vero colpevole è la Rowling, che certo
non aveva predisposto il terreno per un sequel. Essere riusciti a
trarne qualcosa di leggibile – leggibile a stento – è già un
gran risultato. Ammettiamolo: tutte le ultime pagine di Harry Potter
e i doni della morte sono uno strazio, puro materiale di
masturbazione per i fan senza ne capo ne coda.
E cosa dire
sullo stile di scrittura?
E' carente,
ma non è nemmeno colpa del trio di scrittori in copertina. Questo
era uno script teatrale, non era destinato a essere letto come un
romanzo. E' come voler mangiare una minestra con la forchetta, e la
pasta con il cucchiaio. D'accordo, qualcosa si riesce a mangiare, ma
non è agevole. Lascia davvero perplessi inoltre la scelta d'inserire
alcuni effetti speciali che risulterebbero impossibili a teatro:
centauri, magie varie, duelli in punta di bacchetta, pozioni
polisucco ecc ecc
Se vuoi
modificare lo script per renderlo più agibile per i lettori,
trasformalo direttamente in romanzo. Oppure non toccarlo proprio,
come sarebbe ragionevole.
Vendere a
prezzo di romanzo un libro rilegato come un romanzo, stampato come un
romanzo, dalla copertina come un romanzo è voler davvero prendere il
lettore per i fondelli, considerarlo un “ro-manzo” da macello. E'
anche vero, in difesa dei lettori “negri” per usare la
terminologia coloniale del Duca di Baionette, che molti romanzi del
2000 sono scritti come delle sceneggiature. Il miglior esempio
defecante in tal campo rimane Dan Brown, talmente scarno e vago nelle
descrizioni che è subito chiaro il passaggio dalla carta al cinema.
Purtroppo,
pur lodando la storia, nella sostanza non ci si differenzia molto
dagli stereotipi dell'ambito. Il quesito, tipico dei viaggi del
tempo, del “cosa sarebbe successo se non fossi mai nato”, ha una
lunga storia, che vede il suo primo esempio ne La vita è meravigliosa, di Frank Capra.
I lettori,
come il sottoscritto, nati nel '90 e i millennials, probabilmente la
conosceranno dalla storia di Don Rosa per il mondo dei paperi.
Paolino Paperino vede il suo desiderio esaudito, ovverosia non è mai
nato. Come vuole la tradizione, tutto è nel frattempo andato a
rotoli: Qui, Quo e Qua sono dei ciccioni obesi, Zio Paperone vive in
povertà, Gastone spadroneggia ecc ecc
Harry Potter
e la maledizione dell'erede è alla fine quel genere di storia,
nonostante il fumetto di Don Rosa gli sia chiaramente superiore. La
sezione della storia dove un attonito Scorpius constata quale
terribile mondo sarebbe stato se Albus non fosse mai nato è senza
dubbio la parte migliore. Hogwarts diventa un castello per il raduno
delle SS, con tanto di sotterranei e schiavi, gli uffici del
Ministero della Magia vengono decorati con gli striscioni rossi nello
stile del Reich, i Dissennatori si assicurano che tutti vivano sempre
infelici... si tratta dell'unico frammento di Harry Potter davvero
con un po' di verve, di forza, d'impatto sul lettore.
Purtroppo,
al di fuori di quest'indovinato spunto, in particolare nello studente
straccione nel cunicolo buio, non c'è molto altro: il worldbuilding
rimane quello della Rowling, ovvero incoerente, infantile. Da questo
punto di vista, nulla di nuovo rispetto a quanto detto di cattivo
nelle precedenti recensioni. Un esempio su tutti: una delle novità
magiche è la strega del carrello sul treno, che si rivela essere una
strega millenaria, una sorta di mitema. Tra le tante magiche creature
che si potevano aggiungere, si preferisce ripiegare su una strega
consumista: d'altronde l'importante è riallacciarsi alla saga, per
riallacciarsi ai vecchi lettori. Non certo essere creativi.
E' una buona sceneggiatura e come tutte le buone
sceneggiature, un orrendo romanzo. Chi afferma il contrario non ha
chiare le differenze tra cinema e narrativa, come tra scena di un
film e capitolo di un romanzo. Ad esempio, sono sicuro come alcune
scene noiose e inconcludenti abbiano perfettamente senso, se recitate
a teatro com'era l'intenzione. Vi sono infatti diversi atti che
ripercorrono semplici episodi della vita di Harry Potter, con la
scusa di alcuni incubi del nostro maghetto: furbescamente nostalgici
sul palco, letti su carta risultano legnosi, inutili. Sono
avvenimenti che già conosciamo, per altro raccontati male. Qui
emergono i limiti di una trasposizione all'inverso, dal romanzo, al
teatro, di nuovo al romanzo.
Sarebbe
stato interessante, da parte dei tanti recensori di testate
giornalistiche&co riflettere su questi peculiari passaggi di
media, ma ovviamente non è successo: si è oscillati dal definirlo
un capolavoro, a preferire l'etichetta di fan fiction. Di tutte le
accuse più assurde, rimproverare Jack Thorne di scrivere fan fiction
è stupido.
Cos'è la
fan fiction? Sono opere di appassionati, scritte sull'onda
dell'entusiasmo per un universo che si ama e stima. E' semplice
scrittura di chi normalmente non scrive e come sempre succede in tal
caso, è spazzatura. E' la fan fiction merda tout court? Ovvio
che no, è merda perchè scritta male, non perchè scritta
appassionatamente.
Sono
scrittori colpevoli di scrivere male perchè non possiedono le
competenze e la pazienza richiesta; non si applicano, non hanno idea
della corretta costruzione di un'atmosfera o della gestione basilare
di un punto di vista. Confondono prima e seconda persona, non curano
la crescita psicologica dei loro protagonisti, li coccolano ecc ecc
Sono difetti pesanti, ma sorpresa delle sorprese, sono anche difetti
largamente presenti in tutta la narrativa “normale”. Lì fuori è
pieno di fantatrash che pur essendo originale è scritta male, tanto
quanto i forum di appassionati.
Dal punto di
vista della qualità e dello stile di scrittura, discorrere di fan
fiction è inutile. Semanticamente, è un termine che non ci deve
interessare. Per altro, la fan fiction non è solo anime o Star Wars;
esistono racconti ambientati nell'universo di Warhammer 40000
superiori a molti autopubblicati, così come epopee di centinaia di
cartelle su sessioni di giochi di ruolo a D&d, World of Warcraft
e tanto altro. In effetti, il primo segno di un grande successo è
proprio la presenza della fan fiction, che come l'erbaccia accompagna
sempre i grandi alberi. Basti guardare al nostro padre spirituale,
che sia horror, fantasy o fantascienza: sua maestà H. P. Lovecraft.
Lovecraft inizia a scrivere perchè fan (fiction?) di Edgar Allan Poe
e Dunsany, per passare a diventare a sua volta oggetto di fan
(fiction?) da parte di generazioni intere di scrittori. Ramsey
Campbell, tra i tanti. Una delle sue prime opere è fan fiction di
Lovecraft al cento per cento.
Cos'è
dunque, quest'ottavo Harry Potter?
Una buona
sceneggiatura per il teatro, adattata a romanzo, irrispettosa del
canone di Harry Potter.
E in ultima
analisi contrabbandata come nuova opera della Rowling. Un successo di
pubblicità ingannevole pertanto, ma è noto che nel caso della
Rowling tutto è permesso.
Personalmente,
non l'ho trovata una lettura così brutta, ma nemmeno così
piacevole. I limiti del mondo potteriano sono sempre lì, ineliminabili.
Se proprio lo volete leggere il mio consiglio è di cercarvi una copia nella biblioteca della vostra città, magari chiedete voi stessi che se lo procurino. Di solito le biblioteche popolari l'ordinano già per conto loro.
Lì fuori è pieno di blogger che chiedono la carità, di patreon che chiedono un aiuto, di scrittori italiani che lottano affinché voi spendiate due euro per il loro romanzo, saggio o fumetto. Usate quella ventina di euro per supportare un gruppo di case editrici di fantascienza, di autori che vi stanno simpatici o per provare a leggere qualcosa sì di fantasy, ma di nuovo. Lasciate stare per favore la Rowling, è solo una vecchia bottegaia che caga soldi per hobby, direi che ne ha già abbastanza.
Articoli correlati sul blog:
Il piccolo mondo provinciale della Rowling: rileggendo Harry Potter e il calice di fuoco.
Togliere le zanne al mostro: rileggendo Harry Potter e la pietra filosofale.
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10 commenti:
Pur non essendo un fan di Harry Potter, ho voluto leggere il libro per curiosità. Non si può dire che sia sbagliato, scritto male e altro... Però credo fortemente che sia ideologicamente sbagliato. Non sopporto più i continui forzati, andava benissimo come era finito :/
Purtroppo vedo l'opera come figlia del marketing (e grazie al ca..) e della nostalgia canaglia. Quella nostalgia che non ci fa andare avanti con le idee...
Concordo con buona parte di quanto hai scritto.
La storia in sé mi è piaciuta (la svolta "oscura" di Harry non la trovo così campata in aria visto che Harry, come il padre, è sempre stato e probabilmente sempre sarà un grandissimo str**o) e avrei tanto gradito che ne avessero tratto un romanzo più che una semplice sceneggiatura perché, come hai sottolineato, troppi personaggi si riducono a fare la figura degli attaccapanni in un armadio, messi tanto per contentare i fan (Ron. Santo. Cielo.) e alcune scene funzionano appunto come tali, gradevoli siparietti da teatro ma illeggibili.
Mentre lo leggevo a me scappava da ridere per la scomparsa di Teddy, figlio di Lupin e Tonks che compariva alla fine dell'ultimo romanzo nella stessa scena ripresa dalla sceneggiatura e che qui è come se non fosse mai esistito.
@Marco Grande Arbitro
L'hai detto meglio di me, è un'operazione nata in seguito al successo teatrale, esattamente come di Martin ormai pubblicano anche il temino delle elementari.
@Babol
Benvenuta sul blog!
In effetti mi ero bellamente dimenticato di Teddy (Roosevelt?) e Tonks. Harry non mi è mai sembrato uno str**o, confesso, più un idiota :-D
Allora io non penso che Harry sia un sbronzo come dici tu per me j. K. Rowling sia una grande perché a me piacciono moltissimo i racconti di harry Potter io li ho tutti e 7 i romanzi li ho letti tutti a me sembrano scritti benissimo e per ľ appunto "HARRY POTTER NON È UNO SBRONZO COME SUO PADRE"
Stronzo*
Stronzo*
Allora io non penso che Harry sia un sbronzo come dici tu per me j. K. Rowling sia una grande perché a me piacciono moltissimo i racconti di harry Potter io li ho tutti e 7 i romanzi li ho letti tutti a me sembrano scritti benissimo e per ľ appunto "HARRY POTTER NON È UNO SBRONZO COME SUO PADRE"
Benvenuto sul blog!
La saga di Harry Potter è incoerente nell'ambientazione e puritana nello scontro Bene Vs Male. Ma non è malaccio, non è il mio genere, ma posso capire perchè piaccia così tanto. L'ottavo libro di Enrico il Vasaio è invece una stupida e tediosa operazione commerciale.
Ad ogni modo se ami la saga, non saranno certo un paio di mie recensioni a portartela via :)
Ciao! Mi sono ritrovata per caso a leggere questa recensione e pur essendo grande fan della saga mi trovo d'accordo con molto di quello che scrivi, è palese che con questa pubblicazione hanno fatto una grande opera commerciale.
Sono stata pochi mesi fa a Londra a vedere lo spettacolo al Palace Theatre e la resa teatrale mi ha lasciata bocca aperta. Tutte le annotazioni "magiche" sulla sceneggiatura, di cui anche io dubitavo, sono rese con delle vere magie sul palco!
Mi sono resa conto di quanto fosse povera la semplice trasposizione su carta rispetto all'emozione che mi ha dato il teatro!
@Anonimo
Benvenuto sul blog, Anonimo/a.
Sono contento che lo spettacolo teatrale sia degno del suo nome.
Avrebbero dovuto rilasciare il testo teatrale in una qualche edizione per collezionisti della saga, invece che riproporlo come un nuovo capitolo "originale" e ingannare così i lettori.
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