Pipe of the week (12)
Di
solito quando sei con un'amica e fumi la pipa, le reazioni non
variamo mai molto da tre comportamenti di fondo: una reazione
schifata, dove la pipa è il vecchiume, la vecchiaia, il nonno
(fissazione tutta italiana, questa), una reazione indifferente e una
reazione divertita (dove di solito ti chiede di passargli la pipa,
che è un oggetto “strano” e “misterioso” per il neofita).
Esistono
donne che fumano la pipa, ma sono rare.
La
pipa nel settecento era diffusa un po' ovunque, come toccasana fumato
d'ambedue i sessi, nell'ottocento, continuava a venir fumata dalle
classi umili, mentre era il sigaro la prerogativa della borghesia
alta e della nobiltà. Le prime pubblicità di tabacco hanno sempre
preferito indirizzare la pipa agli uomini e le sigarette alle donne,
partendo dall'assunto che la sigaretta essendo più leggera è meglio
adatta alla debole costituzione femminile.
A
livello del consumo della nicotina, la divisione maggiore si
raggiunge negli anni cinquanta del novecento, che almeno in America
sono a mio giudizio un periodo di molta più rigida divisione sia
sociale che tra i sessi di quanto sia stata l'età vittoriana. E' un
decennio particolarmente odioso anche perché si completa una moda
iniziata già tra ottocento e novecento, quando la pipa,
d'appannaggio dei contadini e degli operai diventa invece simbolo
della borghesia, mentre il sigaro, per colpa di quel certo “Che”
diventa paradossalmente simbolo rivoluzionario. Almeno per quanto mi
riguarda, il sigaro appartiene molto di più allo psicopatico in
giacca&cravatta, o al magnate texano, o alla iena di Wall Street
che all'avanguardia rivoluzionaria.
Al
momento, l'uso della pipa è talmente poco diffuso che non ha più
senso discutere di queste statistiche: chi vuole fumare, fuma e come
il popolo di Numeror il nostro numero diminuisce di giorno in giorno.
La
pipa nei fumetti di Vittorio Giardino compare nel suo personaggio più
noto, Max Fridman.
La
barbuta spia di Giardino incorpora molti degli stereotipi associati
al fumatore.
E'
tranquilla, dimessa, parla di rado e agisce ancora meno. Tuttavia, a
quest'apparenza bonaria, il personaggio somma guizzi di vitalità
piuttosto violenti, in grado reagire come uno squalo che aspetti la
preda.
Un
dilettate, come gli si rimprovera in Rapsodia Ungherese, ma un
dilettante talentuoso.
Tuttavia,
certamente la pipa è un contrassegno distintivo del personaggio,
mutuato per ammissione di Giardino stesso, dalle sue abitudini di
fumatore. Purtroppo di Max Fridman ho letto solo La Rapsodia
Ungherese e Porta d'Oriente e dunque non so se il personaggio sia
diverso in No Pasaran!
Non
sono nemmeno un appassionato delle storie del disegnatore, che trovo
auto compiaciute, la cui perfezione nasconde che manchino di
mordente. Non ricordo di esser mai rimasto sorpreso o “graffiato”
dalle sue storie. Il lettore è vezzeggiato al punto che si
addormenta.
Il
paragone con un un mostro dell'arte come Jacques Tardi poi, è esagerato.
Certo,
al confronto con i fumetti che si pubblicano ora in Italia, tra
Sio&company, Vittorio Giardino rimane su un piedistallo
irraggiungibile.
Ho letto per la prima volta Little Ego su un giornale straniero, sfogliavo infatti alcuni albi scannerizzati del mitico Heavy Metal Magazine degli anni ottanta. Che venisse pubblicato Giardino era un ottimo segno della vitalità della rivista, che sebbene si avviasse già al suo declino era ancora lontana dal porno volgare che diventerà nei primi anni duemila. Dall'attuale numero 280, la rivista sta provando a rinascere sotto la guida di Morrison, orientandosi a quell'aspetto artistico/psichedelico che era il suo vero punto forte nel '70. Vediamo come andrà, l'indole -punk di Morrison potrebbe giovare, lo vede bene a guida dell'Heavy Metal...
Little
Ego si adattava bene ai contenuti della rivista, considerando che le
strisce erano cariche d'un erotismo leggero, mescolato con elementi
fantastici. Il tratto di Giardino riusciva a stento, ma alla fine
riusciva, a non risultare lezioso e la battuta finale sul “terapista”
divertiva davvero.
L'accostamento
non è casuale, ma ricercato da Giardino stesso, che scrive nel libro
“Calme, luxe et volupté” (Mosquito 2001):
È vero, fumo la pipa da molti anni e non ho ancora smesso. Anzi, non vorrei proprio smettere. Detto ciò, non sono affatto un difensore del fumo, e cerco di rispettare le esigenze delle persone cui dà fastidio. Mi illudo che fumare la pipa non sia un vizio, ma un piacere. Circola un detto (certamente inventato da un fumatore di pipa) per cui la differenza fra un fumatore di pipa e uno di sigarette è la stessa che c’è fra un intenditore di vini e un alcolizzato. In ogni caso, conosco molte donne accanite fumatrici, ma non una sola che fumi la pipa. Anzi, si può dire in generale che le donne non fumano la pipa. Non si capisce il motivo, ma la pipa è per tutti un oggetto tipicamente maschile. Per questo, una donna con una pipa in mano ha qualcosa di sorprendente, forse di leggermente trasgressivo. Ma, come ho detto altre volte, non posso fare a meno di mettere insieme le cose che amo.La traduzione proviene dal sito MPC, da cui ho anche preso la fonte.
a)
un discorso sulla pipa intelligente
b)
un discorso sulla pipa intelligente da un artista di fumetti
c)
un discorso intelligente sulla pipa, le fumatrici di pipa e da una
persona che non è solo un artista, ma un artista italiano.
Non
godiamo ancora d'un Stephen Fry nazionale, ma prima o poi...
1 commento:
Devo far leggere questo post ad un mio amico ultra amante della pipa
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