giovedì 26 maggio 2016

Il Signore dei Film – Il ritorno del re parte 2 (analisi)


Sesta e ultima puntata di questa rubrica sul Signore degli Anelli di Jackson.

L'idea iniziale era di selezionare solo alcune delle curiosità presenti nel saggio The Lord of the Films, di J. W. Braun, senza ammassare troppe note tecniche. Vedendo il buon riscontro in termini di visite e condivisioni, alla fine ho tradotto interi capitoli del libro, allungando di articolo in articolo il livello di dettaglio. Ad esempio, nella prima parte della Compagnia dell'anello, ho saltato a piè pari ogni genere di spiegazione sugli effetti ottici e i trucchi usati da Jackson per le diverse altezze di nani, hobbit e umani. Magari, passato qualche mese e con più tempo e calma a disposizione, rimaneggerò parzialmente la serie correggendo alcuni errori e aumentando la qualità dei fotogrammi. Ad esempio, nella parte 1 del Ritorno del re ho dimenticato di inserire il cameo di Jackson come capitano dei pirati! Allo stesso modo, uso certe volte i termini inglesi e altre volte la traduzione italiana. Ad aggravare il problema, alcune volte la traduzione scelta nel libro non è la traduzione scelta nel film e viceversa. Insomma, il materiale è tanto, come la confusione.
Consolatio Tolkien, guide simili in italiano non esistono e quando ci sono, risultano o parziali, o scorrette, per il semplice motivo che non sottolineano quali fonti hanno usato. Anche in articoli triviali come questo, al momento di confessare affari di regia o curiosità di casting, saper dire qual'è la fonte è importante. Certo, i lettori condivideranno comunque e ovunque, specie se l'informazione è in pillole – una frase, una foto, un colore sgargiante – ma dal punto di vista dell'onestà e della morale è scorretto. J. W. Braun, nel nostro caso, è uno dei principali gestori di One Ring. Net e la sola mole di interviste racchiuse convincono della bontà del saggio, decisamente non riepilogativo.

Shelob, la battaglia dei campi del Pelennor

Gollum porta a compimento il suo contorto piano, conducendo Frodo nella tana di Shelob, dove l'ingenuo portatore viene prima punto e in seguito catturato dagli orchetti. Minas Tirith intanto è salva grazie agli sforzi dapprima dei cavalieri di Rohan e in seguito di Aragorn e i suoi Morti.

Per fabbricare le ragnatele di Shelob, furono usati due differenti polimeri che dovevano essere riscaldati e fusi assieme a 220 gradi celsius (428 gradi). I responsabili dei materiali per gli effetti speciali si accorsero a loro spese che a 228 gradi celsius (442 gradi) la mistura prendeva fuoco.

I proiettili incendiari lanciati dalle catapulte di Mordor sono fatti di paglia.

Sean Astin fu scelto come Sam Gamgee proprio per aver saputo recitare nei provini la scena in cui Sam parla a un Frodo apparentemente morto.


Durante le scene in cui Faramir appare svenuto, in realtà quello non è l'attore, ma un fantoccio modellato sulle sue sembianze, per mostrarlo agonizzante, al limite del trapasso. Era talmente verosimigliante che uno dei tecnici lo scambiò per l'attore – David Wenham – e tentò invano di fargli bere un bicchiere d'acqua, pensando si sentisse male...

Bernard Hill è mancino e di conseguenza lo è Theoden nel film. Durante la scena prima della carica, in cui percuote le lance dei Rohirimmi, tiene però la spada nella mano destra.

La scena dove Denethor si innaffia di olio prima di darsi fuoco fu l'ultima scena girata da Noble, perchè il composto (inventato dal Dipartimento Artistico) rovinò irrimediabilmente la parrucca.

La primissima sceneggiatura di Jackson&Walsh del 1997 descrive la caduta “fiammeggiante” di Denethor precisamente come appare nel film.

Le navi corsare sono tutte miniature, gli ultimi tipi di “diorami” costruiti prima della fine delle riprese.

La scena dove Legolas abbatte con uno stunt in spregio a ogni legge della fisica un Mumakil, doveva essere un'extra dell'edizione estesa. Tuttavia, le sue “prodezze” (la mia smorfia di disgusto non è casuale) furono a tal punto ben ricevute dai bimbetti dagli spettatori, che Jackson la incluse nell'edizione normale per il cinema.

Uno dei cavalieri di Rohan morti sotto l'olifante è una comparsa nota ai game designer di giochi da tavolo e miniature: Alessio Cavatore.

Il Mumakil morto era tra i più grandi “pupazzi” commissionati per i tre film e uno dei più grandi della storia del cinema. Fu realizzato in neanche ventidue giorni.

La soundtrack che preannuncia e accompagna Shelob è a otto note (come le zampe di un ragno!).

Frodo perde la fiala di Galadriel quando rotola giù per il buco e perde la sua spada invischiata dentro una ragnatela.

L'uccisione del Re stregone da parte di Eowin è un momento molto più hollywoodiano che nel libro, con Eowyn che pronuncia una battuta alla “Hasta La Vista Baby”, mentre nel testo parla solo dopo aver ucciso lo spettro, dentro un'atmosfera più afferente al mito che al film d'azione.
Ciò non di meno, rimane una gran bella scena.

Dopo che Sam ha infilzato Shelob, estrae la spada. Nel successivo fotogramma... estrae la spada di nuovo!

Quando Eowin combatte il Re degli Spettri, ha l'elmo agganciato con una cinghietta sotto il mento. Al momento di strapparsi l'elmo per rivelare la sua identità, la cinghietta sparisce (slacciata?).

In marcia verso Mordor e dentro Mordor

Sam salva Frodo dalla torre di Cirith Ungol. I due hobbit si travestono da orchetti e iniziano la lenta marcia verso il vulcano. Intanto, al Cancello Nero una missione suicida di Aragorn tenta di distrarre l'Occhio di Mordor sfidandolo a battaglia.

La torre di Cirith Ungol è il set preferito da Sean Astin.

La parte del libro dove Sam non riesce a superare le due statue “di guardia” fu girata, ma non compare nemmeno nella versione estesa, perché non fa “avanzare” la storia. E' invece presente nell'adattamento di Rankin/Bass.


Mordor in Nuova Zelanda è il vulcano di monte Ruapehu, una landa desolata, asciutta e grigia. Una mattina, tuttavia, le riprese furono interrotte: aveva nevicato e quella landa grigia era diventata un'allegra distesa di neve.

Jackson voleva concludere la battaglia al Cancello Nero con un duello tra Sauron e Aragorn, ma cambiò idea, sostituendolo con un troll in armatura pesante.

Il momento in cui Sam raccoglie Frodo e se lo porta in spalla fino al vulcano è per Jackson il momento migliore della trilogia.

L'arco di Legolas si ruppe proprio poco dopo il suo ultimo tiro per le riprese.

Il film passa dall'inquadrare Pipino che trova Merry a Gondor, a Sam che salva Frodo a Cirith Ungol. In altre parole, la sceneggiatura dapprima divide i quattro hobbit in due coppie, per poi dividerli ancora e dopo aver ognuno superato il rispettivo antagonista (astratto, quale la paura, o materiale quale il lord dei nazgul) riunirli di nuovo, a due e infine a quattro verso la fine del Ritorno del re.

Quando Sam colpisce Gorbag con Pungolo, la spada si affievolisce e si spegne, quando il vile orchetto muore.

A Gondor, Gimli siede sulla sedia del defunto Sovrintendente, in attesa di un più degno sostituto.

La battuta di Gimli “Cosa stiamo aspettando?” riecheggia la sua proposta al Concilio di Elrond, quando prova a distruggere l'Anello. I nani, una razza impaziente...

Sia nel film di Bakshi (1978) che di Rankin/Bass (1980), non è Saruman ad avere un palantir, ma Denethor. Nella versione jacksoniana, l'opposto è vero.

Nel momento in cui Aragorn si getta nella mischia, la soundtrack della Compagnia dell'Anello, “spezzata” dalla caduta di Boromir, ritorna intera e a piena forza. In generale, il lavoro di Howard Shore in quest'ultima parte trascende l'inumano.

L'inquadratura di Frodo mentre guarda l'Anello dentro il vulcano è identica a Isidur nel flashback del primo film.

Quando Gollum riottiene l'Anello, si alza in piedi, “Gollum erectus”, per la prima volta.

La fine di tutte le cose

Le aquile salvano Frodo e Sam dall'eruzione del vulcano. Incoronazione e sposalizio di Aragorn; la Compagnia è riunita per l'ultima volta. Gli hobbit tornano nella Contea. Frodo e Bilbo abbandonano la Terra di Mezzo con gli elfi.

L'originaria corona di Aragorn era troppo larga: quando provarono a girare la scena dell'incoronazione, gli scivolò giù per il naso fino alle spalle.


Tornare alla Contea a cavallo di pony non fu una bella esperienza per gli attori.
Sean Astin era allergico al pelo di cavallo e Wood (Frodo) non riusciva a controllare il suo.

I ritratti per i titoli di coda e i crediti agli attori furono un'idea di Ian Mkellen, una simpatica citazione dalle vecchie serie tv, dove si mostrava l'immagine sorridente dell'attore in corrispondenza del suo credito. Non sono veri disegni, ma fotogrammi dei tre film ricalcati e abbelliti da Alan Lee.

Quando Gandalf arriva a salvare i tre hobbit, è accompagnato da tre aquile, perchè sa dal racconto di Faramir come vi siano tre hobbit (sort of...): Frodo, Sam e Gollum. Persino per una creatura abbietta come Gollum c'è speranza.

La luce bianca al risveglio di Frodo a Gondor corrisponde alla luce bianca che lo accoglieva al suo risveglio a Gran Burrone, con Gandalf, nella Compagnia dell'Anello.

Dopo aver vestito nero, viola e blu scuro per tutti e tre i film, Arwen finalmente indossa un vestito chiaro: verde per la scena finale, a simboleggiare la primavera e con lei la speranza che rinasce.

Durante la cerimonia, vediamo sullo sfondo le montagne di Mordor, che con un cielo azzurro sembrano ora innocue.

I figli di Jackson e Walsh ricompaiono come bambini hobbit al matrimonio di Sam.

Come Bilbo è intento a scrivere alla sua scrivania a Casa Baggins nel primo film, così è ora Frodo a occupare lo stesso scrittoio, nell'identica posizione.


Appese al muro di Casa Baggins ci sono ora due spade e una cotta di maglia.

Ai Porti grigi possiamo vedere Narya, uno dei tre anelli degli elfi, sulla mano di Gandalf.

Vediamo anche Cirdan, un attempato elfo esperto marinaio e in origine portatore di Narya.

La Compagnia dell'Anello e Le due torri giunsero seconde al box office degli States, superate dapprima da Harry Potter e in seguito da Spider Man. Tra il 2003 e il 2004 Il ritorno del re invece spazzò definitivamente le classifiche, superando gli enormi incassi di Alla ricerca di Nemo.

In coda ai crediti degli attori, la soundtrack si chiude con un omaggio all'Anello del Nibelungo di Wagner, proprio nel momento in cui si vede il disegno dell'Unico Anello.

2 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Ora che hai finito lo farai sullo Hobbit? :)

Coscienza ha detto...

@Marco Grande Arbitro
E' un'idea, ma sicuramente non a breve. Dopo queste sei settimane ho fatto il pieno di fantasy alla Peter Jackson, dalla prossima settimana si torna allo steampunk e alla storia ^_^