La raccolta
fondi via Kickstarter è ormai una prassi bene consolidata per alcune
realtà e alcuni mercati: nel mondo anglosassone, finanziare un gioco
da tavolo, di miniature, di carte collezionabili tramite una raccolta
fondi è una mossa naturale, che fallirà difficilmente.
Sebbene
nell'ultimo anno si cominci ad avvertire un certo senso di
“stanchezza” nell'ambiente, il crowdfunding continua
imperterrito.
Nell'ambiente
italiano, i progetti via crowdfunding sono meno diffusi.
Invece che
puntare il dito contro una presunta arretratezza culturale che non ha
senso di esistere, il vero problema sono le troppe piattaforme e le
poche infrastrutture.
Kickstarter, difetto che nessuno sembra
considerare, necessita di un publisher americano per funzionare. E'
in altre parole strettamente legato all'area anglosassone. Il suo
bacino di preferenza restano gli Stati Uniti e da backer io
stesso d'un paio di progetti, constato sempre quanto noi europei
siamo cittadini di serie B. Per non dire C, N, Z...
Per mettere
un progetto su Kickstarter devi per forza munirti di un contatto
statunitense che risolva le varie pratiche legali. Una
volta sulla piattaforma Kickstarter, hai già guadagnato un terzo di
probabilità in più di vederti sovvenzionato: questo perchè
Kickstarter è una piattaforma abbondantemente frequentata, anche
solo da internauti curiosi di conoscere nuove idee, nuovi progetti.
In altre parole, Kickstarter ha una community.
Il resto dei
siti&servizi di Crowdfunding questa “community” non la
possiedono. Il finanziatore deve poter unicamente, esclusivamente
fare affidamento sulla sua fan base. In altre parole mesi ancora
prima del lancio deve far(si) marketing, conquistarsi un numero di
arditi su cui contare.
La cosa più
vicina a una community simile a Kickstarter la possiede Indiegogo,
che tuttavia sebbene sia aperta a ogni paese è di gran lunga meno
frequentata.
In questo
senso i progetti crowdfunding italiani andrebbero considerati con
attenzione, ma anche con un po' di pazienza. Non è possibile
continuare a paragonare i progetti Kickstarter americani con i
progetti italiani. Il bacino d'utenza è diverso, nel puro senso
quantitativo: confrontate le dimensioni degli Stati Uniti e
dell'Italia e fatevi un paio di conticini. Il puro potenziale di
clienti è diametralmente diverso.
Dopo la
dispersione dei siti di crowdfunding e la mancanza di una community
solida (problemi comuni al resto dei paesi europei) il secondo
ostacolo sono la mancanza di infrastrutture.
Con il
termine infrastruttura vogliamo qui intendere un sito/pagina web che
diffonda e pubblicizzi i progetti Kickstarter. Esattamente come
l'infrastruttura “Ospedale” permette di curare la popolazione,
ugualmente il sito web dedicato al Kickstarter permette di
kickstartare il progetto. Lo mette in comunicazione con una fan base
più ampia, attira i curiosi, lo fa conoscere alla grande massa.
Un
medico senza bisturi&ospedale è inutile, altrettanto come un
progetto crowdfunding senza siti che lo pubblicizzino. Nell'ambito
statunitense blog e siti dedicati a dare visibilità ai progetti
kickstarter più interessanti abbondano. Nell'ambito italiano invece
sono piuttosto rari.
Un ruolo
guida andrebbe svolto dai blog – specie di libri&fumetti. O dai
forum. Ma l'entusiasmo verso Kickstarter è flebile, se non assente.
Al di fuori del gioco da tavolo, le “alte sfere” del blogging
sembrano odiare il crowdfunding. Se ne parlano, è solo per
denigrarlo. E già che ci siamo addossare all'inesistente “cittadino
medio italiano” la colpa di ogni fallimento. L'insuccesso nel
crowdfunding non è dovuto a nessuna arretratezza culturale. E'
dovuto alla mancanza di infrastrutture. In effetti addossare ogni
insuccesso culturale all'italiano medio è razzismo tanto quanto
considerare l'Africa arretrata per colpa di una presunta "inferiorità genetica dei negri". L'utente medio è bene disposto verso il crowdfunding... se
glielo lasciate conoscere!
Terminata la
filippica, passiamo al progetto di cui volevo parlare.
Prussiani vs Alieni è un progetto di
fumetto autoconclusivo di 100 pagine circa,
che parodia la fantascienza a base di robottoni, trasportandola a
fine Settecento, nel regno di Prussia. Mentre l'attenzione dei popoli
si concentra sulla rivoluzione francese, gli Alieni scendono sulla
terra – e con bersaglio Prussia e Berlino. L'epica battaglia dei
Prussiani contro gli Alieni è uno dei tanti capitoli dimenticati
dalla nostra storia – accanto all'invasione degli
struzzi seleniti di
Forlani, le piovre di Bismark e il ruolo chiave dei Conigli nella
storia mondiale.
…
Sto
scherzando, ovviamente.
L'idea
primaria è di mostrare botte da orbi tra robottoni steampunk e
alieni mostruosi, infilando una vagonata di strizzate d'occhio e
citazioni
meta al cinema contemporaneo. Dalle fondamenta come
Atlas Ufo Robot alla merda ipercinetica di
Michael Bay alla
maestosità ultrabarocca di
Pacific Rim. La quantità di giochini e
battute che si possono tirar fuori è inarrivabile, specie se
affidata all'abile sceneggiatura di
Davide La Rosa (
Mulholland Dave,
Suore Ninja, Fumetti Disegnati Male).
Certo, siamo
in campi ben lontani dal verosimile.
L'accuratezza storica è
totalmente sballata: non era la Prussia ma l'Inghilterra il primo
paese a industrializzarsi a fine 700; i Pickelhauben sono un'
invenzione ottocentesca; la forza dell'esercito prussiano
non era la cavalleria...
Uso l'etichetta steampunk per comodità, ma
è chiaro che il lavoro di documentazione non è qui storico, ma pop:
sono i topos e gli stereotipi legati a Mech&affini a
svolgere il ruolo chiave. La Prussia raccoglie qui molte delle
suggestioni internettiane, ricordando un paese fiabesco e utopico.
Tutti hanno barba&baffi e dalle tavole mostrate il tono è
allegramente demenziale, ricordando i tratti schizzati di un manga
occidentalizzato. Temevo che l'assenza del colore ricordasse troppo i Bonelli, ma la direzione presa – coerentemente con un
progetto tanto bizzarro – è molto personale.
Al momento
sulla
pagina Facebook si possono ammirare i 6 eroi prussiani – la
task force che ci salvò dagli alieni – e visionare parecchi
bozzetti. Naturalmente i miei preferiti sono il ciccione e la
tettona, ma potete anche apprezzare la personalizzazione netta di
ogni robot.
Se vi sentite prussiani #coibaffi potete inoltre
partecipare a un virile concorso. Verso ottobre comparirà inoltre un
trailerino animato, mentre quotidianamente sia sulla
pagina Tumblr
che sulla Pagina Facebook vengono condivise nuove curiosità.
L'appoggio insomma è forte e
in barba (è proprio il caso di dirlo!)
alla grossa somma richiesta, il progetto può funzionare.
Quindi
andate e finanziate! Ogni più piccolo contributo è utile!
Non
comportatevi come certi pavidi che finanziano solo i progetti che
hanno già raggiunto la soglia minima: siate audaci. Sostenete i veri
progetti di nicchia, non solo quelli "più convenienti". I soldi
vengono prelevati dalla carta di credito solo e soltanto quando la
soglia minima viene raggiunta. Non c'è alcun fantomatico rischio che
tutto si volatilizzi nel nulla. Contrariamente a quanto spergiurano i
media tradizionali, davvero pochi progetti di crowdfunding
falliscono: chi li organizza mette sempre tutto sé stesso nel
progetto, giocando sul tavolo dei finanziamenti orgoglio
professionale e carriera.
A chi
inoltre piagnucola sul perché il fumetto non potesse venire
pubblicato con metodi normali, vorrei far notare quale mostruosa
percentuale di tasse influisca sul progetto:
 |
Su 15000 euro quasi 5000 in sole tasse! |
Prussia 1,
Italia 0.
Addenda (7/10/2014)
La vicenda delle
tasse è stata chiarita nei commenti dal Coffee Tree Studio. Grazie mille!
Fonti:
Pagina del
progetto su piattaforma Ulule - basta registrarsi e una qualunque carta di credito, Postapay compresa.
Sito ufficiale ( ma consiglio di aggiornarsi sulla
pagina Facebook)