lunedì 20 ottobre 2014

L'era del diamante, di Neal Stephenson


Ultimamente una diabolica accoppiata influenza+mal di schiena mi hanno costretto mio malgrado a letto. Si potrebbe tirar fuori un intero articolo sui buontemponi che al sentire "mal di schiena" ne profittano per l'ennesimo, trito predicozzo sui valori della ginnastica e dell'aria aperta, ma lasceremo stare. L'importante è che non potendo far altro che leggere ho spazzolato diversi tomi che normalmente avrei lasciato in disparte.

Il primo è L'era del diamante. Il sussidiario illustrato della giovinetta, di Neal Stephenson.
Nel 1992 Neal Stephenson ebbe per la prima volta successo in libreria con il romanzo Snow Crash. 
Il buon Neal tentava da anni di sfondare nella scrittura e aveva tutte le carte giuste per farlo. Il romanzo era cyberpunk purissimo al cento per cento e quando lo lessi alle superiori rimasi colpito: non c'era la mistica tecnologica che ammorba molta della produzione di William Gibson, ma predominava un interesse strettamente scientifico. In altre parole, Neal sapeva di quello che scriveva, e lo trasmetteva benissimo. E vogliamo parlare dello stile? Schizzato, velocissimo, frammentato all'inverosimile.

Con alle spalle il prestigioso successo, Neal cominciò a soffrire dell'ansia di prestazione. Il nuovo romanzo doveva, doveva assolutamente eguagliare il predecessore. E per farlo scelse la tecnica più facile del mondo: l'accumulo.
Per ogni buona idea in Snow Crash, nell'era del diamante ve ne sono cinque. La tecnica selvaggia dell'accumulo procede anche col moltiplicarsi dei personaggi, dei punti di vista, delle ambientazioni. Interi capitoli sono chiaramente la messa in narrativa di idee che Neal trovava fighe e che dalla trama principale sono chiaramente scollegate. A giudicare dai commenti irati su Goodreads e Anobii la tecnica ha i suoi bei difetti: annoia, rallenta ed elimina i lettori con deficit di attenzione, che non sanno resistere a una prosa pesante e a una narrazione lunga. Tuttavia, quest'accumulo ha giovato al romanzo, che nell'avanzato 2014 si rivela sostanzialmente molto più maturo e interessante di Snow Crash: molte delle idee suonano ancora attuali, mentre altre sono una sorprendente attualizzazione di temi ormai diffusi; i Neovittoriani non sono poi così diversi da certe tendenze Steampunk e Chappiste oggigiorno molto diffuse.

A metà del XXI secolo, la società si è definitivamente frammentata nei Phylum già intravisti in Snow Crash: piccole enclavi di carattere etnico-politico, che in cambio di obbedienza e rispetto offrono sicurezza e cibo. Lo Stato-nazione, apparato rigido e pachidermico, è scomparso perché ormai incapace di riscuotere le tasse e fornire servizi ai cittadini. La società ha inoltre completato la transizione dall'informatica alla nanotecnologia. Grazie alla nanotecnologia il corpo diventa un involucro per sonde e modifiche che il vecchio cyberpunk non poteva immaginare. Inoltre grazie alle nanotecnologie è possibile, letteralmente creare oggetti dal nulla. Grazie a strutture come il "Compilatore di Materia" (CM) si possono creare cibo, oggetti, mobili, armi, giocattoli...
La scrittura è praticamente scomparsa sotto l'azione dei mediaglifi. La sorveglianza poliziesca procede di pari passo con la criminalità nell'usare le nuove nanotecnologie. E' comune difendere un phylum con intere barriere di nano-virus, com'è altrettanto normale iniettarsi nano-riparatori che come globuli bianchi proteggano l'organismo. Nano-organismi vengono utilizzati sia nell'attacco che nella difesa, come per fabbricare ogni materiale.
La spazzatura, già elemento nascostamente presente nel cyberpunk procede la sua inarrestabile ascesa: è comune dover indossare maschere antigas per la quantità di nanotecnologie morte nell'aria, volgarmente chiamati "acari". Le nanotecnologie inoltre, essendo più leggere dell'aria permettono una rivincita del dirigibile.
Il che, unito allo smog da nano-organismi morti, rende l'ambientazione paradossalmente quasi vittoriana.

Senza dubbio Neovittoriano è uno dei tre maggiori Phylum nel mondo: sono persone che hanno scelto di vivere seguendo l'etica dell'età vittoriana, ma cercando di smussarne gli aspetti sgradevoli. 
Il capello a cilindro è modificato con nano-sensori per non volar via dalla testa, i guanti bianchi sono ingegnerizzati per assorbire lo sporco e risputarlo via. Il classismo è sì presente, ma senza risultare feroce quanto in passato. I Neovittoriani pur abbracciando la tecnologia sono inoltre nostalgici che stampano ancora la carta e coltivano nei phylum perfette riproduzioni della campagna inglese. Il tono di Neal si mantiene prudente, ma nell'insieme l'occhio verso questo phylum è gentile. Pur essendo pieni di difetti, i Neovittoriani sono gli unici nel romanzo che hanno conservato un qualche senso artistico: le loro creazioni, anche quando generate dal CM, hanno un netto marchio di qualità.

Ormai la nanotecnologia rendeva possibile di tutto, perciò il ruolo culturale del decidere cosa ci si doveva fare era diventato più importante che non immaginare cosa ci si poteva fare. Una delle grandi intuizioni del revival vittoriano: non era necessariamente un bene che tutti leggessero un giornale completamente diverso, al mattino.
Perciò, più salivi nella scala sociale, più il tuo "Times" diventava simile a quello dei tuoi pari.
Hackworth riuscì quasi a vestirsi senza svegliare Guendalina, che però cominciò ad agitarsi mentre stava agganciando la catena dell'orologio ai vari bottoncini e tasche del panciotto. Oltre all'orologio, alla catena erano appesi svariati ciondoli, come una tabacchiera che di tanto in tanto lo aiutava a tenersi su di giri e una penna dorata che scampanellava lieve appena riceveva posta.

Il romanzo è ambientato in Cina, ultimo paese a non essere stato colonizzato dalle nanotecnologie e ormai divenuto un paradiso per gruppi imprenditoriali e phylum di ogni genere. Ogni enclave è approdata in Cina, e come nella politica delle "porte aperte" ottocentesca, il continente è divenuto uno sterminato luogo di saccheggio. La Cina è spaccata tra una Repubblica Costiera filo-capitalista e un Regno di Mezzo fieramente feudale, mentre tutt'intorno gruppi maoisti e xenofobi si agitano per cacciare gli occidentali. E' affascinante come pur tratteggiando un mondo chiaramente alieno, Neal Stephenson ritragga una situazione politico-economica identica all'ultimo quarto dell'Ottocento.




Hackworth è un ingegnere neovittoriano che dopo aver programmato dei nuovi bastoncini per il riso con pubblicità inserite si ritrova con la famiglia in Cina, all'avanguardia nella colonizzazione del continente. Nel corso di una festa uno dei patriarchi del Neovittorianesimo, Finkle-Graw, lo contatta per commissionargli un lavoro speciale: un sussidiario per l'educazione delle bambine. Finkle-Graw osserva amaramente come la creatività che una volta spingeva il Phylum stia scomparendo sotto un conformismo dilagante. Il modello del moralismo vittoriano viene adottato senza criterio, il tasso di artisti e scrittori cola a picco sotto una cappa grigia di perbenismo idiota. Paradossalmente per mantenere vivi gli ideali vittoriani senza mummificarli, serve una spinta sovversiva. Serve insomma un sussidiario che educhi sì la fanciulla al comportamento, ma che al contempo contenga una spinta all'infrazione, al cambiamento. Il sussidiario dovrà quindi essere un libro di scuola, un Teach Yourself, un programma educativo che tuttavia spinga la fanciulla a pensare in proprio.
Hackwroth riesce a creare il sussidiario, ma ne perde una copia piratata che aveva illegalmente scelto di fare in proprio. Una gang giovanile lo rapina e uno dei membri della banda regala il sussidiario, che immagina essere solo un libro, alla sorellina di pochi anni. Una bambina di un sobborgo disastrato al di fuori dei Phylum, che vive nella (quasi) povertà riceve dunque un prestigioso sussidiario destinato alla creme de la creme della società vittoriana. I risultati saranno spettacolari e la carica sovversiva del sussidiario esploderà come nessuno aveva previsto...

La tecnica dell'accumulo che già citavo è chiara nell'esposizione stessa della trama, che per forza di cose è incasinatissima. Ho tagliato tanto di quel materiale che basterebbe per altri dieci articoli. 
Ad esempio, interi capitoli sono dedicati al sussidiario. Entriamo nella testa della bambina, Nell, e seguiamo le sue magiche avventure nel mondo del sussidiario. E' un libro nell'apparenza, perché composto di pagine, ma è programmato per "legarsi" alla bambina scelta e per formare un percorso educativo ad hoc. Le disavventure familiari di Nell vengono trasformate in fiabe e favole che impartiscono insegnamenti alla bambina. Ad esempio la madre, un'irresponsabile masochista, viene dal sussidiario trasformata nella matrigna, la casa nel castello, i giocattoli come Dinosauro e Papera in aiutanti magici. La carta si anima e attraverso ideogrammi e disegni insegna a Nell come leggere, scrivere e attraverso giochi e avventure trasmette insegnamenti sempre più complessi. E' il sogno di un libro interattivo che sostituisca completamente l'insegnante. Ancor più lo supera: perchè Nell attraverso il sussidiario arriva a un pensiero completamente autonomo e originale. A pensare con la sua testa. Cosa che beh... se mi dite che l'avete raggiunta tramite l'insegnamento tradizionale mi faccio un paio di grasse risate

- E' improbabile che faccia proprio adesso qualcosa di interessante. – Gli spiegò Hackworth – Si attiverà sul serio solo quando si legherà –
- Legherà? –
- Come dicevamo, vede e sente tutto quanto gli sta nei paraggi. In questo momento sta cercando una femminuccia. Appena una bambina lo prende in mano e apre per la prima volta la copertina, memorizza il volto e la voce della piccola... –
- Si legherà a lei. Sì, capisco. –
- Dopodichè vedrà fatti e persone in relazione a quella fanciulla, usandola come data da cui iniziare a tracciare la mappa di un terreno psicologico, in un certo senso. La difesa di quel territorio è uno dei processi fondamentali del libro. Quando la bambina usa il libro, questo esegue una specie di ricognizione dinamica dal database su quel terreno particolare. –
- Intendete il database folklorico. –
Hackworth esitò. – Mi dovete scusare, ma non è esatto, signore. Il folklore consiste di certe idee universali che sono state correlate alle culture locali. Per esempio molte culture presentano la figura del “Trikster”, che perciò può essere ritenuta universale, ma appare sotto forme differenti, ciascuna adatta all'ambiente di una cultura specifica. Gli indiani del Sudovest americano lo chiamano Coyote, quelli della costa sul Pacifico lo chiamavano Corvo. Gli europei l'hanno battezzata la volpe Reynard, gli afroamericani Fratel Coniglietto. Nella letteratura del Ventesimo secolo compare prima come Bugs Bunny, poi come l'Hacker. -
Finkle-Graw ridacchiò. – Quand'ero ragazzo questa parola aveva un doppio significato. Poteva indicare un pirata che entrava nelle reti, ma poteva anche significare un programmatore particolarmente dotato. –
- E' un'ambiguità comune alle culture postneolitiche – replicò Hackworth – Quando la tecnologia è diventata più importante, il Trickster ha cambiato carattere, diventando il dio degli artigiani, della tecnologia, se preferite, pur mantenendo le sue originarie prerogative illegali. Perciò abbiamo l'Enki sumero, il Prometeo e l'Ermete greci, il Loki nordico e così via. In ogni caso, il Trickster/ Tecnocrate è soltanto uno degli universali. Il database ne è pieno. E' un catalogo dell'inconscio collettivo. Ai vecchi tempi, gli autori di libri per bambini dovevano adattare questi universali ai simboli concreti familiari al loro pubblico, come Beatrix Potter che plasmò sul suo Trickster il suo Peter Rabbit. E' un metodo discretamente efficace, sopratutto se la società è omogenea e statica, affinchè tutti i bambini possano condividere esperienze simili. Con i miei collaboratori ho distillato questo processo sviluppando dei sistemi per adattare gli universali al panorama psicologico unico di un bambino, anche se quel panorama cambia di continuo. (…)

Il romanzo non è solo sulla buona Nell e Hackworth, ma segue altri personaggi secondari. Ho trovato particolarmente affascinanti i dialoghi su Confucio del giudice Fang, dove il sistema filosofico e giuridico cinese viene impietosamente confrontato con quello occidentale. La burocrazia confuciana funziona perché scollegata dalla moralità: puoi prendere bustarelle ma seguire comunque gli insegnamenti di Confucio cercando di esercitare la giustizia.
Non serve ripetere quanto la tecnica dell'accumulo domini il romanzo; continue idee, continue invenzioni. Lo sforzo immaginativo defluisce nel worldbuilding puro. L'action è assente, ma sfocia con violenza inaudita nella parte finale del romanzo, in un revival della ribellione Boxer. Scorrono inoltre perfetti i capitoli dedicati al sussidiario; che ricordano un misto di avventura grafica e fiaba per bambini. Lo stile semplice, la descrizione degli enigmi... Impressionante anche la conoscenza della psicologia infantile di Stephenson; i giocattoli cambiano man mano che Nell si avvicina all'adolescenza, il Dinosauro (figura violenta ma protettrice) cede a Papera (la donna delle virtù di casa) che cede il passo a Viola (figura di maga-madre).

Una lettura impegnativa? 
Mettiamola così: se siete arrivati fino in fondo a questa recensione, siete già pronti per l'Era del diamante e anzi il sussidiario vi ha prontamente affidato il suo primo compito per casa, cercarlo sulle bancarelle dell'usato :-D Altrimenti, tornate pure allo spolliciare likes su Facebook, mandare tweet e consultare Top ten di gatti&cani... 

Fonti:

La prima e unica edizione italiana è del 1997
Il lessico non è per niente semplice, quindi non farò l'ipocrita consigliandovi l'edizione inglese. 
C'è tuttavia un comodo Pdf del Tnt Village che viaggia sull'Internet e finché non giungerà una ristampa...  

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