Visualizzazione post con etichetta Gta5. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gta5. Mostra tutti i post

venerdì 24 ottobre 2014

Hatred è un gioco neonazista?



Parli del diavolo. Qualche giorno fa mi lamentavo in chat con un amico sulla superficialità di certi newser e certo giornalismo d'accatto praticato in quei siti di notizie generali che una volta avremmo sprezzantemente definito “rotocalchi”. Siano le ultime curiosità su quella data attrice, notizie di sbarchi d'immigrati o ultime grida nel campo della moda, l'informazione del giorno è puntualmente inattendibile, fraudolenta e miserabilmente povera.
Posso in effetti comprendere come lavorare nelle vesti di newser deve far parecchio schifo e sono il primo ad ammettere che il disprezzo che la blogosfera nutre per il giornalismo ufficiale è motivato dalla semplice invidia. Non siamo riusciti a pubblicare sul giornale, allora, per vendetta, parliamone male. Verissimo.
Nel campo dei videogiochi tuttavia, basterebbe davvero poco per migliorare la situazione. 
Citare la fonte inglese, il sito da cui si sono attinte le informazioni, sarebbe già un buon passo in avanti. Non limitarsi a tradurre le suddette notizie, ma incorporarle in un articolo coerente, darvi un proprio punto di vista personale e citare quante più fonti diverse sarebbe un graditissimo cambiamento. Un giornalista da rotocalco, almeno nella mia discutibilissima opinione, non dovrebbe limitarsi a un'unica fonte, ma citarne diverse ed esporre quanti più punti di vista possibili.

Prendiamo Hatred.
I siti di videogiochi l'hanno presentato come un gioco controverso, dove nei panni di uno psicopatico imperversi in una cittadina. Lo scopo è unico e semplice: uccidere quanti più civili possibili. Dopo queste notizie il newser ha puntualmente allegato il trailer e, obbediente soldatino, concluso la notizia. Seguono i diversi commenti, ovviamente entusiasti dell'ennesimo simulatore di macello globale. Un timido commentatore azzarda l'idea che tutta quella violenza sia eccessiva, viene puntualmente zittito dal coro di pecore belanti...


Io ho giocato a Postal a nove anni ma non sono mica diventato un killer!!!1








Scuotendo la testa, passiamo a leggere la notizia sui siti internazionali. 
Il livello di approfondimento, forse per effetto delle paghe più alte (chi sono io per negarlo?) è mostruosamente, immensamente maggiore. Il sito Polygon, dopo la presentazione del trailer, analizza le notizie finora disponibili traendone un verdetto decisamente negativo. Il livello di violenza in Hatred è infantile, affidandosi a un effetto shock anni novanta ormai sorpassato. Fattore decisamente più inquietante, il gioco non si limita a promuovere il genocidio di massa, ma celebra allegramente la tortura e la sofferenza: il protagonista non si limita all'uccisione indiscriminata, ma mira a infliggere quanto più dolore possibile. Il motivo? L'odio. Lui odia l'umanità – senza una reale ragione, l'odia e basta – e di conseguenza tutti devono morire. Molto perverso, molto sadico, molto infantile. 
L'odio verso tutto e tutti è una fase tipica dell'adolescenza depressa, caratteristica di perdenti e frustrati. Il mondo mi odia, io odio lui. Possiamo dunque vedere il trailer com'è davvero: un videogioco che vorrebbe essere traumatizzante, ma che sortisce l'effetto contrario. Sorvolando sulla pancia e i capelloni unti del protagonista, fanno molto meno ridere le continue torture ai diversi civili. Anche a voler creare un gioco sulla falsariga di Postal, era davvero necessario mostrare il protagonista che ficca una pistola in bocca a una donna inerme e preme il grilletto?


giovedì 5 settembre 2013

Perplessità sul nuovo Grand Theft Auto V


Come ai tempi dell'uscita di Diablo 3, come ai tempi della psicosi di massa che precedette Mass Effect 3, sono piuttosto perplesso di fronte all' hype mostruoso che sembra avvolgere i videogiocatori di tutto il mondo. 
Attendo anch'io con grande ansia il nuovo capolavoro Rockstar?
Non particolarmente. In effetti, sorvolando sull'ironia del termine capolavoro, perplessità grosse come condomini abusivi s'affacciano all'orizzonte.

Cominciamo dalla scelta dei tre personaggi per il gioco. 
Innovazione già discutibile in se stessa, un ampio carnet di scelte sembrava carina come cosa.
Differenti psicologie, differenti stili di gioco, diverse storyline... Promettente.
Poi uscì il maledetto trailer, e mentre i fanboy di tutto il mondo fissavano masturbandosi l'ennesimo show, io battevo i pugni sul tavolo.
Perché Rockstar? Perché?
Era tanto, davvero tanto difficile per una volta scegliere tre personaggi che fossero un minimo- non dico completamente- ma un minimo diversi?
Allora, abbiamo:
  • Tony Soprano, borghesia-alta, bianco ricco e annoiato, con un passato sporco alle spalle e una famiglia disastrata. Ohh, quanta empatia. E' proprio il mio sogno, impersonare un quarantenne che ha tutto, ma soffre una crisi esistenziale. Che "casualmente" ha un figlio ciccione e viziato, una figlia baldracca e una moglie presa di peso da una delle tante, merdose sit com che affollano la televisione. Mi ricorda uno dei tanti film commedia italiani.
    E sfortunatamente no, non è un complimento.
  • Secondo membro della banda, un generico negro di cui francamente non ricordo nemmeno il nome. Forse Will Smith con una mascella più pronunciata del solito? Immagino che nella (scarsa) mente degli sceneggiatori, il signor nero X rappresenterà il ceto basso, i rapper, i gangsta che come lerciume all'angolo dell'orecchio infestano le strade. You know, quel genere di cose: catene d'oro, spinelli, Ak-47 in oro massiccio, suono di bonghi Rap a tutto volume (...) Non c'è personalità, in quell'andatura fiacca. Più che un personaggio, è un gigantesco cartello ambulante.


  • Ahh, come poteva mancare Steve Buscemi? O dovrei dire Jack Nicholson Joker senza il costumino da Joker? Mah. Il personaggio forse più sincero nelle intenzioni della Rockstar: uno psicopatico, un idiota, un redneck senza controllo (o meglio, sotto il controllo del joypad di un giocatore, che è come dire in effetti senza controllo in tutto per tutto) che impazza nei sobborghi di periferia mutilando e uccidendo.
    Insomma, l'essenza dell'americano. ^___^
Trevor? Steve Buscemi invecchiato? Un fanboy?
Posso immaginare il plot fatiscente che verrà messo in piedi, che la Rockstar frustrando un paio di scrittori di mezza tacca avrà elaborato: uomini bianchi che urlano ad altri uomini bianchi mentre derubano banche e visitano strip club. 
Percorrere il tragitto dal posto X al posto Y. Giocare a golf. Picchiare i passanti. Quanta originalità.

Quintalate di violenza insensata, che se posta in Saints Row viene definita "Infantile, immatura, oltraggiosa" ma che se presentata dalla Rockstar diventa all'improvviso per volontà dei leccapiedi giornalisti "Lunapark postmoderno, capolavoro di sadismo consumista e bla bla bla ".

Ovviamente, mi colpisce come con addirittura tre personaggi a disposizione, la Rockstar non sia riuscita a infilarci dentro una protagonista femminile. C'erano tanti agganci, di ogni tipo. Non stiamo discorrendo di una città asiatica, di una città italiana, ma dell'America, dopotutto. 
Non sono forse all'avanguardia nella difesa della libertà? Poteva starci, un comprimario femminile.