lunedì 1 settembre 2014

Togliere le zanne al mostro: rileggendo Harry Potter e la pietra filosofale


Capolavoro e prodotto di successo sono due concetti completamente differenti e col tempo ho imparato sempre più a distinguere nettamente tra queste due diverse attribuzioni.
Il prodotto di successo, almeno per quanto riguarda il mio metro di giudizio, è un film/libro/videogioco di buon spessore, spesso caratterizzato da un paio d'idee vincenti, una scrittura passabile e un passaparola inatteso. Il prodotto di successo, come intuisce l'etichetta, è tale perché detto brutalmente vende tanto, tantissimo. Sfracella ogni classifica e si pianta saldamente lì per mesi. In altre parole, un prodotto è tanto più di successo quanto più macina denaro. Seguiranno poi altri fenomeni tipici del genere, dai giornalisti/saggisti/professori che salgono sul carro della celebrità alle fanfiction, un'ottima prova della vitalità di un fenomeno, di un autore.
Il prodotto di successo segue dunque questo processo, dal successo immediato, alla conquista di un nucleo sempre più ampio di lettori alla transmedialità, il passaggio di un libro al film, al fumetto, al videogioco, al boardgame. Il prodotto diventa così capillare, pervasivo.

Ma è un capolavoro? Dipende.

La moda attuale, o meglio la confusione attuale! Vuole trasformare ogni prodotto di successo, per quanto minore, in un fenomeno di massa, un capolavoro indimenticabile di generazione in generazione. A volte il giochetto di marketing funziona, a volte fallisce miseramente. 
I Pokemon all'inizio del 2000 erano chiaramente un prodotto nipponico pianificato a tavolino, che tuttavia ha fatto presa. Non ultimo, perché come molti prodotti orientali s'accontentava del Kawaii senza andar in cerca del moralismo disneyano. 
Gli Hunger Games, dai libri (mediocri) ai film stanno invece facendo il buco nell'acqua: i fan sono praticamente scomparsi, i lettori sono passati ad altro. Nonostante l'asfissiante tempesta pubblicitaria, il prodotto di successo non è diventato capolavoro, né lo è mai stato. Erano buoni romanzi, nient'altro. 
Difficile giudicare poi Twilight, su cui è stato lanciato troppo odio per dei romanzi inconsistenti, ma sostanzialmente nemmeno troppo brutti. Là il passaggio di media in media, il successo, è sembrato durare per tre anni, prima di finire nel cestino della dimenticanza. Un successo così così.

Harry Potter è un capolavoro?
Senza dubbio è un prodotto di successo. Come (credo) tutti, quando avevo undici, dodici anni ho letto tutta la saga, ho visto i film, ho anche collezionato un paio di album di figurine. Nulla di che, mi ci divertivo.
Nello stesso periodo, tuttavia, leggevo Il Signore degli Anelli, le Cronache di Narnia e verso i tredici anni assaporavo per la prima volta Lovecraft. Questo non per sottolineare chissà quale superiorità – verso i tredici anni ero anche fermamente convinto che il miglior Fantasy in assoluto fosse Eragon, di Christopher Paolini e solo per questo avrei dovuto essere preso a badilate in faccia – ma per ribadire che leggevo un po' di tutto quello che sapesse di Fantasy.
Dopo quasi un decennio da quelle letture, ho deciso di rileggere la Rowling, sia per spaziare in territori più moderni, sia perchè in cerca di ispirazione per un racconto urban fantasy.
Mi sono fermato a Harry Potter e la pietra filosofale e non credo andrò avanti. 
Era dai tempi di King che non avevo l'impressione di un autore tanto male invecchiato. La questione non è se la Rowling aderisca o meno a un canone a cui tutti gli scrittori devono aderire. Non m'interessa mimare i cultori del manuale americano di narrativa – quando inserire il colpo di scena, come dosare lo show don't tell ecc ecc Specie il primo romanzo della saga di Harry Potter era destinato a una saga infantile, al massimo adolescenziale. Quando incominciò a infuriare qui in Italia, si parlava di “ritorno della letteratura per l'infanzia”. E' ovvio che se lo si analizza in quel modo, si possono trovare migliaia di difettucci che non sono in realtà tali, dalla voce narrante, ai costanti infodump, al protagonista puntualmente salvato da un deus ex machina. Se volessimo davvero comportarci da stronzi, c'è un abuso grammaticale di puntini di sospensione che parte dal primo capitolo e continua imperterrito per tutto il libro. Metà dei dialoghi (alcuni davvero mediocri) di Harry Potter sono frasi intercalate da diluvi di puntini. 
Vi sfido: aprite una pagina a caso che non sia il finale e contate i puntini. Ne sarete sommersi.

Tuttavia, criticare su quest'aspetto Harry Potter sarebbe un esercizio puerile, per me di poco interesse. 
La moda attuale di smembrare un romanzo e citarne i pezzi che servono per una recensione falso-negativa non ha alcuna logica. Ogni romanzo, per quanto perfetto, se tolto dal suo contesto perde senso. 
E' come se catturassimo una conversazione per strada e ne rimescolassimo parole, frasi e interlocutori. Verrebbe fuori una merda, ma è una merda che stiamo combinando noi, togliendo quell'unità testuale che aveva in origine.
Allo stesso modo, non mi danno fastidio le incongruenze, i colpi di scena posticci, le cose illogiche. 
Mi turbano parecchio perchè c'è un'ideologia dietro che trovo spaventosa; un disprezzo verso il Babbano e verso la tecnologia che è tanto assolutizzante quanto stupida. Nel momento in cui scopri di essere mago, i progressi di oltre duemila anni di storia vengono annullati e ridicolizzati. Al contempo, i maghi mantengono un assoluto regime di apartheid verso gli “umani”, nonostante le innumerevoli, geniali possibilità che potrebbe aprire una fusione tra tecnologia babbana e magia umana. 
Nel delirante worldbuilding della Rowling, inoltre, i maghi sono apolitici e vivono felici dentro una sorta di stato liberale, con una pubblica opinione vivace, ma sostanzialmente tenuta a freno dalla scusante di un nemico esterno, Tu-Sai-Chi. 
Un appassionato di Harry Potter a questo punto mi darebbe del ritardato e probabilmente avrebbe ragione: sto cercando sottotesti e rigore da un romanzo per bambini. Esagero probabilmente. Nemmeno questa chiave di analisi, per quanto divertente sarebbe utile. Sul piano della trama, ad esempio, si potrebbe continuare a lungo; Harry Potter è un protagonista che non ha letteralmente nulla all'inizio, ma che già superate le prime cinquanta pagine ottiene praticamente tutto, dai soldi della Gringott alla fama di una superstar. La Rowling supera perfino gli handicap fisici (occhiali, goffezza, corporatura dinoccolata) trasformandolo nell'atleta per eccellenza del Quidditch. 
Il personaggio è letteralmente rovinato perchè parte con un monte (del Fato?) di problemi e termina già a metà libro con tutto, dai gadget del mantello dell'invisibilità, ai soldi, alla vittoria sportiva. Ciononostante, è un romanzo per bambini e questi deus ex machina funzionano, perché tengono sempre alto il ritmo.



La saga di Harry Potter dunque può essere criticata singolarmente per un particolare aspetto, ma difficilmente smontata in toto. Le fondamenta fantasy su cui si regge sono al di fuori delle logiche sia di stile che di trama normalmente usate. In altri casi, con altri generi sarebbero criticabili. Nel mondo di Harry Potter tutto questo invece funziona. Ma qui sorge il problema.
Perchè il mondo fantasy della Rowling non è fantasy. 
Se ancora l'arrivo di Hagrid, la scoperta di essere il prescelto e l'arrivo a Diagon Alley hanno ancora la meraviglia che loro compete, presto tutto si affloscia. Il mondo di Harry Potter continua a svelare i suoi aspetti magici, ma questi non hanno nulla, letteralmente nulla di magico. Sono invenzioni descritte con tono piatto e grigio, più simili agli scherzi di un tendone da circo che alla paura/desiderio reverenziale della vera Magia, quella con la M maiuscola. La Rowling è sempre stata lodata per la quantità di dettagli e di invenzioni che sorprendono il lettore a ogni voltar di pagina. Non si osserva mai però che questa quantità non si accompagna mai alla qualità. Il mondo dei maghi è il riflesso consumista del mondo dei Babbani; è letteralmente pieno di roba “interessante” ma che non è magica. Avrei preferito un singolo incantesimo descritto con la cura e il timore dei veri incantesimi alla massa informe di latinorum scopiazzato della Rowling. La Magia della Rowling è la magia Made in China. 
Va bene un po' a tutti, è chiaramente taroccata, non ha pericoli. In effetti l'idea stessa che la magia possa venire insegnata dentro una scuola è controintuitiva. La magia, se è davvero “magica” non può venire insegnata come se fosse la matematica. La magia è tale proprio perché fuori dalle leggi e fuori dalle regole ordinarie. Inserirla nell'ambiente scolastico equivale a svuotarla di fascino, a ingrigirla. 
A privarla, fattore cruciale!, di ogni carica sovversiva e pericolosa.
Il fantasy non-fantasy della Rowling non si limita alla magia, ma imperversa nel bestiario fantastico.
Non appena entra a Hogwarts, Harry Potter incontra non un fantasma, bensì venti!

Poi accadde una cosa che gli fece fare un salto alto un palmo da terra... Dietro di lui, molti ragazzi gridarono.
<< Ma che cosa...? >>.
Si sentì mancare il fiato, e con lui tutti gli altri. Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza, attraversando la parete in fondo. Di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti, scivolavano per la stanza parlando tra loro e quasi senza guardare gli allievi del primo anno. Sembrava che stessero discutendo. Quello che assomigliava a un monaco piccolo e grasso stava dicendo: << Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra possibilità... >>
<< Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai, non è neanche un vero e proprio fantasma... Ehi, dico, che cosa ci fate qui? >>
Un fantasma in calzamaglia e gorgiera aveva d'un tratto notato gli studenti del primo anno.
Nessuno rispose.
<< Nuovi studenti! >> disse il Frate Grasso abbracciando tutti con un sorriso. << In attesa di essere smistati, suppongo >>.
Alcuni annuirono in silenzio.
<< Spero di vedervi tutti a Tassorosso! >> disse il Frate. << Sapete? E' stata la mia casa >>.
<< E ora, sgombrare! >> ordinò una voce aspra. << Sta per cominciare la Cerimonia dello Smistamento >>.
La professoressa McGranitt era tornata. Uno a uno, i fantasmi si dileguarono attraversando la parete di fronte.

Un fantasma non è una cosuccia da prendere alla leggera.
E' uno spirito dei morti, una prova tangibile dell'esistenza dell'al di là, oltre che un'agghiacciante incursione del soprannaturale. Un solo fantasma ha dato filo da torcere a generazioni di scrittori e poeti. 
C'è un ricco background alle spalle, ma viene sorvolato senza perdere tempo. Nel mondo della Rowling esistono i fantasmi, così come esistono i goblin, gli elfi e altre creature: tutte magiche, tutte ininfluenti. Quello che sto cercando confusamente di comunicare è che non c'è spessore, in quanto descrive la Rowling. 
Non c'è quell'attimo di sospensione, di sublime che dovrebbe accompagnare il soprannaturale. Cazzo, capisco che il mondo di Potter è magico, ma di fronte a un non-morto io fuggirei via urlando!
Sono fantasmi filmici, bonaccioni per tinteggiare un mondo di cartapesta.



Harry Potter non si muove dentro un fantasy realistico, e questo posso accettarlo. Ma non posso accettare che la “magia” della Rowling sia tanto anonima. Non è nemmeno la magia trash di D&d "Il mio mago casta una palla di fuoco sullo scheletro campione..."
E' proprio senza spessore. Ha regole, ma non le segue. Usa il latino, ma lo parodia oltre ogni decenza. 
A tutti gli effetti l'incantesimo viene descritto come una tecnologia “da usare”. I babbani muovono il culo e afferrano la lattina di Coca-cola, i maghi usano Accio. E' una magia castrata alla radice. Posso comprendere perché Alan Moore sia tanto inferocito da Harry Potter. Per chi davvero ci crede, nella magia e nel “diverso” il mondo della Rowling è grigio e piatto. Non starò a elencare le fonti da cui la Rowling copia spudoratamente, perchè sarei ipocrita e pedante; non le ho lette, non posso fare confronti. 
Ma senza dubbio non si può negare la sciatteria.
La Chiesa ha spesso criticato Harry Potter, avvertendo della pericolosità di scambiare finzione e realtà. Harry Potter, insinuano, è pericoloso perché non introduce alcuna frattura tra realtà e magia. Tutto è magico, per la Rowling, argomentano. Di conseguenza il bambino potrebbe confondersi e pensare che davvero un giorno riceverà una lettera che lo inviti a Hogwarts.
Una critica davvero miope! La saga di Harry Potter è particolare proprio perché non è un Fantasy.
Se tutto è magico, in realtà tutto è ordinario. La magia funziona quando trasmessa a piccole dosi. 
Se frastorni il lettore con vagonate di “magia” a ogni voltar di pagina, l'irrazionale diventerà presto la norma. Si tranquillizzino i pretacci e le psicologhe dell'infanzia: Harry Potter mai potrà essere pericoloso perché mai potrà essere un Fantasy. L'irrazionale, il sovrannaturale, la magia sono argomenti da introdurre pian piano, con rispetto e meraviglia. In Harry Potter sono invece la vernice con cui parlare di qualcos'altro. Sono sbattuti in faccia al lettore, degradati ripetutamente. Servono come metafore per triti moralismi senza però nessuna critica seria dietro. Harry Potter non è fantasy a sufficienza. E' questa, la vera critica.
La Rowling prende il mostro delle fiabe e metodicamente gli cava le zanne, trasformando uno splendido drago in una mucca ruspante. Chi ama Harry Potter, ne ama l'ambientazione scolastica. Gli scherzoni da fiera che vengono definiti magia raramente vengono presi sul serio, persino dai fan.

Per citare Zizek, la moda attuale svuota di significato ogni esperienza. Si vuole dunque guardare film horror senza spaventarsi, assumere alcool senza soffrire la sbornia, drogarsi senza diventare dipendenti, fumare senza rovinarsi i polmoni, mangiare senza ingrassare... ecc ecc

Harry Potter pertanto, è perfetto: è un fantasy senza fantasy, e in ciò sta il suo successo.  

Fonti: 
Scans prese dall'opera di Moore sulla Lega degli straordinari gentlemen: 2009

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo articolo!
Riflettevo in questi giorni sul perché la Rowling non mi avesse mai convinta, e così ho preso in prestito le Fiabe di Beda il Bardo. Non L'ho letto solo a tratti, ma effettivamente non c'è un briciolo della meraviglia che ho provato anni fa con Pan.
L'unica cosa per cui sono grata alla serie è che la Salani non si è preoccupata di semplificare la traduzione, per cui chi come me l'ha letta alle elementari ha imparato un sacco di parole.

Un WTF?! iperbolico per l'opinione molto coerente della Chiesa, ahahah.

Anonimo ha detto...

Guarda che se la tua vita è piena di frustrazioni puoi chiedere alla Rowling che te ne compri una nuova...

Alessandro Forlani ha detto...

Ottimo articolo come sempre.

E comunque...

Ehm.

Lo ammetto:

a me la saga è piaciuta. Soprattutto, i film (per questioni di gusto registico/iconografico tutte mie personalissime, eh?) mi sono piaciuti molto di più dei romanzi.

Coscienza ha detto...

@Amnell
Troppo gentile :-D Beh Dimitri è proprio l'opposto in effetti, specie nell'ultimo romanzo che ha lo stesso incipit (protagonista sfortunato introdotto alla magia, ecc ecc) ma uno sviluppo meravigliosamente differente.

@Anonimo
Mi sembra d'aver chiaramente scritto come questa sia una mia opinione, e scherzosamente sottolineato come nessuno vi ruberà il vostro maghetto quattr'occhi e il suo stantio paesaggio inglese anni 40'...

@Forlani
Ti dirò temevo ti fossi offeso :-)

Guarda, il problema non è leggere Harry Potter, o apprezzare la saga. Il problema è che vedo un sacco di appassionati che leggono Harry Potter e si fermano lì.
Io mi rodo il fegato a vedere tanti buoni autori di fantasy, da Moorcock a Pullman (la trilogia delle oscure materie) che vengono dimenticati o relegati nell'angolo mentre un'opera come Harry Potter mooolto più banale continua a venire esposta in libreria... E' forse una lamentela un po' naif, ma non riesco a innalzare la Rowling allo stesso livello di Tolkien o altri capostipiti.

Alessandro Forlani ha detto...

Su questo siamo d'accordo. Con ciò (e te lo dico per aver adottato, quando insegnavo alle scuole medie, "La Pietra Filosofale" come libro di lettura: i ragazzi lo DIVORARONO, benché Harry Potter non fosse ancora quel successo planetario che poi è diventato; anzi rammento che in Italia se n'era appena incominciato a parlare...) riconosco che la Rowling ha fatto un ottimo lavoro per "restituire" agli adolescenti e pre-adolescenti di allora il gusto della saga di dimensioni enciclopediche e, in ultimo, per inoculare loro il virus della lettura. Ha trovato (e usato) il tono, gli argomenti, il modo giusto, un'efficace "banalità del male", per parafrasare più tragici contesti: nessuno può gridare al capolavoro della letteratura anglosassone, ma ha funzionato. Prima di Potter, le serialità che ricordo conquistarono COSI' tanti giovini lettori furono quella di Shannara e quella (ahimè) di Dragonlance, pessimo distillato di partite a D&D e inesausto e spudorato merchandising del roleplay. Fa' i conti: quanti anni di scarse letture adolescenziali sono intercorsi fra Terry Brooks e la Rowling? Certo: noi attempati gentiluomini, che sospiriamo con nostalgia al passato scrollando la polvere dal cappello a cilindro, di fronte a un buon té, con l'havana nel posacenere, conosciamo il sapore delle vecchie & gloriose cose, ed è indiscusso che un Moorcock seppellisca Mrs Millemiliardidicopie, ma... Senza di lei, quanti dodicenni di allora avrebbero fatto il (mi auguro, ma sono sicuro che molti l'abbiano fatto) passo successivo nella narrativa fantastica più di spessore? Sempre a proposito, e ad onta della Scuola Pubblica Italiana, ti cito questo episodio: NESSUNO dei miei colleghi docenti, quando proposi in consiglio di istituto l'adozione de "La Pietra Filosofale", l'aveva MAI sentito nominare. E sì che i media già ne parlavano, e avevano incominciato a discuterne i motivi del successo e dell'impatto presso il pubblico infantile... Loro che si protestavano insegnati aggiornati e acuti pedagoghi, pensa un pò...

Coscienza ha detto...

Sì, la cricca di giornalisti e psicologhe dell'infanzia non sembrano conoscere altro che "Pinocchio" come testo per i bambini. Qualunque altra lettura è automaticamente il male assoluto >__< Ricordo quand'ero alle elementari il terrorismo verso i Piccoli brividi, manco fossero chissà quale spinta sovversiva, poi...

Il problema è che non vedo questo "passaggio" verso altro fantasy, da Harry Potter. Sicuramente dipende sempre da quello che si trova in libreria, che magari non incoraggia ulteriori "esplorazioni". Io ho scoperto del tutto per caso il Conan di Howard, e solo in biblioteca, in vecchie edizioni. E nello stesso tempo vedo gente della mia età, anzi ancora più anziana che glorifica Harry Potter quale fosse l'apice assoluto del fantasy. E' una situazione per certi versi simile ai fumetti Marvel, dove si cerca di elevare qualcosa in origine riservato solo agli adolescenti (e senza che ciò costituisca un difetto, intendiamoci!) arrivando a brutture notevoli.

Ma tant'è; scommetto che se scrivevo l'ennesimo bignami su quanto sia brutto e invecchiato Tolkien ricevevo subito un bel po' di condivisioni e pacche sulle spalle ;-D

Unknown ha detto...

Salve
Non sono d'accordo col fatto che Harry Potter non sia fantasy, o comunque non abbastanza. Il rendere l'elemento fantastico, la magia in questo caso, ordinario non vuol dire fargli perdere di significato.

Lo stesso Michael Swanwick in "cuore d'acciaio" rende l'elemento fantastico comune. Impregna completamente la sua opera elfi, nani, draghi robotici e quant'altro. Crea una società dove esseri folkloristici e fantastici sono all'ordine del giorno. Eppure le sue opere sono fantasy.

Se in un Lovecraft il motore della trama sta proprio nell'elemento fantastico, in Swanwick non è più così, in tal modo la trama deve trovare un altro motore valido. Sono due modi diversi di utilizzare il fantastico.

Harry Potter, a mio parere, non sbaglia nel rendere comune il fantastico, sbaglia nel non trovare un degno motore per la trama. Infatti come hai giustamente chiarito, il conflitto è pari a zero. I problemi di Harry si risolvono da soli. E tante altre mancanze...

Comunque quello che voglio dire è che per quanto noioso, brutto e sciatto sia, Harry è sempre fantasy.

Comunque ottimo articolo.
Ciao :)

Coscienza ha detto...

Benvenuto! :-)

Ti dirò ho dovuto lasciare un po' da parte Cuore d'acciaio. Pur ammettendo la genialità dell'autore, sembrava un girotondo che non si capiva bene dove conducesse la protagonista.

Il fantasy di Harry Potter è tuttavia un fantasy debole. La costruzione del mondo fantastico funziona a continue sorprese, una dopo l'altra. Ma queste non sono mai concatenate in modo davvero efficace. Non pretendo la coerenza linguistica di Tolkien, ma un minimo di collante sì.

Forse proprio per questo funziona paradossalmente quasi meglio come film (?) Il fantasma descritto sommariamente sulla carta nel film è lì bello ripreso, catene e tutto, suscitando così immediato stupore.

Unknown ha detto...

Sì, il fantasy di Harry Potter non è descrittivo e quindi lo stupore non c'è. Infondo non ti ritrovi alle spalle venti fantasmi ma venti parole che dicono "Fantasma".

Argonauta Xeno ha detto...

Lo ammetto, devo ancora macinare questo commento. Ho letto i libri (tutti tranne l'ultimo) svariati anni fa e non ho un'opinione complessiva. Una volta in un forum l'ho definita "sopravvalutata" e mi sono trovato invischiato in una discussione che verteva principalmente su archetipi e metafisica. Sicuramente hai segnato un punto sulla questione dei rapporti fra maghi e babbani, che non mi è mai andata giù del tutto. C'è un capitolo, forse un prologo, in cui qualcuno si pone il problema, per il resto c'è questo riflusso luddista e la segregazione... beh, è quasi etnica, visto che la maggior parte dei maghi ereditano il dono (se ricordo bene). Senza contare che nessuno dei maghetti sembra apprezzare le materie più scientifiche, quali pozioni e... aritmanzia? Tranne Hermione, ovviamente. Un peccato. Ma una possibilità, perché le società possono fare anche scelte bizzarre, anche più di questa.

Sai, restando sul tema, hai visto o letto per caso un libro/film con "Krabat" nel titolo? E' del tipo scuola-di-magia, dove tuttavia la scuola è un mulino e la storia è ambientata nel '600 o giù di lì. La magia è più vicina a quella tradizionale, legata a questioni di vita e di morte, al nome delle cosa, al ciclo delle stagioni e così via. Il protagonista un po' meno fastidioso (ma non troppo). Non ha avuto un millesimo del successo di HP, ma il film l'ho trovato carino e più essenziale.

Coscienza ha detto...


Sì punti sul giusto sull'etnico; per quanto si sforzi non credo che un Babbano possa mai diventare mago, nel mondo della Rowling. Anche questo (credo) sia un elemento in contrasto con la magia tradizionale.

Poi, ti dirò, vedendo più su facebook che qui, le reazioni dei "fan" me ne sono un po' pentito per questo commento. Non volevo demonizzare la saga, ma far vedere che c'è roba immensamente più originale in giro :-D

Krabat sembra una segnalazione molto interessante! il film& il romanzo l'ho trovato sotto il titolo "Il mulino dei dodici corvi".
Magari lo leggo e ci faccio un articolo.

Anonimo ha detto...

"La Chiesa ha spesso criticato Harry Potter, avvertendo della pericolosità di scambiare finzione e realtà. Harry Potter, insinuano, è pericoloso perché non introduce alcuna frattura tra realtà e magia. Tutto è magico, per la Rowling, argomentano. Di conseguenza il bambino potrebbe confondersi e pensare che davvero un giorno riceverà una lettera che lo inviti a Hogwarts." AHAHAHAH la Chiesa...già,meglio che pensino che se ti masturbi vai all'inferno...
Alan Moore mi sembra un po' suonato e invidioso...HP avrà qualche difetto,ma è un libro PER BAMBINI pensato per far loro vivere un'avventura e farli capire che anche un'ambiente che può sembrare noioso,come la scuola,può essere interessante

Coscienza ha detto...

@Anonimo
Non ho capito il commento sulla Chiesa, francamente. Harry Potter non fa sesso: i suoi personaggi sono gli efebi automi dei più legnosi libri dell'infanzia.

Alan Moore è disgustato come la saga di Harry Potter (e recentemente Star Wars, per restare in argomento) sia diventato l'ennesimo Juggernaut di serie e pubblicità e film e diritti cinematografici, dove nulla è scritto/girato/disegnato per l'arte, ma unicamente in vista del massimo profitto.

In effetti l'atmosfera scolastica e il suo collegato tedio, noia e ansia sono tra le sensazioni meglio rese dalla Rowling! Ma non credo rendano granché interessante la povera scuola. Ah, per inciso la nostalgia anni '40 di Harry Potter senza gli annessi problemi - e che problemi! - del periodo è nauseante. Così come lo strampalato e creepy governo dei maghi.

(e non credo che un Dio del fumetto come Moore invidi nessuno, tanto meno una nanerottola del fantasy come la Rowling)

Paolo Nardi ha detto...

Dopo anni da babbano convinto ho affrontato la lettura della saga e l'ho pure apprezzata. In particolare il primo libro (che ho appena riletto) mi è piaciuto moltissimo, poi la lenta caduta fino allo sfacelo del quinto (che è il preferito di chiunque, a me invece ha fatto schifo) per risollevarmi col sesto e ricrollare col settimo... Io credo che la magia della Rowling sia una grande verniciatura-metafora della vita, della didattica dei valori e della tolleranza in salsa pop. E' il trionfo dell'intuito e delle predisposizioni, ma anche dello studio, della ribellione accanto all'establishment, insomma ha gli elementi per piacere a tutti, dallo studente scioperato al docente, ed è abbastanza pieno di sciocchezze british da far ridere anche i più smaliziati. Ha molti punti a suo favore, primo fra tutti la separazione del mondo dei piccoli da quello dei grandi, che è tipico del mondo anglosassone: i grandi sono un mondo strano, che bisogna imparare a conoscere per diffidarne e restare in guardia. Il dramma è che poi, con il passare dei libri, la Rowling si è presa dannatamente sul serio e la sua narrativa è diventata pesantemente allegorica, ha realizzato un'allegoria del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale con venature spirituali, citando e mescolando troppe cose (alcune azzeccate, tipo gli Horcrux). Quello che mi ha sempre lasciato perplesso è il finale consolatorio e borghese, con Voldemort eliminato e il male scomparso, con Harry che ha un lavoro e una famiglia ordinaria ed è perfino guarito dalla sua cicatrice, insomma l'esatto opposto di Frodo nel Signore degli Anelli. Il male incarnato in una sola persona che non esiste più: ma si può? E come se Frodo tornato da Mordor non avesse più la sua ferita e se ne andasse ai Caraibi a fare schiuma party.

Coscienza ha detto...


@PaoloNardi
Grazie della riflessione! E' vero, non avevo mai considerato la pur (ovvia) divisione tra mondo dei grandi e mondo degli adulti, specie nel primo libro.

Io ho letto gli Harry Potter quand'ero bambino (come tutti?), ma rileggendoli oggigiorno davvero non riesco a considerarli seriamente, superati i primi volumi. Lasciando stare le posizioni politiche di "estremismo di centro" della Rowling su twitter, che fanno tanto più male considerando com'è stata sulla soglia di povertà in passato, i libri più li leggo più li trovo inquietanti.

Lasciando stare i Babbani, ad esempio, non capisco perchè la creazione della casa dei Serpeverde. Il cappello parlante valuta i tuoi atteggiamenti e sulla base dei tuoi sentimenti ti colloca nella tua casa di appartenenza.
E se possiedi una serie di attributi che sono negativi, vieni inserito tra i Serpeverde. E' come se fin dall'inizio venissi predestinato a un ruolo da "cattivo" all'interno della scuola. E' davvero bizzarro, è come coltivare una serpe (see what i did there?) in seno.

E vogliamo parlare del sistema dei punti alle diverse case? Sadismo anglosassone, con quella punta di "vergogna" se sei fuori dal gruppo che non guasta mai.

Dopo, critiche mie a parte, se fossi maestro alle elementari sarei sempre felice di consigliare Harry Potter, anzi sarei io per primo a incentivarne la lettura. Solo, ecco, magari andare anche avanti, provare qualcosa di nuovo al di fuori di Harry Potter, cosa che i "Potterfan" ora venticinquenni mancano tragicamente di fare...