Quando iniziò a nevicare, continuò per millecinquecento anni.
Lo spostamento dei Poli
profetizzato dagli antichi climatologi finalmente avvenne e la
topografia della Terra fu rivoltata come un guanto, il clima mutato
per sempre. La Terra è ora ridotta a una palla di vetro con la neve
dentro, un mondo dove la neve ricopre con il suo uniforme manto ogni
cosa, raggiungendo in alcuni casi profondità sconosciute.
Le vecchie nazioni
scomparse per sempre, la tecnologia perduta: l'uomo è sopravvissuto
a stento, lentamente ricostruendo una civiltà ferma al 1920/30.
Aerovascelli sorvolano distese di conifere e barriere di ghiaccio,
tribù di inuit predano su carovane di automezzi blindati, aeroplani
ad elica esplorano le nuove frontiere. Un nuovo mondo di scafandri
per l'alta pressione, di piloti dai giubbotti di pelle, di
tecno-nomadi amici con gli orsi polari.
Faro della civiltà umana
è la Società Geografica Polare, una potente confraternita di
esploratori e scienziati, principali responsabili di ogni avanzamento
tecnologico dopo la caduta. La Società esplora questo mondo immerso
nel bianco, alla continua ricerca di artefatti del ventunesimo
secolo.
Possono essere armi,
libri, veicoli... fino a interi edifici sepolti sotto secoli di neve
perenne. Miraggio della Società è scovare la “lost city”, Graal
di ogni aspirante esploratore: un intera città perfettamente
conservatasi nel ghiaccio.
Questo era l'obiettivo del
padre del protagonista, Galen Singleton, scopritore rinomato,
convinto di aver trovato la chiave alla “lost city”, salvo
perdere ogni contatto e venire dichiarato disperso dopo anni di
ricerche. Il figlio, un giovane scapestrato, Wes Singleton, molla
l'Accademia Militare e decide di cercarlo, convinto che sia ancora
vivo nella fascia dove per altitudine e clima nemmeno il più
cocciuto cespuglio riesce a crescere. Dove domina solo neve e freddo:
above the timberline, per l'appunto.
Il formato elettronico in
un mondo ideale dovrebbe permettere una liberazione non solo dalla
carta, ma anche e sopratutto, dalla carta di bassa qualità. Basare
un'intera industria sulla sola produzione di tascabili e volumi
rilegati forma un collo di bottiglia, dove l'impaginazione, i
caratteri, le copertine sono forzatamente costretti nei parametri
concessi dal mercato. Libri dalla copertina rigida per il debutto in
libreria e se gli incassi sono buoni, se lo scrittore è rinomato,
allora una seconda, una terza tiratura nel paperback accessibile alla
massa. Negli ultimi
anni i tempi e i modi per questo genere di pubblicazioni si sono
dilatati e in alcuni casi talmente ridotti da scomparire: ci sono più
possibilità ad aspettare Godot, che a implorare un'edizione
economica delle ultime uscite.
I margini – di guadagno,
non di pagina – si sono ulteriormente ristretti.
Se l'ebook come formato
avesse avuto il successo che non ha avuto, avremmo potuto godere non
solo di pubblicazioni alla tasca di tutti, ma nel contempo di una
rivincita del cartaceo come espressione artistica e non solo
necessità di produzione. Libri costruiti e confezionati come puri
prodotti d'arte, come testimonianze dell'abilità di grafici e
illustratori. Copertine tali da rivaleggiare con le Bibbie medievali,
illustrazioni reminescenti del best of dei classici
vittoriani, caratteri e titolazioni sottoposti ad accurato proofreading. Al momento nella mia libreria personale ho diversi
romanzi acquistati nell'adolescenza, ora vecchi di soli dieci anni,
che stanno sbiadendo e scolorendo. Letteralmente alcune pagine stanno
ingiallendo fino a inghiottire la stampa.
Meno male che un libro è
per sempre! Forse lo è se non lo si legge, caso applicabile a tanti
libri “ornamentali” in Italia...
“Above The Timberline”
è un perfetto esempio di cosa si potrebbe realizzare in un futuro
libero dal dominio della carta. Gregory Manchess, illustratore attivo
da decenni su decine di riviste, dal National Geographic allo
Smithsonian, ha scritto e disegnato di suo pugno questo monumentale
romanzo illustrato. La definizione non è peregrina, non è un
inganno: questo a tutti gli effetti è un romanzo illustrato nella
tradizione del genere, un perfetto connubio di prosa e arte, dove
poche linee di dialogo e di descrizione si sovrappongono a oltre 150
pitture ad olio.
Ho scoperto il testo
cercando alcuni fumetti francesi e ho pertanto letto il lavoro di
Manchess da una copia digitale. Tuttavia, dalle video presentazioni e dalle recensioni, “Above The Timberline” si presenta come
un'edizione perfetta da sfogliare e gustare su carta, con l'occhio
preda di un orgasmo visivo nella successione senza fine di paesaggi e
tecnologie retro futuristiche. Manchess adotta nella maggior parte
delle 125 pagine una “splash page” che si presenta aperto il
volume, dove la rilegatura non occlude l'impatto visivo e
immaginativo delle illustrazioni.
… e quale potenza
immaginifica, quale sublime delizia!
Gregory Manchess piglia il
meglio dei romanzi di Jules Verne, di Salgari, di H. G. Wells, di
Robert Louis Stevenson che abbiamo tutti letto dalla biblioteca e
dall'eredità dei genitori: storie dove allo svoltare della pagina si
scopriva un'incisione, una pittura, un disegno a colori della scena
appena descritta, che fosse un attacco di selvaggi con le zagaglie in
Africa, un Nautilus avviluppato da una piovra, un Sandokan intento a
spaccare la testa di un malvagio thug. La narrazione asciutta e
impersonale di questi ultimi vittoriani si ravvivava
nell'immaginazione del disegnatore, che infondeva una più che
benvenuta vitalità nei protagonisti macchiette di queste storie
avventurose. Impossibile ricordare nome e carattere dei protagonisti
del “Viaggio al centro della Terra”; facile invece ricordare
alcune descrizioni, alcune scoperte; facilissimo infine ricordare le
illustrazioni di contorno. Avevo già scritto in precedenza come vada
riconosciuto a “Le Cronache di Narnia” maggior merito per le
splendide illustrazioni di Pauline Baynes che per la prosa di Lewis,
legnosa e artefatta.
Francamente non ricordo
quale fosse la trama e i personaggi del “Corsaro Nero” di Salgari, ma
sicuramente ho una vivida immagine di tanti disegni del volume, dal
pirata divorato dalle sabbie mobili ai duelli in punta di fioretto
nella giungla.
Nel caso di “Above The
Timberline” ogni pagina si compone di un'immagine e un frammento di
testo; si tratta più di un'illustrazione romanzata che di un romanzo
illustrato. La forza della pittura di Manchess sopravanza una prosa
debole, sebbene tutt'altro che disprezzabile.
Con una parafrasi del
Frusciante, la storia è semplice.
Il figlio di un famoso
esploratore deve provare alla società e a sé stesso di essere
“qualcuno” andando alla ricerca del padre che non ha mai avuto:
Wes è il classico ragazzo di buona volontà, con un'inclinazione ai
motori e alle macchine, ma capace all'occorrenza di avere buon cuore.
Quel genere di cavaliere senza macchia e senza intelligenza che si
pensava sepolto sotto il cinismo alla George RR Martin. Nella sua
avventura Wes ha modo ovviamente di riallacciare i rapporti spezzati,
di crescere e stringere nuove amicizie e interessi romantici.
Affiancato nelle sue avventure dalla classica figura del nativo del
luogo, legato alla natura, pellerossa o africano che sia, in questo
caso, una ragazza di una delle tribù locali e ovviamente da una
vasta gamma di automezzi, veicoli e animali umanizzati, tra cui
spicca la compagnia di cinque intelligentissimi orsi polari. Il
riferimento alla Bussola d'oro, ad eccezione per il fatto che non
parlano, è qui inevitabile. La sagoma dell'orso come spirito guida e
silente figura “paterna” domina tanto il testo quanto le
immagini. Nel contempo, il rapporto di Wes con questo ambiente ostile
e con la ragazza inuit è rivisitato alla luce del ventunesimo
secolo: Linnea a sua volta è abile a destreggiarsi per suo conto e i
due si sostengono a vicenda nelle difficoltà, senza lo stereotipo
della fanciulla da salvare. Wes dipende strettamente dalla tecnologia
pulp della Società Geografica Polare, sebbene nel corso
dell'avventura apra le porte della sua percezione ad altre forme di
esplorazione – non solo fisiche, quanto mentali e filosofiche.
Tutto ciò non detrae da
un'intrinseca debolezza della storia e dei personaggi, letteralmente
inghiottiti ancora una volta dalla bellezza lancinante delle
illustrazioni. Si tratta, alla fin fine, del viaggio dell'eroe tante
volte narrato dalla Disney, con lieto fine, violenza senza
sangue e personaggi dalle buone intenzioni. Il paragone con la Disney
si estende anche alle atmosfere naif, un po' ingenue: per essere un
romanzo così bello e vivido, i personaggi e la prosa sono
stranamente incolori.
Unica eccezione, i
tecnicismi e un accorto uso di lettere e diari.
La prima metà del
romanzo è una miscela indovinata di più diari tra loro sovrapposti
per ricostruire antefatto e vicende precedenti. Il diario di Wes,
ovviamente, narra il suo viaggio nell'ignoto, mentre le sue chiamate
via radio alla madre permettono di conoscere il suo rapporto con il
padre assente. Un terzo livello di approfondimento viene invece
offerto dal diario di Galen, che segue le sue avventure per scoprire
la città perduta. Sono questi frammenti che ci permettono di
conoscere la natura del mondo post apocalittico di Manchess, dove
intere metropoli si sono scontrate per il movimento delle placche
tettoniche e dove la Società di proposito commercia armi antiquate
agli indiani per tenerli sotto controllo. I dirigibili sono
ovviamente i re di questo genere di setting e fino a un terzo della
storia ero convinto fossimo nel 1930, in Tibet o in Mongolia. Una
forma di post apocalisse molto leggera, dove il fremito e il piacere
dell'esplorazione sono depurati da ogni pessimismo esistenziale.
Gli animali e le macchine
giocano ovviamente un ruolo fondamentale dentro un libro di questo
genere.
Wes è una testa calda,
che parte con una sorta di gatto delle nevi dalla forma di una
carlinga slanciata nello stile dell'art déco; in seguito a un
incidente, smonta il veicolo per ricavare un veloce hovercraft. I
suoi nemici viaggiano su barche a vela attrezzate con scii nel caso
dei nativi, mentre la sua nemesi adopera un classico dirigibile
armato di siluri. Uno scontro tra queste balene del cielo costituisce
la fenomenale cifra di apertura di “Above The Timberline”. Il
feticismo, più che benvenuto, verso armi e marchingegni meccanici si
riflette tanto nella prosa quanto nei disegni, evocativi nel
delineare il (retro)futurismo di automobili e velivoli.
In tal senso il romanzo è certamente dieselpunk, nel senso che
tecnologia e mentalità sono indistinguibili dagli anni '20 e '30,
con particolare riferimento agli Stati Uniti dell'eterna frontiera da
esplorare (e colonizzare).
Questi rumorosi giocattoli
non sarebbero tuttavia altrettanto efficaci se Manchess non li avesse
inseriti e messi alla prova in un incubo di montagne e pianure
ghiacciate, fracassati da tempeste e attacchi di animali selvaggi. La
fauna di “Above The Timberline” è aggressiva e gigantesca: si
parte con le mandrie di rinoceronti delle nevi, “rhino”, capaci
di distruggere un treno in corsa, ai branchi affamati di lupi e
sopratutto leopardi, predatori per eccellenza. Oltre alla
radio, Wes adopera un falco per mandare messaggi alla madre. Gli orsi
polari sono invece gli animali sacri dei nativi e del mondo di
Gregory Manchess: intelligenti, leali, alla pari con gli eroi umani. Mentre l'idea alla base di
“Above The Timberline” chiaramente deriva da Snowpiercer, gli
animali sono tratti di peso da un romanzo fantasy di Philip Pullman,
quale La bussola d'oro.
Tecnologia e animali
infine interagiscono sullo sfondo di vedute mozzafiato. Barriere di
ghiaccio, vedute d'alta quota, fortezze e villaggi abbarbicati sulle
pendici di picchi solitari. Non a caso quando più il romanzo annoia è
nel disegno degli interni o quando rinuncia a descrivere il luogo
dove i protagonisti dialogano.
Dalla copertina fino
all'ultima pagina, all'ultimo disegno, “Above the Timberline” è
un romanzo illustrato più che da leggere, da contemplare e invidiare:
Manchess ha raggiunto un picco di abilità impossibile da scalare. Il
K2 dell'illustrazione.
2 commenti:
Non ho molto d'aggiungere, se non dirti che ho scoperto “Above The Timberline” da te. Lo recupererò!
@Marco Grande Arbitro
Bravo! Non ti deluderà :-)
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