
Qui
su Cronache Bizantine da sempre abbiamo un debole per le opere più
incomprese e bistrattate del Bardo di Northampton, da Promethea alla Ballata di Halo Jones,
e dunque non potevamo certo fare un'eccezione per questo magnifico
Nemo: Fiume di Spettri.
Nemo:
Cuore di Ghiaccio resta senza dubbio il capitolo migliore della
trilogia. L'avventura tra i ghiacci di Janni e della sua ciurma
regala pagina dopo pagina visioni tanto orrifiche quanto magnifiche.
La mescolanza di Verne, Poe e H.P. Lovecraft fa accapponare la pelle
(e non solo per il freddo...) Se confrontiamo Nemo: Cuore di Ghiaccio
con Le Rose di Berlino e con Fiume di Spettri, la netta sensazione è
che Cuore di Ghiaccio possedesse sostanza narrativa, oltre che
visuale. C'erano romanzi, documentazione, idee che nei due volumetti
che sono seguiti mancano (quasi) totalmente.
Nemo:
Le Rose di Berlino proseguiva la tradizione Mooriana, inoculando in
un sostrato di citazioni e idee molto ricco ulteriori livelli di
complessità, sia meta-narrativi, che strutturali, che storici. Non
si può dire che Nemo: Le Rose di Berlino fosse inferiore al primo
volume. Le annotazioni di Jess Nevins a tratti strabordano, azzardano
ipotesi, battono vie finora inesplorate. Vi ho apprezzato personaggi
carismatici, come Hynkel e Maria, di Metropolis, così come alcune
soluzioni visive notevoli (l'attacco aereo al cuore della Berlino
“tomaniana”, nelle ultime pagine).
Tuttavia,
Le Rose di Berlino prometteva d'affrontare l'argomento nazista. E non
lo fa. E' questa la sua grave pecca. Hynkel e i Tomaniani agiscono
nelle vignette come automi a orologeria – o a ipnosi, nel nostro
caso – senza tuttavia dare mai profondità al fumetto. Un'occasione
del genere nel mondo della Lega avrebbe permesso una riflessione di
grande respiro sugli orrori nazifascisti, sul fascino perverso della
svastica (via, della doppia x...). Al contrario, Moore sceglie uno
stile che è un po' comico, un po' action,
perdendo così preziose opportunità.
Nella
ricezione critica, Nemo: Fiume di Spettri doveva uscire col botto, e
invece è uscito col freno a mano tirato. Perchè? Non hanno certo
aiutato alcune recensioni negative, che per quanto mi ritrovino
d'accordo su alcune questioni, mancano sia di acume critico che di
necessaria documentazione. Mi pare che l'esempio più lampante sia la
critica mossa da “Evil Monkey” su Fumettologica.
Non
è vero che Nemo: Fiume di Spettri è un lavoro marginale, perchè
Moore cercava il “fantomatico
milione di parole del suo romanzo Jerusalem.”
La Bibbia Mooriana è stata conclusa da un pezzo; lo confermano alcune letture, così come numerose dichiarazioni. E non è
nemmeno vero che Nemo: Fiume di Spettri è stato accantonato a favore
di Providence: la nuova serie lovecraftiana – di cui a proposito
dovrò fare di mio pugno un sistema di annotazioni – è in
lavorazione da moltissimo tempo, e non potrebbe essere altrimenti
visto l'insano livello di verosimiglianza che Moore ci sta gettando
dentro.
E'
falso, e basterebbe leggere mezza paginetta di annotazioni di Nevins
per rendersene conto, che in Nemo: Fiume di Spettri Moore lavori “di
evidenziatore”. Al contrario, Nemo: Fiume di Spettri dell'intera
trilogia è l'opera più chiusa e misteriosa: Nevins per la prima
volta individua riferimenti a cui non sa dare spiegazione! Molte
delle strizzate d'occhio Mooriane vedono addirittura spiegazioni
multiple da più commentatori diversi, senza che nessuna di queste
risulti determinante.
A
pagina 24, nella vignetta grande, nascosto nell'angolo in alto a
destra, c'è un dinosauro cavalcato da un essere umano stilizzato.
A
pagina 21, nella prima vignetta c'è il Tranqilax nascosto
nell'angolo in basso a destra.
A
Pagina 19, quinta vignetta, l'Ecco Fatto è una citazione da
Desperate Dan, fumetto inglese del 1937.
Se
questo per voi è “lavorare d'evidenziatore”, allora siete o dei
genii, o dei lettori superficiali. Purtroppo, considerando anche la
brevità della recensione, la seconda ipotesi è quella giusta.
I
nazisti/tomaniani di Nemo: Fiume di Spettri non sono gli stessi di
Nemo: Le Rose di Berlino. Questo punto a molti è sfuggito. Nella
Berlino di tenebra del secondo capitolo, si teme per la vita di
Janni. E' un luogo pericoloso, ricco d'enigmi e passaggi segreti. I
soldati di Adenoid Hynkel sono nemici reali. In Nemo: Fiume di
Spettri i nazisti sono pure caricature. Sono tritacarne, bambole
(termine che non sto usando a caso) da distruggere. Se gli elementi
fantastici del mondo della Lega appaiono sempre inseriti in un mondo
vivo e “realistico”, i nazisti sudamericani sono la prima
invenzione Mooriana a sembrare “fuori posto”. Quest'effetto non è
una conseguenza di una narrazione mediocre, come vorrebbero i suoi
detrattori. Al contrario, rappresenta l'esplicita volontà di
mostrare un'ideologia reazionaria e grottesca, che rivive solo per un
artificio della tecnica: la clonazione e la robotica. Himmler e
Goldfoot rappresentano un Male già vecchio in partenza, un tumore
calcificato che solo attraverso una blasfema fusione d'interessi
americani&tecnologia poteva sopravvivere.
Si
capisce pertanto il fanatismo di riflesso di Janni Dakkar, esacerbato
dall'età della protagonista:
Questo luogo rappresenta una dottrina ritenuta estinta per trent'anni. Dev'essere sterilizzato.
Janni
Nemo è ormai anziana. Dai recensori, questo punto non è nemmeno
stato argomentato. Abbiamo qui, circostanza a dir poco rara, una
protagonista femminile che è contemporaneamente un'ottuagenaria, una
guerriera, e una leader. Se mi sapete citare un altro fumetto dove la
protagonista è un'anziana combattente, sarei lieto di leggerlo. Ma è
piuttosto difficile da trovare.
L'età di Janni comporta alcune
conseguenze piuttosto ovvie: un cancro in divenire, smemoratezza e
rigidità mentale. Ma comporta anche la saggezza di saper evitare lo
scontro quando necessario, o d'evitare, grazie all'esperienza, la
trappola del duello d'onore. È interessante on
passant,
che Ayesha (la donna bianca per eccellenza) non possa invecchiare. Il
suo potere è legato al corpo, e all'aspetto giovanile. Superato
l'involucro, tuttavia, non c'è più nulla: come nelle donne-robot
che i tomaniani stanno costruendo.
Si
potrebbe discutere se il cuore di Nemo: Fiume di Spettri siano le
scene d'azione verso il termine, o le vignette grandi che mostrano i
panorami fantastici del Sud America.
Sarebbero
entrambe assunzioni sbagliate: il vero nocciolo del Fiume degli
Spettri sono i discorsi tra Coghlan e Janni Dakkar, alla sera, tra
nostalgie e contemplazioni della natura. Sono gli ultimi,
significativi, addii di una guerriera che sente la Morte vicina, ma
non la teme.
Le
note che seguono sono tradotte dalla pagina di Jess Nevins. Se
masticate l'inglese, la versione originale è ovviamente da
preferire. Ho aggiunto qua e là mie considerazioni, e quando
possibile, ho linkato la versione italiana del
film/romanzo/personaggio storico in questione. Se vi è stata utile,
considerate l'idea di linkarla a chi interessato, in modo che tutti
ne possano usufruire.