In origine Batman non era un supereroe,
ma un investigatore. Proprio così, esatto.
Negli anni quaranta/cinquanta, le
avventure di Batman erano dei gialli: occorreva trovare un colpevole
sulla base d'un certo numero di indiziati, scovare gli indizi e
infine scatenare una “sana” scazzottata. Certo, Batman era un
investigatore con mantello, calzamaglia e orecchie da pipistrello. Ma
pur sempre un supereroe investigativo. Se il furfante, o la malvagia
mafia italiana, osava reagire a volte usava una pistola, o qualche
primo “bat-aggeggio”.
Se non mi credete, prima di sputare
sentenze leggetevi i fumetti dell'epoca, gratuitamente disponibili
sul ComicBookPlus, come sul Open Culture. Scott McCloud, il noto decano del fumetto,
sottolinea chiaramente nella monumentale opera “Reinventare il fumetto” le reali origini di Batman:
Le origini del nostro giustiziere
mascherato sono dunque chiare: poliziotto vigilantes, sul fascistoide
andante. Per l'epoca, tolte quella sospensione dell'incredulità per
le orecchiette di gomma, è un normale eroe da fumetto. Non
differisce significativamente dal tipico eroe pulp mascherato,
quale gli anni quaranta e cinquanta continuavano a sfornare senza
sosta. L'oracolo Jess Nevins ve ne saprebbe elencare molti altri,
alcuni certo più intelligenti e interessanti del nostro Batman.
L'uomo pipistrello è figlio dunque
d'un epoca diversa dalla nostra, quella degli anni cinquanta.
Maccartismo, americanismo rampante,
guerra fredda, misoginia&tabagismo, colonialismo del dollaro
oltreoceano... Una mentalità puritana che privilegia gli scontri
Bene vs Male, dove il Bene è lo status quo e il Male micidiali
concentrati di fobie socialiste.
Nulla di piacevole e nulla di
particolarmente aggiornato ai giorni nostri.
L'americano dei primi anni cinquanta è
una creatura profondamente diversa dall'americano della liberazione
sessuale degli anni settanta; così come quest'ultimo inorridirebbe
di fronte all'americano repubblicano dell'epoca di Reagan; e questi
pure brontolerebbe più di un anatema al vedere la tanto decantata
“fine della storia” smentita dal terrorismo dell'ultimo decennio.
Chi la storia la studia, si rende
rapidamente conto quanto cambino gli uomini e quanto cambino
usanze&società. Questi cambiamenti non si misurano in secoli, ma
in decenni. Cercare un filo rosso comune alle vicende storiche o
pretendere che, alla base, l'essere umano rimanga uguale è
profondamente sbagliato. La storia non ripete sé stessa, non è
maestra di vita. E' ingannevole immaginare che l'uomo con pipa e
giornale degli anni cinquanta ragioni e agisca come l'uomo collo
smartphone e la t-shirt del ventunesimo secolo.
Persone diverse, epoche diverse.
L'americano degli anni cinquanta non è
l'americano d'oggi e allo stesso modo i supereroi degli anni
cinquanta non possono essere i nostri.
Eppure, qui il meccanismo si inceppa.
Nonostante ci separi infatti un abisso
in termini di mode&mentalità dal secondo dopoguerra, ci
ostiniamo a leggere Batman. Nonostante ci separi un crepaccio
inenarrabile dagli anni sessanta e dagli x-men, ci ostiniamo a
leggere di Wolverine. E badate. Non è la distanza o l'interesse che
spinge a leggere questi supereroi: non abbiamo con loro la distanza
(il gusto?) mentale che abbiamo coi classici quali Dickens, Melville,
Poe ecc ecc Non li leggiamo, perché li sentiamo capostipiti.
Piuttosto, leggiamo Batman perché lo riteniamo un nostro eroe, un
supereroe del nostro tempo. Ma non è del nostro! E' degli anni
cinquanta. Un giustiziere mascherato da pipistrello non è un'idea
moderna. Non potrà mai esserlo. Trascinati, costretti fuori dal loro
naturale ambiente questi supereroi letteralmente impazziscono. Un
pensionato vede il mondo cambiare e diventa un feroce reazionario,
non per la direzione verso cui il mondo cambia, ma per la paura del
cambiamento stesso.
Allo stesso modo, gli attuali supereroi
sono pensionati; gli aggiornamenti si limitano a cambi di make up, di
trucco e tecnologie, ma in nuce restano supereroi d'un altro
secolo. Sono feroci, reazionari... Un po' frustrati, ammettiamolo. Il
Batman filmico di Nolan è un Batman violentemente conservatore, come
osservava Zizek; e questo non per voluta scelta di Nolan, ma perché
un giustiziere del genere, nel ventunesimo secolo, con un'ideologia
del genere, deve per forza essere reazionario. Se prendiamo i valori
degli anni cinquanta e li trasportiamo nel ventunesimo secolo
sembreranno tragicamente antiquati. L'unico modo per imporli
risulterà la violenza. Il fascismo, non a caso, è il tentativo di
fissare “per fermi” un set di valori e un modello patriarcale di
società, pur mantenendo l'accelerazione tecnologica caratteristica
della modernità. Batman fa proprio questo: si aggiorna nelle
tecnologie, ma continua a venire dal lontano 1939. E li mantiene quei
valori! Nonostante alcune opere geniali, come il Batman rincoglionito
di Frank Miller e il Batman fiabesco e ingenuo di Burton, il
supereroe della DC è risolutamente conservatore.
Vogliamo parlare della Marvel?
Gli
x-men potrebbero sembrare un esempio positivo, ma non lo sono.
Emarginati, incompresi e temuti dal normale essere umano, gli x-men
vivono segregati dal mondo. Sono simbolo di tolleranza e nonostante
l'odio che li circonda soccorrono sempre il “fratello uomo”.
Tuttavia, ancora una volta la pervicacia di trasportare valori degli
anni sessanta nel ventunesimo secolo ha prodotto risultati aberranti:
chiarissimo ad esempio, come gli x-men sostanzialmente siano
segregati. Una forma di apartheid durissima, dove non è consentito
mescolarsi agli esseri umani. La scuola “speciale”, l'estraniarsi
dal razzismo “umano” sono per il ventunesimo secolo sconfitte:
perché significano che non c'è stata integrazione tra esseri umani
e mutanti.
Gli x-men negano la possibilità di mescolare le razze,
negano la possibilità – pure attualissima – di coesistenza tra
persone diverse. Chi possiede handicap se ne deve filare. In un'altra
classe, in un'altra scuola. Un'idea di tolleranza sì, ma degli anni
sessanta!
Il discorso vale in generale sia per i
film che per i fumetti. Il film ovviamente farà riferimento
all'archetipo per eccellenza del supereroe in questione e per forza
di cose ne reitererà i valori. Esistono certo eccezioni, il già
citato Burton, e Sam Raimi per la trilogia di Spiderman. Tuttavia il
passaggio alla celluloide ha sostanzialmente eliminato quei pochi
progressi fatti negli anni; riportando tutto alle origini. Again.
Non voglio ovviamente suscitare sensi
di colpa. Non c'è nulla di male nei fumetti di supereroi e c'è
molto di buono nella produzione sia passata che attuale. Se il
lettore “tipico” di supereroi è ostile per principio al nuovo
non è perchè intrinsecamente cattivo.
E' perchè costretto a
leggere avventure sorpassate di supereroi sorpassati.
E' perchè
costretto a leggere avventure reazionarie in un universo immobile e
stagnante.
E' perchè costretto a leggere solo fumetti di supereroi,
come se il fumetto non possa essere altro... Se non era per i manga –
che poi andrebbero chiamati fumetti giapponesi – anch'io avrei
continuato a pensare che Fumetto = Supereroe.
Se ci pensate, Marvel&DCComics
sopravvivono dal secondo dopoguerra.
Mezzo secolo di supereroi stantii. Non
sarebbe ora di finirla?
Di dare alle nuove generazioni linfa vitale,
senza per forza dover rivitalizzare il vecchio?
Siamo nel ventunesimo secolo, diamine.
Dobbiamo superare quanto hanno fatto i nostri predecessori. La
società, sia europea che americana attuale è tra le più complesse,
delicate e mescolate siano mai state create. Non abbiamo più
l'omogeneità etnica, sociale, politica che avevamo nella guerra
fredda. E per quanto ci sforziamo, non l'avremo mai.
Come possiamo pretendere che supereroi
tanto semplicistici riescano a catturare le masse?
Come possiamo pretendere di dar voce a
società tanto complesse e delicate con adolescenti spara-ragnatele e
uomini pipistrello?
Dobbiamo abbracciare la molteplice
visione di culture e società che vengono oggi presentate.
Abbracciarle e sfruttarle come un'opportunità più unica che rara di
creare qualcosa di nuovo.
Nessuno vuole che il ventunesimo secolo
sia un'imitazione da discount del ventesimo.
Credo meriti di meglio.
Un certo Alan Moore, nel lontano 2013,
lo spiegò piuttosto chiaramente:
AM: Yeah, that was it. I was seven, seven or eight, something like that, and they were fine, they were brilliant entertainment for children of that age. But it seems to me that – surely the people of the 21st Century deserve something of their own, something that was actually crafted in their times, with their sensibilities in mind.I don’t really see – I mean, much as I would love to just recycle the 1960s forever – we need never have bothered with another decade, in my opinion, if we’d have just rerun it every ten years, that would have been great. But – that is actually what we’re doing, and I don’t think it’s very good.I really don’t see that – why we should be rerunning variations upon the music of the sixties and seventies. Yeah, I loved it, but this is 2013, you know. It’s – that’s not good enough. This century needs its own music, it needs its own comics, it needs its own concepts, and I – I am also a little worried that perhaps – I mean, I have said that, in the 1980s, comics didn’t actually grow up. I know that there were all those newspaper articles that said ‘Bam! Sock! Pow! Comics have grown up,’ but actually Bam! Sock! Pow! No they haven’t. No, it’s – what they did was, I think, and this might be a controversial statement, but, I think they met the emotional age of the general public, coming the other way. It’s like – there has been a retreat, I think, in this century. I think that because of the burgeoning levels of complexity that assail the entirety of our culture – yes, this is understandable. It’s too much for a lot of people. We were not designed to take complexity like this, and no previous human generation has ever had to take complexity like this. I can understand why people would want to retreat from that. I could understand why they would perhaps be more comfortable with the things that they enjoyed when they were children in simpler times. I can understand all of this. I just don’t think that it is what is best, either for people individually, or for culture. And also, I really just hate to see people having a good time, and enjoying themselves. [audience laughter]
Questa frattura Supereroi Vs Realtà
era magari accettabile negli anni ottanta, ma ora in un 2015 mai
prima d'ora così complesso e variegato risulta grottesca. Certo,
come osserva Moore, un mondo complesso richiede narrazioni complesse,
e narrazioni complesse richiedono maggiore impegno dal lettore e
dallo scrittore. E in un'epoca dove tutto cospira per privilegiare la
doppietta velocità+semplicità, dove il passatempo preferito
sembrano le serie tv e dove si continua ostinatamente a fingere di
vivere negli anni ottanta (!) questo appello risulta fastidioso.
A scanso di equivoci: non sono contro i
supereroi.
Sono contro personaggi vecchi e stravecchi, che provengono
dal fondo dell'abisso stantio del fumetto americano e pervicacemente
continuano a fare appello a una fascia di lettori sempre più chiusa.
Un vero supereroe del ventunesimo secolo dovrebbe rivolgersi in primo
luogo alla sua prima fascia d'età, i bambini. E proporre supereroi
adatti a chi è nato negli anni duemila. Non negli anni cinquanta,
non negli anni sessanta, non nei stramaledetti anni ottanta. Per chi
è nato adesso. Questo non impedirà a chi è adulto di apprezzarli
comunque, come non cancellerà quanto di stupendo ha prodotto il
fumetto americano nelle ultime decadi. Tuttavia, un cambiamento
radicale è necessario.
La Marvel ci sta provando, a
“rammodernare” il parco-macchine dei suoi supereroi. Si sa,
Captain America afroamericano, Ms Marvel musulmana ecc ecc.
Un'uguale svolta l'ha intrapresa la DC, ripartendo da zero con tutte
le sue serie. Tuttavia ancora una volta questi non sono che
palliativi.
Non basta ridipingere la facciata di un
edificio a pezzi per farla sembrare nuova: occorre demolirlo pezzo
per pezzo e ripartire dalle fondamenta. Al nocciolo, anche dopo
questa (falsa) ripartenza, i fumetti di supereroi che vedono
continuano a essere i soliti, mentre le nuove leve di fine anni
novanta sono, se possibile, ancor più in minoranza.
Ma naturalmente, che parlo a fare! Chi
osa criticare i supereroi è automaticamente contro i supereroi e
contro il fumetto, esattamente chi osa criticare alcuni aspetti dei
videogiochi è automaticamente “contro” questi medium emergenti.
Non tange nessuno che, perchè un
medium venga riconosciuto, lo si deve rendere oggetto di critica. Il
mondo dei romanzi non sarebbe quello che è senza secoli di critica
letteraria, esattamente come la cinematografia, la musica, l'arte...
perchè il medium cresca occorre la maturità di accettarle, alcune
critiche. Di accettare che non è perfetto, che c'è molto da
migliorare.
Ma d'altronde, avendo citato Moore,
sono gli stessi che amano il Bardo di Northampton per Watchmen e V
per vendetta e quando gli citi il bellissimo The Swamp Thing, o
Prometethea, o Tom Strong spalancano gli occhi ingenui...
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Fonti:
Citazione dalla serata londinese trascritta dall'eccellente Pádraig Ó Méalóid:
Lance Parkin’s Magic Words: An Evening with Alan Moore – A Transcription
4 commenti:
Sapevo delle origini del Batman Investigatore. Di fatti una sera di secoli fa dissi: "Ma di fondo chi è Batman? Se non un ricco con gadget impossibili".
In quel momento il mio amico uomo-pigna (non un supereroe, ma un pignolo) mi ricordò del Batman investigatore.
Hai ragione: il primo Batman era figlio di quei tempi.
Ricordo anche i primi X-Men: simbolo della diversità e della disabilità nel nostro mondo "normale". Hai ragione, il modno dei supereroi sta perdendo sempre di più significato....
Ottimi pensieri! Devo far leggere questo post a molti miei amici.
Constatato che oggi, grossomodo, le propulsioni artistiche si dirigono nella stessa direzione degli incassi monetari e appurando che Avengers e company portano fiumi di denaro ad Hollywood vedo molto più probabile che si continui su questa linea e che anzi si ricicli sempre di più dal passato... Se c'è un reale bisogno di innovazione questo campo (e io mi trovo d'accordo con te) allora è su un livello che non comprende la stragrande maggioranza ma solo i pochi che questo problema se lo pongono!...
@Marco Grande Arbitro
Solo il tempo potrà dire se i supereroi sopravviveranno o meno.. Io spero ne emergano di nuovi, più adatti al nostro secolo.
@Daniele Tredici
Cinema e supereroi hanno avuto esiti anche felici. Penso a Tim Burton, o a Raimi. Ma negli ultimi anni sono visti come "investimento sicuro" e di conseguenza rubano soldi a progetti francamente più interessanti. Ne aveva parlato anche Cronenberg, con toni al vetriolo...
Kick-Ass è stato un nuovo inizio... Ma adesso gli eroi senza poteri stanno diventando superati a loro volta
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