mercoledì 20 dicembre 2017

Mostrare il dito medio a Nurgle: "Plague Garden", di Josh Reynolds


Il conflitto per il Reame della Vita si avvicina alle sue putride conclusioni, mentre le forze dei Silvaneth e degli Stormcast conducono una lenta guerra d'attrito contro Nurgle.
Ultime linee di difesa, le fortezze-sargasso dell'Ordine della Mosca: guerrieri caotici reminescenti dei bretoniani, devoti alla “Lady di Cankerwall”, caotica parodia della “Dama del Lago”.
A guidare l'assedio, gli Hallowed Knights: legioni su legioni di argentati guerrieri, dal martello nella mano, la fede nel cuore e le fiamme a illuminare la via. Gli Stormcast sono guidati da Lord-Castellant Lorrus Grymn; Gardus Lord-Celestant caduto nella battaglia dell'Athelwyrd e riforgiato per l'ennesima volta ex novo; il Lord-Relictor Morbus; Cadoc Kel, Knight-Azyros d'inestinguibile fanatismo; Enyo e Tornus, due Knight-Venator. 
Tornus era un tempo un guerriero al servizio di Alarielle, un difensore dei Silvaneth; caduto in battaglia, la sua anima fu pervertita da Nurgle nelle sembianze di Torglug, una reincarnazione di crudeltà e rancore. Quando Torglug fu ucciso dal martello di Ghal Maraz in persona, Sigmar percepì nella sua anima il bagliore di una possibile redenzione: riforgiato come Tornus il Redento è ora uno Stormcast, un Knight-Venator.
Tornus, come tanti Stormcast, ricorda ancora frammenti delle (due) vite passate e agli occhi degli Stormcast è un paria, un'anima che si era votata al Caos e che come tale risulta inaffidabile e sospetta. Tornus è ansioso di redimersi, ma nel contempo soffre ancora ricordi e flashback dalla sua vita come Torglug. Tra gli Stormcast alati, ha trovato l'unico conforto nell'amicizia della Stormcast Enyo, una guerriera pragmatica e diretta.

Nell'attacco finale all'ultima fortezza dell'Ordine, Lorrus rimane separato con un gruppo di Stormcast dal grosso dell'esercito e nel tentativo di chiudere un portale dimensionale vi ci rimane intrappolato: la destinazione è nientemeno che il Giardino di Nurgle, il reame dove risiede il Dio in persona. Lorrus Grymn, un guerriero di Sigmar, è ora intrappolato nel mondo demoniaco di uno dei suoi più acerrimi nemici. Frattanto, nel Reame della Vita, gli Hallowed Knights rifiutano di abbandonare il proprio comandante e con un esiguo numero di volontari, tra cui Tornus e Morbus, decidono di entrare nel Giardino e salvare Lorrus.
In altre parole, una missione suicida.

Dall'introduzione del mondo di Age of Sigmar nel 2015, gli Stormcast Eternals sono sempre stati un concept difficile da utilizzare. Sulla carta, sembra un'ottima idea: una fazione di anime reincarnate per volontà di Sigmar, armati con il meglio del meglio che il dio degli uomini possa offrire. Una fazione chiaramente angelica, una (benefica) teocrazia scesa in terra: uomini e donne prescelti per una missione di riconquista e liberazione dell'umanità dal Caos.
Age of Sigmar, per l'appunto.

Tuttavia, si sono posti fin da subito due problemi, l'uno di ordine pratico, il secondo di ordine teorico. Nel primo caso, gli Stormcast come miniature sul tavolo da gioco sono goffi e pacchiani. Assomigliano a bambolotti, pacioccosi omaccioni con qualche chilo di troppo. Sigmar(iti) troppo spesso dal Mac Donald (indubbiamente un inganno di Nurgle!).
Guardate i Knight-Venators, guardateli attentamente. Dovrebbero evocare il potere di una stella, la personificazione in armatura di una tempesta, di un fulmine divino: invece ci ritroviamo con un guerriero la cui armatura è semplicemente troppo grezza, troppo pesante per evocare quella saetta, quell'attacco fulmineo evocato dal background.
Col tempo, la Games Workshop deve aver compreso l'errore e ha lentamente aggiustato il tiro: Neave Blacktalon indossa finalmente un'armatura che sembra mobile, mentre i nuovi Stormcast, come in Shadespire, appaiono più dinamici. I Vanguard Hunters ne sono un altro esempio. Non ha certo aiutato il mistero attorno agli Stormcast all'epoca dell'uscita: la Games Workshop di proposito teneva nel dubbio l'ipotesi che fossero solo statue, guerrieri senza sangue e materia. Ipotesi suffragata dalla scelta di elmi e maschere senza un volto visibile, nonostante una prova dell'umanità degli Stormcast fosse già visibile nel primo romanzo.

Ovviamente, sì, lo capiamo: gli Stormcast sono un altro genere di estetica, che si distanzia dal gotico e dal barocco storicamente fondato di Warhammer Fantasy.
Il modello per la Games Workshop era chiaramente l'art déco: colori tendenti all'oro e all'argento, silhouette di uomini e donne statuarie e gigantesche, motivi geometrici e superfici lisce.
Un drammatico cambiamento dall'overdose di teschi e motivi barocchi propri dell'Impero.
Tuttavia, l'art déco nasce e si sviluppa come proseguimento naturale dell'art nouveau: mantiene di quest'ultima una tendenza chiara e distinta verso la decorazione. Certo, c'è la ricerca di una stilizzazione, un'astrazione delle forme: nel contempo tuttavia si rinvengono decorazioni e geometrie che per quanto astratte rimangono complesse e altamente ornamentali.
Gli Stormcast Eternals mancano drammaticamente di quest'ultimo elemento: sono troppo lisci, troppo astratti. Non c'è spazio per indugiare sul dettaglio. Sono miniature fenomenali per un pittore alle prime armi, per un bambino che voglia iniziare: si dipingono da sole, sono letteralmente difficili da pitturare male. Tuttavia manca quell'audacia, quella stupefazione che coglie lo spettatore di un grattacielo art deco. Se non siete familiari con il genere, ripensate a Bioshock e alle sue ambientazioni per comprenderne lo stile.


Sul piano teorico, l'idea di un esercito d'immortali guerrieri può sembrare originale, ma difficilmente si presta a narrazioni complesse e articolate. Gli angeli non sarebbero angeli se fossero personalità introspettive e psicologicamente approfondite: sarebbero uomini e come tali proni a fallire. Gli Stormcast all'inizio rispondevano a quest'immagine, guerrieri divini e infallibili. E come tali mortalmente noiosi. Col tempo, è divenuto evidente come la Games Workshop preferisca conferire quel poco di personalità e personalizzazione ai guerrieri di Sigmar: teste scoperte, miniature modificate esposte sui siti ufficiali, sempre più eroi e nuovi schemi di colore.
Appare evidente come si sia scelto di spostarsi nella direzione di una fazione Stormcast molto più umana, che ricorda un ordine cavalleresco con armi magiche, piuttosto che una serie di golem colorati d'oro.

Il romanzo, “Plague Garden”, di Josh Reynolds, si colloca in questo filone: gli Hallowed Knights sono descritti e agiscono come una confraternita di guerrieri, con dubbi e debolezze proprie della loro specie. Sono, in altre parole, umani. Si tratta di una fondamentale necessità per qualunque storia che si desideri esser letta: avere protagonisti e comprimari con cui empatizzare.

Lorrus e Gardus sono i due protagonisti più vicini all'ideale dello Stormcast del 2015: sono cavalieri tutto d'un pezzo, adoratori di Sigmar che non tentennano dinanzi a nulla. Sigmariti senza macchia e senza paura. L'abilità di Reynolds impedisce che annoino il lettore. Hanno incertezze sulla condotta di comando, sul sacrificio richiesto ai loro sottoposti: i dilemmi propri di un generale.

‘You are not a mortal man, Gardus. I can hear the echoes of your voice in what remains of my marrow, and feel the heat of your armour on my face.’
‘No,’ Gardus said. ‘I am not mortal.’
Yare nodded weakly. ‘That is good. The days of mortal men are drawing to a close, I think. We are too fragile to survive what these lands have become. We pass into myth, and leave the ruins of the world to gods and monsters.’

Il Lord-Relictor, all'interno degli Stormcast, svolge il ruolo di medico, di custode delle anime e di mago. Morbus è un uomo ambiguo, le cui arti magiche, a costante contatto con Nagash, lo pongono a giocare con il fuoco: si tratta di un Lord-Relictor d'eccezionale potenza, un equivalente di Teclis del passato Warhammer Fantasy. Un uomo stoico e maturo, contrapposto all'irruenza di Gardus.

Tornus è senza dubbio l'autentico protagonista del romanzo, un personaggio a tutto tondo.
Con il rimorso per la vita passata come Torglug, lo Stormcast è tra i primi a provenire dalle fila del Caos. Pur avendo militato tra i ranghi del nemico, la sua tenacia l'ha spinto a tornare a Sigmar, che gli ha concesso una seconda possibilità. Tornus viene riconosciuto dai guerrieri di Nurgle che combatte e ricorda con fin troppa chiarezza il suo passato. Agli occhi degli altri Hallowed Knights è un traditore, un'anima che una volta passata al caos, può facilmente tornarvi.
Nel frattempo Tornus, consapevole dell'opportunità offertagli, è ansioso di concederla ad altre anime, ad altri guerrieri suoi nemici: è stato redento, ma vuole redimere a sua volta.

In maniera del tutto casuale e non intenzionale, la Games Workshop ha creato con Age of Sigmar un'ambientazione davvero peculiare. I diversi dei che la popolano “catturano” le anime dei morti e scelgono come e dove reincarnarle: se in Sigmariti o nei guerrieri di Nurgle, in questo caso.
Si tratta, nell'ambito di Plague Garden, di un'ambientazione quasi teologica, un High Fantasy a tal punto High da risultare divino. Al contempo questo disinvolto utilizzo delle anime ricorda quasi un'operazione industriale, un onesto artigianato: i diversi dei del Pantheon di Age of Sigmar pigliano le anime, le riforgiano e le reinseriscono in nuovi corpi perfetti. 
E' qualcosa di bizzarro, specie se consideriamo come nella scena editoriale domini il low fantasy.

Un comprimario di Tornus è Cadoc Kel: un uomo che più che seguace di Sigmar è un fanatico. Cadoc si considera un'emanazione di Sigmar, un'arma che deve colpire e bruciare: senza pietà, monolitico nelle sue convinzioni, Cadoc è talmente irriducibile da mettere a disagio persino i suoi compagni d'arme.

Tornus winced in sympathy. He well recalled that light, and what it felt like to be caught up in it. A scalding pain, heaped upon agony. A pain so unbearable that even death was preferable to enduring it for more than a moment. Even the Dark Gods themselves could not conceive of such a pain. It was the pain of negation, of obliteration. Of the complete and utter dissolution of being. Only the strongest could survive its touch.
Cadoc shuttered his beacon and chuckled. ‘See, Tornus, the mercy of Azyr.’
‘This is being a mercy?’
Cadoc laughed. ‘Of course! Now they do not have to suffer beneath the lashes of their false gods.’ He hung the beacon from his belt. ‘In another life, I would have bound them in cages of iron and hung them over the fire pits, to sweat away their sins in Sigmar’s name.’ He shook his head. ‘Oh well.’

Enyo è una Knight-Venator, ma riveste un ruolo secondario nella trama.
E' una Stormcast che matura nel corso della storia una crescente intesa con il tormentato Tornus: nella vita passata proveniva da Cypria, un reame umano dominato da una tecnologia vagamente steampunk (o clockpunk, se volete):

For an instant, she was again sailing through the red-veined clouds above the great scholariums of Cypria, wings of clockwork clicking and humming. Those had been good days. Or so she hoped. Her memories of that time were but the basest of elements, unmingled and inert. She brushed the sigil of the twin-tailed comet engraved upon her chest-plate. She had worn another like it, before Sigmar had drawn her up into the sea of stars, Cypria burning beneath her.
Though the City of Scholars was dead, it yet lived on in her. ‘And that is the heaviest burden of all,’ Enyo murmured. When she fell for the last time, would any still remember Cypria, and its clockwork legions? Or would they too pass into dim legend, as so many kingdoms had? If that was Sigmar’s will, so be it. Much was demanded of those to whom much had been given, and she would not balk at the debt.

Il Giardino di Nurgle è letteralmente un inferno dantesco: un reame articolato come una ruota girevole, a cui corrispondono 7 ambienti che sono i 7 raggi in movimento. Il Giardino ruota su sé stesso e nel contempo macina i suoi sfortunati abitanti. Gli Stormcast di Gardus si muovono così dentro un'ambientazione che sottrae loro ogni sicurezza: Sigmar è irraggiungibile, lontano. Se muoiono, la loro anima non si reincarna nel reame di Azyr, ma rimane intrappolata nel Giardino. Piaghe e demoni, catapecchi e templi lovecraftiani: un mondo dominato dal verde della marcescenza più assoluta. Reynolds decostruisce pezzo per pezzo gli Stormcast in missione: toglie prima loro ogni possibilità di fuga, lentamente indebolisce armi e armature, fino a farli cadere nelle nenie dei demoni del Giardino. I guerrieri di Sigmar finalmente divengono uomini di carne e sentimenti, costretti a guardare in faccia i propri errori e i propri fallimenti. Gli Hallowed Knights divengono nel Giardino umani e come tali fanno scattare quell'empatia che altrimenti mancava nelle precedenti storie con gli Stormcast.

Stormcast Vs Nurgle (BMacSmith)
Grymn è assalito dallo sconforto di essere solo, pieno di dubbi...

No. He shook his head, chiding himself. To pretend ignorance served no purpose. He knew where he was, at all times, in all ways. Every Stormcast did. Whatever the realm, they knew. They could feel the distinct power of it, deep in their bones. And they could feel when they were elsewhere. Outside the realms. Out of reach of Azyr’s light.
There was no light here. Not really.
Only the soft sheen of infected flesh, reflected and refracted a million times.

Gli Stormcast vomitano, imprecano, vogliono tornare indietro...

The pox-rain did not simply stain armour; it tarnished mind and soul as well. He was not the only one seeing ghosts, or hearing the voices of those they’d failed. One Judicator leaned slumped against a tree, breathing heavily. Gardus could smell the acidic stink of vomit on the warrior’s breath. He set a hand on the Stormcast’s shoulder. ‘Breathe easy, brother. And shallow. It helps, somewhat.’
‘I… I did not think it would be this way,’ the Judicator said. He fumbled at the clasps of his helmet. ‘I can’t breathe. There… there are flies in my armour. I can hear them. Feel them.’ His voice cracked.

Reynolds caratterizza bene il giardino, evocando un reame demoniaco e decadente:

More gates waited ahead. She lost count after the fifth. Each one sealed off a new level of horrors. Streets made from leprous buildings crafted from screaming, infected bodies; a district built from innumerable square blocks of crimson-veined stone, the facets of which were marked with yowling, bestial faces; pleasure palaces of pus raised up from within city-sized wounds; a market full of fleshy tents and inhuman merchants whose strange wares wept and howled; a garden of singing flowers, their bulbous blossoms wet with unshed tears.

Il Giardino è un luogo estremamente inquinato, se contrapposto alla purezza “naturale” dei Silvaneth e nel contempo è una celebrazione della vita come malattia e volontà di sopravvivere: tutto, dalla fauna al singolo filo d'erba, mira a moltiplicarsi, a crescere e infettare gli organismi sani.
Reynolds inoltre caratterizza i suoi diversi abitanti, come i Plaguebearers, demoni messaggeri e supervisori del Giardino, descritti come gentiluomini schizzinosi:

‘I am Puersillimous Blotch.’ The plaguebearer snuffled noisily at a reeking handkerchief he extracted from one sleeve. ‘Forgive me, I am not used to such uncultured foulness.’ Blotch’s eye narrowed. ‘I much prefer the artisanal bouquets of Desolation. Have you ever smelled them, reaver?’ The eye gleamed with malice. ‘No, I expect not.’
Spume frowned. ‘Aye, I have, as a matter of fact, and most pleasing they are. Though I much prefer the tang of saltwater to the soft fens of the garden. Why are you here? Who sent you?’
‘One who far outstrips you in power, I assure you.’ Blotch cast about condescendingly. ‘Though that is not difficult. You have fallen far, admiral. Come down in the world, haven’t you?’
‘A setback,’ Spume said. The haft of his axe creaked in his grip.
‘A permanent one, if you are not careful,’ the plaguebearer said. ‘Things have changed, in the wake of the Glottkin’s failure to hold open the doorway to Ghyran. Those who fought in those verdant fields are no more the favoured children. New bile is needed in these troubling times, don’t you think?’
‘No,’ Spume said.
And that is your problem, corsair,’ Blotch chuckled. ‘You don’t think.
‘How dare ye set foot uninvited on my ship and cast insults,’ Spume gargled, lifting his axe. ‘I ought to split your mossy skull, flydandy.

L'antagonista principale, Gutrot Spume, era il comandante della flotta di Nurgle nel Reame della Vita. E' ora solo un pirata da strapazzo, a bordo di una barcaccia con schiavi ai remi e i demoni come equipaggio. Nelle lenti correnti del Giardino si annoia, fino a quando gli capita l'occasione di catturare Lorrus Grymn, con l'idea di donarlo a Nurgle per rientrare nelle sue grazie.
Gutrot è sotto ogni aspetto un nemico spregevole, che mira solo al guadagno immediato, senza onore o rispetto per chiunque. Prendete il più sgradevole pirata dei Caraibi e moltiplicatelo per cento: vi avvicinerete forse alla nefandezza dell'antagonista. E rimane un guerriero temibile, dalla pancia tentacolare, perchè fusa con un mostro marino.
E in ogni caso... Pirati! Pirati di Nurgle!

Citazione di Man O' War?
Ovviamente, come da tradizione di un romanzo della Black Library, siamo lontani dalla letteratura di classe, al più nel pulp senza pretese. Il Giardino costituisce il piatto forte della storia, mentre i primi capitoli sono un antipasto debole, piuttosto ridicolo.
C'è un sovraccarico di nomi e personaggi, che ho faticato a comprimere nella sinossi, così come non soccorre il lettore la confusione di titoli e cariche militari degli Stormcast, tanto roboanti quanto confuse. Il motto degli Hallowed Knights, “Only the Faithful” è ripetuto talmente tante volte, slegato dal contesto, che risulta involontariamente comico.

‘Who will be victorious?’
‘Only the faithful!’
‘Who will stand until the last stone is dust?’
‘Only the faithful!’
‘Who will teach these creatures what it means to dare Sigmar’s wrath?’
‘Only the faithful!’
‘Chi oserà mangiare una pizza maxi, stasera?’
‘Only the faithful!’
E così via...

Nel campo della comicità involontaria, uno degli Stormcast sta raccogliendo firme per una petizione a Sigmar affinché muova guerra a Nagash, che trattiene presso di sé diverse anime degli Stormcast.
La tregua in armi tra Sigmar e Nagash è ovviamente interessante, ma... una petizione? Sul serio? Dove siamo, all'Università? E distribuiscono anche il giornale della scuola, gli Stormcast?
La stessa comparsa di Sigmar fa ridere. Prima d'incarnarsi di fronte agli Stormcast, Sigmar fa sentire la propria voce dal cielo, nello stile di un uomo con un altoparlante:

Silus frowned. But before he could reply, someone did so for him.
‘It was not his wish, Steel Soul. It was mine.’
The voice reverberated through the antechamber like the pealing of some great bell. It echoed through every heart and shook the marrow in every bone. One by one, the gathered Hallowed Knights sank to their knees. Gardus was the last, and as he dropped to one knee, he gazed up at the towering presence of the God-King.

“Prova, prova. Funziona? Possiamo iniziare la conferenza...”
Sotto quest'aspetto, Reynolds è meglio impiegato a descrivere angoscianti panorami da incubo, piuttosto che la vita civile di Azyr.

Age of Reynolds
Forse l'aspetto più notevole dell'intero romanzo sono i tanti dialoghi dove gli Stormcast s'interrogano su Sigmar e Nurgle, riflettendo sulla natura delle due opposte divinità.
A questo proposito, una riflessione di passaggio di Morbus, il Lord-Relictor, è notevole:

‘Compassion can be as terrible in its own way as cruelty,’ Morbus said. ‘And Gardus’ compassion even more so. Like the light of Azyr, it burns without judgement or hatred. But it burns all the same. And few can bear its light.’
‘He still lives,’ Tornus said.
‘No. He persists.’ Morbus looked at Tornus. ‘As you persisted. A perversion of the natural order, skewed all out of joint and made monstrous.’ He shook his head. ‘There is a point where resignation and stoicism are warped into an unholy perseverance. A refusal to accept what must come, while at the same time losing all hope as to a worthy ending. That is the point where our enemy raises his walls and erects his towers. You fell to it, as this one did. Your refusal to die, when all hope fled, brought you to ruin.’

Ho anche apprezzato le diverse citazioni, che aveva già notato l'Astropate.

‘I will go,’ Cadoc Kel growled, pushing his way through the throng. ‘What better soul to feed to the fire than that of a false god? My beacon shall light your way, Lord-Celestant.’ ‘And I,’ Enyo said. ‘You will need my bow.
‘My thanks to you both,’ Gardus said.

“E hai il mio arco. E la mia ascia, giovane Frodo Stormcast...”

Sono convinto che sia sotto il profilo del gioco, che della Black Library, il 2018 risulterà un anno fondamentale per Age of Sigmar: se la Games Workshop manterrà costante le uscite che non siano solo Stormcast, se quest'ultimi continueranno a “umanizzarsi”, se usciranno nuove razze che non siano il Caos... allora sarà lecito sperare che Age of Sigmar cresca in giocatori e popolarità.
Quello che ci serve è almeno – almeno! - un'altra razza “normale”, che siano gli elfi o quant'altro.
Al contrario, un altro 2017 dedicato a giochi in scatola e Warhammer 40000 letteralmente ucciderebbe l'ambientazione. Serve nuovo materiale, nuove idee, nuova linfa vitale.

2 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Beh, nonostante gli Stormcast mi stiano stufando... Devo dire che questo romanzo lo leggerei. Qua Nurgle mi fa paura!

Coscienza ha detto...

@Marco Grande Arbitro

Nurgle qui giganteggia... un nemico formidabile, lontano dall'essere una macchietta comica.