mercoledì 18 ottobre 2017

Laurea magistrale!


Allora... dove eravamo rimasti?

Non avevo intenzione di abbandonare il blog per così tanto tempo (tre settimane!), ma dalla seconda metà di settembre sono rimasto impegnato a correggere i capitoli della Tesi magistrale. Speravo di alternare la correzione a sporadici aggiornamenti sul blog, ma le doppie correzioni della relatrice e del correlatore sono arrivate nell'arco di pochi giorni... e complice l'ansia per il discorso di laurea magistrale, per le procedure burocratiche, per la stampa in copisteria, ecc ecc. Non ero davvero nelle condizioni di mettermi a scrivere per il blog, o aggiornare i social.


A distanza di due anni, continuo a trovare microscopici errori di layout, di formato, di battitura nella mia Tesi triennale; potete immaginare il carico di lavoro con le centinaia di pagine della Tesi magistrale, tra problemi di formato tra open office, word e pdf/a, senza citare le note disallineate, gli errori dovuti all'ansia, o alla fretta, o al dover lavorare nelle ore notturne, sotto stretta scadenza. 
E' un lavoro puramente di lima, tanto necessario quanto tedioso.

Inoltre, dopo aver trascorso maggio e giugno a studiare una media di 10/12 ore al giorno, per gettarmi poi a corpo morto a scrivere la Tesi tra luglio e agosto, la stanchezza a settembre mi ha colpito come non mai: dover correggere la Tesi, dover compilare la bibliografia, le conclusioni, l'introduzione... impegni che in tempi normali mi avrebbero richiesto poche ore, mi hanno consumato intere settimane. Tra fine settembre e inizio ottobre era per me normale ripassare e studiare per un paio d'ore, per poi letteralmente crollare a dormire. Leggere mi causava nausea, non metaforica, ma fisica, viscerale: non sopportavo l'idea di scrivere o leggere. Ignoro se rientri nel burnout di cui ho tanto sentito parlare negli anni di blogging: so solamente che ero maledettamente stanco, anzi esausto.

La scorsa settimana dovevo preparare il discorso, rileggere il materiale d'archivio, mentalmente preparare eventuali domande&risposte. E non ci riuscivo. Non ero nemmeno in ansia, o in crisi, o altro: ero semplicemente stanco. Leggere, scrivere, recitare: mi spossava allo sfinimento. Sono abituato a lavorare quando vorresti dormire o a scrivere quando ogni singola parola sembra venirti estratta colla pinza del dentista e come nel caso di quest'articolo, la costruzione sintattica si arriccia in periodi e proposizioni senza senso logico. Ovviamente, come nel caso di un parto difficile si procede al taglio cesareo, anch'io a mia volta vedendo le complicazioni di questo parto letterario ho preferito tagliar corto, gettandomi anima e corpo negli ultimi giorni pre discussione di laurea a esercitarmi e rileggere ad nauseam. Ma quanta stanchezza...

… e ovviamente, mi preoccupavo troppo. Sicuramente la discussione di laurea non è un affare da prendere alla leggera e nel caso della magistrale non è paragonabile ai dieci minuti spicci della triennale. Non sai quali domande aspettarti, la commissione è sinceramente interessata ad ascoltarti, si avverte la sensazione di essere sotto esame da una coorte di inquisitori (benevoli, s'intende). 
Non è tuttavia nemmeno quest'incubo che descrivevano in tanti, è semplicemente una versione 2.0 della tesi triennale, un lavoro certo impegnativo, ma non impossibile. Ho sbagliato alcune pronunce in tedesco, ho smarrito nei primi venti minuti iniziali alcune nozioni fondamentali della mia Tesi e le domande sono spesso risultate criptiche, adeguatamente aperte a una riflessione, più che a una risposta netta e definitiva. Avrei potuto fare una presentazione migliore? Certamente, tuttavia non è andata così male. Avrei dovuto tenere maggiormente sotto controllo la tensione, ma l'esaurimento fisico e mentale delle ultime settimane ha giocato un ruolo non da poco. D'altronde, con una media pesata del 29,6 avevo una buona copertura di fuoco, anche nel caso avessi commesso qualche piccolo errore. Ai cinquantenni e ai baby boomers in pensione piace ironizzare sugli studenti universitari, raccontando sempre la nenia di quanto diverso sia il mondo del lavoro, di quanto difficile sia il futuro che li aspetta, di come siano gli anni “migliori” (ah!ah!ah!). Sorpresa delle sorprese, esistono anche studenti come il sottoscritto che il fine settimana lavorano e che nonostante ciò non riescono a rientrare nei margini delle spese e delle tasse universitarie. Già al primo anno della triennale avevo esperienza lavorativa, per quanto legata a quella zona grigia dell'accompagnatore turistico, del volontariato in luoghi storici, della conferenza pagata una tantum. Almeno nell'ambito della sorveglianza e della guida turistica ho presente le incertezze del mondo del lavoro, ma so anche bene quali incertezze accompagnino l'università. Ad esempio, se vado fuori corso all'università, sono io a dover pagare fior fiore di tasse. Se sbaglio nell'Isee o se commetto un errore burocratico, sono sempre io a doverne pagare le conseguenze. Solo quest'anno, ho dovuto sborsare di mia tasca quattrocento euro in abbonamenti del treno, per un corso a Udine. E vogliamo parlare della burocrazia richiesta per lo stage? E dei problemi con esse3? E... meglio interrompersi.

Ricordo che mi sentivo stanco già nel 2012-2013, al secondo anno della triennale. Adesso, al completamento della magistrale, nel 2017, sono più stanco che mai. E non mi posso lamentare dei professori, o della segreteria, o delle bibliotecarie, o del personale burocratico: ognuno fa del suo meglio, ma è l'istituzione stessa a risultare ansiogena, è la struttura di base a darmi sui nervi.
Se vai fuoricorso alla triennale, come mi è successo nel 2015, devi sborsare duemila euro di tasse. Nel mio caso, duemila euro di risparmi. Pochi per alcuni, una somma principesca per altri (me!).
Se ti licenziano dal lavoro o il colloquio fallisce, certo... è deprimente. Ma non hai questa spada di damocle delle tasse a minacciarti il cranio giorno dopo giorno. Con la magistrale avevo ben presente questo pericolo e devo ammettere che ho cercato di bruciare i tempi, con il fiato sul collo. E ripeto, so benissimo come per tanti studenti abbienti questo non sia un problema e sapendo gestire i propri tempi l'università risulti un'esperienza arricchente. Tuttavia, per quanto mi riguarda, l'insieme mortale di aspettative, tempistiche, burocrazia e tasse su tasse impediscono che sia davvero questa “magnificentissima” esperienza lodata&sbrodolata da tanti (troppi). 
So bene che il lavoro di ricerca storica sia fattibile anche al di fuori della struttura universitaria: ho egualmente accesso alle biblioteche, agli archivi (previa richiesta, ma non è così impossibile), alle riviste (con alcuni limiti, ma per una facoltà umanistica non si pongono i costi e i limiti delle riviste scientifiche, assurdamente alti). Ho acquisito la metodologia necessaria, conosco protocolli e procedure. So in altre parole come scrivere di argomenti storici. Certo, questo non mi impedisce di rincorrere personali idiosincrasie, tanto nelle tematiche quanto nello stile, che infatti ho inflitto alla mia pazientissima relatrice e correlatore. In altre parole, sono consapevole dei miei bias, che cerco di tenere sotto controllo. Tuttavia, non capisco come per il 99,9 % degli studenti, la ricerca al di fuori degli stretti ordini universitari sia impossibile. Lo so, lo so: tempo, lavoro, famiglia. Eppure, conosco tanti studenti che considerano la Tesi l'unico momento nella loro vita in cui potranno scrivere e pubblicare qualcosa. E' come se mancasse loro ogni personale iniziativa, mentre paradossalmente ai non-laureati specie dalla temibile età della pensione, non manca mai il coraggio di pubblicare le teorie più strampalate, ridicole e senza fondamento possibili. Allo stesso modo tantissimi studenti – studentesse, in realtà, nell'ambito umanistico – considerano gli anni universitari e i contenuti dei diversi esami l'unico modo per studiare quanto li appassiona. I corsi universitari, almeno per quelli che conosco, cioè storia e filosofia, dovrebbero fornire la procedura, più che i contenuti. Ovviamente è importante assimilare le conoscenze necessarie, ma ritengo che infinitamente più importante sia apprendere le corrette procedure di ricerca, di citazione, di linguaggio. Ancora una volta, mi riconosco colpevole, perchè sono il primo che sul blog trasgredisce a queste regole. Ad esempio, uso spesso il termine Grande Guerra in vece di semplice sinonimo per la Prima Guerra Mondiale, quand'è invece nell'ambito accademico considerato ormai un'espressione altamente nazionalista, appartenente a vecchi codici interpretativi. Tuttavia, se chiedere a uno studente uscito dalla triennale di scrivere per suo conto è forse eccessivo, non capisco perchè almeno non continuare a interessarsi con bibliografie e ricerche. Se ad esempio si è interessati alla storia dei Balcani, non occorre per forza limitarsi a un corso di antropologia sull'argomento e un corso generico di Storia dell'Europa Orientale; si può anche compilare una bella bibliografia partendo d'alcuni testi base e proseguire per proprio conto le ricerche sul materiale archivistico già disponibile con Google Books, Gutenberg, o i siti più settoriali.

Insomma, questo è quanto. Spero che questa piccola digressione dagli argomenti abituali del blog non vi abbia annoiato troppo. Ci tenevo a spiegare le ragioni di quest'ultima assenza, specie per chiarire che non era correlata a crisi di creatività sul blog o ad eventuali chiusure, ma totalmente dovuta agli impegni universitari. Tra il libro di Philip Pullman in arrivo tra due giorni e il volume di oltre mille pagine di Alan Moore, il magnifico Jerusalem, previsto per il 9 novembre, ci sarà di che discutere&recensire...

2 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Congratulazioni per il nuovo traguardo...
Continuo a pensare che hai una mente davvero profonda... Complimenti ancora!

Coscienza ha detto...

@Marco Grande Arbitro

Profonda ancorché confusa! Ma grazie dei complimenti :-)