Chi
l'avrebbe mai detto? Sono talmente abituato ai ritardi e ai rimandi,
quando si tratta dell'editoria italiana, che siano fumetti o romanzi,
che non mi aspettavo sinceramente che davvero la Panini Comics
facesse uscire Providence 2 in luglio. Eppure, eccolo qui.
A Trieste
(fumetteria Neopolis) c'era un'intera pila a lato della cassa, il che
mi lascia ben sperare che Providence stia vendendo bene anche in
Italia. In effetti, ero talmente convinto che ne avrei trovate due
copie nascoste dietro Topolino, che avevo iniziato a guardare
dappertutto... tranne che nel posto più ovvio, come mi ha indicato
il barbuto negoziante.
L'episodio
2, come lo chiama la Panini Horror, include le storie di Providence
dalla 05 alla 08.
Rispettivamente:
Providence
05 – In the Walls
Providence
06 – Out of Time
Providence
07 – The Picture
Providence
08 – The Key
Providence
05 usa come principale riferimento il racconto La casa delle streghe,
opera che ha avuto la (dubbia) fortuna di un adattamento televisivo di Stuart Gordon. Non è l'opera di Lovecraft che
preferisco, perchè trovo che il concetto di strega che usa sia
ancora troppo legato all'horror classico.
Moore, come
sempre, dimostra quali magie si possano compiere con il fumetto,
imbastendo una struttura narrativa perfettamente circolare, a
incastro, dove i diversi “pezzi” del racconto combaciano
perfettamente. Avete presente quegli enigmi di legno, quei rompicapo
che stanno assieme senza colla o forzature, solo per una strana
combinazione geometrica?
In the Walls
sembra essere il loro corrispettivo a fumetto. Il viaggio in auto –
il pernottamento nella casa – il doppio risveglio – ogni parte
combacia l'una con l'altra alla fine della lettura, ma non nella
combinazione che ci potremmo aspettare.
Quest'attenzione
alla storia è tuttavia solo un aspetto del fumetto, perchè gli va
aggiunto lo straordinario lavoro di dislocazione della Casa delle
streghe, con gli oggetti del mobilio che mutano impercettibilmente
per segnalare la natura “magica” del luogo e con gli stessi
contorni delle vignette che servono a “classificare” quale sia
l'atmosfera – onirica, sovrannaturale, “normale” - assolvendo a
una sorta di categoria (nel senso della semiotica).
Per le
annotazioni di Providence 05 valgono le fonti dei numeri precedenti
(si veda la colonnina a destra): la traduzione proviene dai Facts in the Case of Alan Moore's Providence e le citazioni dall'edizione
economica Newton&Compton. Nell'eventualità che riscontriate
degli errori e/o delle contraddizioni, commentate qui, che è
probabile sia un errore di traduzione dovuto alla stanchezza.
Questo primo
articolo di annotazioni su Providence 2 apre anche una collaborazione
tra blogger: fino a pagina 13 infatti il lavoro di traduzione è
stato svolto con impressionante velocità da Matteo Poropat, della
Tana dello Sciamano. Mi aveva domandato se volevo una mano nella
traduzione e diamine, se accetto volentieri una mano, anche due,
anche un tentacolo se serve! ^_^
Oltre
fornire una quanto mai necessaria dose di professionalità a questo
sistema di annotazioni, Poropat ha inserito qualche sua osservazione
personale su alcune delle scelte e degli inner-joke di Moore.
Concorderete che è stato svolto un ottimo lavoro.
In the Walls
In breve: Robert Black, il nostro protagonista, giunge a Manchester nel New Hampshire, dove visita St. Anselm College, la casa di Hekeziah Massey, il sito di caduta di un meteorite e finisce a casa del dottor Hector North’s.
Il racconto non è lineare, ma si intreccia con
versioni di tempi diversi, alternando fasi oniriche e della veglia.
Copertina
La casa
rappresentata è tratta dal racconto di Lovecraft “La casa delle streghe.”
Ulteriori dettagli a pagina 8, vignetta 1.
Ulteriori dettagli a pagina 8, vignetta 1.
Pagina 1
Vignetta 1
L'ambientazione
è la strada che porta da Bedford (Massachusetts) a Manchester (New
Hampshire). L'anno è il 1919 ma la data è resa ambigua dal loop
temporale nel quale si trova Black, e che pone quel momento tra il
18/19 di agosto (Providence 04, pag. 40) e il 10 di settembre
(Providence 06, pag. 17, vignetta 1).
Il segnale
recita “Benvenuti a Manchester.” Manchester è l'analogo in
Providence della Arkham lovecraftiana.
L'uomo che
corre a sinistra, poco visibile, è Robert Black, nonostante egli sia
allo stesso tempo nella macchina e si intraveda il suo ginocchio in
basso a destra. Black si trova in una sorta di loop temporale. La
scena in cui torna indietro di corsa la si troverà alla fine del
capitolo successivo, Providence 06, a pag. 25, vignette 3 e 4.
La mano
rappresenta la prima comparsa di Mr. Jenkins, l'analogo per Moore di
Brown Jenkin, famiglio della strega Keziah Mason nel racconto “La
casa delle streghe” (vedere anche pag. 17, vignetta 3).
Come
rivelato a pag. 2, le voci sono di Padre Walter Race e Robert Black.
Moore utilizza molte volte, in questo numero, il trucco della voce
fuori campo, con Black che descrive quel che è accaduto alla
prossima persona che incontra, col testo virgolettato, racchiuso in
un box, a evidenziare la situazione.
“E quindi
questa è la sua unica volta a Manchester, signor... Black”,
stranissimo modo di apostrofare qualcuno, ci si aspetterebbe una
domanda del tipo “Questa è la sua prima volta”.
Un
commentatore suggerisce che il testo possa indicare un indicazione
che il tempo non si muove nel modo conosciuto, o che Padre Race
sappia in qualche modo che Black non sopravviverà al viaggio.
Le vignette
da 1 a 4 sono una sequenza con camera fissa.
Vignetta 2
“Signor
Jenkins” è l'equivalente in Providence di Brown Jenkin, da “La
casa delle streghe” (cfr Providence 05 pag. 17, vignetta 3).
Si può
ancora intravedere Black che corre, al limite sinistro della vignetta
(cfr. Providence #6, pag. 25, vignetta 2).
Vignette 2-3
Una volta
entrato a Manchester/Arkham, gli alberi lungo la strada cambiano di
colore, dalle tonalità autunnali (giallo, marrone) passano a un bel
verde, nonostante l'affermazione di Race che riporta la mancanza di
pioggia da lungo tempo. Questo cambio repentino di stagione è un
indicatore della natura paranormale del viaggio, e che il tempo è
tornato alla normalità, al 18 agosto 1919.
Vignetta 4
Burrows
sembra aver usato questa foto risalente al 1920 come riferimento per
l'illustrazione. Gli edifici sulla sinistra sono Eaton House e la
Alumni Hall, che compare sulla copertina di Providence 06. Il
collegio di Sant'Anselmo è l'equivalente per Moore della Miskatonic
University.
I chiostri
(tradotti come portici, cloisters in originale) fanno riferimento al
fatto che Sant'Anselmo era un monastero di clausura prima di
diventare un college.
Padre
Bradley è il Reverendo Denis M. Bradley, vescovo di Manchester,
coinvolto tra i fondatori di Sant'Anselmo, compare a pagina 13.
Il meteorite
al quale viene fatto riferimento è la roccia piovuta dallo spazio
nel racconto “Il colore venuto dallo spazio.”
Pagina 2
Vignetta 1
Prima
apparizione di padre Walter Race, l'equivalente del professor Warren
Rice del racconto “L'orrore di Dunwich”, entrambi docenti in
materie linguistiche.
“Sembra
quasi che il mistero sia penetrato in questi muri”
Può
descrivere una delle caratteristiche della Miskatonic University
lovecraftiana, spesso al centro di eventi sovrannaturali. Se
esaminata nella sua versione originale, dove Rice afferma che il
mistero ha contaminato i mattoni, si può trovare un legame con
quanto succede ne “Il colore venuto dallo spazio” dove l'entità
aliena contamina viventi e non.
Il titolo di
questo capitolo, “In the Walls” riprende alla lettera alcuni
racconti di Lovecraft, “I topi nel muro” e “Tra le mura di Eryx” e può riferirsi anche ad alcuni brani di “La casa delle
streghe” dove frequentemente il narratore riporta di suoni
provenienti dai muri e dove, quando la casa viene demolita, negli
spazi tra i muri si ritrovano ossa e numerosi oggetti.
Pagina 3
Vignetta 1
Black ha già
udito parlare in precedenza del meteorite, in Providence 03, pagina
10, vignetta 3 e in Providence 04, pagina 9, vignette 2 e 3.
“Un testo
arabo di alchimia” e “Libro di Hali” si riferiscono
all'equivalente di Moore per il Necronomicon di Lovecraft, che va
sotto i nomi di Kitab Al-Hikman Al-Najmiyya e libro della Saggezza
delle Stelle. Si trovano riferimenti al libro già in Providence 01,
pagina 15, vignetta 3 e più in dettaglio tra le pagine dell'opuscolo
di Suydam, in Providence 02, pagine da 32 a 40.
Vignetta 2
Filantropico
può essere l'ennesimo gioco di parole, in quanto letteralmente
significa “l'amore dell'uomo”.
Vignetta 3
“Il dottor
Wantage” è l'equivalente del Dottor Henry Armitage, bibliotecario
della the Miskatonic University nel racconto “L'orrore di Dunwich.”
“Un
alfabeto e un vocabolario inventati... termini come 'yr nhhngr'”
sembra confermare che il linguaggio del Kitab, visibile nell'opuscolo
di Suydam in Providence 02, pagina 31, è l'Aklo, presente anche tra
le pagine del Neonomicon.
“Yr
nhhngr” è una delle parole Aklo che Carcosa insegna a Sax nel
fumetto “Il Cortile”, pubblicato assieme al “Neonomicon”.
L'Aklo è stato inventato da Arthur Machen, nel racconto “The White
People”, e utilizzato successivamente da Lovecraft, che lo inserì
nel racconto “L'orrore di Dunwich”, dove ad esempio Wilbur
Whateley scrive:
Quelli dell'aria mi hanno detto al Sabba che ci vorranno anni prima che possa ripulire la terra, e immagino che per allora il nonno sarà morto, così dovrò imparare tutti gli angoli dei piani e le formule tra l'Yr e il Nhhngr
La
crittografia e i linguaggi inventato erano relativamente comuni per i
testi arabi e alchemici medioevali, e Lovecraft in “L'orrore di
Dunwich” definisce l'Aklo come un antico linguaggio in codice.
“tempo
verbale contenuto in un altro tempo” descrive il loop temporale che
coinvolge Black in questo capitolo e nel successivo.
Prima apparizione del Dottor Hector North, equivalente di quel Herbert West dedito alla resurrezione dei morti nella serie di racconti brevi che compongono il più commerciale dei lavori di Lovecraft (come lui stesso lo definiva) “Herbert West, rianimatore.”
Prima apparizione del Dottor Hector North, equivalente di quel Herbert West dedito alla resurrezione dei morti nella serie di racconti brevi che compongono il più commerciale dei lavori di Lovecraft (come lui stesso lo definiva) “Herbert West, rianimatore.”
Sia Black
che North vestono una cravatta verde, un simbolo nascosto per
indicare l'omosessualità.
Vignetta 4
Goffs Falls
è una cascata del Merrimack River, nella Manchester meridionale.
Il simbolo
poco visibile accanto a Rice è l'emblema della diocesi di Manchester
e include una corona, un giglio (emblema della regalità a partire
dal medioevo) e delle frecce.
Pagina 4
Vignetta 2
“Vitalità”,
“esemplari senza vita”, il dottor North non si risparmia nei
riferimenti all'energia vitale, il suo principale interesse.
Vignetta 3
“I quattro
metodi mi avevano ammaliato” fa riferimento ai modi per prolungare
la vita, al centro delle ricerche dei personaggi incrociati da Black,
raccolti nel Kitab: dieta, temperatura, trasferimento dell'anima e
rivitalizzazione dei cadaveri. L'emerito dottor North si diletta
nello studio di questa quarta modalità.
La cortesia
quasi eccessiva di North verso Black potrebbe dipendere dal desiderio
del dottore di ucciderlo per farne una cavia per i suoi esperimenti.
Citando il racconto “Herbert West, rianimatore”:
All'università e durante i primi tempi del nostro lavoro a Bolton, una città manufatturiera, avevo provato fascino e ammirazione per il mio collega, ma più i suoi metodi si facevano pericolosi, più una paura divorante si impossessava di me. Non mi piaceva il modo in cui guardava la gente ancora sana e vegeta, e una notte, nel laboratorio che avevamo attrezzato in cantina, avevo scoperto con orrore che il nostro ultimo soggetto era ancora vivo quando West se ne era impadronito.
Vignetta 4
Dottor
Hallesley è l'equivalente del dottor Allan Halsey dal racconto
“Herbert West, rianimatore”.
Primo
riferimento al compagno del dottor North, James Montague, un
probabile riferimento allo scrittore britannico Montague Rhode James,
noto per i racconti incentrati sul sovrannaturale e sui fantasmi (tra
i quali incidentalmente compare un “Rats”, le odiose creature che
grattano negli interstizi tra i muri, titolo di questo capitolo di
Providence). Nel fumetto di Moore J. Montague è l'analogo del
narratore (senza nome) de “Herbert West, rianimatore”.
North
identifica James Montague come il suo “...amico”.
L'esitazione
iniziale è un riferimento implicito alla relazione tra i due. Molti
tra i racconti di Lovecraft includono coppie di uomini, legati da
sentimenti di amicizia anche molto forte (forse ispirati alla coppia
Holmes/Watson creata da Sir Arthur Conan Doyle) senza che ci siano
mai sottintesi sessuali. Questi sono invece stati sviluppati da altri
scrittori, nelle personali espansioni dell'universo lovecraftiano.
“Eravamo
nelle Fiandre durante la guerra”, riferimento agli eventi narrati
in “Herbert West, rianimatore”:
Quando dico che il dottor West era ansioso di prestare la sua opera su un campo di battaglia, non voglio dare a intendere che fosse un uomo particolarmente bellicoso o che gli stessero a cuore le sorti della civiltà: era e rimaneva una fredda macchina intellettuale. Magro, biondo, con occhi azzurri ed occhiali, probabilmente disprezzava i miei entusiasmi marziali e gli attacchi che ogni tanto muovevo ai neutralisti a oltranza. Ma nelle Fiandre insanguinate c'era qualcosa che voleva, e per ottenerlo doveva indossare una divisa. L'oggetto delle sue ricerche non era dei più popolari, ma aveva a che fare con una particolare branca della medicina cui si era dedicato clandestinamente e in cui aveva ottenuto risultati stupefacenti e a volte orribili. Il suo obbiettivo era un'abbondante provvista di uomini ammazzati di fresco, in qualunque stadio di smembramento: né più, né meno. Herbert West aveva bisogno di cadaveri perché il suo lavoro verteva sulla rianimazione dei morti.
Pagina 5
Vignetta 1
“...ero
sicuro che lei si sapesse districare nel Greenwich Village”,
parrebbe una frase buttata lì, invece i riferimenti segreti alla
vita sessuale newyorkese sono molteplici e più tentacolari delle
creature dei Miti. Il Greenwich Village è un quartiere di Manhattan
noto per la densità di omosessuali. Black riconosce questo
riferimento e risponde ridacchiando “Si vede tanto?”. Black
chiede quindi a North se questa sua inclinazione gli ha causato
problemi nell'insegnare a Sant'Anselmo.
North
risponde “...quello è davvero il meno”, senza negare che
problemi ci siano stati, ma sottolineando che l'omosessualità è
stata la minore tra le cause. Un possibile riferimento ad altri
incidenti accaduti nel college, collegati probabilmente alle attività
di esumazione e rivitalizzazione dei cadaveri o ai legami con società
esoteriche.
North
aggiunge anche un ironico riferimento al secondo nome del fondatore
di Sant'Anselmo, Denis Mary Brady, nome femminile che nello slang
indica proprio un omosessuale.
“...apprezziamo
sempre un corpo maschile in buone condizioni,...” è un doppio
riferimento, da una parte al sesso dall'altra all'uso di corpi
freschi per gli esperimenti.
Vignetta 3
“...sono
più un seguace del revivalismo” ancora doppi sensi, in riferimento
all'hobby di North e a una corrente cristiana protestante non
cattolica.
In chiusura
della vignetta 3 e in tutta la successiva i box di dialogo quadrati
contengono virgolettato il dialogo tra Black ed Elspeth, rivelato
nella pagina successiva.
Vignetta 4
Il fiume
Merrimack è l'equivalente del Miskatonic, che attraversa Arkham
nella geografia lovecraftiana.
Pagina 6
Vignetta 1
Prima
apparizione di Elspeth Wade (il cognome verrà rivelato tra due
pagine, vignetta 1), l'equivalente in Providence per Asenath Waite,
antagonista del racconto di Lovecraft “La cosa sulla soglia”.
Nella storia lei è una studentessa della Miskatonic University, e
viene descritta come “scura e minuta, molto carina a parte gli
occhi un po' sporgenti; qualcosa nel suo sguardo, tuttavia,
impressionava le persone particolarmente sensibili.”, fa parte di
un'importante famiglia di Innsmouth (dalla quale ha ereditato senza
dubbio quegli occhi) ed è dedita all'uso della magia, tramite la
quale trasferirà la sua anima (a sua volta in realtà quella del
padre) nel corpo del protagonista, perseguendo l'immortalità. Il
trasferimento delle anime è uno dei quattro metodi descritti nel
Kitab. Rimane ancora da scoprire se Elspeth fa parte della Stella
Sapiente o è una rinnegata (come i Wheately/Watheley). Probabilmente
Elspeth è figlia del signor Wade, che comparirà appena a pagina 13,
vignetta 3.
Elspeth chiama Black “giovanotto” e afferma che nonostante sia piccola non c'è motivo per considerarla una bambina, indizi che la sua vera età non è quella dimostrata (almeno “in spirito”, dal momento che in quel corpo giovane alberga l'anima del padre)
Vignetta 2
Al contrario
di quanto accade nelle storie di Lovecraft, in Providence il
protagonista ha incontrato due ragazzini terribili (“enfant
terribles” nell'articolo originale): Willard Wheatley (6 anni e
mezzo, ma ne dimostra molti di più a causa dei suoi natali
mostruosi) e ora Elspeth (13 anni e mezzo, ma l'entità che la
possiede ne ha molti di più).
Vignetta 3
Il dottor
North “...non […] è un uomo di buona reputazione”, in
riferimento ai suoi esecrabili esperimenti nel far rivivere i
cadaveri.
“...comportamento
sconvolgente”: in originale “behavior was simply shocking”, un
possibile riferimento, che si perde nella traduzione, all'uso
dell'elettricità nelle attività del personaggio al quale è
ispirato North, quel Herbert West che ha ereditato i metodi a sua
volta dal più classico degli scienziati dediti alla resurrezione dei
morti, il protagonista del “Frankenstein” di Mary Shelley.
Pagina 7
Vignetta 2
“La
segheria di John Goffe... 1722” è parte della storia di
Manchester. Elspeth la conosce bene a causa della vera età
dell'anima che la possiede (il padre).
Vignetta 3
“La storia
è la mia materia preferita. Mi avrà trasmesso questa passione mio
padre Edgar, che ormai è scomparso.” è un altro riferimento al
racconto “La cosa sulla soglia”, che viene così presentato:
Il vecchio aveva fama di essere stato, da giovane, un prodigioso studioso di scienze occulte e si diceva addirittura che potesse, a suo capriccio, scatenare e placare gli uragani. Lo avevo visto in gioventù un paio di volte, quando era venuto ad Arkham apposta per consultare i tomi proibiti nella biblioteca dell'università: la sua faccia tetra, animalesca, incorniciata da una barba grigia disordinata, mi era risultata odiosa. Morì pazzo, in circostanze strane, appena prima che la figlia (nel testamento ne affidò la tutela al preside) si iscrivesse alla Hall School. La ragazza aveva avidamente attinto ai suoi insegnamenti e aveva lo stesso aspetto inquietante.
Primo
accenno alla signora Macey (cfr. pagina 8, vignetta 1).
Elspeth si
dichiara “terribilmente” lieta di conoscere il nostro Black, un
commento curioso, che verrà chiarito in seguito quando la stessa
Elspeth (Providence 06, pagina 20, vignetta 1) spiegherà che lo
conosce bene e che è ansiosa come tutti di fare bella impressione.
Black è il perno di una vicenda sovrannaturale della quale ancora
non si conoscono tutti i dettagli.
Vignetta 4
Ancora il
gioco dell'anticipo dei dialoghi, in questo caso si tratta di Black
che parla con la signora Macey/Massey.
Pagina 8
Hekeziah Massey e Brown Jenkynne, come compaiono in un'illustrazione
(di Jacen Burrows) sull'opuscolo di Suydam (Providence #2, pagina 34)
Vignetta 1
Prima
apparizione (e in questo caso la parola le calza a pennello) di
Hekeziah Massey, citata dai personaggi, in modo errato, come signora
Macey. Si tratta dell'equivalente per Keziah Mason, antagonista nel
racconto di Lovecraft “La casa delle streghe”. Molti dettagli
sulla signora Massey si trovano nell'opuscolo di Suydam (cfr.
Providence 02, pagine 34 e da 36 a 38). Nella storia di Lovecraft è
una strega che sfrutta una fusione tra magia e matematica (se mai le
due sono state cose diverse) per viaggiare nella “quarta
dimensione”.
“Harry’s
town” e “Tyng’s town” sono vecchi nomi per la città di
Manchester.
Osservando
la vignetta ci si rende conto che la geometria del luogo è diversa
da quella conosciuta, in un gioco di illusioni ottiche che rende bene
quanto descritto nel racconto originale, sugli angoli non euclidei.
La casa sembra essere costruita a due livelli, con mattoni sotto e
con una struttura ad assi di legno sopra, e conserva numerose
caratteristiche delle abitazioni antiche, tra le quali alcune lampade
a gas, allontanandosi dalla “casa stregata” di Salem che
Lovecraft utilizzò come base per la sua storia.
“La casa stregata” di Salem:
“La casa stregata” di Salem:
“Signora...
Macey, giusto?”
“Ci siete
andato vicino.”
Black
sbaglia il nome della proprietaria, non riconoscendo la donna come la
strega descritta nell'opuscolo di Suydam.
“...quando
il giovane Geoffe ha aperto la segheria”
Un altro
riferimento al 1722, dopo quello di Elspeth (pagina 7, vignetta 2),
che Black non coglie, altrimenti si renderebbe conto della vera età
della donna che ha di fronte, confermata da quanto riportato
nell'opuscolo, dove si dice che la Massey è nata nel 1613 e quindi
ha all'incirca 306 anni.
“...ha
sempre avuto cattiva fama” è un riferimento al racconto originale
dove si narra che la casa era “l'edificio aveva cattiva fama, era
difficile da affittare e da tempo era riservato a persone modeste sia
nei mezzi che nelle pretese” e lo stesso protagonista, in seguito
“era riuscito a farsi assegnare la stanza all'ultimo piano rivolta
a oriente, dove si diceva che Keziah avesse praticato la magia. Era
vuota sin dall'inizio - nessuno vi aveva abitato per molto tempo - ma
quando Gilman l'aveva chiesta, il polacco che possedeva l'intero
edificio si era fatto sospettoso.”.
Pagina 9
Vignetta 1
Scegliendo
questa casa (aveva altra scelta?) il nostro Black penetra più
profondamente nei misteri dello spazio-tempo, decidendo
inconsapevolmente di risiedere in un luogo dove lo spazio tra le
dimensioni è sottile, grazie a geometrie non euclidee. Sono queste
che permettono alla signora Massey di risiedere “in un altro spazio
vicino”, chiaramente una dimensione oltre quelle conosciute, dalla
quale vede “tutto quello che succede”.
Disseminati
per tutta la sinistra costruzione ci sono numerosi fori alla base
delle pareti, evidentemente tane di topi (o di cose-topo come il
signor Jenkins).
Vignetta 2
“...quelli
di Saint Anselm sono passati... e hanno inquisito sulla casa.”
E' una forma
molto più diretta dell'originale inglese “put this place to
question” per indicare con un riferimento alla santa Inquisizione
quello che la Massey in quanto strega ha dovuto subire.
Padre Upton
è l'equivalente del professor Upham nel racconto “La casa delle
streghe”. Entrambi i suffissi -ham e -ton sono utilizzati nei nomi
degli insediamenti.
Il professor
Bywood sembra essere un analogo del professore di fisica Atwood,
citato nel romanzo breve “Le montagne della follia”.
Vignetta 3
“Una donna
saggia come lei” nasconde un possibile riferimento alle streghe.
Nell'originale, witch, che sembra derivare da un'antica parola
anglo-sassone, wicca cioè the wise one, “quella saggia”. Black
non è consapevole di cosa gli succede a livello conscio, ma sembra
percepirlo ad altri livelli.
“Discutevano
del fatto che il tempo sia simile a una larghezza o a una lunghezza”,
ancora riferimenti alla quarta dimensione e alle sue interpretazioni,
protagoniste dei miti di Lovecraft.
Questa
vignetta, a differenza delle altre nella pagina, presenta il bordo
lineare, legato in Providence ai momenti di percezione del
paranormale. È probabile che qualcuno o meglio qualcosa stia
osservando Black e la Massey, magari da un punto non del normale
spazio-tempo.
Vignetta 4
“Mi manca
ballare la gagliarda”
E' un
riferimento a uno stile di danza rinascimentale, e allude alla già
discussa estrema longevità della Massey. Come già successo c'è una
diversa interpretazione nei dialoghi di Black per il verbo
utilizzato. Il protagonista usa “mancare” a indicare che alla
Massey non difetta nulla in quanto persona, mentre lei interpreta
“mancare” come il desiderio di qualcosa.
“...stare
attenti a non farsi male alla testa” si riferisce all'andare a
sbattere contro il soffitto basso ma può anche riferirsi ai dolori
alla testa dei quali soffre il protagonista del racconto “La casa
delle streghe” a causa degli effetti ipnotici che la strana
geometria della casa ha su di lui.
“...con il
terreno che sprofonda”
E' un
riferimento al fenomeno per il quale nelle case vecchie ci possono
essere cedimenti alle fondamenta, che rendono asimmetrico il carico
sulle mura e sulle assi, provocando deformazioni interne fino a casi
estremi dove l'intera struttura cede, come nel celebre racconto di
Edgar Allan Poe, “La caduta della casa degli Usher”.
Pagina 10
Vignetta 1
“...le
camere arrivano a nascondere stranezze di ogni tipo, con il tempo.”
E' un
probabile doppio riferimento, agli oggetti materiali che si
accumulano nella casa, e che nel racconto “La casa delle streghe”
verranno alla luce dopo il crollo finale (ossa umane e di topo,
frammenti di libri e oggetti inesplicabili” ma anche un riferimento
al tempo, che non scorre in modo normale quando si tratta di esseri
capaci di viaggiare tra le dimensioni.
C'è
l'ennesima tana di un topo, questa volta in basso, sulla sinistra.
La piccola
finestra nella parte spiovente del soffitto fa capire in quale parte
della casa è situata la stanza, cioè il timpano dalla geometria
ingannevole che si può notare a pagina 8, vignetta 1.
Vignetta 2
“È
un'onore ospitarvi nella mia casa”, ancora un eccesso di
complimenti verso uno sconosciuto, un riferimento al ruolo di Black
come araldo, che riecheggia l'entusiasmo di Elspeth che a pagina 7,
vignetta 3, si definiva terribilmente lieta di conoscerlo e del
signor Hillman che era lieto di incontrare il tipo di cui tutti
parlano (Providence 03, pagina 23, vignetta 2). Come si vedrà ancora
più avanti (Providence 06, pagina 20, vignetta 1) “tutti” sono
ansiosi di entrare in contatto con Black. Chi siano i tutti (gli
appartenenti all'ordine della Stella Sapiente, forse) non è ancora
chiaro.
Vignetta 3
“...quel
baffuto del mio compagno, il signor Jenkins...”
E' un
riferimento a Brown Jenkin, il famiglio della strega, dalle sembianze
di roditore ma con volto umanoide, nel racconto “La casa delle
streghe”.
“Non so
proprio come faccia a infilarsi dappertutto”
E' un
possibile suggerimento del fatto che Jenkins è più abile della
signora Massey nei trasferimenti extra dimensionali.
Pagina 11
Vignetta 1
“Jenkins è
un nome familiare” stona come affermazione, sarebbe stato più
corretto dire “un nome comune”, ma c'è il gioco di parole con il
termine famiglio (della strega), in questo caso proprio Jenkins.
“Un
meteorite spaziale” è ancora un riferimento al racconto “Il
colore venuto dallo spazio”.
Vignetta 2
Noah
Forrester è l'equivalente per Nahum Gardner, lo sfortunato
agricoltore nella cui fattoria cade il meteorite alieno de “Il
colore venuto dallo spazio”.
I bordi
della vignetta sono lineari, il che sappiamo ormai indicare una scena
sovrannaturale, in questo caso Black e la Massey sono osservati da
qualcuno “esterno” alla realtà, concetto rinforzato
dall'affermazione della donna che “...c'è chi non sa vedere quello
che ha davanti al naso”.
“...se non
dovessi manifestarmi al vostro ritorno...” più palese di così non
si può, la Massey sta confermando che lei non si muove nel piano
fisico tridimensionale, ma si sposta manifestandosi, attraverso lo
spazio-tempo quadridimensionale.
La scena si
chiude ancora con un dialogo anticipato rispetto al disegno, in
questo caso la scena mostra Black e la Massey ma il testo riportato
virgolettato nei box si riferisce a Black che parla con Frank Stubbs.
Pagina 12
Vignetta 1
Prima
comparsa dell'agente federale Frank Stubbs (sebbene egli potrebbe
essere l'agente che appare con J. Edgar Hoover nel sogno di Black in
Providence 03, pagina 19, vignette 3 e 4).
L'ambientazione
è la “landa folgorata”, punto di atterraggio del meteorite de
“Il colore venuto dallo spazio”, dove viene descritta come
“cinque acri di grigia desolazione che si stendevano sotto il cielo
come una cicatrice scavata dall'acido fra i boschi e i campi.”
Vignetta 2
“Gli
uomini non fanno che ammalarsi...” sono gli effetti del meteorite
alieno.
“...abbiamo
fatto a tenere zitti i giornali della zona” riecheggia i primi
paragrafi de “La maschera di Innsmouth” dove agenti governativi
riescono a mettere a tacere la stampa.
Vignetta 3
“quell'affare
maledetto è caduto dal cielo l'undici giugno dell'82, alle prime ore
del mattino. È atterrato accanto al pozzo, dicono.”, è ancora un
riferimento al racconto “Il colore venuto dallo spazio”.
Pagina 13
Vignetta 1
La famiglia
dei Forester è l'equivalente dei Gardners in “Il colore venuto
dallo spazio”.
“Hanno
chiamato un certo Padre Bradley...”, vedere la vignetta 3.
Vignetta 2
“Dennis
Mary Bradley […] era qua con i suoi amici […] Wade di Salem e un
altro tipo inglese”, si veda la prossima vignetta.
La luna è
crescente, da comparare con la luna piena a pagina 20, vignetta 4,
per avere un'idea del passaggio del tempo nel mondo reale.
Winfield Scott Lovecraft, padre di H.P. Lovecraft
Vignetta 3
La virata
sul seppia indica un'immagine del passato, in questo caso è il 1882,
quando il meteorite ha colpito il suolo ne “Il colore venuto dallo
spazio”.
Il gruppo è composto dal signor Wade, da Denis Bradley e Winfield Scott Lovecraft, padre di Howard Phillips Lovecraft, membri dell'Ordine della Stella Sapiente negli anni '80 (del 1800!).
Edgar Wade è
stato menzionato in passato da Tobit Boggs (Providence 03, pag. 11,
vignetta 3) e da Garland Wheatley (Providence 04, pag. 9, vignetta
4). Wade è una sorta di alto membro dell'Ordine, ed è responsabile
per la rottura dei rapporti con i componenti ritenuti di un livello
più basso quali gli stessi Boggs e Wheatley.
Il nome di
Wade non viene rivelato fino al prossimo capitolo (si veda Providence
06, pag. 10, vignetta 2). Egli è l'analogo per Ephraim Waite, dal
racconto di Lovecraft “La cosa sulla soglia”, dove è descritto
come un sinistro “studente di magia” che pratica il trasferimento
delle anime per possedere il corpo della figlia Asenath Waite. Il suo
analogo, Elspeth Wade, è apparso a pagina 6, nella prima vignetta.
Denis Mary
Bradley è il fondatore del college di Sant'Anselmo. È stato
menzionato in precedenza (a pagina 1 e 5).
Wienfield Scott Lovecraft, il padre del celebre scrittore, era un venditore, noto per l'accento britannico (nonostante fosse nato in America) e spesso veniva confuso per un inglese. Lo stesso Suydam si riferisce a lui come al “divertente ometto inglese”, venditore per la raffineria dei Boggs (Providence 02, pag. 12, vignetta 3). Qui vediamo W.S. Lovecraft nel 1882, quando non era ancora sposato con Susie Phillips.
Sullo sfondo, davanti alla casa, possiamo osservare gli analoghi di Ammi Pierce, la moglie e loro figlio. Dal racconto di Lovecraft sappiamo che “Furono Ammi e sua moglie ad accompagnare i tre professori della Miskatonic University che il mattino seguente si affrettarono sul posto per esaminare il visitatore sconosciuto degli spazi interstellari; e i professori si chiesero per quale ragione, il giorno prima, Nahum lo avesse definito così grande”
Wienfield Scott Lovecraft, il padre del celebre scrittore, era un venditore, noto per l'accento britannico (nonostante fosse nato in America) e spesso veniva confuso per un inglese. Lo stesso Suydam si riferisce a lui come al “divertente ometto inglese”, venditore per la raffineria dei Boggs (Providence 02, pag. 12, vignetta 3). Qui vediamo W.S. Lovecraft nel 1882, quando non era ancora sposato con Susie Phillips.
Sullo sfondo, davanti alla casa, possiamo osservare gli analoghi di Ammi Pierce, la moglie e loro figlio. Dal racconto di Lovecraft sappiamo che “Furono Ammi e sua moglie ad accompagnare i tre professori della Miskatonic University che il mattino seguente si affrettarono sul posto per esaminare il visitatore sconosciuto degli spazi interstellari; e i professori si chiesero per quale ragione, il giorno prima, Nahum lo avesse definito così grande”
Il
meteorite, dotato di lunghi spuntoni di un materiale traslucido, è
parzialmente visibile, sebbene in gran parte nascosto dal pozzo, e
sembra decisamente artificiale. Non derivando dal racconto originale,
un commentatore fa notare come potrebbe essere un riferimento a un
altro oggetto alieno della narrativa Lovecraftiana, il Trapezoedro
Splendente, dal racconto “L'abitatore del buio”.
Questo,
aggiungo io, potrebbe nascondere l'ennesimo inner-joke. Il racconto
in questione ha come protagonista tale Robert Blake, personaggio
intentato da Lovecraft, e ispirato all'amico Robert Bloch che, come
sappiamo, è per Moore una delle due basi (assieme a Samuel Loveman)
per il nostro Black. Per chi fosse a digiuno di weird, ricordo che
Bloch è l'autore (tra una molteplicità di opere che includono
sceneggiature di Star Trek!) del racconto “Psycho” (magari ne
conoscete l'adattamento cinematografico) e che fu egli stesso,
giovanissimo, a scrivere a Lovecraft, chiedendo di usarlo come
personaggio in un racconto, dove sarebbe morto (e morto male).
Lovecraft ne fu entusiasta, e con “L'abitatore del buio” gli rese
in qualche modo “il favore”.
Vignetta 4
Le vignette
3 e 4 sono una sequenza a camera fissa, che rappresenta la stessa
scena nel 1882 e nel 1919.
Pagina 14
Vignetta 1
“Una
specie di muschio che si è trasformato, pensiamo.”
Di nuovo Il
colore venuto dallo spazio.
Lovecraft
scriveva infatti a proposito della vegetazione:
Non si erano mai visti cavoli di quelle dimensioni e di quei colori strani ed indescrivibili. La loro forma era mostruosa, e il cavallo aveva annusato un odore che Stephen non aveva mai sentito in vita sua. Il pomeriggio, parecchie persone andarono a vedere quella vegetazione anormale, e tutti convennero che piante di quel genere non sarebbero mai spuntate in un terreno sano.
Vignetta 2
“E' allora
che si è interessato il governo.”
Nel racconto
di Lovecraft il governo non ha alcun ruolo in relazione al meteorite
- sappiamo però da altre storie che gli Stati Uniti a volte
intervengono quando i Miti fanno particolare chiasso - si veda
L'ombra su Innsmouth e il suo parallelo “mooriano” a Salem.
Vignetta 3
“Ora
immagini se qualcuno dovesse inventare un'arma... un obice o una
bomba... capace di fare lo stesso.”
Un anticipo
della bomba atomica!
“C'è chi
vuole costruire delle cupole di protezione...”
Un
riferimento alle inquietanti cupole trasparenti che vengono nominate
nel Cortile e compaiono nel Neonomicon. Sono quei piccoli tocchi
sconcertanti, perché nascosti dentro un'ambientazione che si
definisce/sembra a noi contemporanea.
Vignetta 4
“Ah!
Cupole sopra la città? E' probabile quanto è probabile che entri in
vigore il proibizionismo...”
Black è un
cattivo profeta: pensa che il Proibizionismo sia impossibile,
nonostante sia già stata varata qualche giorno prima la legge contro
gli alcolici (30 giugno 1919).
Pagina 15
Vignetta 2
“Some
Polack with a real old place he can’t let, but that’s all closed
up/ Ah, so che c'è un polacco proprietario di una casa molto vecchia
che non può affittare, ma quella è tutta sbarrata.”
Sembra
riferirsi alla Casa delle streghe, ma con alcune importanti
differenze. Nell'originale la casa era stata affittata da un signore
terriero polacco, senza però che riuscisse a ricavarci un granché:
Era stato facile procurarsi quel locale, poiché la casa era impopolare, difficile da affittare, e da tempo ceduta in affitto a buon mercato. (…) Era rimasta vuota fin dall’inizio poiché nessuno aveva mai avuto l’intenzione di rimanere lì a lungo, ma il proprietario polacco era stato estremamente cauto nell’affittarla.
Uno dei
commentatori osserva che la cantante Randolph Carter nel Neonomicon
si chiama in realtà Mary Ann Stubbs. Di conseguenza Frank Stubbs
potrebbe essere suo nonno...
Stubbs si
sta già accendendo un'altra sigaretta, evidentemente è un fumatore
compulsivo.
Vignetta 3
“Grazie
per avermi spiegato questa faccenda della stella cadente.”
In effetti
un meteorite che cade dal cielo è una stella cadente, o almeno è
indistinguibile agli occhi di un profano. Di solito quando si vede
una stella cadente si esprime un desiderio. L'idea fu resa popolare
nei paesi anglosassoni dal Pinocchio della Disney, When You Wish Upon a Star.
“Secondo
lei c'è stato un matto che l'ha vista cadere e ha espresso questo
desiderio?”
Per certi
versi, scherzando, l'agente Stubbs ha detto la verità:
l'Associazione della Stella Sapiente ha fatto cadere il meteorite con
le sue arti magiche, come aveva raccontato Garland Wheatley in The
White Apes.
Vignetta 4
Ci
aspettiamo per la struttura della pagina di vedere con chi sta
parlando Black e invece, sorpresa delle sorprese, lo scopriremo solo
a pagina 24-25. La fonte inglese lo definisce a “false page-turn
reveal”. Tecnica interessante, già usata nella serie di Crossed
Plus One Hundred scritta da Moore.
Pagina 16
Vignetta 1
Moore
sottolinea come questo sia un false page-turn reveal, aggiungendo:
“nessuno tranne il sottoscritto.”
Vignetta 2
La casa di
Massey cambia a seconda della vignetta, con piccoli dettagli che
scompaiono non per disattenzione di Burrows, ma precisamente per
segnalare la sua natura “instabile” tra tempo e realtà. Il
tappetino a pagina 9, vignetta 4 scompare a pagina 16, vignetta 2.
Cambia il tipo di sedia (pagina 22, vignetta 4 in basso) come i buchi
e le chiazze lasciate dia topi.
Vignetta 3
Tra le aste
della sedia si può vedere la tana del ratto (rif. alla Casa delle
streghe).
Tra i dettagli che cambiano abbiamo la macchia e le crepe sulla carta da parati, ora diversi metri più su rispetto alla Pagina 10 Vignetta 1.
Pagina 17
Vignetta 1
“Ih.
Guardate... Ih Ih...”
Ricorda lo
squittio di un topo.
I bordi
della vignetta, come nel caso dell'assalto del mostro di Providence 2
(Pagina 15, Vignetta 3) sono dritti e precisi, color giallo.
Potrebbero indicare che Black sta sognando o avendo una visione (nel
sogno, come ha insegnato finora Providence, Black vede la realtà
com'è davvero).
Vignetta 2
“Da dove
vengo io, è tutto come me.”
Scopriamo
che Jenkins non è da solo e non viene dalla Terra, come ci verrà
spiegato a Pagina 20, Vignetta 1.
Vignetta 3
Jenkins è
l'analogo di Brown Jenkin, il famiglio (stavolta in forma umana) de
La casa delle streghe.
I testimoni avevano detto che aveva lunghi peli e la forma di un topo, ma che le sue zanne aguzze e la faccia barbuta erano diabolicamente umane, mentre le zampe erano simili a minuscole mani.
Il Jenkins
di Moore compare come ratto “antropomorfo” a pagina 19-20, come
nell'illustrazione di Massey a pagina 5 dell'opuscolo di Suydam
(presente in Providence 2, pagina 34) dove viene etichettato come
“Brown Jenkynne.”
La coda di
Jenkins è già in parte visibile nella parte bassa al centro della
vignetta. La si vede chiaramente nella vignetta 4.
“E' come
un labirinto che non si riesce a vedere, no?”
Sembra
riprendere Tra le mura di Eryx scritto da Lovecraft in collaborazione
con Kenneth Sterling.
Uno dei
commentatori osservava come un classico esperimento sia far correre
un topo dentro un labirinto (nel campo della
medicina/psichiatria/neurologia, di solito per vedere le capacità di
problem-solving).
“Ho appena
sognato di... di essere già arrivato a Manchester. A-avevo trovato
un alloggio, avevo visitato una fattoria in rovina, tutto nei più
minimi dettagli...”
E' un
indizio che Black possiede una qualche sorta di preveggenza, visioni
del futuro che gli giungono quand'è in stato alterato di coscienza
(per un incontro soprannaturale o perché addormentato, o per
entrambe le cose). I sogni di Black sono una confusa visione del
futuro.
Vignetta 4
Jenkins
reagisce alle parole di Black – è troppo tardi e non... - con una
risata (ih ih ih ih) perchè dalla prospettiva di un essere
extradimensionale il tempo non ha alcuna importanza.
La lunga
coda da topo è ora chiaramente visibile, infatti Black la sta
fissando raggelato, ritraendo lentamente la spalla.
Pagina 18
Vignetta 1
I bordi
della vignetta non sono gialli, come nel caso della visione onirica
di Pagina 16 Vignetta 4, ma restano comunque squadrati e ben marcati,
a sottolineare che c'è all'opera una forza soprannaturale.
Vignetta 2-4
Uso di un
leggero zoom che si avvicina al personaggio.
Vignetta 4
La donna è
Hekeziah Massey (già introdotta a Pagina 8, Vignetta 1).
Ne Black ne
il lettore vedono Massey fino a quando Black non indossa gli
occhiali. E' una tecnica che avevamo già visto (ahah) con la
sfortunata Brears del Neonomicon, dove la miopia gioca un ruolo
fondamentale nella scena della piscina sotterranea.
“La verità
è che tutti siamo rimasti in vita in modi diversi.”
E' un
riferimento ai diversi modo di vivere per sempre forniti dal Kitab,
già citati nei numeri precedenti, da Providence 1 a Providence 3.
“Lo
abbiamo fatto per essere qui con voi.”
Sembra
riferirsi allo status di Black come Araldo - citato per la prima
volta nel terzo numero di Providence.
Pagina 19
Vignetta 1
Il ratto
dalla faccia di uomo è Mr Jenkins - l'avevamo incontrato nella sua
forma “umana” a Pagina 17, Vignetta 3. Jenkins sta succhiando uno
dei seni di Massey. Una superstizione del mondo medievale e moderno
prevedeva che gli aiutanti delle streghe, i famigli, si nutrissero
del sangue della loro padrona, succhiando dalla mammella o da un
segno sulla pelle (una cicatrice, un neo ecc ecc). Fondamentale nella
caccia alla strega era infatti cercare sul suo corpo il segno del
famiglio.
Massey è
nuda per svariate ragioni.
Da un punto
di vista pratico, permette a Jenkins di succhiare senza problemi.
Dal punto di
vista del folklore, le streghe erano sempre nude durante il sabba o
nella maggior parte dei loro (presunti) riti.
Infine, da
un punto di vista che potremmo definire psicanalitico, c'è chi ha
considerato La casa delle streghe un sogno bagnato (wet dream),
ovvero un sogno con forti connotazioni sessuali.
“Tutti
quanti abbiamo notizie che vogliamo inculcare, così che a loro volta
vengano inculcate in lui.”
Ancora una
volta ci si riferisce allo status di Araldo di Black. “Lui” è
sicuramente H. P. Lovecraft.
Vignetta 2
“Il
capitano, lui usava una delle terze maniere.”
Si riferisce
a Shadrach Annesley, che avevamo già incontrato in Providence 3.
Shadrach è divenuto immortale grazie a una forma di cannibalismo
magico.
“Il
francese invece una delle quarte.”
Riferimento
a Etienne Roulet, di nascita francese (vedi Providence 02).
Massey qui
gioca con le parole: anziché dire che esistono quattro metodi,
sembra sottintendere che esistano più modi di attuare il terzo
metodo (una delle terze maniere) e più maniere per attuare il quarto
(una delle quarte).
“Ma io ho
scoperto un'altra maniera e...”
Un quinto
metodo assente nel Kitab.
Vignetta 4
“La mia
permanenza non dipende dal ghiaccio”
Si riferisce
all'uso del freddo per sopravvivere alla propria morte (si veda il Dr
Alvarez da Providence 01).
“né dal
consumo di carni specifiche”
Si riferisce
al cannibalismo come secondo metodo, usato come abbiamo visto ne L'immagine nella casa e da Shadrach Annesley in Providence 03.
“Non
richiede sali”
Si riferisce
alla rianimazione dei morti a partire dalle loro “essenze”, come
nel Caso di Charles Dexter Ward.
“o
liquidi.”
Fluidi, ci
si riferisce a un probabile siero, Herbert West docet.
E'
significativo che Massey lasci da parte il trasferimento delle anime.
Sia Massey
che Jenkins hanno prolungato le proprie vite con “taluni
prolungamenti dello spazio...” Sembra alludere a una tecnica che
usi la geometria non euclidea, com'è descritto nella Casa delle
streghe:
Il tempo non poteva esistere in certe zone dello spazio e, entrando e fermandosi in tali zone, doveva essere possibile preservare la propria vita e l’età indefinitamente, senza dover mai patire le sofferenze del metabolismo organico oppure del deterioramento, a parte i brevi periodi durante le visite al proprio spazio o a spazi simili. Sarebbe stato possibile passare in una dimensione senza tempo e poi riemergere in qualche periodo remoto della storia della Terra, sempre in una condizione di giovinezza.
“IIIh.
Siamo tutti messi ad angoli diversi...”
Rimarca
(come se ce ne fosse bisogno!) i diversi angoli della geometria da
incubo de La casa delle streghe.
Nella
versione inglese, “all cornered different” è un riferimento
all'espressione “like a cornered rat”.
Pagina 20
Vignetta 1
“Dimoriamo
in quelle regioni estranee a Euclide”
Chiaramente
un riferimento alla geometria “aliena” della casa - è ovviamente
interessante notare come Lovecraft non si fosse solo preoccupato di
descrivere la casa “bizzarra”, ma come in altre occasioni avesse
fatto riferimento a quant'erano all'epoca studi all'avanguardia nel
campo della matematica e della geometria.
“di cui si
pensa sia originaria la bestia.”
Sembra
suggerire secondo il commentatore inglese che Jenkins è uno dei
Mastini di Tindalos, o comunque una creatura loro imparentata. I
mastini sono un'invenzione di Frank Belknap Long, comparsi
nell'omonimo racconto del 1929. I mastini vivono al di fuori del
nostro normale spazio-tempo e hanno un corpo immortale. Massey sembra
sia divenuta immortale stringendo un patto diabolico con queste
creature.
“Sono
attratti dalla fica e la fica è rara in queste storie.”
Riferimento
alla generale assenza di donne e attività sessuale negli scritti di
Lovecraft, ma anche alla natura esclusivamente maschile della Stella
Sapiente.
In inglese
“cunny” è volgare sinonimo per “vagina”, correlato di donne
e sesso.
Vignetta 2
“Nei
nostri racconti, possiamo avere molti significati senza limite
alcuno.”
I personaggi
della storia di Moore sembrano essere consci di trovarsi dentro una
storia - era già successo con Wilfred Wheatley nel quarto numero di
Providence.
“Così io
mi presento come archetipo e convenzione religiosa e in tal modo la
mia vera natura viene fraintesa.”
Riferimento
agli stereotipi cristiani simboleggiati dall'aspetto di strega di
Massey. La casa delle streghe è l'unica storia di Lovecraft dove la
croce ha un qualunque potere.
Vignetta 3
Le aste
della ringhiera cambiano di numero a seconda della vignetta. Qui ce
ne sono otto, nella vignetta 1 a Pagina 11 cinque. La casa cambia e
muta sotto i nostri occhi.
Massey
sembra citare un passo di qualche libro, forse il Kitab.
“Eppure in
tutti gli uomini la ferita della donna”
Una
possibile metafora per la vagina (ferita perché sanguina durante la
mestruazione).
“diviene
meraviglia e terrore”
Per il suo
potere sia di creare (la vita) che per il suo mistero (agli occhi
degli uomini). Sembra esserci qui un richiamo al pensiero magico di
stampo femminista degli anni '60, ma è un'idea troppo vaga per
averne certezza, solo una sensazione.
E'
ovviamente anche un riferimento alla convinzione (sbagliata) che
Lovecraft fosse spaventato del sesso e/o delle donne.
Vignetta 4
La luna è
ora piena, rispetto alla luna comparsa a Pagina 13 Vignetta 2.
Quanto tempo
è stato Black nella casa? Una, due, tre notti? Una settimana?
Perché se
la luna è cambiata, non possono essere state poche ore...
Pagina 21
Vignetta 4
Jenkins è ancora una volta divertito, perchè Black dal suo punto di vista sta dicendo qualcosa di ovvio, lapalissiano. Lui non lo può “portare” da nessuna parte, perchè per Jenkins spazio e tempo sono la stessa cosa.
Pagina 22
Vignetta 1
Si ripete il
“taglio” della vignetta e la scelta di colorazione presenti sia a
Pagina 16 che a Pagina 18.
Lo sfondo è
lo stesso di Pagina 18, Vignetta 1. Tuttavia il bordo è stavolta
cambiato: dalle linee rette e precise si è passati a quella linea
frastagliata e sforbiciata che Moore associa alla realtà. L'evento
soprannaturale è passato, qualunque fosse. Si è tornati al nostro
“normale” 1919.
Il risveglio
di Black pone l'importante interrogativo se davvero abbia incontrato
Massey, se abbia sognato l'incontro o se lo stesse semplicemente
ricordando?
Vignetta 2
- Massey non
c'è.
- I bordi
del pannello sono ora frastagliati.
- Gli occhi
di Black non si vedono - un segno forse che la sua miopia è molto
peggiore nel mondo reale che nei sogni.
- Come
altrove (vedi Pagina 16, vignetta 2), la casa è cambiata ancora: sul
letto abbiamo sei sbarre invece che cinque, la finestra si è
allargata, il tappeto spostatosi di poco.
La finestra
mostra la luce della luna che filtra tra le tende; peccato che sia
sul lato sbagliato della casa (stando alle vignette precedenti)
perché riceva la luce. Inoltre se prima c'era ampio spazio tra
valigia e letto, ora valigia e letto sono praticamente attaccati.
Ulteriori, sottili prove della geometria soprannaturale della casa
(come della maestria di Burrows).
Rispetto
alla vignetta 1 di Pagina 10 la tappezzeria non mostra macchie o
crepe.
Vignetta 3
Tre tane di
ratto sono ora comparse sul muro a destra.
Black
indossa delle giarrettiere, che servono per tenere su le calze. Era
l'abbigliamento anni '20, smettetela di scuotere la testa dentro un
gigantesco facepalm...
Vignetta 4
A pagina 10,
Vignetta 1 c'erano sei sbarre sulla sedia, adesso ce ne sono cinque.
Sulla pagina seguente ce ne sono 4.
Pagina 23
Vignetta 2
Black
dimentica il suo impermeabile ai piedi del letto. E' interessante che
Black spesso perda parti di vestiario in seguito all'incontro con
alcuni mostri. Il cappello in Providence 02 dopo l'incontro con la
demonessa nel sottosuolo dell'abitazione di Suydam, ora
l'impermeabile, in futuro i guanti di sicuro... C'era un commentatore
inglese che si chiedeva se vedremo un mostro alla fine della serie
che indossa tutti i vestiti “persi” da Black.
Pagina 24
Vignetta 4
Black parla
con Hector North; l'ultimo pannello di dialogo appartiene invece a
James Montague.
Pagina 25
Vignetta 1
Compare per
la prima volta James Montague, il corrispettivo del narratore di
Herbert West – Rianimatore, collega di North. E' probabile che sia
un riferimento a Montague Rhodes James, la cui narrativa Lovecraft
ammirava grandemente.
Vignetta 2
La casa di
North e Montague è posizionata al 162eisimo di Orange Street.
Vignetta 3
“James,
sapevi che qui succedevano queste cose, ma quando ho proposto Boston,
tu hai insistito per Manchester.”
In Herbert
West - Rianimatore i protagonisti si trasferiscono a vivere a Boston.
“E quando
un giovanotto vulnerabile e in perfetta salute bussa alla nostra
porta in cerca di riparo”
Si può
riferire sia all'attrazione omosessuale per un giovane uomo nel fiore
degli anni, sia a un possibile candidato/vittima per gli esperimenti
di rianimazione dei morti di Hector North.
Vignetta 4
La
formaldeide è usata per preservare il cadavere nell'imbalsamazione.
La tassidermia è l'arte di costruire e preservare (impagliare, nei
tempi antichi) parti e/o interi animali.
E' una
professione, oggigiorno un hobby, piuttosto macabro, che può
ovviamente funzionare come copertura per un'attività illegale di
negromanzia...
Pagina 26
Vignetta 1
“Potrei
essere un maniaco pericoloso”
Un'ottima
descrizione di Herbert West!
“Stamane?
Oh poverino, è davvero molto scosso.”
Il senso del
tempo di Black è stato completamente sovvertito, sono passati a
quanto sembra diversi giorni (?).
Vignetta 2
“Presto
faremo tornare un po' di colore su quelle guance e la rianimeremo.
(…) e baldorie da svegliare i...”
Si
riferiscono alla rianimazione dei morti, è il solito gioco di
parole.
La frase
completa in inglese sarebbe “fit to wake the dead”, in
italiano... “da far tornare in vita un morto”.
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