Landon Banes è un
semplice minatore di taunuxanio sulla colonia di Armissan, un derelitto insediamento ai margini dello spazio conosciuto. La vita sul pianeta
è dura, tra escursioni in esoscheletri corazzati, passeggiate tra la
lava e operazioni di estrazione in un ecosistema “minerario”
adattatosi a condizioni estreme.
Landon però, è contento: sa di
fare il lavoro di Dio.
Il tauxanio servirà
infatti alla costruzione del Portale, un dispositivo per il viaggio
extradimensionale costruito presso santa Terra, il pianeta natale
dell'Umanità.
Siamo infatti nel XXV
secolo e lo “strappo” profetizzato nel XXI secolo si
sta tragicamente avverando: l'universo sta implodendo, risucchiando
pianeti, stelle, ogni genere di energia umani compresi.
Acqua alla gola,
l'umanità si è fratturata in due diverse fazioni: la Federazione di
papa Callisto, cui Landon è fedele (in entrambi i sensi) e l'Unione
di Mizar. La prima è uno stato teocon dove si è realizzata dopo
secoli di guerre di religione la vocazione imperialista del
cattolicesimo; la seconda all'opposto un gruppo sovversivo di atei
collettivisti che combattono per la distruzione del Portale.
Landon, durante il suo
lavoro su Armissan, intuisce come sia solo propaganda, ma desidera
disperatamente crederci. E' infatti padre e se la moglie è depressa
e scoraggiata dalla vita nella colonia, il sorriso delle sue due
figlie lo consola e lo riempie di gioia a ogni sera di ritorno dal
lavoro. Vive per la famiglia e farebbe di tutto per salvarla. E' per
questo che si attiene rigidamente ai protocolli di sicurezza,
biasimando ogni incidente dei suoi colleghi alla disattenzione, come
ribadendo a ogni piè sospinto che Callisto li salverà tutti. In
altre parole, Landon è l'operaio grato del padrone, il minatore
convinto che lavorare sodo&onesto siano l'unica strada per la
salvezza.
La monotonia di ogni
giorno si strappa però quando l'Unione a sorpresa attacca la
colonia. Landon insiste per attenersi agli standard di sicurezza, ma
per la prima volta fallisce. L'Unione non è debole come insistevano
i canali di comunicazione, dispone addirittura di tecnologia aliena:
le difese non valgono a nulla e per Landon inizia una disperata corsa
per difendere la famiglia.
Vero inizio di una via
crucis dove Landon scoprirà suo malgrado che tutto quello che gli è
stato raccontato, impartito e catechizzato è una patetica bugia.
Al momento di scrivere
la trama ho scelto di concentrarmi su Banes e sulla sua famiglia,
perchè nonostante la ricchezza dell'ambientazione e dei dettagli
scientifici è alla fine il sentimento di padre di Banes a dominare
la storia. Ogni sua azione, per tutto il romanzo, mira a proteggere i
suoi cari, che diminuiscono all'aumentare della minaccia. La
disperazione di Banes lo porta senza soluzione di continuità ad
abbracciare ogni ideologia che al momento gli sembra adatta a salvare
le sue figlie.
E' una lotta contro il
tempo: sia contro lo strappo che incombe sullo sfondo, che contro i
militari, che contro le diverse missioni che gli vengono affidate.
Inizialmente, Menconi è
particolarmente bravo a ritrarre una famiglia “tipo”, tutt'altro
che sana, ma funzionale: il figlio scontroso, le figlie troppo
giovani per rendersi conto del malessere della madre, depressa e
impasticcata (il primo aspetto causa il secondo, il secondo perpetua
il primo). Non sono ironico se scrivo che questo genere di quadretti
famigliari mi spaventa più di qualsiasi combattimento o mostro
spaziale: quel senso di stanchezza e squallore che già presente in
Abbandon viene qui ripreso scendendo di classe sociale.
All'arrivo dell'Unione,
Banes per sopravvivere è costretto a cambiare, ma in fondo questo
cambiamento è solo apparente, perchè sempre finalizzato a salvare
la sua famiglia. La disperazione del nostro minatore è continuamente
sottolineata, sia dai dialoghi, a volte eccessivi, che dai pensieri
dell'io in prima persona, febbrilmente alla ricerca di un modo per
cavarsela.
Chiunque abbia
familiarità con le vicende dei civili in zone di guerra, in Medio
oriente ad esempio, o nei Balcani, o nell'Europa della seconda guerra
mondiale, riconoscerà senza problemi il mindset di Banes. Senza
pretendere che abbia chissà quale valore “scientifico”,
ritrovate nel gioco This War of Mine gli stessi dilemmi e le stesse
scelte “impossibili” che Banes deve fronteggiare nel romanzo,
stretto tra due (e anche più, tra monaci&xenovermi) fronti di
una guerra infinita.
Nonostante combatta,
Banes è un civile che fa del suo meglio e ancora una volta, per
salvare quelle due bambine che vedete in copertina fa davvero del suo
peggio.
L'Unione e la
Federazione si comportano allo stesso modo quando si tratta di
massacrare i civili, dimostrando per tutto il romanzi qualsiasi sia
l'obiettivo una straordinaria indifferenza nei confronti della vita
umana. Dal capitano Grispo con i suoi androidi, ai diversi personaggi
del romanzo nessuno, di fronte allo strappo e in un contesto
alienato, si preoccupa di rispettare le regole.
Come i mech e le
astronavi, anche le vite umane sono mezzi per raggiungere un fine. Lo
stesso Banes perde sempre più remore a uccidere e mentire per il
bene superiore della famiglia.
Di volta in volta Banes
usa l'ideologia che gli capita per giustificare le sue azioni:
dapprima la Federazione, poi l'Unione, persino la Quintessenza e gli
xenovermi. Verso la fine del romanzo, il protagonista arriva a un
nichilismo dove riconosce nelle intenzioni di Menconi ogni precedente
bugia. Quando non c'è il ruolo della religione a supportare
l'uccisione, Banes si sente alcune volte colpevole e alcune volte del
tutto assuefatto, consapevole che non gliene importa più niente.
In tal senso, ricorda
gli studi condotti sul battaglione 101 e sui reparti colpevoli di
atrocità di guerra, che si sentivano alcune volte nel giusto e altre
volte nascondevano un senso di anormalità ed estraniamento con
alcool e droga. Non è un caso che Banes sia fortemente dipendete sia
dal lobodan per motivi di lavoro, che dalla metamina, per la
concentrazione.
Ovviamente queste sono
solo mie suggestioni, che potete anche accantonare: come romanzo di
fantascienza Il Grande Strappo funziona egregiamente per proprio
conto.
Tuttavia, alcuni
passaggi... mi è voluto spontaneo porli in relazione con alcune
riflessioni sulle violenze di Ernst Junger nel suo luciferino diario
del '44 e '45, Irradiazioni:
Al finestrino due giovani ufficiali delle truppe corazzate: uno dei quali si distingue per la bontà del suo viso. Pure parlano già da un'ora di uccisioni. L'uno voleva con i suoi camerati far sparire in un lago un abitante sospetto di spionaggio; l'altro ha espresso l'opinione che, dopo ogni attentato contro i nostri soldati, si dovrebbero mettere al muro cinquanta francesi. «Farebbe presto a finire.»
Sembra che nel mezzogiorno si diffonda un'atmosfera da veri lemuri. Così egli ha raccontato la storia di una signora. Già da quattro mesi si trovava in prigione. Due sgherri del servizio di sicurezza stavano parlando tra loro su quello che avrebbero dovuto fare di lei, dato che era estranea alla faccenda, in connessione alla quale l'avevano arrestata. «Facciamola fuori, così ce ne saremo liberati.»
Quest'indifferenza per
la vita altrui è difficile da citare senza far spoiler, ma nel
Grande Strappo le azioni stesse di Landon e dei suoi nemici e/o
alleati (il più delle volte prima nemici, poi alleati...) parlano da
sé. Verso la fine del romanzo, la trasformazione sembra completa:
Non ho ucciso nessuno di mia mano, ma è come se l'avessi fatto. Non mi verranno dei rimorsi solo perchè devo uccidere tre o quattro persone in più.
Censurata per evitare
spoiler:
Xavier estrae la pistola e fredda gli altri due con un colpo alla testa. Per la prima volta in vita mia non me ne frega niente.
« Sì, lo so. (…) E' strano, però. Non mi fa male quanto con Adrianne e Jessica. E' come se mi ci stessi abituando...» a perdere pezzi della mia famiglia.
L'amore di Banes per la
famiglia travalica spesso la soglia di sopportazione del lettore
medio: il minatore sembra urlare i nomi del figlio, della fidanzata
del figlio, delle gemelle in metà dei dialoghi. Se ricevessi un
centesimo per ogni declinazione del verbo -salvare sarei milionario
al termine delle pur brevi 267 pagine del Grande Strappo.
Negli ultimi capitoli
troppe volte il discorso viene interrotto a metà, con una serie
eccessiva di trattini a spezzare il discorso. Landon sembra inoltre
abbonato allo svenimento o all'esplosione da fine capitolo: dalle
navicelle in fiamme, a incidenti di lavoro su Armissan un numero
eccessivo dei capitoli sembra terminare con Landon che sbatte il
cranio su qualcosa o viene frastornato dal Boom boom! di
un'esplosione. Rispetto ad Abbandon, i combattimenti sono
perfettamente calibrati e non si avverte la minima noia, c'è più
azione e immersione qui che negli ultimi film d'azione che ho visto.
A riprova di come la parola scritta possa reggere un'azione visiva tanto e di più della celluloide. Rimango un po' scettico su un'altra
eredità di Abbandon, ovvero gli incubi di Landon, che dallo schermo
dell'ebook non avranno mai lo “scare”, il sobbalzo
dell'inquadratura ravvicinata di Event Horizon&compagnia. La
lunga citazione dalla Bibbia su Lot era anch'essa tagliabile –
sottoporrei volentieri a editing la parola sacra, ma sembra che Dio e
i suoi rappresentati non accolgano bene il concetto di Show Don't
Tell. Come con Abbandon, i personaggi femminili sono o negativi, o
nel caso della moglie eliminabili ai fini della narrativa. In
particolare la moglie di Banes ha meno spazio dei suoi mech da lavoro
e da battaglia.
Tears of a distant sun, ukitakumuki |
Queste però sono
inezie a fronte del lavoro complessivo. Ho dovuto sforzarmi per tirar
fuori queste critiche e a distanza di diverse settimane dalla lettura
ricordandomene attraverso le annotazioni.
Il romanzo scorre
davvero bene, senza un singolo istante che si avverta “sbagliato”
o fuori luogo.
I colpi di scena sono
connessi in modo logico e inaspettato, le descrizioni inserite nel
vivo dell'azione, gli avverbi depurati, la ricchezza delle
ambientazioni notevole, sia per quantità che per qualità. Di solito
si descrive bene un singolo setting della storia, per trascurarne
tutti gli altri. Nel caso di Menconi, Armissan è un ecosistema
interessante quanto la Terra, a sua volta interessante come le
diverse astronavi in azione, o l'abbandonato hangar dello scontro tra
mech di Procione VI.
Non c'è una frazione
del romanzo che sia stata trascurata, in tal senso le cinque
riscritture non credo siano state una perdita di tempo come le
definirebbero i sostenitori dell'ebook “agile” a “99 centz”
(sic!). La qualità trascina la lettura, senza dar pausa.
La storia del Grande
Strappo è costruita a cerchi concentrici, a scatole cinesi. Scarti
la prima scatola, ne scopri un'altra al suo interno, la scarti
ansioso ed eccone un'altra e un'altra ancora. Non mi riferisco alla
girandola di situazioni, ma al puro ragionamento ideologico di
Landon: ogni volta ritiene di aver scoperto l'ideologia “da
seguire” per correggere la precedente e ogni volta si sbaglia,
tragicamente. Il percorso di disillusione, come lo propone Menconi
nella post fazione, prevede di sbucciare strato dopo strato di
menzogne per arrivare infine al vuoto del nichilismo assoluto.
Non l'ho letto, ma ho
sentito descrivere The Warlord of the Air, di Moorcock allo stesso modo: il protagonista
è dapprima un convinto liberale, poi in linea col pensiero tardo
ottocentesco un anarchico, per infine comprendere (svolta punk) come
l'attentato stesso sia un ingranaggio di un sistema che si
autoalimenta (svolta novecentesca, disillusa appunto).
Il finale pertanto non
è negativo, com'è stato descritto, ma l'unico modo per Banes per
“contare” qualcosa, per smetterla di essere un pupazzo del
ventriloquo politico di turno.
Trovo sia l'unica
svolta positiva di un romanzo altrimenti nerissimo.
2 commenti:
Sono in cerca d'ispirazioni, potrei dargli un'occhiata
Provalo, è una lettura abbastanza trascinante, zero tempi morti... (a parte i personaggi, lì i morti abbondano, ^^)
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