lunedì 20 aprile 2015

Hugo del 2015 e fantascienza militare: Big Boys Don't Cry, di Tom Kratman


Sono rimasto sgradevolmente sorpreso che nella blogosfera italiana nessuno si sia occupato a fondo dell'ultima polemica in terra d'America sugli Hugos.
Probabilmente mi sono perso articoli importanti da siti che non seguo, ma ho l'impressione che al di fuori di un articolo “forte” pubblicato da Fantascienza.com e un altro da Players, nessuno abbia trattato a fondo l'argomento. Non si può negare che sia un argomento complesso, con più opinioni da menti illustri come John Scalzi e George rr Martin; e tuttavia un dibattito italico sarebbe risultato interessante.
Il problema in pillole per chi se lo sia perso: gli Hugo, premio di fantascienza popolare attivo dal 1953, quest'anno sono stati vigliaccamente sabotati da due gruppi di fantascienza destrorsa americana, i Sad Puppies e i Rabid Puppies. Entrambi i movimenti rivendicano maggior spazio alle opere di fantascienza a loro giudizio lette “dal popolo” contro quelle che ritengono premiazioni “viziate” da un eccessivo favoritismo verso minoranze e radical-chic. In altre parole, Larry Correia tra i portavoce dei Sad Puppies ritiene che nell'ultimo decennio il politically correct abbia sabotato il giudizio degli Hugos, che sono andati a solo beneficio dei “favoriti” del momento, senza considerare il reale valore dell'opera.
I Rabid Puppies invece, il cui leader Vox Dei (!) è finlandese, contestano gli Hugos con maggiore violenza, esprimendo le uguali proteste di Correia, ma corredandole con diverse accuse, tutte più o meno retard, dalla misoginia internettiana di reminiscenze del Gamergate ai solit rant complottisti.
Si può riconoscere la validità di alcune proteste di Correia e dei Sad Puppies, ma in ambedue i casi alla base c'è quel cultural marxism, che ipotizza un improbabile complotto di sinistra a danni del bistrattato “uomo bianco medio”. 
I Sad Puppies non sembrano accorgersi che da quando gli Hugos vennero introdotti nel 1953, sono stati premiati autori di ogni estrazione politica senza reali preferenze. Al di fuori della decisione sgradevole di rovinare la fantascienza con esplicite posizioni politiche, i Sad Puppies peccano d'ignoranza storica, lodando autori come Heinlein che dopo aver scritto fantascienza militare come Starship Troopers, iniziava quel romanzo hippie che è Straniero in terra straniera.


Convinti dunque che gli Hugos fossero irrimediabilmente corrotti dall'interno, i Sad Puppies hanno compilato una lista di opere – all'insaputa degli autori dei suddetti romanzi, s'intende – e hanno deciso che li avrebbero promossi con ogni mezzo possibile. Fin qua, tutto regolare: si vuole promuovere fantascienza che si ritiene di qualità, tramite un'organizzazione di appassionati. Più che giusto. Tuttavia, per votare le opere che si desiderano, occorre comprare una quota d'iscrizione di 40 dollari. La quota include le opere vincitrici e la possibilità di accedere al voto. E' una scelta ragionata per scremare i vecchi appassionati dai lettori occasionali cui piace premere a ripetizione sui bottoni delle liste. La cattiveria dei Sad Puppies è stata acquistare più biglietti possibili per accaparrarsi quanti più voti disponibili. E' una mossa sleale, ai limiti della legalità. Affonda nell'idea di una leva di massa generale, dove si vuole sommergere il nemico con il proprio numero. Non c'è alcun tentativo di argomentazione, o di giustificazione: sono le stesse tecniche di spam e harrassing tipiche del Gamergate. Quanti, di questi lettori “comprati” dai Sad Puppies, hanno letto effettivamente le opere in gara? Quanti sono effettivamente appassionati di fantascienza, come il vecchio zoccolo duro che vota ogni anno? Credo pochi, se non nessuno.
Larry Correia, in uno scambio telematico con George rr Martin, è un buon rappresentante della categoria dei Sad Puppies. Mescola rivendicazioni prive di fondamento a inesistenti discriminazioni. Afferma di esser stato maltrattato agli Hugos solo perché mormone e libertario, ma risulta incapace di citare situazioni dove effettivamente questo fantomatico bullismo si sia verificato. Molto pacatamente, Martin gli fa notare che neppure lui fu trattato bene agli Hugos negli anni 70' e che nessuna delle circostanze che cita sono straordinarie. Sfugge a Correia la semplice idea che, se non ha raggiunto i premi che voleva, è solo perché non scrive ancora sufficientemente bene. D'altronde, Grimnoir Chronicles, nonostante sia un buon romanzo (ehi, lo consigliava Giobblin!) mostra una caratterizzazione psicologica e una cura nella ricostruzione storica del tutto assente
Ma eh, no! Se Correia e altri valenti autori non sono stati premiati, la colpa è sicuramente di malvagie femministe-ebree-socialiste... >__< 

L'atteggiamento generale in Italia sembra quella del boicottaggio: gli Hugo – almeno nelle categorie della narrativa breve – sono stati sabotati, dunque non li pubblicheremo, né daremo loro visibilità. Non sono molto d'accordo. In primo luogo, i Sad Puppies hanno sempre piagnucolato d'esser vittima di un sistematico boicottaggio che proibiva loro alcun premio. Di conseguenza semplicemente allinearsi ai loro pregiudizi boicottandoli a loro volta non mi sembra una mossa geniale, quanto piuttosto una conferma ai loro rant complottisti. Ugualmente, la proposta di votare NO AWARD in ogni categoria come protesta verso il sabotaggio rischia di eliminare quelle opere in gara “fuori” dalle liste dei Sad Puppies, che a fatica erano riuscite a qualificarsi.
Pertanto, la scelta migliore per quanto mi riguarda è leggere senza pregiudizi ogni opera premiata, cercando di estrapolare quanto c'è di valido senza boicottare indiscriminatamente tutto. In questo modo, si potrà premiare quanto c'è di buono nell'establishment, dimostrando ai Sad Puppies che sì, possono venire premiate opere di ogni estrazione a patto che siano ben scritte.
E' con questa disposizione di spirito, che ho letto Big Boys Don't Cry.

In un lontano e oscuro futuro (cit.) la guerra è affare di pertinenza di giganteschi carri corazzati. Questi monumentali tank, della grandezza di interi edifici, comprendono un vasto arsenale di cannoni, lanciarazzi, armi a energia e decine di torrette. Sono un esercito in una sola macchina, un mostruoso conglomerato di forza bruta inviata per sedare ribellioni e conquistare pianeti. 
Mentre la fanteria umana e i droni d'appoggio vivono nel ventre della macchina e svolgono funzioni di supporto, il tank è comandato da una sofisticata intelligenza artificiale, capace di compiere decisioni autonome e coordinare con perfetta precisione le diverse torrette. A tutti gli effetti, questi carri armati sono esseri pensanti, dotati di un loro carattere e umore.
Seguiamo perciò le avventure di Maggie, un'intelligenza artificiale femminile che ha vissuto centinaia di conflitti e la cui unica debolezza è un amore per i fiori nel database delle informazioni sulla Terra...

Il romanzo breve parte con un'imboscata di una razza aliena, gli Slugs. Questi molluschi antropomorfi combattono una guerra di schermaglie e agguati. Maggie, colta in un'imboscata, sceglie di sacrificarsi fino all'ultimo bullone per permettere la ritirata al grosso delle truppe: il primo quarto del romanzo è infatti la descrizione di una battaglia campale disperata, dove gli Slugs/persiani muoiono a migliaia contro Maggie/Sparta. Il carro sopravvive, ma è talmente malmesso che viene recuperato da una squadra di manutenzione umana per venire dismesso... e demolito.
Da lì in poi, Maggie rivive le sue memorie di guerra nella galassia, mentre gli operai le staccano gli occhi/visori, i polmoni/tubi d'energia e lentamente la spengono.


Lo stile di Tom Kratman è molto semplice. Vi sono un paio di termini militari, e forse qualche tecnicismo nella prima parte, ma se possedete un livello d'inglese medio/basso leggerete il romanzo fluidamente. In particolare le battaglie sono descritte con adeguato piglio visivo.
Si veda il seguente passaggio, ad esempio:
Fifteen kilometers down range, in the direction of the counterattacking Roz, a Roz Heavy took the full force of an ion bolt square on. The Roz’s energy shield flared momentarily, then died. The particle beam passed through the vanquished shield, striking the Heavy's armor. Even to the Ratha’s sensors, the enemy vehicle was lost amidst the resulting flash. The VR view, however, showed the meter thick heterodiamond - or some close cognate -- melt, boil and steam away.
Onward the bolt burned its way, melting and shearing connections, gears, and cables. Centered in the heart of the AFV, a single live Roz, the eight-legged vehicle’s eight-legged commander, felt precisely nothing as its body was turned to ash faster than its nerve endings could carry the news of damage.
“Michael? Maggie. Target engaged and destroyed.”

Kratman alterna tre diversi momenti temporali: il presente, dove Maggie viene smontata; il passato rivisitato in prima persona di battaglie e rappresaglie; alcuni excursus a carattere fantapolitico.
Nonostante la fantascienza militare venga automaticamente associata ad Heinlein, Kratman sceglie una strada diversa, legata con ogni probabilità alla sua esperienza militare. Non vi sono infatti digressioni sociologiche e le gerarchie militari sono descritte con cattiveria. 
I generali sono immondizia in alta uniforme, i tattici degli incapaci, i politici degli accaparratori. L'ammirazione di Kratman è tutta per Maggie e per i tank senzienti, che dimostrano un acume maggiore dei compagni umani. Maggie è particolarmente legata al suo vecchio battaglione di soldati umani, verso cui aveva un occhio di riguardo come una madre verso i suoi cuccioli. Il coraggio di Maggie e dei suoi fanti risalta proprio in virtù delle situazioni disperate o spregevoli in cui si trovano invischiati, da missioni suicide a rappresaglie verso i civili. In tal senso, Kratman è critico verso un modo di condurre la guerra, ma non verso la guerra stessa. Sicuramente in tal senso il romanzo non è pacifista, perché mantiene la vecchia idea dell'eroe guerresco, proponendo l'ammirazione classicista per le gesta in battaglia. Come ricorderà chi ha letto Nelle tempeste d'acciaio, di Junger, anch'io ammiro il coraggio di un soldato in battaglia e non trovo in questo coraggio nulla di vergognoso. Questo non vuol dire essere guerrafondaio, accettare il brainwashing dell'attuale mondo delle caserme, o essere un patito delle parate, magari nostalgista del Duce.
In Big Boys Don't Cry, un paio di passaggi sono in effetti fascistoidi:
Those early battle tanks should have been fielded sooner. But centuries of bureaucratic inertia, historically unequalled nepotism, academia-instilled pacifism, and corruption on an heroic scale, along with some even less savory factors, all contributed to a speed of deployment next to which a snail would have seemed a thoroughbred. Still, with our planets falling to the enemy at the rate of six to eight a terrestrial year—a baker’s dozen in one particularly harsh year—even the low-grade morons of the General Staff and the moral lepers of the political branches eventually came around to the realization that bureaucratic procedures had to give way by our will, or the Nighean Ruadh would do away with them altogether.
It probably didn’t hurt matters when, one Friday afternoon, following the fall of Beauharnais and the presumed deaths of almost half a billion human beings, a Washyorkston mob stormed the offices of the United Planets Organization, trampled the security guards into bloody jam and dragged to the lampposts some one hundred and twenty-seven members of the Assembly of Man. There would have been more had most of the members not signed out earlier that morning on a long paid weekend. Among the lynched were several hundred time-serving bureaucrats, sixty or seventy of whom were, at least in theory, members of the military.
I carri senzienti (Ratha) ricordano il vecchio gioco da tavolo Ogre, di Steve Jackson  
Sono tuttavia passaggi marginali e il fulcro della narrazione resta Maggie e il suo amore per i fiori... e la guerra. La seconda parte del romanzo, in particolare, è interamente dedicata all'addestramento nel simulatore di Maggie, quand'è ancora un software appena “nato”. La sofferenza del percorso d'indottrinamento e alcune scoperte che non svelo per amor di spoiler rivelano a Maggie quanta poca libertà abbia avuto in tutte le guerre che ha condotto.
“John, what do these lines mean on the graph?”
The gray man looks briefly and shrugs, “Oh, they all do that for this scenario. Doesn’t mean anything.”
You know, you would almost think the brain is crying,” she insists.
He laughs. “Nonsense. You're anthropomorphizing. These things don’t cry. They can’t. They’re just machines. Besides, it has to learn to take it or we'll end up having to scrap the unit. It’s a waste of course, but it's cheaper to reject the brain and reuse the material than to risk putting an unsuitable brain in a real Ratha hull.”
“Anyway, we’ll just leave it like that overnight. Every new central core needs a lesson in war and pain. This VR scenario works better than most. Tell you what, let’s go get a cup of coffee in the cafeteria and we'll go over today’s session.”
All alone in its sterile virtual world, a baby Ratha weeps in agony without comprehension, as the sun stands still over a fallen corpse that will not die.

Big Boys Don't Cry è un'espressione che ricorre nel romanzo per riferirsi ai tank. Ufficiali e politici la usano spregiativamente, per riferirsi all'assenza di libero arbitrio dei carri e alla loro presunta insensibilità. Come i soldati semplici che accompagna, Maggie pur avendo sentimenti e opinioni è trattata, “usata” come uno strumento, un arnese da lavoro...
Nel suo caso sono inoltre due bugie nella stessa frase:
‘Big boy here won’t cry.’ Two lies in a single sentence. I am not a boy. And I will cry….

Fonti: 
Pagina Amazon di Big Boys Don't Cry e pagina Goodreads.
Sugli Hugos linko l'opinione di Martin, che con pazienza ha risposto a Correia.
Interessante il riassuntone generale di Electric Literature
E già che ci siamo, postiamo l'opinione di Chuck Wendig.

2 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Voglio esser sincero: ho letto tutto il post e ho scoperto cose che minimamente sapevo che esistessero.
Specialmente per gli Hugos...

Coscienza ha detto...


Eh, gli Hugo sono stati un bel casino, quest'anno! >.<
Io normalmente non seguo molto le premiazioni, ma mi è capitato di leggerne sul blog di George rr martin, dove l'argomento ancora infuria... Allora ho scelto d'approfondire.