37 Days, letteralmente 37 Giorni, è
una serie tv della BBC che comprende tre episodi della lunghezza di
un'ora ciascuno, articolati in un più ampio progetto volto a
sensibilizzare la popolazione a interessarsi ai retroscena della
prima guerra mondiale, nel contesto del centenario 1914-2014.
Abbiamo
bombardato la Libia nel 1912 e siamo tornati a bombardarla nel 2012,
una guerra europea è scoppiata nel 1914 e ora nel 2014 un nuovo Tzar
muove i suoi soldatini di piombo. Se dovessimo credere alla storia
che ripete sé stessa del filone revisionista di Furet, si direbbe
che il 1917 Oops il 2017 sarà un anno molto, molto interessante...
Ma sto divagando.
Il poco simpatico Gavrilo Princip |
37 Days si propone dunque di
concentrare la lente focale su questo maledetto problema delle cause
e vuole mettere in luce gli aspetti finora considerati di minor
interesse cinematografico: rapporti diplomatici, burocrazia,
intrallazzi fra politici e parlamentari.
L'azione segue le spalle di un giovane
assistente del diplomatico inglese Edward Grey, incaricato di dover
sostenere il ruolo dell'Inghilterra dapprima nell'assassino
dell'Arciduca Francesco Ferdinando, in seguito costretto negli
ingranaggi sempre più intrincati della Triplice Alleanza e della
Triplice Intesa, che lentamente lo stritoleranno portandolo a
supportare la Francia in una piena guerra contro la Germania.
Il secondo protagonista si trova invece
sull'altro fronte; è un giovane assistente del Cancelliere
Bethmann-Hollwegg che fedelmente accompagnerà l'entrata in guerra
del Kaiser, inizialmente interessato più a una guerra contro la
Russia che contro la Francia e in seguito incoraggiato da Moltke e
dal suo pallino per “La guerra totale”.
Chiariamo fin da subito: non è la
serie migliore della BBC.
Riesce nell'intento di raffigurare il
caos di misunderstandings, piccole rivalità e orgogli
provinciali che portarono allo scoppio della guerra. Paradossalmente
riesce a mostrare quanto la nozione di “causa” in storia sia
eccezionalmente sopravvalutata. Non c'è un singolo personaggi che
non sia pedina di una catena inarrestabile di eventi che lo
costringono in un angolo, generando di fatto scelte obbligate, in cui
Onore e Raziocinio centrano ben poco. Il laccio si chiude e nella
fine del terzo episodio un pacifista convinto quale Edward Grey
diventa il più convinto sostenitore del conflitto. Non c'è altra
scelta, se non rifiutare la scelta stessa, e dimettersi
dall'incarico, come faranno altri membri del Cabinet.
Ian McDiarmuid. You know, Crowe, you should really take up cricket. It teaches one an awful lot about life! |
La parte “inglese” della serie
funziona bene, mescolando dialoghi ben scritti a un'ambiguità di
fondo che di tratto in tratto viene lasciata riaffiorare. La Serbia
oppressa? Una tragedia, ma in fondo tanto diversa dall'Irlanda? In
entrambi i casi abbiamo un impero che opprime: l'Austria/ Impero
Britannico. E una nazione ingiustamente oppressa: Serbia/Irlanda.
Viene inoltre colta molto bene quanto poco “Europea” venisse
sentita la Russia: lo Tzar è una figura minacciosa per tutti,
Nemici&Alleati, un Tiranno con a disposizione migliaia su
migliaia di uomini, letteralmente milioni da gettare all'attacco. E'
quanto sbaglia chi scrive Steampunk: il Kattivone se volete davvero
restare fedeli alla mentalità vittoriana dev'essere la Russia.
Nonostante fosse in realtà molto più debole di quanto all'epoca si
ritenesse, era la Russia la potenza che nel passaggio di secolo si
temeva “dominatrice”.
I prussiani d'accordo, pericolosi,
industriosi: ma erano i cosacchi l'autentico terrore.
La parte “tedesca” della serie
soffre invece numerosi problemi. In primo luogo, l'Austria-Ungheria
non era il manichino indocile che viene presentato nella serie. Certo, l'appoggio tedesco nella dichiarazione di guerra alla Serbia
risulto fondamentale. Ma alla fin fine l'Austria scelse per sua
volontà di “accendere” le polveri.
“ Ma oggi si riconosce, anche da parte di storici simpatizzanti con la monarchia asburgica, che a prendere la decisione fu l'Austria-Ungheria, per quanto essenziale si fosse dimostrato l'appoggio tedesco. Come ebbe a dichiarare il barone Leopold Andrian-Werberg, console generale austro-magiaro a Varsavia (1911-14): << Siamo stati noi a dichiarare la guerra, non i tedeschi, e tanto meno l'Intesa >>”.
In secondo luogo Moltke agisce come un
generale assetato di sangue, ansioso di combattere su entrambi i
fronti e distruggere il nemico con una poderosa zampata. Peccato che
nella realtà storica Moltkle fosse oltre che molto meno grasso,
anche meno incline a combattere; o meglio a seguire il Piano Schlieffen, su
cui (giustamente) nutriva parecchi dubbi.
Un Kaiser stanco delle ingerenze inglesi |
L'attore
che recita il Kaiser è una delle recitazioni migliori della serie,
accanto all'abilissimo Ian McDiarmuid, che interpreta Edward Grey.
Emerge un ritratto tormentato, bipolare: un Monarca autoritario che
fatica a far presa sui suoi sottoposti. Un uomo con un tratto più
che folle, infantile, in particolare nella questione delle dimensioni
della flotta, che per un vecchio trattato non potevano superare
quelli della flotta inglese.
Ma il personaggio in assoluto più
stupido e mal scritto è il “giovane” tedesco, che viene
presentato come un piccolo Liberale... “Desidero che la Germania
non sia più una caserma, uno stato prussiano, ma una vera
democrazia!"
America! Liberalismo!
Noi-Siamo-Il-Bene, i tedeschi e i Protezionisti sono il male!
DemoKrazia Liberale Soluzione
A-Ogni-Problema!
E' un personaggio stupido, perché
dichiaratamente messo lì come Bussola morale, a ricordare allo
spettare inglese che gli Imperi centrali erano in torto e resteranno
in torto ed erano Kattivi e resteranno i Kattivi. Emh... No
Comment?
In realtà, a voler leggere questo
personaggio “finto” del giovane tedesco liberale con sincerità,
si vedrebbe chiaramente che sta lì la chiave della serie. Gli unici
infatti a favore della pace sono i Liberali Inglesi, che temono di
perdere possibili introiti all'entrata in guerra. Il messaggio è
tutto lì: solo attraverso il liberalismo ci può essere Pace, solo
noi ci abbiamo provato. E viene sinceramente da ridere quando qualche
rigo più avanti Edward Grey descrive quella che era una Monarchia
costituzionale classista all'ennesima potenza come “the only
democracy”. Abbiamo un chiaro dualismo: O il liberalismo, con
l'uomo libero, perché prigioniero solo dell'Economia (ma potere
sulle merci equivale a potere sulle persone) O l'autocrazia
militarizzante della Germania.
O Totalitarismo, o Liberalismo.
Eppure, fatevi coraggio: guardate
avanti. Guardate al resto della Mappa. A chi era alleata,
l'Inghilterra? Alla Francia. Ovvero a una Repubblica, che aveva
fondato le proprie basi su più di un secolo di lotte sanguinose per
dare il potere al popolo. Una Repubblica, che seppur tra mille
compromessi, s'era edificata su valori che andavano al di là
dell'Economia.
Visto? Questi dualismi si spezzano facilmente. Basta
cambiare prospettiva.
D'altra
parte Guglielmo II stesso dirà, alcuni
mesi prima della sconfitta del suo paese:
«Si trattava non di una campagna strategica ma di una lotta tra due concezioni del mondo: o la concezione prussiana, tedesca, germanica, del diritto, della libertà, dell’onore, della morale deve continuare ad essere rispettata, oppure deve trionfare la concezione inglese, ovverosia tutto deve essere ricondotto all'adorazione del denaro».
La vittoria Alleata di fatto consacrò
il potere della City e dell'economia, potere che vedrà un passaggio
all'America nel corso del 900. L'impero del dollaro si rivelerà ben
più spregiudicato e crudele della vecchia monarchia fieramente
europea degli Asburgo.
Fonti:
Il tramonto dell'impero asburgico, di
John W. Mason
L'età contemporanea, di Giorgio
Negrelli
37 days BBC
Ripensare la guerra. Dallo scontro cavalleresco allo sterminio di massa, di Alain de Benoist
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