Ripper Street è una serie
tv che in onda dal 2012 ha conosciuto un buon successo, guadagnando
una seconda stagione e accumulando un certo numero di fan, che hanno
giustamente protestato alla chiusura della BBC in anticipo sulla
terza serie. Se siete fan, c'è una raccolta firme ancora in corso Qui.
To rip: squarciare,
strappare, lacerare. L'azione che apre, che scarta un involucro. Lo
squartatore, per l'appunto, squartava: nel senso che apriva i
cadaveri, li svuotava come sacchi della spesa. Ripper street dunque;
nel senso banalissimo delle strade che appartenevano alla leggenda
del Ripper, di colui che “apriva”, squarciava. Ma possiamo in un
certo senso, alzare l'asticella della metafora e pensare al titolo
della serie, Ripper Street, come una metafora dell'intento nascosto
della serie tv; nel panorama idilliaco, nostalgico, miope delle
produzioni ambientate nell'Ottocento, Ripper Street spicca per una
precisa volontà punitiva: di volta in volta le uccisioni, gli
assassini, i gialli vengono ricondotti al marcio della società, un
marcio “nascosto”, avvolto nella pelle della società perbenista
altoborghese. Lo squartatore “apriva” prostitute; e queste
sfortunate donne erano letteralmente recipienti, contenitori in cui
il borghese vomitava (eiaculava?) il male che compiva ogni giorno nei
confronti della moglie sottomessa, dei figli spediti in guerra, degli
operai che opprimeva. Le produzioni della BBC sono essenzialmente
composte, neoclassiche. Confidano più nella trama e nelle capacità
degli attori che negli effetti speciali. E fanno bene, ovviamente.
Fanno benissimo. Eppure, spesso permane un fondo conciliante, dal
nasino volto all'insù, a bere te “inglese” in tazzine di
porcellana senza chiedersi dove provenga la porcellana per la tazza,
l'erba indiana per il te “inglese”. Ostentando un'indifferenza
malcelata.
Quest'indifferenza in
Ripper Street scompare.
La serie infatti si sporca le mani con ogni
genere di schifezza; nella prima stagione (sto attaccando a guardare
la seconda) succede di tutto: anarchici russi che fomentano operai in
sciopero- il fantasma della gloriosa Comune di Parigi che tormenta la
classe politica- la circolazione dei primi snuff movie pornografici,
ma declinati nell'ambientazione “egiziana” che andava
effettivamente in voga nelle foto “hard” del tempo, veterani con
trauma da guerra dal sanguinosissimo conflitto nel Sudan, intrighi
all'ombra dei primi colossali Transatlantici e ovviamente una miriade
di Serial Killer emuli dell'immortale Red jack.
La serie ha i suoi
difetti.
Edmund Reid, nonostante
gli sforzi di caratterizzazione psicologica, rimane un protagonista
parecchio antipatico. Umano, ma severo. Uno stacanovista inglese
sacrificato alla propria professione.
E' scialbo, sbiadito. Una mente
razionale aggrovigliata nei fantasmi del passato.
Le spalle funzionano
meglio, forse perché maggiormente stereotipate.
Captain Jackson, l'americano, è ovvio
a dirsi, un americano. Nessuna regola, alcool a fiumi, vive in una
casa di puttane con il suo amore, Long Susan, una tenutaria affarista dal caratterino piuttosto deciso. Jackson è
impetuoso, abile con la pistola, un chirurgo geniale, che traffica in
sala operatoria con la maestria di un cuoco sopraffino. E' un
personaggio molto over the top, che danza sull'esile filo del doppio
gioco, dell'inganno, pronto sia alla scoperta sensazionale che
all'esplosione di rabbia improvvisa. Stanca, alla lunga.
Il sergente Drake, invece, in
apparenza l'uomo “animalesco”, il pugile ex veterano che
rappresenta i muscoli della divisione H, attraversa una strana
metamorfosi. E' l'unico personaggio che all'incipit della seconda
stagione ho deciso di premiare. Attraverso ripetute sconfitte e
delusioni cresce, matura sotto gli occhi dello spettatore. Un'evoluzione in sordina, costantemente in ombra, ma dall'insospettabile
flessibilità. Nei termini del Darwinismo sociale la coppia che viene
a formarsi al termine della prima stagione per quanto “bassa” ha
una vitalità che manca ai toni freddi e disperatamente azzurri della
casa di Edmund Reid.
Sorvolata dunque la triade
principale di protagonisti, la serie fa proprio in ogni episodio i tropes Aristocrats are evil e il più generalista Idle Rich.
Non c'è aristocratico, o gentry, o
alto borghese che si salvi.
A lot of tropes have origins way back when media was still forming; this is one of them.It might have been an early way to appeal to the masses, or just due to the way aristocrats tended to look down on the general public. But it was then and is nowreally popular to cast aristocrats as villains. A variety of Meaningful Titles exist - people with feudal titles are very commonly evil. Popular titles are Countnote , andBaron — two titles which are rarely seen on a good guy. (Oddly enough, a Countess has a better-than-even chance of being a decent woman.) And though it doesn't show up a great deal, you should break out in a cold sweat when you meet a Viscount. Unless it's Viscount Horatio Nelson. Interestingly, both counts and barons are fairly common titles among Continental Europeans, but rare among the English, which may suggest a regional bias in which aristocrats are cast as villains.Needless to say, Barons fare the worst in popular fiction, with one notable exception when used as a badass nickname.
Indovinate chi è il buono e chi è il cattivo? |
(...)
For the modern version of this trope, see Corrupt Corporate Executive, and to a lesser extent, Nouveau Riche.Very prone to Screw the Rules, I Have Money!, Screw the Rules, I Make Them!, and Screw the Rules, I Have Connections!.Morally Ambiguous Doctorate is also related, insofar as the title of Doctor gives the Mad Scientist some implied legitimacy.For more information on the British title system, see Knight Fever. Not to be confused with The Aristocrats, a "stock joke" based on this premise.This trope often goes hand in hand with Slobs Versus Snobs.
Sono tutti perversi, sono
tutti dannati, sono tutti malvagi.
La follia dei serial killer che
minacciano Edmund Reid appare chiaramente manovrata dalle classi
alte, sia per causa-effetto che per semplice corruzione. E' la
nobiltà che caga i suoi rifiuti in strada; dai figli illegittimi,
alle frodi, alle minacce, alle barbarie fisiche. Whitechapel in tal
senso non è la Fonte del Male, è piuttosto il punto di Arrivo, lo
scolo, il cassonetto, il buco del culo di un animale sociale il cui
cervello maligna a Buckingam Palace.
I personaggi secondari,
infine, sono qualcosa di deliziosamente idiota. Le maschere che
agitano sono maschere nel senso letterale del termine; il ragazzo-
The boy!- è caratterizzato da quel volto ingenuo e spaventato; il
segretario dalla barba rossa è beh... umh... Un prudente segretario
dalla barba rossa; il giornalista scarafaggio affamato dall'ultima
porcheria è proprio uno scarafaggio affamato di notizie da
schiaffare in prima pagina. Insomma, in tal senso Ripper street è
anche un diretto erede delle storie di Sherlock Holmes, dove
all'apparenza, o se preferite alla Forma di vestiario e fisiognomica
corrispondeva una Sostanza nel carattere dell'individuo.
Assaggiate questa bevanda turca dal lontano oriente che va sotto il nome di "caffè", sergente Drake! |
Un ultimo appunto; la
serie dunque “rippa” il bon ton della società vittoriana di fine
secolo, esattamente come lo Squartatore rippava le sue vittime.
Tuttavia c'è un terzo livello; perché per guardare la serie molti
l'avranno “rippata”, l'avranno scaricata da un indirizzo torrent
che a sua volta l'avrà “rippata” da un supporto fisico (the
ripping). Si può in un certo senso dire che “rippando” la Ripper
street series, squarciamo un sistema di distribuzione lento, arcaico
e obsoleto, che vuole distribuire solo in certi modi e a certe
condizioni, attraverso un capitalismo tradizionale che ha fatto il
suo tempo.
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