Spero
vi diverta! :-D Fatemi sapere!
Andras
strinse l'indice sul grilletto della pistola, ma questa scalciò a
vuoto. Una
fiammata eruppe dal caricatore.
Inceppata!
Fasz! Fasz! Fasz! ...*
L'ufficiale
aprì il cilindro della pistola, prese a ruotare il gigantesco
caricatore per cercare il proiettile calibro 7.65mm. Disincagliare la
cartuccia esplosa dalla delicata molla che lo immetteva nella canna
corrispondente...
Non
il primo, non il secondo, non il terzo
Il
tuono di un trombone scaricò un ciclone di sale grosso e sassi a
pochi passi dalla sua posizione, gli stracciò pantaloni e stivali.
La pistola gli sfuggì di mano, rimbalzò sul terreno. L'otturatore
scattò di nuovo, le multicanne rovesciarono un torrente di piombo
sui primi assalitori alla carica. Una nube di terriccio sommerse i
bersagli. Andras sputacchiava, riverso sulla schiena. Nel fumo
dell'esplosione sentiva un serpente giacere sulla pancia. L'afferrò,
lo portò all'altezza degli occhi. Erano budella dilaniate. La gabbia
sventrata di una cassa toracica affondava nella terra. L'arcata
inferiore di una mascella, i denti allineati in grovigli di
cartilagine mordevano le dita mozzate di un braccio esploso dai
pallettoni. I serbi superstiti esitarono, scompaginati. Andras rotolò
sul ginocchio, estrasse una derringer dallo stivale, prese la mira.
Sparò nell'occhio del serbo più vicino, poi spostò la mira di
pochi centimetri, dilaniò il gozzo di un secondo, azzoppò un terzo.
I serbi scalpicciarono in ritirata verso la foresta, ma una voce
baritonale, dalle cadenze rabbiose li ricacciò indietro.
-
Взять его! E' solo e voi siete tanti! Prendetelo! -
Andras
riconobbe le parole in russo, concentrò raggelato lo sguardo verso
la silhouette metallica che si faceva strada di ramo in ramo dalla
foresta. Era un uomo dalla lunga barba bianca, il capo maniacalmente
rasato, che sfiorava i due metri di altezza. L'uniforme azzurro
sporco esibiva le mostrine di alto ufficiale zarista. Picchiò pugno
contro pugno. Gambe e braccia erano state amputate, rimpiazzate con
arti metallici, raffinate riproduzioni di muscoli, avambracci e
deltoidi in rilievo, sagomati con brutale martellio di fabbri. I
pugni in acciaio damascato in argento erano arrugginiti, ma
stritolarono con schiocco di meccanismi a molla il ramo della
conifera più vicina. Si diresse con andatura claudicante verso i
serbi superstiti.
-
Herr Andras Kovacs! S'arrenda e forse non le caverò gli occhi per
mio diletto! -
Pronunciò
sillabando le parole in un tedesco comprensibile, ma sgraziato.
Alto
ufficiale zarista agente sobillatore probabile volontaria amputazione
di entrambe le braccia per entrare nel corpo corazzato monarchico
probabile presenza di doppio cannone nell'avambraccio destro,
mimetizzato nelle bocche dei leoni ringhianti probabile soluzione
all'attuale situazione? Suicidio
-
Fottiti cane zarista! E si fotta la vostra tirannia di degenerati! -
Andras
scattò a correre di tre metri in avanti a destra. Nella finestra
temporale di pochi secondi che aveva calcolato sparò i tre
proiettili rimasti nella guancia del colosso. L'ufficiale alzò di
scatto il braccio sinistro. I tre dardi rimbalzarono sulla piastra
del bicipite, scheggiando la patina dorata. A sua volta l'uomo
macchina balzò in avanti con ampie falcate che gocciolavano olio
nero sull'erba. Andras voltò la schiena per cercare la salvezza nel
fiume, ma l'ufficiale zarista lo afferrò per il colletto, alzandolo
a mezzo metro da terra, guardandolo divincolarsi come un gatto preso
per la collottola.
-
Sei rapido, piccolo ungherese sfrontato. E sembri dimenticare che la
tua stessa patria, l'Ungheria, non è altro che l'ennesima nazione
soggiogata dagli Asburgo. Siete cani di un imperatore debole. Ora,
potrei ucciderti subito, ma voglio conferma a quanto hanno sentito le
nostre spie a Budapest. E' vero o non è vero, che sapete del
progetto della Nostra Santa Madre Russia -
-
Non so nulla, feccia. I piani deliranti del vostro Macellaio infedele
non m'interessano -
L'ufficiale
ringhiò, un filo di bava gli scese dai denti affastellati in un
ghigno. Con il braccio libero, mosse le dita in una precisa sequenza.
Due unghioni affilati sibilarono dall'incavo dei leoni ringhianti nel
braccio. Il zarista conficcò i due unghioni nella spalla dell'uomo.
I banditi serbi si allontanarono di scatto di qualche metro, sul viso
un'espressione d'orrore. Andras gridò, balbettò un fievole assenso.
Un lento flusso di sangue zampillò dallo squarcio, le due lame
ancora avvinte nella carne.
-
Sappiamo che volete lanciare un attacco di massa passando dalla
Moldavia per poi gettarvi a corpo morto contro le province
asburgiche. Si parla di milioni di soldati pronti all'imbarco sugli
aerostati che andate fabbricando in Ucraina. Nel frattempo le vostre
cellule terroristiche in Serbia sotto la copertura della Mano Nera e
in accordo con il governo Serbo daranno il via a violente agitazioni
nelle zone di confine e in Bosnia. Attentati di ogni tipo. La
dichiarazione di guerra alla Serbia sarà un atto a dir poco
obbligato, se non vogliamo perdere la faccia -
-
Quali attentati, Andras! Quali? Contro chi? -
-
Contro l'erede al trono, Francesco Ferdinando. Operazione … -
-
Operazione? -
-
Operazione Sarajevo -
-
Ma brava la nostra spia! - Si congratulò con voce querula l'uomo
macchina.
Estrasse
con fiotto rosso le due lame, le avvicinò con lentezza alla gola
scoperta dell'ufficiale ungherese. Le inclinò per meglio sgozzarlo.
Un sibilo penetrante echeggiò fra le montagne rannuvolate. Andras e l'ufficiale zarista alzarono il viso e
inquadrarono un punticino a chilometri nel cielo. Si avvicinava a
grande velocità, assumendo di metro in metro la silhouette slanciata
di un uomo che volava. Prima che fossero passati pochi secondi
atterrava sulla testa di un bandito. I piedi in ferro sagomati a
zampe di aquila sfracellarono la testa all'impatto, ammorbidirono
l'arrivo nel caldo abbraccio degli organi dell'uomo. Dalle viscere,
emerse una sagoma che ricordava nell'aspetto una tuta per
sommozzatori. Articolazioni in gomma indiana, un casco che l'uomo
aprì con le chele all'estremità prensili delle braccia avvolte nel
metallo. Un motore dall'aspetto di due razzi accoppiati eruttava fumo
dalla schiena. La testa era umana, un uomo giovane con baffetti
tagliati alla perfezione, un sorriso smagliante. Un neo falso
ammiccava dalla guancia destra.
-
Felloni slavi! - Urlò in un tedesco dalle vocali aperte, venato di
una forte musicalità. - Mollate quel coraggioso ufficiale!
Altrimenti SbadaBuuuuum Bam! FiriiiiUUU! -
Urlò
le ultime sillabe onomatopeiche con viso composto e immobile, come se
recitasse a teatro.
Ma
parla sul serio? Ma che
Nel
momento stesso in cui recitava puntò il braccio destro. La chela
esibiva nel palmo di cuoio un cannoncino puntato al volto
dell'ufficiale zarista.
-
Ma tu chi cazzo sei? - Domandò questi.
-
Sezione Speciale per la Difesa della Patria Italica. Faccio capo al
magnificatissimo Marinetti. Sono Corrado Machiavelli, Futurista di
nome e di professione. Mi chiamano L'Uomo di Latta, ma io preferisco
la dicitura americana: Iron Man! E quell'ufficiale di
nome Andras Kovacs è mio. Non si preoccupi, signore – Aggiunse,
rivolto all'ungherese, esangue per la perdita di sangue – Le faremo
solo un paio di domande -
Andras
sospirò.
-
E chi si muove? - Rispose.
Un
serbo ch'era strisciato dietro a Corrado tentò di pugnalarlo alla
giuntura delle gambe. Il futurista reagì sparando verso l'ufficiale
zarista, che gettò Andras a terra. Il primo pallino del futurista
gli sfracellò l'orecchio, ma il russo caricò in avanti e i due
uomini-macchina sbatterono ferro contro ferro, le chele che
intrappolavano gli unghioni, muscoli a molla e servomeccanismi che
sudavano olio a fiumi.
Gattonando,
Andras avvolse la spalla ferita nello strappo dell'uniforme e con
passi lenti cominciò a strisciare lontano dallo scontro.
Italiani!
Fra tutti i pazzi in questo mondo di pazzi, proprio un futurista...
Continua...
* C'è
davvero bisogno che traduca dall'ungherese? ^^
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