Le istituzioni decadono.
E'
una legge naturale: tutto, prima o poi, non si limita a passare di
moda, ma transige, decade, scompare. Diventa obsoleto, un oggetto
nostalgico, un ricordo da rivivere.
Viene cancellato, si trasforma,
se ne piange il ricordo.
Tuttavia, non viene mai
sottolineato come un'istituzione non muore pacificamente. Lotta sempre fino all'ultimo, sfruttando ogni
aggancio, ogni possibile espediente, ogni mezzuccio, per quanto
meschino esso sia. E ciò vale ancora di più per i mass media, che
se avvertono la propria supremazia venire attaccata si chiudono a
riccio, lanciano pogrom, si battono come demoni infuriati.
E' una brutta faccenda. E'
una brutta faccenda perché l'azione del mass media minacciato
diventa spesso violenta, tenta in ogni modo di conservare
artificialmente i motivi per cui esisteva. E' un malato che preserva
la propria malattia, che la rende terminale, pur di continuare a
usufruire dell'ospedale, di quello stuolo di medici e infermiere ai
suoi ordini. Così non mi sono sorpreso, quando leggendo
Sorrisi&Canzoni a casa della mia cara nonna, ho incontrato una
bizzarra, nuova rubrica intitolata
I nuovi oggetti per vedere, ascoltare, connettersi, giocare
Ora, già il termine oggetto
(oggetto=cosa) è scorretto, brutto e antiquato.
Sorrisi non è una brutta
rivista... Oddio, dipende da cosa intendiamo per brutto. E' una
rivista televisiva. E la televisione è uno dei mass media in
flessione. Non ho statistiche per affermarlo, è più un dogma
marxista, quel genere di affermazioni nello stile "Il
capitalismo si autodistruggerà, la rivoluzione è vicina!
(continuante a ripeterlo dall'alto delle vostre poltrone in pelle di
baroni universitari, mi raccomando...) "
La radio non è
scomparsa con l'avvento della televisione, la televisione non
scomparirà con l'avvento di Internet. Discussioni vecchie. Tuttavia,
nella logica del Mass media che si sente minacciato, Internet e
videogiochi sono due possibili, pericolosi rivali, che occorre
demonizzare.
Non a caso, nessuno si preoccupa di porre una password
all'utilizzo della televisione, non sente di doverlo regolamentare
per proteggere suo figlio. La televisione è rassicurante, è casa,
specie nelle statistiche delle famiglie spagnole e italiane. La rete
pronta a disturbi, a manie, è invece territorio esterno, selvaggio.
Pericoloso.
C'è da considerare che col tempo questa propaganda ha
iniziato a logorarsi, a perdere efficacia.
Facebook è stato un bel
colpo finale, una piccola televisione all'interno di Internet (uguale
volgarità+complottismo= successo completo).
I videogiochi si sono
alleggeriti, sono diventati cool, Internet è trendy, è social, è
disinformata utile. La minaccia che Internet potesse sorpassare la
televisione era altissima, certo. Ma con mossa tipicamente
capitalistica, si è scelto di abbracciare, inglobare l'opposizione.
Di portarla dentro, nell'utero rassicurante della televisione. Di
renderla famigliare. Distorcerla.
Addomesticare la violenza degli
autoctoni con perline colorate e mi piace su Facebook.
All'interno della Rubrica,
Sorrisi discuteva Beyond Two Souls.
Sono rimasto sorpreso, perchè
Beyond è un videogioco. Interpreti una protagonista con le fattezze
offerte da Ellen Page, che soffre di un legame di natura
extrasensoriale con una "presenza" chiamata Aiden.
E' un
videogioco, nonostante l'alta resa cinematografica, l'azione guidata,
l'uso delle inquadrature.
Non il mio genere, dopo averlo parodiato in
occasione dell'E3. Ma rimane un videogioco, ripeto. Conseguentemente,
un nemico dell'unione famigliare, del sacro patriarcato, qualcosa di
"esterno", pericolosamente totalizzante. Mentre leggevo
tuttavia, ho notato che assai abilmente, il redattore non usava mai
la parola "videogioco". Paradossalmente, dall'articolo
questa parola veniva totalmente bandita, espunta. Si usava la parola
"film interattivo". Beyond non è un videogioco, ragazzi: è
un film. In cui ogni tanto premi un bottone.
Dell'opera, costata 27 milioni di dollari, parlano tutti. Perchè? Semplice, non è un film tradizionale. E gli attori (che pur sono stati coinvolti in ogni fase e hanno recitato ogni singola scena) non compaiono in carne e ossa, ma in versione digitalizzata: in questo modo a guidare le loro scelte sarà lo spettatore, che potrà indirizzare la sceneggiatura verso 23 diversi finali. Sarebbe sbagliato parlarne come di un videogioco, anche se è necessario possedere una PlayStation3: si tratta di un'opera rivoluzionaria per la quale sono stati necessari tre anni di lavoro.
Vedete? Ecco la manovra
avvolgente. E' sbagliato definirlo un videogioco, lettori. E' un
film.
Che tradotto, vuol dire che possiede vera dignità. Solo un
film può vneire considerato seriamente. Solo un videogioco che
rinunci a essere "gioco" snaturando così la sua vera
essenza, può essere considerato seriamente. Beyond non è un
videogioco, si afferma categorici.
E' un film, dannazione. Un film!
Non osate confonderci.
Poco importa che a conti
fatti Beyond Due Anime preveda una gran quantità di scelte, di
concreto gameplay in cui tocchi e manipoli. Che sì, sono
cinematografici, ma che alla fin fine sarebbe sbagliato definire
film. Piuttosto narrazione interattiva, librogame a scelte. Ma non è
cinema. E sì, Sorrisi, sono d'accordo: è un gran peccato che si
debba possedere una Playstation e non basti l'occhio catodico. Il
videogioco per l'inevitabile progresso rischia di minare la
supremazia della televisione: non deve dunque sorprendere che venga
da quest'ultimo assimilato, mangiato. Trasformato in un appendice
sterile, prontamente acclamata dalla critica.
E ora, un'immagine porca di
Ellen Page, altrimenti questi miei deliri non li legge nessuno:
2 commenti:
È la stessa cosa che fanno sempre con la fantascienza. Appena un autore di fantascienza ha successo si precipitano a spiegare che non è fantascienza, che solo usa i mezzi della fantascienza, etc...
O con l'horror. ;-) Come Peter Jackson, che aveva già diretto un bel po' di film horror/splatter, prima di approdare al successo con lotr, ma che veniva definito "regista esordiente", LoL
E' quasi inconscio, come meccanismo
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