Quanto sto
per proporvi è una mia veloce traduzione di un'intervista ad Alan
Moore pubblicata su Saloon in luglio, in occasione del suo primo
autentico Kickstarter, volto a finanziare una serie di cortometraggi
che va da diversi anni filmando in totale economia.
"Jimmy's End" può venire definito una serie di corti noir, con una solida ossatura narrativa che pone un efficace basamento per diversi sperimentalismi. Non l'ho personalmente vista- in effetti è la prima volta che ne sento parlare- ma sembra un'opera interessante, per quanto da prendere "con le pinze". Il Kickstarter, che ha raggiunto rapidamente la meta prefissa, ha permesso la creazione del quinto e ultimo cortometraggio, fornendo inoltre le basi a un primo film vero e proprio, The Show, che completerà in un certo senso la saga.
In origine "Jimmy's End" era il titolo di un piccolo film che Moore aveva scritto nel 2012,
diretto da Mitch Jenkins. L'idea si è poi evoluta in diversi cortometraggi.
E no, non scelgo io, l'immagine d'anteprima -.-"
"Jimmy's End" può venire definito una serie di corti noir, con una solida ossatura narrativa che pone un efficace basamento per diversi sperimentalismi. Non l'ho personalmente vista- in effetti è la prima volta che ne sento parlare- ma sembra un'opera interessante, per quanto da prendere "con le pinze". Il Kickstarter, che ha raggiunto rapidamente la meta prefissa, ha permesso la creazione del quinto e ultimo cortometraggio, fornendo inoltre le basi a un primo film vero e proprio, The Show, che completerà in un certo senso la saga.
I contorni di
trame e personaggi sono piuttosto vaghi, ma l'ambientazione è la
città dove Moore vive, Northampton, i toni sono piuttosto cupi e i
diversi bizzarri personaggi scandagliati psicologicamente a fondo.
Se masticate
l'inglese, consiglio ovviamente di leggere l'intervista in originale-
nella traduzione ho l'impressione d'aver infiorettato un po' troppo i
toni diretti, ma barocchi di Moore.
Nel caso, scorrete la pagina e
saltate alle riflessioni. Moore infatti parla un po' di tutto, nella
sua intervista, e proprio per questo, più che per i suoi esperimenti
cinematografici, è maledettamente avvincente.
- Congratulazioni,
sei l'uomo del popolo (della gente? Del cittadino comune? Ndt)
incluse le persone che stanno ora finanziando "Jimmy's End."
-
- Beh, sono
per la gran parte poco pratico con Internet, e quanto vi è
correlato. Ma Kickstarter era un suggerimento che veniva da Mitch e
Lex Record, quindi ho deciso di mettere un dito nell'acqua e vedere
com'era. Siamo andati fuori, in un'abbazia medievale del luogo per
usare parte di quelle strane, cavernose camere per filmare la bobina
d'inizio. Abbiamo praticamente inventato sul momento e filmato
direttamente sul luogo, e ho sentito che è ormai su Internet, in
questo momento. -
- In effetti
per te ha senso, come un modo per restare indipendenti -
fumetti di occupy |
- Certamente,
i miei molti anni che ho lavorato nell'industria dei fumetti,
creando prodotti che non possedevo, mi hanno reso piuttosto duro
sull'argomento di cedere i diritti. Preferirei molto più che questo
film non avvenisse, piuttosto che avvenga attraverso qualche
compromesso. Sì, ovviamente quest'approccio ha eliminato
dall'equazione molte delle strade tradizionali con cui vengono
finanziati i film. In questo senso, Kickstarter è una
rappresentazione molto attuale della maniera con cui progetti di
questo tipo possono venire realizzati senza la necessità d'avere
dietro società ansiose solo di far cassa (all devouring company,
ndT). -
- Hai scritto
di recente sulla storia dei fumetti per Occupy Comics, che è a sua
volta partito come un progetto Kickstarter. -
- Mentre la
rivoluzione sarà certamente televisizzata (rif. a The revolution will not be televised ndT) mi colpisce come possibilità che la
rivoluzione possa anche venire finanziata dal basso, per così dire
"Kickstartata". Se Kickstarter e altre compagnie stanno
dando a progetti come Occupy Comics una chance, allora questo
suggerisce che ci sono altre idee ugualmente fantasiose lì fuori,
con chance incredibili, con possibilità di finanziamento uguali
per tutti. Non solo nelle arti, ma anche nelle scienze. E' un'idea
esaltante, e sto guardando avanti per vedere cosa ne verrà fuori.
- Parlando di
rivoluzione, come ti senti che sta prendendo forma, specialmente
considerando il recente smascheramento dello stato di estrema
segretezza dell'NSA, il cui stato di controllo e sorveglianza è
l'opposto dell'open sourcing e del finanziamento dal basso?
Prima o tardi, ma se è possibile lo s'inventa.
Quindi
Internet sta lentamente cambiando tutto, ma non saprei dire se in
meglio o in peggio. Sospetto, come sempre, che sarà una mescolanza
d'entrambe le cose. Ma siamo tutti sullo stesso treno, persino
persone che come il sottoscritto non possiedono connessioni
internet, cellulari o perfino televisori funzionanti. Mi sto
lentamente disconnettendo. Praticamente, è quella sensazione che se
stiamo per andare a sottoporre tutta la nostra cultura a quanto
sembra un esperimento del tutto imprevedibile, allora preferirei
cercare di restar fuori dal piattino con i campioni. (Ride). E' solo
sensato (in un esperimento ndT) avere qualcuno come soggetto di
controllo.
- Lo stato di
sorveglianza non è nulla di nuovo: dal Panopticon di Betham al
Villaggio di McGoohan alle telecamere di V per Vendetta al Prism di
NSA -
- Per me, una
delle più grandi sorprese di queste recenti rivelazioni sui sistemi
di sorveglianza è stato quanto fossero sorprese le persone. Il
livello di sorveglianza che abbiamo avuto qui nei passati vent'anni
è ora ridicolo- e inutile, aggiungerei. Abbastanza inquietante, le
telecamere di sicurezza all'angolo di ogni strada della Gran
Bretagna furono favorite dal governo Blair, che allora entrava in
carica nel 1997, che è lo stesso anno in cui decisi, indietro al
1982, di collocare il primo episodio di V per Vendetta, che aveva
telecamere a ogni angolo di strada. Quindi sì, le abbiamo avute per
un bel po'; si sono riprodotte e moltiplicate per decenni. Più
recentemente, dipartimenti della polizia hanno detto quanto queste
cose siano utili per alienare le simpatie dei cittadini. (Ride). Quindi non sono nemmeno utili nella prevenzione dei crimini, o per
lo meno per arrestare i sospetti.
E qui sta il
punto del discorso: se stai controllando ogni singola componente di
una determinata cultura, se hai tutte le informazioni che dovresti
avere, ebbene, questo è l'equivalente del non averne nessuna.
(Ride). Come potrai elaborare tutto questo ammontare d'informazioni?
E' giunti a questo punto che emergono tutti questi squisiti
paradossi. Recentemente, dalle mie parti, c'era un caso dove si
sospettava che gli addetti che guardavano gli schermi della sicurezza
stessero prendendo troppe ingiustificate soste al bagno a chiacchierare quando invece avrebbero dovuto guardarci. Di
conseguenza, si è deciso che l'unica cosa ragionevole che si potesse
fare fosse mettere una telecamera di sicurezza nell'atrio
(Ride) Questo risponde alla domanda che Giovenale pose in modo così
conciso tutti quegli anni addietro: Chi custodisce i custodi? (Who
watches the watchmen? NdT) La risposta è più custodi! E quindi
ancora più custodi li guardano, e ovviamente occorre chiedersi:
Possono tutte queste persone che stanno sorvegliando altre persone
che già fanno il loro lavoro di sorveglianti, essere davvero
considerati degni di fiducia? Molto meglio se vengono sorvegliati a
loro volta. Questo è il livello d'assurdità che queste soluzioni
Orwelliane portano a questo nostro mondo, che già di per se tende a
diventare sempre più complesso.
La visione di
George Orwell era il 1947. Certo, il mondo era già molto più
complesso di quanto non fosse mai stato, ma non era nemmeno
lontanamente vicino alla complessità che sta per arrivare ad avere.
Attualmente abbiamo a Northampton e penso che siamo forse i primi ad
averle- telecamere di sicurezza che in alcuni luoghi ti parlano a
tutti gli effetti. "Prendi da terra quel mozzicone di sigaretta!
Sì, tu!" (Ride) Che è talmente vicino alla visione di Patrick
McGoohan per il Villaggio, in "The Prisoner" tutti quegli
anni addietro. -
Il prigioniero. Lo trovate facilmente sull'Internet. Non ne avevo mai sentito parlare prima (Shame on me), ma è affascinante. |
- Penso ancora
che la caratteristica più sopravvalutata di "The Prisoner"
fosse che siamo tutti tiranni. -
- Ricordo che
guardando "Fall Out", l'episodio finale di "The
Prisoner", quando penso fosse la notte di un mercoledì,
attorno ai tredici anni. E posso ricordare quella scena dove
l'intera serie sembra cadere a pezzi in un assurdo collage. Dove il
Numero 6 di McGoohan finalmente confronta il misterioso Numero 1,
che era rimasto inosservato per tutta la serie, che era diventata
ora una figura incappucciata. McGoonah tira giù il suo cappuccio, e
c'è sotto questa rozza, scimmiesca maschera di gomma. McGoohan tira
via la maschera da scimmia, e c'è sotto Patrick McGoohan, che ride
isterico. Perfino all'età di tredici anni, ricordo brutalmente cosa
significava, questo momento, quando rivela che siamo tutti uguali.
Stava rispondendo alla domanda, "Chi è che ci limita, che ci
rende tutti prigionieri?" E penso che la risposta di McGoohan
fosse incredibilmente catartica. Siamo noi, non è così? -
- Parlando di
visionari, discuterai "Jimmy's End" in Luglio con Adam
Curtis, i cui documentari visivamente trascinanti come "The
Century of the Self" e "The Power of Nightmares"
espongono perfettamente il potere psicosociale e
i tranelli del nostro consumismo e della nostra tecnocrazia.
- E' un uomo
meraviglioso, e uno dei miei registi preferiti. Penso che "The
Power of Nightmares" sia il miglior documentario televisivo che
abbia mai visto. Era qui a Northampton, e io e Mitch siamo usciti
per pranziare con lui, e abbiamo discusso con grande comunanza
d'idee. (and we got along like a house on fire ndT). E' un
gentiluomo stupendo. Stavamo discorrendo sulla prevalenza degli
zombie nella cultura popolare e come siano comunemente interpretati
come il proletariato o consumatori schiavizzati.
- Però!
Aspetta, quindi a cosa miriamo a, se guardiamo a eliminare la nostra
zombificata cultura pop con un buon, sano colpo alla testa? -
- Ooh, questa
è infatti la questione, non è vero? Probabilmente i limiti nel
nostro pensiero, la nostra paura di guardare al futuro e prenderci
responsabilità al riguardo. Ok, quindi, mi piacerebbe dire qualcosa
come " Mira a Simon Cowell". E nonostante questo verrebbe
considerato un notevole miglioramento, non risolverebbe i nostri
problemi di fondo. Siamo noi stessi, come sempre. E' il nostro modo
di pensare. Sì, decisamente: quel colpo dovremmo mirarlo alla
nostra, di testa. -
- Senza
trascurare che c'è un'inquietante desensibilizzazione dello
sterminio dell'altro, in questa cultura da zombie- con una certa
confusione su chi realmente "siano" questi altri. -
E' certamente
un fenomeno preoccupante. Se arruoli un gruppo di normali uomini o
donne, li metti in uniforme e li porti in un paese straniero e gli
dici: " Voglio che andiate lì e facciate del vostro meglio per
uccidere un gruppo di persone in uniformi diverse " la
maggioranza che non sono psicopatici non vorranno farlo. Lo troviamo
una cosa disumana da fare. Ma se gli chiedi di uccidere un nemico
virtuale... Bene, non c'è problema. A nessuno importa di cosa
succede in tutti quegli zombie degli sparatutto virtuali, perchè non
sono veri. Se prendi delle persone per uccidere mille o diecimila
nemici virtuali, e li metti poi in una situazione di combattimento
reale, sarà molto probabile che diventeranno insensibili all'idea di
uccidere, specialmente dopo infiniti apprendistati virtuali.
La
tecnologia è sempre una spada a doppio taglio. Può portare molti
benefici, ma anche molti disastri. A causa della complessità della
situazione, non possiamo prevedere quali cose avverranno, fino al
momento in cui avvengono. E' solo parte della nostra responsabilità
come persone in un mondo moderno di fare del nostro meglio per
gestirli, e rifletterci sopra, mentre accadono. Mentre sono lontano
da gran parte della tecnologia al punto che sono una sorta di Amish,
ho giocato un paio di videogiochi- fino a quando ho realizzato che
ero inondato di adrenalina per qualcosa che non era reale. Alla fine
d'un paio d'ore di gioco appassionato, mi sarò pure procurato la
necessaria quantità di funghetti per salvare la principessa, ma ho
anche perso ore della mia vita che non avrò mai indietro. Questa è
la ragione per cui non sono su Internet. Sono consapevole del suo
potere come distrazione, e non ho tempo per questo.
Nonostante
la continua richiesta di attenzione dal mondo moderno, penso che
necessitiamo di procurarci un nostro spazio psicologico tutto per
noi. Apparentemente conosco diverse persone che tentano di ottenere
ciò sloggandosi, o abbandonando il loro profilo twitter o facebook
per un limitato periodo di tempo. Cosa che suppongo sia
incoraggiante, nonostante non sia poi così straordinario, dal mio
punto di vista. Penso che le persone abbiano piuttosto bisogno di
stabilire un proprio spazio psicologico, di fonte a questo mondo così
invasivo. -
- Zombie, ti sei spiegato. Parlando dei quali, avete tu e Adam discusso se lavorare insieme, in futuro?
- Beh, chi sa cosa avverrà in futuro? Eccezion fatta per il Latitude Festival a Suffolk in Luglio, dove io e Mitch mostreremo i primi quattro film completi del ciclo di Jimmy's End, e li discuterò sul palco con Adam. Speriamo di mostrare anche il quinto film, per il quale stiamo infatti raccogliendo soldi su Kickstarter. Ma quasi sicuramente questo non succederà, anche se il Kickstarter aiutasse quanto speriamo che aiuti. Ma parlerò con Adam di tutti i film, e delle tematiche che possiamo tirarci fuori. Ma tutte le cose sono possibili, inclusi futuri progetti con Adam. Non lo so, avremo da guardare e vedere cosa succede. Siamo entrambi uomini molto occupati, ma abbiamo una reciproca ammirazione l'uno dei lavori dell'altro, e mi sono divertito parecchio a uscire con lui.
- Ho chiesto a Mitch se "Northampton Noir" funzioni come descrizione di Jimmy's End, e ne era piuttosto entusiasta.
- Sì, la nostra piccola cittadina è nera in ogni senso. L'ho perfino descritta come un "buco nero" alcune volte, nel senso che è molto difficile fuggirci. Non riesci a prendere sufficiente velocità per uscire dalla città che vieni tirato indietro. Conosco persone qui, che se gli chiedi come sono finite a vivere a Northampton scrollano semplicemente le spalle. (Ride) Ci finisci dentro. Abbiamo diversi lati oscuri nella nostra storia, e trovo qualcosa di nuovo ed enorme ogni giorno, alcuni dei quali sto salvando per il mio romanzo "Jerusalem" che ormai è ai suoi stadi finali. Quando Adam era da me, abbiamo parlato di alcuni degli aspetti sorprendenti di Northampton. Ho indicato fuori le arrugginite tubature del gas Vittoriane sui bordi della casa del mio vecchio vicino, il luogo dove è partita la Rivoluzione industriale, dove è iniziato il capitalismo. Possono suonare come affermazioni sfrontate, ma credo che Jerusalem fornirà una spiegazione piuttosto esauriente. Ma sì, è una cittadina che spinge a una visione noir.
- E' Jimmy's End una psico-geografia visiva di Northampton nel modo in cui il tuo "Unearthing" era una psico-geografia della città natale di Steve Moore, Shooter's Hill?
- No, è differente in questo senso, per quanto possa sembrare strano "Unearthing" era tutto vero. Mentre fedele alla sua città d'origine e condividendo gran parte della sua storia e bizzarre peculiarità, la Northampton che speriamo di rivelare in "The Show"- il film che stiamo cercando di fare, basato sui cortometraggi di Jimmy's End- mostra diversi personaggi, eventi, prodotti, gruppi di giovani e altre cose. Ci sono alcuni personaggi reali in Northampton- alcuni ora morti, ma possiamo resuscitarli- che verranno inseriti in "Jimmy's End" in piccole dosi.
- Zombie, ti sei spiegato. Parlando dei quali, avete tu e Adam discusso se lavorare insieme, in futuro?
- Beh, chi sa cosa avverrà in futuro? Eccezion fatta per il Latitude Festival a Suffolk in Luglio, dove io e Mitch mostreremo i primi quattro film completi del ciclo di Jimmy's End, e li discuterò sul palco con Adam. Speriamo di mostrare anche il quinto film, per il quale stiamo infatti raccogliendo soldi su Kickstarter. Ma quasi sicuramente questo non succederà, anche se il Kickstarter aiutasse quanto speriamo che aiuti. Ma parlerò con Adam di tutti i film, e delle tematiche che possiamo tirarci fuori. Ma tutte le cose sono possibili, inclusi futuri progetti con Adam. Non lo so, avremo da guardare e vedere cosa succede. Siamo entrambi uomini molto occupati, ma abbiamo una reciproca ammirazione l'uno dei lavori dell'altro, e mi sono divertito parecchio a uscire con lui.
- Ho chiesto a Mitch se "Northampton Noir" funzioni come descrizione di Jimmy's End, e ne era piuttosto entusiasta.
- Sì, la nostra piccola cittadina è nera in ogni senso. L'ho perfino descritta come un "buco nero" alcune volte, nel senso che è molto difficile fuggirci. Non riesci a prendere sufficiente velocità per uscire dalla città che vieni tirato indietro. Conosco persone qui, che se gli chiedi come sono finite a vivere a Northampton scrollano semplicemente le spalle. (Ride) Ci finisci dentro. Abbiamo diversi lati oscuri nella nostra storia, e trovo qualcosa di nuovo ed enorme ogni giorno, alcuni dei quali sto salvando per il mio romanzo "Jerusalem" che ormai è ai suoi stadi finali. Quando Adam era da me, abbiamo parlato di alcuni degli aspetti sorprendenti di Northampton. Ho indicato fuori le arrugginite tubature del gas Vittoriane sui bordi della casa del mio vecchio vicino, il luogo dove è partita la Rivoluzione industriale, dove è iniziato il capitalismo. Possono suonare come affermazioni sfrontate, ma credo che Jerusalem fornirà una spiegazione piuttosto esauriente. Ma sì, è una cittadina che spinge a una visione noir.
- E' Jimmy's End una psico-geografia visiva di Northampton nel modo in cui il tuo "Unearthing" era una psico-geografia della città natale di Steve Moore, Shooter's Hill?
- No, è differente in questo senso, per quanto possa sembrare strano "Unearthing" era tutto vero. Mentre fedele alla sua città d'origine e condividendo gran parte della sua storia e bizzarre peculiarità, la Northampton che speriamo di rivelare in "The Show"- il film che stiamo cercando di fare, basato sui cortometraggi di Jimmy's End- mostra diversi personaggi, eventi, prodotti, gruppi di giovani e altre cose. Ci sono alcuni personaggi reali in Northampton- alcuni ora morti, ma possiamo resuscitarli- che verranno inseriti in "Jimmy's End" in piccole dosi.
La
più grande differenza fra i due è che "Jimmy's End" è
fiction ma "Unearthing" era una versione fantastica della
realtà. Stavo guardando alla vita del mio più vecchio e caro amico
Steve Moore, interpretando la sua vita come una fiaba moderna. C'è
un processo differente in "Jimmy's End", che spero sia uno
strano, ma impressionante specchio della nostra cultura. Una delle
nostre agende scritte su uno dei nostri blocchi d'appunti da quando
avevamo inziato "Jimmy's End" dice "Rubiamo cultura! "
(Let's steal culture ndT). Ci sono tutti questi elementi culturali
che possiamo parodiare, o venirne fuori con una nostra versione. Da
qualche parte perso nei miei appunti per "Jimmy's End" ci
sono siti per il social network, giochi per computer, modelli d'auto,
bevande energetiche, margarine a basso tenore di grassi, una vasta
gamma di bevande alcoliche... -
- Ho
visto una bottiglia di Tunguska, in "Act of Faith".
- Abbiamo
una gamma di sigarette chiamata "Social Leeper" (Leeper: strano, maniaco).
Abbiamo praticamente tentato di replicare l'intera cultura
necessaria alle esigenze della nostra storia. E' forse
psico-geografia, ma con enfasi maggiore sulla psiche, che sulla
geografia.
- Hai
ugualmente già sceneggiato tutto lo Show, allo stesso modo?
---------
L'intervista tocca diversi punti d'interesse, oscillando da banalità a riflessioni piuttosto pungenti.
Tre punti sparsi:
- Nell'esaminare
la questione dell'Nsa Moore coglie dannatamente bene la duplicità
del sistema di sorveglianza, spia e spiato al contempo.
L'atteggiamento non è quello vecchio, semplicista di Orwell, quanto
piuttosto la patologia del voyeur, di chi gode nell'osservare di
nascosto, nell'accumulo d'informazioni segrete, di spiare per il solo
gusto di spiare.
Occorre
liberarsi, scrollarsi di dosso questa idea che il sistema di sorveglianza sia solamente una telecamera che nascosta ti osserva, ti
spia, ti fa proprio. Magari fosse così semplice, l'indagine. Il
sistema è più sottile, è per così dire interno, metafisico. Non è
la semplice macchina, ma l'idea dietro la macchina. Spiare è
ingrediente fondamentale non solo di polizia e agenzie segrete, è
connaturato direttamente a economia e società. Molti descrivono
Facebook come un abominio, un brutto colpo alla privacy. Ma io dico:
è solo naturale evoluzione. Il Panopticon, l'idea di un controllo
totale e assoluto nasce già verso fine Settecento, nella
teorizzazione di Betham. L'epidemica diffusione delle carceri che
caratterizza il primo ottocento è una diretta conseguenza di questo
processo, di un'autorità che passa dalla repressione casuale di
condanne ed esecuzioni, a un sistema più inquisitivo, sottile, dove
non ci sono spazi bianchi, margini nell'esercizio dello Stato.
In
"Sorvegliare e punire" attraverso estenuanti, ripetitive,
ossessive citazioni, testa pelata Foucault colpisce a fondo
quest'idea, che controllare e spiare non siano altro che la base del
tessuto sociale che nasce dall'industrializzazione, telaio
fondamentale della famiglia borghese.
Il carcere non è un mondo a sé E' il mondo ideale. E' l'utopia statale fatta carne e catene, il mostro che ti mostra l'artiglio dietro la maschera della Sicurezza. Famiglia Scuola, Ospedale, Carcere. Identica struttura, identico ossessivo bisogno di controllo. In un contesto del genere, Facebook è solo l'ultimo prodotto, per così dire la "ludicizzazione", la presa in giro di una ragnatela già bella forte.
Il carcere non è un mondo a sé E' il mondo ideale. E' l'utopia statale fatta carne e catene, il mostro che ti mostra l'artiglio dietro la maschera della Sicurezza. Famiglia Scuola, Ospedale, Carcere. Identica struttura, identico ossessivo bisogno di controllo. In un contesto del genere, Facebook è solo l'ultimo prodotto, per così dire la "ludicizzazione", la presa in giro di una ragnatela già bella forte.
Lui ti guarda! |
" La prigione: una caserma un po' stretta, una scuola senza indulgenza, una fabbrica buia, ma al limite, niente di qualitativamente differente. "
- Non mi ha particolarmente sorpreso la (mezza) condanna dei videogiochi, specie considerando il background hyppie pacifista dell'Alan Moore più giovane. Ci dev'essere qualcosa nel mezzo videoludico, che ripugna la casta degli scrittori: Sapkowski ha certo ricevuto più vendite dal videogioco che dalle (brutte) serie Tv ispirate alla sua produzione fantasy, ma nonostante ciò mantiene un altezzoso disprezzo. Fortunatamente, esistono eccezioni: per restare in suolo italico, Valerio Evangelisti dichiarava più d'una volta il suo amore per le avventure grafiche, spingendosi a scrivere una suggestiva introduzione al manuale di gioco di ruolo a lui ispirato, "Eymerich".
- La cultura pop zombieficata, che si nutre delle sue stesse interiora.
Molti esultano, alla prospettiva della caterva di sequel e controsequel che investirà Hollywood nel 2015. Ma io rabbrividisco: il numero di sequel e controsequel ha raggiunto il suo apice, e come ogni bravo zombie il consumatore ha imparato bene a preferire la telenovela all'originalità, la vecchia serie ai (pochi) tentativi d'innovazione.
Basti guardare la fissazione per gli anni Ottanta, che a occhio disincantato celano più trash che capolavori. O la mania del retrogaming, palla al piede dell'industria videoludica. O ancora, i fautori del fantasy, che perseguono maniacali lo stesso, identico fantasy medievale in ogni romanzo, ogni serie, ogni film.
Virus che prolificano, divorano.
Speriamo che davvero l'apocalisse masochista del 2015 fallisca, bonificando almeno per un po' il cinema dalla perfezione mediocre, dalla correttezza umoristica di questa marea di film Disney oriented.
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