mercoledì 9 gennaio 2013

Aletheia (1/2)


Racconto scritto questo Natale, vagamente allegorico. Come fonte dominante, c'è il capolavoro, molto sopravvalutato a mio avviso, di Neil Gailman, American Gods. E conseguentemente, uno dei Tropes che più amo, cioè All Myths Are True. Stupido, ma divertente. Da quanto ricordo, con Gailman gli dei si fermano a Internet, rappresentata- banalissimamente, e in modo parecchio retrogrado- come un bambino grasso e disadattato. Vabbè.
Ho pensato di portare questo concetto avanti, e trasporre lo status di divinità ai social network stessi. Dopotutto, nell'era attuale, non è raro trovare gente che considera la visita giornaliera a Faccialibro ai pari di una preghiera, o che avverte una sincera perdita di fede, quando salta la connessione internet. E già trascuro gli hipster che fotografano ogni cosa che si muove, o gli evangelisti twitteriani, impegnati in feroci crociate contro gli araldi del bianco&blu.
Non è questo, "un mondo che ha perso la fede".


Come sempre, se vi va commentate! Nella mia intenzione, i due differenti piani – prima persona maschile e terza persona femminile di Aletheia - in cui si svolge la vicenda avrebbero dovuto intersecarsi con maggiore chiarezza, ma come ho constatato dal silenzio dei forum di scrittura, in effetti la gente fatica a comprendere cos'ho scritto. Non forse sul piano dell'intelligibilità- fortunatamente! - quanto piuttosto nel fine stesso della vicenda. Il fatto stesso che abbia considerato necessario questo breve preambolo, è un segno che manca chiarezza nel racconto. ^.^

Aletheia (1/2)

Sospiro, mentre tazza di caffè nella sinistra e mano destra sul mouse, aguzzo gli occhi sulle nuove notifiche. I punticini rossi brillano sullo schermo blu. Clicco, clicco frenetico: assaporo con sogghigno sulle labbra la replica irata di un bimbetto caduto nella mia provocazione da troll, osservo con distaccato disinteresse la risposta negativa di un cesso con cui ci stavo provando e termino infine, postando un frammento di Heidegger, che a essere ben sincero non comprendo, ma che ah! Lì sulla bacheca mi trasforma presto, nell'intellettuale impegnato che vorrei sembrare.
Sbatto le palpebre, stropiccio l'occhio arrossato. Sono cinque ore, che chatto online. Cinque ore che batto sulla tastiera, mando email, e di tanto in tanto, compilo distratto gli appunti della nuova lezione che dovrei andare a preparare. La schiena arde al contatto con il cuoio nero della poltrona, le braccia dolgono. La mano destra? Metastasi del tunnel carpale. Sono stanco, ma non riesco... non riesco a smettere. C'è un pensiero che mi tormenta. Dalla pausa in cui bevevo il thè del primo pomeriggio, e guardavo distratto le gru del porto ondeggiare alle raffiche della tempesta a venire. Non è la prima volta che mi sovviene un'idea; e non è certo novità che l'idea in questione appaia come un lavoro geniale, un progetto fantastico, "qualcosa di mai visto prima". Ma nel caso in questione era diverso. Non avevo la chiara sensazione di scrivere il solito, delirante frankenstein d'idee rubate, storpiate, torturate per farle sembrare qualcosa di mio. Stavolta, per la prima volta dopo anni e anni sentivo che un pensiero nuovo aveva fatto capolino. Timido, sbirciava dietro l'angolo. Un po' come il gatto della mia vicina, sempre tanto riluttante alla carezza. O come quelle ragazze che non riesci mai a invitare da nessuna parte, perchè non appena parli, già le vedi indietreggiare, sparire dietro lo scaffale dell'ennesima biblioteca. E così l'ho persa quest'idea, questo pensiero nuovo e autentico. Impegnato in mille altre cose, ho lasciato che si smarrisse nei meandri della mia mente. Tolgo lentamente le cuffie, barcollo con le giunture che gridano vendetta alla finestra. Respiro l'aria carica di pioggia, che picchia in strada in uno scrosciante diluvio. Un'idea, un pensiero di libertà. Mi afferro la fronte fra pollice e indice. Chino il capo. La mia piccola creatura. Perduta!



Aletheia scivola per le dune di sabbia rovente, affonda i sandali in passi faticosi. Impreca, quando superato l'ennesimo dislivello, scruta l'orizzonte vuoto. Il gioco di un dio beffardo, quel mondo. Una distesa desolata di sassi e sabbia. Non una pianta, non un animale. Inclina il capo a fissare il cielo assolato, di un azzurro stinto, divorato da un globo infuocato che risulterebbe riduttivo, definire "sole". Apre le labbra screpolate. Invoca l'acqua, la pioggia. " E già che ci siamo, il mare, e pronta una cazzo di galea a salvarmi! " Chiude gli occhi, li riapre. " Stupida, stupida, stupida! " Si batte il pugno sul peplo, affonda le mani nella sabbia. Pietre. Sbriciolate, arse, trasformate in finissima polvere dorata.
" Dove sono? Dove cazzo sono? " Ricorda ancora le verdi distese dell'Olimpo, la folla di dei, semidei, eroi. A giocare, guerreggiare, schernirsi. Da Zeus ad Atena, alle muse e ai satiri. E poi loro, le mezze cartucce. Gli aborti. Non titani adorati da popolazioni festanti, o dei a cui massacrare cento e cento vergini. Gli dei feccia. Dionisio. Le Graie, le Erinni, le Muse. E poi lei, Aletheia! Nemmeno un dio, nel senso pieno del termine. Ma una parola, un segno. Un'idea nella testolina di un filosofo troppo occupato a pensare. " Siamo scarti " constata Aletheia. Relitti nel folle percorso della ragione. Gli scarti nelle guerre di generazioni e generazioni di filosofi. Difesi da eserciti di critiche e trattati, innalzati all'ultima soluzione, all'ultima verità. Solo per subire l'oltraggio di troppi rivoluzionari, troppi allievi che superano il maestro, troppa destructio spinta al suo spasimo. Non esiste Aletheia. Non esiste verità ultima.

- Nasconditi! Nasconditi, sciocca! -

Una voce sottile, stridula. Aletheia alza il viso, inquadra la sottile silhouette di un airone in volo. L'uccello veleggia verso di lei, si ferma a mezz'aria, sbattendo le ali dai mille colori. Aletheia alza un sopracciglio, perplessa.

- Thot? Il dio della scrittura? Che ci fai...-

- Che ci faccio qui? – Gracchia, socchiude il becco affilato. Con gesto di nauseante autocompiacimento, s'appollaiola sulla spalla di Aletheia, che a stento si regge in piedi al peso gigante dell'airone.

- Sai – La dea stringe i denti, impreca – non sei proprio un leggero pappagallo...-

- E tu non sei solo un'umana sperduta, mia cara. Sei lo scarto della mente di un filosofo, quindi taci e ascolta chi è più vecchio, di te, chiaro? -

- Egizi, greci... Siamo più o meno lì, no? -

Thot chioccia una risata maligna. - Eravamo vecchi quando voi greci ancora vi massacravate con clave e pietre, Aletheia. - L'airone le strofina il becco nero sulla guancia, avvicina l'affilatissima punta all'occhio nero di Aletheia, che sbatte frenetica le palpebre. - Non provocarmi, puttanella -

La dea deglutisce amaro. Azzarda qualche nuovo passo sulla duna in salita. Scivola nella sabbia bollente.

- Parlavi di un pericolo...- Sospira – non è che sapresti dove sono, per le palle di Zeus? -

- Huhu – sibila Thot. - Una così dolce boccuccia che pronuncia parole tanto volgari! -

- Non lo sai, nemmeno tu, vero? - Sogghigna Aletheia. - Sei anche tu intrappolato in questo... Inferno! - 

- Err...- Thot gracchia, stringe gli artigli nel soffice peplo bianco di Aletheia. La ragazza resiste strenuamente all'impulso di grattarsi la spalla, dove macchie di sangue ormai macchiano il tessuto. - No! Va bene, non lo so! - il dio della scrittura sbatte le ali, schiaffeggia Aletheia. - Mi avrà intrappolato l'ennesimo scribacchino disperato, o il solito ragazzino appassionato di piramidi! -

- Quindi... Vorresti dire che siamo nella mente di un umano? Ma com'è...-

- Forse sì, forse no. Cioè, non lo so, Seth si fotta: non lo so! - Thot apre e chiude il becco, ticchetta frenetico – Può essere che siamo solo emanazioni, doppi, tripli della nostra autentica identità. Magari in quest'esatto momento, la vera Aletheia pasteggia nell'Olimpo, mentre la sua ombra bestemmia nel deserto. Chissà! Ma quanto conta, è che non siamo soli! -

- Altri dei? Come noi? Ma se...-

- Erano tre cavalieri, Aletheia. Ma ignoro se siano davvero dei, o cacciatori di questo deserto maledetto. Si muovono lenti, goffi. Gesticolano parolacce, grugniscono. Sono come infanti, bambini che non sanno ancora controllarsi. Ma possono fare male, se non stai attenta – Thot alza un'ala, espone una lacerazione fra le piume, un buco della forma di un cerchio perfetto, gocciolante inchiostro. - Hanno bastoni che tuonano, i bastardi -

- Ma siamo dei, no? Non possiamo morire? -

- E Afrodite, ferita al polso da Diomede, nella vostra ridicola guerra di Troia? E Ade, trafitto da una freccia di Eracle? Possibile che debba essere io, a ricordartelo? Ferire un dio, mutilarlo... E' sempre possibile. -

Aletheia sta per puntualizzare, quando si accorge, un passo dietro l'altro, che giunta sulla cresta della duna scorge finalmente qualcosa. Tre figure cavalcano all'orizzonte. Aletheia socchiude gli occhi truccati dall'hennè, scruta con mano sulla fronte a schermarsi dal sole i nuovi venuti. Sono tre moto damascate in oro, che rombano nella loro direzione come pesci d'acciaio che guizzano nel mare di sabbia.

- No, no! Fuggi, fuggi, subito! - Thot lascia la spalla di Aletheia, vola lontano nel cielo.

Aletheia si morde il labbro, volge frenetica lo sguardo a cercare un nascondiglio. A est dalla cresta, balugina un tempio in rovina, un'arcana costruzione di marmo bianco e colonne spezzate. Aletheia afferra il peplo con una mano, scivola giù per la duna, prima di scalpicciare veloce verso l'edificio. Mentre corre, sente il rombare della prima motocicletta avvicinarsi. Si volta, inquadra il cacciatore: un uomo dalla testa di canarino azzurro, che cinguetta a vederla un frenetico tweeet d'avvertimento ai compagni, prima di ruotare il manubrio della moto a inseguirla. Aletheia sente sotto i sandali la dura pietra di quanto doveva una volta essere un viale pavimentato, accelera la corsa. Uno schiocco, uno sparo. Si volta di nuovo, per un secondo vede l'allucinato compagno del canarino azzurro: è un vecchio rinsecchito, in cravatta e giacca, dalla testa coperta da una scatola nera, il cui vetro trasmette vibranti righe grigie, che suonano nel deserto come elettricità statica. Un altro sparo.
Cazzo! Aletheia ansima, corre ancora più veloce.
Un terzo proiettile frantuma il naso di una cariatide consumata dalla sabbia.
Dai, avanti. Implora Aletheia. Sale la scalinata due gradini alla volta, s'abbassa fulminea al rumore di un terzo sparo.
Manca poco! Un muro di cinta diroccato, un gigantesco portone dai due battenti socchiusi.
Dai! Il canarino azzurro la inchioda alla gamba. Sente un acuto dolore, poi vacilla. Crolla come un burattino spezzato. Nel polpaccio, un foro grande come un pugno. Si afferra la gamba, guarda incredula il sangue sgorgare a fiotti. Striscia a terra verso il portone, arranca nella pozza di sangue che dilaga sul pavimento.
Il cavaliere con la scatola in testa scende dalla motocicletta, con calma ruota il tamburo di un rozzo revolver.
Aletheia si gira sulla schiena, tenta di alzarsi. Il cavaliere la colpisce con un calcio degli speroni in piena faccia. Senza fiato, Aletheia ricade nella polvere. Sputa rosso, mentre sanguina dal doppio sfregio sulle guance.
Il cavaliere dalla scatola nera agita la mano, saluta il terzo cacciatore, che frena la moto a pochi centimetri dalla testa di Aletheia. Scende, calpesta la sabbia con sdrucite pantofole da casa. Aletheia inclina il capo, non può fare a meno guardarlo, nel dolore. E' umano, o almeno lo sembra. Un giovane di vent'anni, con una maglietta sporca di macchie di coca cola, e un gigantesco pollice all'insù tratteggiato sul petto. Sorride, un'impalcatura di perfetti denti candidi, prima di strizzare l'occhio al cavaliere-scatola.

- I like it! - esclama con voce soffocata, a metà fra l'eccitato e il timido.

- #Ilovehunting #killlingisfunny – Cinguetta il canarino, ricaricando un proiettile dopo l'altro il fucile a pompa.

- Ottimo, ottimo ragazzi miei! Voleva scappare, questa vecchia dea – Il cavaliere -scatola s'accuccia sui talloni, fissa Aletheia dal vetro nero attraversato da nauseanti bande statiche. - Magari corrompere il nostro ospite, con le sue bizzarre idee! Oh oh! - la scatola ride – Ma se ella stessa è un'idea, un pensiero! - la scatola rabbrividisce – Un pensiero libero, che assurdità! -

Alza il cane del revolver. Punta la canna dritta in faccia ad Aletheia.

- Sarai un ottimo trofeo – Esclama, prima di premere il grilletto.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello, altroché confuso.
Ci sono molte virgole impazzite, però. Domanda: perché Aletheia (a differenza di Thot) riconosce tweet, motociclette, revolver e non una TV?
E obiezione da perfettina: non mi piace il paragone fra le moto "damascate in oro" (immagino un bagliore giallo) e i "pesci d'acciaio" (bagliore grigio).
A quando la seconda parte?

Coscienza ha detto...

Tutte obiezioni altroché giuste u.u

Le virgole... sono un mio problema, ultimamente. Tendo a metterle a oltremisura. Proverò di nuovo a revisionare il testo ^^
Aletheia in teoria è un semidio che essendo nata dalla filosofia si reincarna ogni volta che viene re-inventata da qualche umano; mentre thot è un dio generico, e come tale viene meno considerato. ( è il dio della scrittura e come tale di molte, altre cose), per cui se ne vive nel suo Paradiso (?) di dei egizi, e ha meno coscienza del mondo contemporaneo. In questo senso Thot è un dio legato ancora ai vecchi faraoni, mentre Aletheia ha una vaga, imperfetta percezione del mondo che la circonda. Mi rendo conto che non è una vera risposta, ma al contempo ritenevo necessario chiarire, forse violando il pov di Aletheia, il legame fra i tre cacciatori e i tre diversi social network; altrimenti il testo da criptico diventava incomprensibile ^^
Sono confuso? Sì, parecchio :D

Sulle moto damascate in oro posso ovviamente correggere, tuttavia... Nulla vieta che l'acciaio sia damascato in oro, credo u_u Spesso vedo moto di biker metallari con decorazioni in oro, pur essendo principalmente grigie

La seconda parte, domani! ^____^

Anonimo ha detto...

"Nulla vieta che l'acciaio sia damascato in oro, credo u_u"
Certo, la mia è solo un'impressione. :)
"altrimenti il testo da criptico diventava incomprensibile ^^"
Vero!
"La seconda parte, domani! ^____^"
Ora la leggo e taccio per sempre. U_U
Grazie per i chiarimenti. ^_^

Coscienza ha detto...

Ora la leggo e taccio per sempre. U_U

Vuoi scherzare? Commenta, commenta pure :-) Tanto il blog è semideserto, e ottenere feedback su questo racconto si sta rivelando insospettabilmente difficile xD Comunque mi hai convinto, toglierò il dettaglio dell'oro, è troppo pacchiano u_u