Un po' d'azione! E tentacoli! (tutto migliora coi tentacoli U__u)
Katherina serrò i
lacci del piastrone sul petto, mosse il braccio per controllare che
l'armatura non intralciasse il movimento della spalla. Strinse con
risucchio di cinghie gli spallacci, si assicurò con un'occhiata che
le insegne da capitano fossero ancora dipinte sul ferro venato di
fango.
Strinse nervosa le
mani sulla ringhiera del ponte, spaziando con lo sguardo
all'orizzonte.
- E' un errore -
- Un errore che
dobbiamo correre – Ringhiò Enrico in risposta.
Il sergente controllò un passo dietro l'altro i venti soldati; grugnì soddisfatto di fronte a venti stivali lucidi. Aggiustò il colletto sciupato dell'ultimo alla fila, si voltò verso Katherina sbattendo i tacchi allineati in geometrica simmetria, alzando la mano alla fronte in perfetto saluto.
Il sergente controllò un passo dietro l'altro i venti soldati; grugnì soddisfatto di fronte a venti stivali lucidi. Aggiustò il colletto sciupato dell'ultimo alla fila, si voltò verso Katherina sbattendo i tacchi allineati in geometrica simmetria, alzando la mano alla fronte in perfetto saluto.
Katherina sospirò,
respirò a grandi boccate l'aria gravida di fumo e cenere. Un vento
carico di lacrime acide le sferzava la faccia. Il villaggio di
contadini era lì distante, un ammasso raccogliticcio di casupole di
fango e legno. Una strada lastricata di lamiere impediva d'affondare
nel lordume dell'unica via principale. Esaminò casa dopo casa,
angolo della via dopo angolo.
" Non c'è un
cane per le strade. Vabbè che con questa pioggia..."
Guardò con
maggiore attenzione al di là delle casupole, ai buchi scavati nel
fango. Voragini tappezzate di lastre di metallo scadente, affollate
all'apertura da carriole, pale, picconi, l'accenno smembrato di una
macchina a vapore persino. A Katherina ricordò un contadino
intravisto alle tante requisizioni. Un pazzo. Per curarlo, gli
avevano perforato il cranio con un trapano. Buchi per far uscire il
male, avevano detto. Il pazzo era sopravvissuto, altra follia era
entrata. Quella terra martoriata, fango e cenere, gli ricordavano
quel cranio.
- Quanto carbone
ci serve, macchinista? - Urlò nella pioggia. Si avvicinava un
temporale.
- Posso restare
in volo ancora un giorno, milady, non di più -
" Troppo poco.
Non raggiungeremo neppure le miniere del Moricum, di questo passo...
Dannazione ai calcoli del servizio approvvigionamento! Hanno
sbagliato completamente stima! "
- Razzieremo quanta più roba possibile! Soldati, pronti alla discesa! -
Mentre l'equipaggio
si calava con corde e moschettoni, Katherina diede un'ultima occhiata
alle voragini delle miniere intorno al villaggio: la scosse un
brivido.
" Dritti dritti a fondo nella pazzia "
" Dritti dritti a fondo nella pazzia "
Scacciò il
pensiero atterrando fino al ginocchio nel fango di quel miserabile
paesino.
- A ventaglio!
Lanciagranate al centro, fucili pronti! -
I venti soldati
s'allargarono a formare una mezzaluna di fucili puntati e stivali che
sciaguattavano nel fango del villaggio. Per l'ennesima volta
Katherina imprecò contro gli dei per gl'impiegati che avevano
sbagliato il calcolo degli approvvigionamenti; il carbone andava
finendo con rapidità terrificante, e non sarebbe certo bastato
nemmeno per raggiungere il Moricum.
" E il viaggio
di ritorno, Katherina? Ti consideri già carne morta, come desidera
il senatore? "
Silenziò la voce
salendo sulla prima lastra di lamiera, finalmente all'asciutto.
- Enrico, prendi
due uomini, e tirate fuori un contadino dalle baracche, abbiamo
bisogno ci mostri dov'è la gran parte del carbone! -
Il sergente annuì,
bussò con le nocche un paio di volte, urlò:
- Aprite,
subito! Ispezione repubblicana! -
Rispose un gemito
d'animale strozzato, un raggelante rantolo soffocato. Katherina agitò
il braccio verso Enrico, indicò il fucile: Enrico annuì, e presa la
mira colpì con il calcio dell'arma la porta della baracca, spaccando
le assi marce in tanti frammenti.
Il sergente entrò.
Kahterina lo vide mettere piede nella baracca, e nello stesso istante
sparare, indietreggiare, poi fuggire per pochi metri.
" Qualunque
cosa ci sia in quella dannata baracca, deve avergli messo addosso un
dannatissimo terrore! " pensò Katherina, correndo verso l'amico.
Quasi in ginocchio,
una mano sul fucile piantato nel fango come un'improvvisata
stampella, Enrico vomitava, e con improvviso- ridicolo- shock,
Katherina si rese conto che vedeva per la prima volta Enrico con
l'uniforme macchiata.
- Che succede,
maledizione, che c'è in quella baracca, un orso? -
Enrico alzò il
viso, terreo in volto, balbettò:
- Vada a vedere
lei stessa, capitano. -
- Ma...-
- Vada, e poi
richiami i soldati...- Un singulto lo ricacciò faccia a faccia col
fango- Dobbiamo andarcene, e subito! -
Katherina avvertì
quella fastidiosa sensazione di deja vu dell'incontro con il bambino
mutante della mendicante, e prima ancora del sanguinoso duello coi
membri della setta, e prima ancora dell'occhio rovinato dalla
cataratta del prete. Una fastidiosa sensazione di vertigine
l'avvolgeva, la percezione che ai margini del suo pensiero
s'annidasse qualcosa di mostruosamente alieno, lontano da ogni
possibile definizione di umano. Controllò che il fucile fosse carico
e quasi correndo, entrò nella baracca.
Nel povero quadrato
di terra della casa, giaceva la carcassa di un contadino. E nelle
viscere dilaniate del cadavere, un mostruoso fiore di carne
ondeggiava come un blasfemo danzatore infernale alle folate di vento
della porta. " E' come se ... E' come se un fiore alieno avesse
sfruttato il corpo del contadino come vaso, come terra sui cui nutrirsi... terra di carne e sangue, ossa e tendini..."
Un tentacolo rosa
lucido dallo spessore di un polso cresceva dalla pancia dell'uomo,
una miriade di gangli della sottigliezza di una ragnatela ancoravano
il fiore al cadavere, pompavano nelle carni traslucide sangue rosso,
vitale. All'entrata di Katherina il tentacolo si voltò verso il
capitano, la pelle viscida s'incurvò nella parodia deforme d'un
punto interrogativo. Per un istante umano e alieno si fissarono,
immobili. Raggelata, Katherina scivolò lenta le dita sul fucile,
alla ricerca del grilletto.
Il tentacolo fiore
ondeggiava, mostruoso cobra in attesa d'attaccare. Alzare il fucile e mirare non avrebbe
richiesto che pochi secondi, ma per il tentacolo attaccare sarebbe
stato un attimo. Poi, guizzò fulmineo, il mostro attaccò. Katherina
alzò il fucile. Il tentacolo colpì al ginocchio. La ventosa aderì
con nauseante risucchio, tirò indietro. Katherina imprecò, scivolò
a terra mentre il tentacolo la tirava dentro la baracca, verso il
cadavere. Puntò in un millisecondo il fucile verso il tentacolo.
Sparò. Boato assordante. Aroma di polvere e bossoli. Katherina urlò.
Lo stivale era aperto in due, vedeva il suo piede dilaniato a pezzi.
Quarto e quinto dita del piede erano partiti, dilaniati.
Sangue gorgogliava.
Il tentacolo ondeggiò, colpì il soffitto della baracca, poi ruotò
impazzito a colpire la parete. L'impatto del fucile aveva sfracellato
stivale e ventosa in un'eruzione d'acido e sangue. Katherina ricacciò
un singulto, strisciò verso la porta. Mezzo metro, un altro. Si girò
sul dorso, inquadrò il tentacolo. Il fiore cannibale schizzò verso
il bersaglio, arrotolò il tentacolo monco sulla gamba. La trascinò
indietro. Katherina ansimò, trafficò alla cintura. Pugnalò con la
baionetta il tentacolo. Una, due, tre volte. Alla quinta coltellata
la baionetta tranciò il tentacolo in due: con strepito di sirena
impazzita il tentacolo sferzò il soffitto, proiettò nel cielo
tegole e paglia. Katherina si levò in ginocchio, gattonò fuori.
Mentre i soldati le bendavano i monconi sanguinanti al piede,
s'accorse che le tremavano le mani: quando l'aveva ucciso, il mostro
aveva urlato. E non un gemito inintelleggibile, un acuto alieno,
bensì un urlo umano, di puro dolore.
" Quel
cadavere... muoveva le labbra, urlava! "
Una realtà di
raffinata simbiosi fra uomo e mostro si palesò in tutto il suo
orrore.
6 commenti:
Bello come sempre, devo dire che il mio interesse s'impenna quando spuntano queste puntate con contenuti alieni e un po' di sana action. Detto questo vorrei farti notare che da quel che ho capito io ( e potrei sbagliarmi) fino ad ora non hai approfondito una vera e propria storia, una trama, ma più che altro hai inanellato vari episodi uno dopo l'altro, pensi che in futuro si approfondirà un po' il lato intreccio, creerai una sorta di filo conduttore? (ad esempio un antagonista ben preciso da sconfiggere, un mondo da salvare o robe simili).
è il problema dei racconti costruiti al momento: non c'è un vero antagonista; solo il filo rosso della missione e delle creature lovecraftiane e/o aliene che attentano alla realtà della repubblika. in generale l'antagonista può essere individuato in loro. Un'idea su come concludere il finale c'è, vediamo adesso se riesco ad arrivarci.
Cmq finche il racconto vi diverte... ^___^
Ah, non ho letto le puntate precedenti, appena ho tempo provvedo, ma il "fiore" e' una figata. Mi piace che la capitana ci perda un piede e l'urlo finale del cadavere m'ha fatto rabbrividire. Fico.
Potresti fare un revisioncina tecnica, certi passaggi possono venirti meglio. Espressioni tipo "quasi correndo", "in tanti frammenti", "impacciata corsa", oppure quando ripeti due volte che non c'e' abbastanza carbone per arrivare a Moricum, cose cosi'.
Grazie! felicissimo sia piaciuto il fiore di carne, non cessavo di chiedermi quanto cattivo gusto avessi ;) Tira via l'ina. Ci vuole un'abbastanza grossa revisione, in alcune parti. Tutto il racconto è paragonabile alla versione alpha di un videogioco, cioè in altre parole è strapieno di bug e difetti da correggere ^___^
orridamente bello :D concordo con fraflabellina urlo finale da brividi!
Grazie carissima ^^
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