L'E3 losangelina sta ormai diventando,
dal luogo di un tempo, sede di mirabolanti annunci e nuove
interessanti novità, fiera del cafonaggio videoludico, dove
fra cosplay, donnine poco vestite e (in)volontarie figuracce di
sviluppatori e presentatori risulta l'ilarità a farla da padrone.
merdavigliosa^^ |
Lara invece... Lara non delude mai. Non
si può infatti non apprezzare il lavoro svolto dietro la maschera
della pettoruta eroina. Dal personaggio bidimensionale delle sue
ultime incarnazioni si è infine recuperata una dimensione "umana":
la nuova Lara ventenne è una mocciosa, cacciata in una situazione
ai limiti dell'impossibile, immersa a forza in un enviroment letale,
crudele, affilato come le zanne di un lupo.
Il nuovo trailer enfatizza tuttò ciò
in una sequenza di cut scene l'una più violenta e "viscerale"
dell'altra, cacciando la protagonista in un'escalation di sangue e
corpi spezzati. In ordine abbiamo:
- Graffi, contusioni, tentato rogo
- Caduta da considerevole altezza, con tanto di scheggia dritta negli organi interni
- Fame, sete, sporcizia, solitudine
- Caccia
- Tradimento, tagliola nella gamba (!), rapimento
-
Gli sceneggiatori hanno fatto un buon
lavoro? Sì, dannazione, sì! Aggiungere conflitto su conflitto è
fondamentale in una storia che voglia essere avvincente; più
soffre il personaggio, più gli siamo vicini, proviamo quella
meravigliosa empatia che ci porta all'immedesimazione nel
protagonista.
In quei pochi minuti di trailer Lara
viene letteralmente sommersa di conflitti, di dolore, di ostacoli:
la simpatia scatta immediata.
E tuttavia non basta. Nell'ambito di
romanzi e racconti, aggiungere conflitti su conflitti è
relativamente facile, farli sentire... Well, questo è un altro
discorso.
Una delle ragioni per cui Lara sembra
da quanto visto promettere bene, è l'ottima sensazione di dolore che
si accompagna a ogni fotogramma. Il dolore lo si sente, lo si
percepisce, filtra dal video. Non conta dunque solo il conflitto,
conta farlo sentire, il più possibile, descrivendolo con maggior
accuratezza possibile.
Potete aggiungere quanti conflitti
desiderate, ma se il lettore rimane esterno alla materia narrata, se
si limita a leggere con un ghigno sul volto le sventure che abbattete
sul protagonista, è tutto inutile.
Se ne incontrano a bizzeffe di esempi
simili, nel mondo dei forum di scrittura.
Ricordo un concorso di racconti horror
a cui partecipai quando avevo dai quindici ai sedici anni: io come
molti altri mettemmo in campo torture e squartamenti a gogo al punto
che i professori rimasero genuinamente disgustati, ma in nessun caso,
proprio nessuno si percepiva la benchè minima empatia.
In breve
sembrava di leggere un quadro astratto, in cui sangue e budella erano
solo tinture con cui divertirsi. Recentemente il protagonista di un
mio vecchio racconto si rompe il braccio, ma sono io il primo ad
ammetterlo, in quel punto è difficile provare la benchè minima
preoccupazione. Non c'è empatia. O partecipazione. Descrivo:
"Provò un dolore lancinante al
gomito, storto all'incontrario. Un filo di sangue colava dall'osso
frantumato. Non aveva mai provato un dolore tale".
Cosa comunica, "dolore lancinante"?
O l'infelice espressione "Non
aveva mai provato un dolore tale".
Un cazzo.
Non comunica proprio un cazzo.
A questo punto sarebbe divertente
inserire uno dei consigli di Chuck Palahniuck, che a proposito del
dolore scrive "Ricorda: laddove la persona normale piange, lo
scrittore prende nota".
Che inserito nel nostro contesto
lascerebbe sottintendere che risulta certo più facile descrivere
quanto già si conosce, che si assapora giorno dopo giorno. I miei
dolori ai denti, for example. O il petulante mal di testa dell'amica.
Consiglio tanto figo quanto inutile, considerando che in racconti e
romanzi, non viene riprodotta la banale, grigia quotidianità, ma
realtà diverse e ben più interessanti.
Insomma, descrivere il dolore, far
concretamente "sentire" il conflitto, rimane un grosso,
indigesto ostacolo. E voi scrittori- lettori? Come vi regolate con
dolore e conflitti? Quand'è stata l'ultima volta che avete provato qualcosa nei confronti di un personaggio letterario, che non sia totale indifferenza?
Fonti:
Un ottimo articolo sull'importanza di far soffrire i personaggi, del buon Fantasy Eydor
4 commenti:
Io ho la pessima abitudine, appena creato un personaggio,comprimario o meno, a pensare come ucciderlo, se questo sarebbe ottimale nella storia e simili.
Inutile dire che il tasso di mortalità per me spesso è alto XD
Eh vedo che condividiamo un certo sadismo di fondo ^.^
Be' alla fine la sostanza sempre quella: il modo migliore è mostrare il dolore. E "mostrare" fa rima con "raccontare" nell'infinita filastrocca che è "mostrare non raccontare!" che ormai è il mio dogma.
Già,anche se non ne sarei così sicuro. Nel senso che va sì bene mostrare, ma occorre anche far entrare il mostrare dentro il pov del personaggio. troppe volte leggo di mostrato in teoria ottimo, ma descritto in modo così clinico e per così dire freddo, da lasciare indifferenti ^^
Grazie del commento e benvenuto sul mio umile blog^^
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